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Notiziario Marketpress di Martedì 20 Aprile 2004
Pagina7-PolEst
“IL PIANO ISRAELIANO È CRITICATO DALLA FRANCIA, UNIONE EUROPEA E PAESI ARABI”  
 
Le Monde 17/04/2004
Afp, Reuters
“Il piano israeliano è criticato dalla Francia, Unione Europea e paesi arabi”
I paesi europei e arabi hanno respinto giovedì 15 aprile il piano israeliano approvato da George Bush di un’evacuazione unilaterale da Gaza e del mantenimento a lungo termine delle colonie ebree in Cisgiordania. Solo Tony Blair ha ritenuto che questo pian segnasse “un passo importante”. La road map, il piano di pace dei quattro (Russia, Onu, Stati Uniti, Unione Europea), che prevede la creazione di uno stato palestinese entro il 2005, non è minacciato, ha dichiarato il Primo Ministro britannico, in occasione di una conferenza stampa alle Nazioni Unite con Kofi Annan. In maniera più morbida Kofi Annan ha sottolineato che nessun provvedimento preso da Israele debba anteporsi alla questione delle frontiere del futuro stato palestinese “il ritiro da Gaza deve essere inteso come prima tappa”. Una delle critiche più pesanti è stata quella di Chirac, che giovedì scorso in occasione di una conferenza stampa al termine della sua visita ad Algeri, ha affermato che il mantenimento delle colonie ebraiche in Gisgiordania costituisce “un precedente pericoloso”. Secondo lui, solo le parti interessate, sulla base di un piano concordato insieme, potranno trovare un accordo che coinvolga e conduca a una pace vera. Il presidente francese ha poi aggiunto “temo che non ci si sia impegnati in questo senso”, secondo lui vi è la “rimessa in causa unilaterale, bilaterale del diritto internazionale” e, se “la si gioca in funzione delle circostanze e degli uomini sulla stabilità internazionale e le regole del diritto internazionale, questo è un precedente spiacevole, per non dire pericoloso”. La Francia vuole restare fedele alla “Road Map”: “solo un accordo negoziato in vista della creazione di uno stato palestinese duraturo, può permettere ai popoli israeliano e palestinese di vivere fianco a fianco in pace e sicurezza. (…) Le iniziative di evacuazione, si devono inserire in questa prospettiva: quella di uno stato palestinese duraturo – ha ancora insistito Jacques Chirac. L’unione Europea che ha già espresso le sue riserve sull’iniziativa israeliana ha anche anticipato che si atterrà alla “Road Map”. Appellandosi alla decisione unanime del consiglio d’Europa del 25 e 26 marzo, Brian Cowen, ministro degli esteri irlandese, attuale presidente dell’Unione, ha affermato che questa non riconoscerà cambiamenti delle frontiere anteriori al ’67 diversi da quelli accettati dalle parti”. A Mosca si “ritiene” che l’evacuazione da Gaza possa essere “utile”, purchè questa non sia un’azione isolata, ma un inizio dell’attuazione delle decisioni delle nazioni unite di regolamentazione del “conflitto arabo-israeliano”. Il piano è respinto dai palestinesi e da tutti i paesi arabi, che accusano George Bush di gettare sul fuoco in Medio Oriente, imponendo ai palestinesi una soluzione negoziata tra Israele e gli Stati Uniti. L’organizzazione della conferenza islamica (Oci) la cui presidenza attuale è riservata alla Malesia si dovrà riunire urgentemente il 2 aprile a Quala Lumpur su richiesta di Yasser Arafat. “Questo piano avrà delle ripercussioni pericolose, ha anticipato il presidente libanese Emile Lahud. Esso distrugge le speranze di una pace giusta e globale, accende sentimenti ostili nei confronti dell’America e apre la strada alla difesa dei diritti dei palestinesi con tutti i mezzi legittimi di resistenza”. “E’ una tappa importante nel conflitto arabo-israeliano”, ha aggiunto un portavoce della Lega Araba, deplorando la presa di posizione pro-israeliana presa dal presidente americano. A Damasco, un responsabile siriano ha sottolineato che George Bush chiudeva la porta alla “Road Map”. “La regione, aggiunge, ha bisogno di sforzi seri e sinceri per arrivare alla pace (…), non di una sudditanza irrazionale a rimorchio delle esigenze di Israele. Il presidente egiziano Hosni Moubarak ha ammonito da parte sua che i palestinesi non accetterebbero mai una “soluzione imposta”.