|
|
|
MARTEDì
|
|
|
Notiziario Marketpress di
Martedì 15 Febbraio 2005 |
|
Pagina1 | |
|
IL PROGRAMMA QUADRO (PQ) 'OFFRE UN SIGNIFICATIVO VALORE AGGIUNTO', AFFERMA UN COMITATO DI ESPERTI |
|
|
|
|
|
Bruxelles, 15 febbraio 2005 - Il programma quadro di ricerca dell'Ue svolge un ruolo importante nello sviluppo della base cognitiva europea, e in futuro dovrebbe beneficiare di un sostanzioso aumento di fondi. È questa la conclusione del riesame del programma nel periodo 1999-2003, condotto da un comitato di esperti. Al comitato di esperti, guidato da Erkki Ormala (vicepresidente della Nokia per la politica tecnologica), era stato chiesto di riesaminare l'attuazione e i risultati del principale strumento di finanziamento dell'Ue, e di preparare le raccomandazioni necessarie per migliorare il programma e, in generale, la futura politica di ricerca dell'Ue. Nel rapporto finale pubblicato il 10 febbraio, il comitato colloca il riesame del programma quadro nel contesto della concorrenza globale e della graduale erosione della forza economica europea. Come ha osservato Ormala nella conferenza stampa organizzata per presentare il rapporto: 'L'europa è a un bivio. Ci troviamo di fronte a una crescente concorrenza internazionale e alle sfide poste da una crescita limitata e dalla disoccupazione. La R&s (Ricerca e sviluppo) industriale in Europa è forte, ma al di là delle sue frontiere sta crescendo più rapidamente'. Il comitato ritiene che, per invertire la tendenza, l'Europa debba vincere quattro sfide generali: attirare e premiare i migliori talenti, creare un contesto positivo per la R&s privata, mobilitare risorse per l'innovazione e la crescita, creare un clima di fiducia nei confronti della scienza e la tecnologia. 'La proposta della Commissione di aumentare in modo significativo il futuro bilancio europeo per la ricerca è un passo gradito nella giusta direzione', afferma il comitato di esperti. Ma se vogliamo che serva a rafforzare la base cognitiva e la competitività in Europa, la proposta deve però essere accompagnata da un aumento dei bilanci per la R&s negli Stati membri, prosegue il rapporto. Il contributo diretto del programma quadro a favore dell'innovazione e della nascita di nuovi mercati ha ottenuto solo risultati modesti, ma il comitato aggiunge che questo non è mai stato il suo obiettivo principale. Il suo obiettivo è stato piuttosto quello di migliorare le basi strutturali del sistema di ricerca europeo nel suo insieme. 'Visti i limiti di bilancio del programma [...] riteniamo che i risultati [ottenuti] in questo ruolo 'strutturale' siano invece stati estremamente importanti', dichiara il rapporto. In base all'analisi condotta, il comitato raccomanda un certo numero di azioni per rafforzare il programma quadro, e soprattutto di accentuare l'orientamento industriale del programma, rendendolo più centrato sull'industria e attirando la partecipazione di un maggior numero di Pmi (Piccole e medie industrie) ad alta tecnologia. A livello operativo, il comitato ritiene che gli sforzi per affinare e semplificare la parte amministrativa del programma dovrebbero essere proseguiti con determinazione, e che la selezione degli strumenti dovrebbe essere più flessibile. 'Dovrebbe essere l'agenda di ricerca, e non altre forze circostanti, a dettare la scelta degli strumenti', ha ribadito Ormala. Le azioni risorse umane e mobilità dovrebbero essere ampliate in numero e in copertura, ritiene il comitato, e i problemi di scienza e società debbono continuare ad essere affrontati da un programma separato, oltre ad essere inclusi in tutte la altre aree prioritarie. Il comitato presenta infine un certo numero di raccomandazioni per il futuro orientamento della politica di ricerca dell'Ue. Bisogna continuare a edificare uno Spazio europeo della ricerca (Ser), afferma, per accentuare la coerenza tra le politiche scientifiche dell'Ue e nazionali. Il programma quadro deve inoltre essere usato per accelerare il processo d'integrazione dei nuovi Stati membri. Il comitato accoglie con favore la nascita di un Consiglio europeo della ricerca (Cer), dotato di risorse sufficienti per modificare la base scientifica europea e, infine, si dice favorevole alla creazione di un numero limitato di piattaforme tecnologiche che servano a stabilire la superiorità europea nelle aree tecnologiche emergenti. Nel ricevere il rapporto finale, Janez Potocnik, commissario dell'Ue per la Scienza e la ricerca, ha elogiato il 'lavoro globale' del comitato, ed ha ricordato ai giornalisti l'impegno di porre tra le sue priorità la semplificazione del programma, annunciata nel corso dell'audizione al Parlamento europeo, Ha anche ricordato che la Commissione sta formando un tavolo di rappresentanti delle Pmi che l'aiutino a delineare le strategie per una maggiore partecipazione delle piccole aziende. Potocnik si è detto lieto che il comitato abbia sostenuto la richiesta della Commissione di raddoppiare il bilancio per la ricerca, ammettendo che contemporaneamente dovrebbero aumentare anche gl'investimenti ad altri livelli. 'Dobbiamo dichiarare chiaramente la spesa a ogni livello', ha detto il commissario. 'Secondo gli obiettivi di Lisbona, due terzi degl'investimenti per la ricerca in Europa dovrebbero provenire dall'industria e un terzo da fonti pubbliche. Attualmente il programma quadro dell'Ue rappresenta solo il 5% di questo terzo'. 'Raddoppiare il bilancio dell'Ue per la ricerca non è un tentativo di spostare risorse dal livello nazionale a quello europeo, è piuttosto un esempio per gli Stati membri e l'industria di quel che può essere fatto', ha affermato. 'Se non riusciamo a rendere l'Europa più interessante agli occhi dei ricercatori, la tendenza negativa negl'investimenti industriali per la ricerca continuerà. È dunque fondamentale concentrarsi anche sul quadro più generale al di fuori del programma quadro dell'Ue', ha concluso il commissario. Per una copia del rapporto del comitato: http://europa.Eu.int/comm/research/reports/2004/fya_en.html |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
QUALE SPAZIO PER IL CRISTIANESIMO NELLA NUOVA EUROPA? RELAZIONE DEL CARD. CAMILLO RUINI AL CONVEGNO DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI
|
|
|
|
|
|
Roma, 15 febbraio 2005 - Quella dello spazio del cristianesimo nell’Europa di oggi, e soprattutto di domani, è una questione aperta, come tutte le domande che riguardano il nostro futuro. La Chiesa gode infatti dell’indefettibilità promessagli dal Signore Gesù, ma ciò non può essere riferito alla presenza storica del cristianesimo nelle diverse aree geografiche, come è dimostrato dalla storia di questi due millenni. Anzi, possiamo affermare con il teologo J.b. Metz che riguardo al futuro “il credente ne sa meno”, rispetto alle ideologie che pretendono, o meglio pretendevano, di poter predeterminare il corso futuro della storia, e anche rispetto allo scientismo che ritiene oggi di poterlo in qualche misura conoscere su basi scientifiche. Il credente è infatti meglio consapevole della ricchezza sovrabbondante della realtà e dei limiti dell’intelligenza umana, ma soprattutto riconosce e prende sul serio le due libertà che operano nella storia: quella dell’uomo e, dietro di essa, quella di Dio. La questione dello spazio e del futuro del cristianesimo in Europa è affidata dunque alla nostra libertà e responsabilità, e in ultima analisi alla sovrana e misericordiosa libertà di Dio. Per una parte sia pure piccolissima anche l’Opera Romana Pellegrinaggi, con la promozione di viaggi cristiani in Europa e al di là di essa, può dare il proprio contributo per promuovere questo spazio e questo futuro. 1. Prima di parlare del presente e del futuro, è indispensabile dare uno sguardo al rapporto tra Europa e cristianesimo, come si è variamente configurato nel passato: per farlo mi avvalgo largamente del saggio del Card. J. Ratzinger Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani, pubblicato nel libro di J. Ratzinger e M. Pera Senza radici: Europa, relativismo, cristianesimo, islam (Ed. Mondadori 2004). A) L’europa stessa è, fin dall’inizio, un concetto più culturale e storico che geografico. Erodoto, nel V secolo a.C., è il primo a conoscere l’Europa in senso geografico, che per lui è il mondo greco, in quanto distinto dall’Asia che i persiani consideravano di loro proprietà: si tratta dunque di una piccola Europa, e anche di una piccola Asia, rispetto all’estensione che oggi conosciamo di questi continenti. Con la formazione dei regni ellenistici a seguito delle conquiste di Alessandro Magno, e soprattutto con l’affermarsi dell’Impero romano, nasce un “continente” che è la base della successiva Europa, ma che aveva confini ben diversi: si trattava in concreto del bacino del Mediterraneo, in tutte le sue sponde. In questo spazio avviene l’incontro storico tra Europa e cristianesimo, anche se il cristianesimo si diffonde nello stesso tempo più ad est, fino all’India, e più a sud, in particolare in Etiopia. Ha luogo così l’evangelizzazione dell’Europa e l’inculturazione della fede cristiana nella cultura ellenistico-romana: ne nasce una nuova civiltà cristiana, nella quale continuano a vivere, in maniera certo profondamente rinnovata, le grandi eredità greca e romana. In seguito si verifica una poderosa spinta verso il nord, su due direttrici e in tempi diversi. Ad occidente verso i popoli germanici: la continuità è assicurata attraverso il concetto teologico e al contempo storico-politico di Sacro Romano Impero. Così, con Carlo Magno, emerge nuovamente l’antico nome di Europa, a indicare però il regno di Carlo, con la coscienza della continuità rispetto all’Impero antico ma anche della propria novità, di essere cioè forza del futuro. Il Sacro Romano Impero ha attraversato molte vicissitudini storiche, ma questa coscienza fondamentale è rimasta, si può dire, fino a tutto il Xviii secolo. In oriente l’antico Impero romano dura molto a lungo nella “nuova Roma” di Costantinopoli, fino alla conquista di questa città da parte dei turchi nel 1453. L’estensione verso il nord si dirige verso i popoli slavi (in parte però evangelizzati dalla Chiesa d’occidente). Dopo la caduta di Costantinopoli ha luogo in certo senso un altro trasferimento dell’Impero, verso la “terza Roma” che si colloca a Mosca. I due Imperi, latino-germanico e greco-slavo, hanno molto in comune sul piano religioso e socio-culturale, ma hanno anche delle differenze profonde. In particolare a oriente Impero e Chiesa sono quasi identificati: l’Imperatore, come rappresentante di Cristo, è infatti capo di entrambi. A occidente invece, anche per l’assenza dell’Imperatore da Roma, poté svilupparsi e consolidarsi in concreto la posizione autonoma del Vescovo di Roma, successore di Pietro, come Pastore universale della Chiesa. Già il Papa Gelasio I, alla fine del V secolo, afferma che l’unità delle due potestà si ha solo in Cristo: nelle cose mondane i Pontefici devono sottostare agli Imperatori cristiani, mentre questi devono sottostare ai Pontefici nelle cose della vita eterna. Si realizza qui quella distinzione che ha posto il fondamento di ciò che è proprio dell’occidente, sebbene tale distinzione sia stata, e in certa misura continui ad essere, fonte di infinite tensioni e sofferenze nel corso della storia. B) Il passaggio verso l’epoca moderna è segnato da un duplice grande evento o processo. Il primo è la Riforma protestante, con il distacco da Roma di gran parte del mondo germanico e anglosassone: nasce così una nuova linea di divisione, religiosa ma anche culturale, all’interno dell’occidente. La scoperta dell’America è il secondo grande evento, che ha comportato una specie di enorme uscita dell’Europa dai suoi confini geografici, con la riproduzione della divisione tra cattolici e protestanti, presenti rispettivamente, in maniera prevalente, nell’America del sud e in quella del nord. L’america stessa è stata forgiata in profondità dalle sue origini europee, ben più che dalle popolazioni che l’abitavano in precedenza. Dal secolo Xix essa è però, al contempo, un soggetto proprio di fronte all’Europa. In qualche misura vi è stata una estensione analoga anche ad est, della Russia in tutta l’Asia settentrionale, senza però dar luogo in questo caso ad un soggetto autonomo. Quando l’America del nord diventa un soggetto proprio si verifica in Europa un altro evento spartiacque, in senso non geografico ma storico-culturale: la rivoluzione francese con il suo sostrato illuministico. Viene rigettata ogni fondazione trascendente dello Stato e della storia, gli ordinamenti politici e gli Stati d’ora in poi si fondano cioè soltanto sulla razionalità e sul volere dei cittadini, mentre Dio e la religione diventano una questione privata: alla base c’è la convinzione che Dio non sia razionalmente conoscibile e che la religione appartenga soltanto all’ambito del sentimento. Si produce così, inevitabilmente, una lacerazione profonda, che è l’origine della distinzione moderna, e spesso della contrapposizione, tra cattolici e “laici”, prendendo questo secondo termine in un senso forte, che implica una posizione negativa, o almeno agnostica, nei confronti della fede cristiana e del Dio del cristianesimo. Ciò avviene soprattutto nei paesi latini, cattolici, mentre nel mondo protestante le idee illuministiche e liberali per molto tempo non si pongono con uguale radicalità come antagonistiche rispetto alla religione cristiana, e il cristianesimo stesso è a sua volta più pronto ad aprirsi alla nuova fase storica, ma rimane anche prima e maggiormente colpito al proprio interno dai processi di secolarizzazione, con la tendenza a venire riassorbito nella cultura e nelle strutture dello Stato. Il mondo ortodosso è assai meno toccato da simili trasformazioni, fino alla rivoluzione bolscevica che ha rappresentato in maniera ancora molto più violenta una cesura con il suo grande passato religioso: adesso però, negli anni del post-comunismo, si può ancora notare chiaramente una tendenza a concepire i rapporti tra Chiesa e Stato in termini in qualche modo pre-illuministici. Gli Stati diventano così, o almeno considerano se stessi, in tutta Europa, i veri e alla fine gli unici portatori del significato della storia: è questa la radice di quei loro conflitti “mortali” che hanno avuto luogo già nella prima guerra mondiale. C) A questo punto occorre prendere in esame l’universalizzazione e la crisi della cultura europea. Negli ultimi secoli ha avuto luogo infatti un ulteriore allargamento dell’Europa occidentale verso l’Africa e l’Asia, che diventano in gran parte quasi delle “succursali” dell’Europa, dette “colonie”. La differenza profonda rispetto all’estensione dell’Europa verso l’America è che in Africa ed Asia le popolazioni autoctone rimangono enormemente preponderanti: si ha però, in certa misura, un’espansione delle istituzioni e delle lingue europee, e anche di quel trinomio, fatto di scienze, tecnologie e sviluppo socio-economico, che ha dato all’Europa la possibilità di dominare il mondo. C’è stata anche una diffusione della religione cristiana, attraverso l’opera dei missionari, che però sarebbe sbagliato ricondurre al fenomeno coloniale, avendo seguito una logica diversa e ben più antica, quella che da sempre ha spinto i cristiani a proporre Cristo a tutte le genti. In qualche misura la colonizzazione ha portato d’altra parte con sé anche una diffusione dei processi di secolarizzazione che si stavano sviluppando in Europa. Nella seconda metà del Xx secolo la colonizzazione ha però fine (con conseguenze positive ma anche negative) e riemergono pian piano i grandi soggetti non europei, che aspirano a diventare protagonisti della storia mondiale, reagendo all’egemonia europea (da ultimo euro-americana), che era durata per tre secoli. A tal fine questi soggetti storici si rifanno alle loro matrici religiose e culturali, come l’islam ma anche l’induismo e il buddismo, in opposizione alla secolarizzazione occidentale. Anche dove la matrice religiosa è più debole, come in Cina, la rinascita nazionale tende a riferirsi all’originalità della propria storia e cultura. In tal modo l’assimilazione del trinomio occidentale scienze, tecnologie e sviluppo, che ha assunto ormai dimensione planetaria, almeno come aspirazione e traguardo da raggiungere, si unisce a una riaffermazione dell’identità delle grandi culture e nazionalità non europee: è questa la prima grande novità e sfida a cui l’Europa “allargata” si trova oggi di fronte. D) Nello stesso tempo, anzi già da prima, si è fatto strada un senso di crisi interna della cultura europea. A partire dalla prima guerra mondiale, e già in precedenza con il nascere di quel nichilismo che ha il suo teorico e profeta in Nietzsche, questa cultura registra infatti una perdita di fiducia nei propri valori, e anzitutto nella fede cristiana che ne era l’anima: in concreto, la contestazione del cristianesimo attraversa la cultura europea nei secoli Xviii e Xix, con un crescendo di radicalità. Parallelamente viene meno, soprattutto in Germania e in Italia, la stima per la propria storia: la secolarizzazione e l’affermarsi di un relativismo “a-valutativo” conducono infatti abbastanza spesso, specialmente nell’antropologia culturale, ad avere più stima degli altri che di noi stessi. La crisi demografica che si è progressivamente diffusa in Europa è a sua volta un grande indicatore che va nel medesimo senso. Le due maggiori interpretazioni della crisi della civiltà europea sono quella piuttosto “biologica” e deterministica, proposta da O. Spengler nel celebre libro Il tramonto dell’Occidente, e quella improntata invece alla caratteristica specificamente umana della libertà (per cui la crisi sarebbe reversibile) proposta da A.j. Toynbee nella sua Storia comparata delle civiltà. Gli esiti terribili di tale crisi hanno segnato il Xx secolo (il “secolo breve”), con l’epoca delle ideologie totalitarie, che oggi può sembrare una tragica parentesi della storia europea, ma che in realtà ha lasciato tracce profonde: tra queste soprattutto l’idea che non ci siano valori indipendenti dagli scopi di costruzione di una “nuova umanità”, che dovrebbero essere conseguiti con la realizzazione storica dell’ideologia. Così la persona umana diventa uno strumento, e non necessariamente un fine; analogamente la verità e il bene morale vengono tendenzialmente ridotti a strumenti: si tratta di un vero capovolgimento dei valori fondanti della civiltà europea e del cristianesimo. Questa è forse la ragione più profonda del fallimento storico di quelle ideologie e dei sistemi che vi si rifacevano, ma è una ragione ancora oggi poco riconosciuta come tale: pertanto quel capovolgimento in qualche misura rimane, giustificato ora dal relativismo e da uno scientismo naturalistico, e si esprime soprattutto nella tendenza ad applicare all’uomo le biotecnologie a prescindere da considerazioni etiche e in ultima analisi dalla originalità irriducibile dell’uomo stesso. E’ questa, probabilmente, la maggiore sfida per il futuro dell’Europa e dell’America, e alla fine dell’umanità intera, dato che tende ad essere universale la diffusione del relativismo e dello scientismo naturalistico, come conseguenza, sia pure indebita, della diffusione planetaria del trinomio di scienze, tecnologie e progresso. Dopo la seconda guerra mondiale si sono certamente avuti, d’altra parte, degli sviluppi altamente positivi, come la formazione dell’Alleanza Atlantica, che nel suo senso storico profondo (al di là dello scopo immediato di difesa dalla minaccia dell’Unione Sovietica) va nel senso della valorizzazione dell’Europa “allargata”, e la realizzazione dell’Unione Europea, cioè di un grande soggetto storico caratterizzato dalla pace e dall’integrazione al proprio interno ed in grado di continuare ad assicurare un ruolo mondiale per l’Europa, certo in forme diverse dal suo passato “coloniale”. 2. Passiamo ora a riflettere sul presente e sul futuro del cristianesimo in Europa. A) Se prendiamo sul serio il concetto di Europa allargata, dovremmo puntare a una specie di comunità di quattro, o meglio cinque, grandi soggetti, ciascuno naturalmente con la propria specificità e autonomia: l’Unione Europea e l’America del nord, ma anche la Russia e l’America del sud, e finalmente l’Australia e la Nuova Zelanda. Questa è infatti l’area, davvero gigantesca, nella quale si articola oggi il rapporto tra cristianesimo e civiltà di matrice europea. Tale rapporto ha certamente in Europa una sua specificità (anzi, diverse specificità si registrano, come abbiamo visto, all’interno dell’Europa stessa), ma prevalgono e prevarranno sempre più, con la globalizzazione, gli aspetti comuni, che rimangono d’altronde pur sempre differenti rispetto ai rapporti del cristianesimo con aree geografiche di altra matrice religiosa e culturale. Abbiamo già accennato alle diverse forme, e alla crisi, del rapporto tra il cristianesimo e la società e civiltà europea, con la presenza del laicismo soprattutto nei paesi latini, il rischio di esaurimento del protestantesimo e le tendenze alla restaurazione nell’ambito dell’ortodossia. Negli Stati Uniti la situazione è diversa: alla loro origine vi sono infatti le “Chiese libere”, con una rigida separazione istituzionale rispetto allo Stato, ma con una notevole vitalità religiosa capace di esercitare un forte influsso pubblico. E’ questa la cosiddetta “religione civile” americana, di carattere non confessionale, anche se con una chiara impronta cristiana-protestante: con l’incremento della percentuale della popolazione cattolica, in questa “religione civile” stanno crescendo però il contributo e l’influenza cattolica. Un tale modello sembra meglio in grado di garantire, nell’attuale società libera e democratica, i fondamenti morali della convivenza e in ultima analisi una comune visione del mondo, cosicché la promozione della democrazia (in concreto della libertà e della socialità) appaia un imperativo morale in sintonia con la fede religiosa, come già affermato da A. De Tocqueville. Si può forse parlare di una certa analogia con il modello gelasiano, naturalmente attualizzato ad una ben diversa situazione storica. B) Quale spazio per il cristianesimo possiamo dunque costruire nell’Europa (allargata) di oggi, dentro al gioco delle libertà e in relazione all’attuale contesto sociale e culturale, con la crisi diffusa dei rapporti tra Europa e cristianesimo e in presenza delle due grandi sfide già individuate, cioè dell’emergere di altre civiltà e della crisi interna della stessa cultura europea? Una prima indicazione emerge proprio dalla sfida “esterna”, in specie da quella che sembra provenire dall’islam: il terrorismo di matrice islamica e anche la presenza fra noi di molti immigrati, sebbene certamente da non confondere con i terroristi, fanno percepire come “vicina”, e anche minacciosa, una diversità religiosa e culturale che prima rimaneva remota. Ne è seguito un risveglio dell’identità cristiana, a livello popolare ma anche di una parte significativa della cultura laica, che rafforza il nuovo interesse religioso già in atto e gli dà una più precisa caratterizzazione identitaria. Come dobbiamo porci di fronte a un tale risveglio? Esso comporta certamente dei rischi di strumentalizzazione della fede cristiana e di un suo snaturamento, o riduzione a ideologia. Contiene però anche delle grandi opportunità. La fede cristiana infatti, fin dalle sue origini, ha una valenza personale ma anche pubblica, e oggi può alimentare, in un’ottica non confessionale ma pienamente rispettosa della libertà religiosa e della distinzione tra Chiesa e Stato, una visione della vita e alcuni fondamentali valori etici che forniscano le basi dell’identità delle nostre nazioni: si ha così, almeno potenzialmente, il superamento della fase storica del laicismo e del secolarismo. Sono necessari però due chiarimenti. Il primo è che il contributo della fede alla nostra cultura e società non può non andare in senso autenticamente cristiano: non conduce dunque ad una rivendicazione chiusa e conflittuale della propria identità, ma piuttosto alla ricerca della pace, della riconciliazione e della solidarietà anche con popoli, culture e religioni diversi. In secondo luogo un tale contributo è realmente possibile ed efficace soltanto sulla base di una fede autenticamente vissuta oggi, e non semplicemente in virtù dell’eredità culturale del nostro passato cristiano che, se non alimentata dalla fede vissuta, tende fatalmente ad affievolirsi. C) La seconda sfida, che proviene dalla crisi interna della civiltà europea, è certamente più radicale e pericolosa, ma anche in essa possiamo individuare una provocazione positiva. Tale crisi infatti mette in discussione non solo il cristianesimo, ma i fondamenti stessi della nostra civiltà e specificamente il suo carattere umanistico, riassunto nel principio che l’uomo, ogni uomo, è sempre un fine e mai un mezzo: a questo proposito ho parlato spesso di una nuova “questione antropologica”, che nasce da una parte dai profondi cambiamenti dei costumi, con la radicale messa in discussione ad esempio della famiglia, e dall’altra dall’applicazione all’uomo delle biotecnologie. Il relativismo e lo scientismo non sono in grado però di fondare una nuova civiltà. Il relativismo infatti è, per sua natura, piuttosto il segno della crisi di una civiltà, che perde le proprie certezze. Quanto alla razionalità scientifico-tecnologica, essa è certamente un grande e prezioso fattore di sviluppo e anche di unificazione culturale, a livello planetario, ma le sue stesse caratteristiche intrinseche e la sua impostazione metodologica fanno sì che essa prescinda dalle questioni del bene e del male morale, e più fondamentalmente del senso e del destino dell’uomo e dell’universo, che costituiscono la base e il nucleo generatore delle culture e delle civiltà. Non senza motivo, dunque, le civiltà non cristiane assumono oggi tale razionalità scientifico-tecnologica ma nello stesso tempo mantengono, e anzi rilanciano, i loro elementi propri, i loro valori specifici. Anche la civiltà di matrice cristiana, se vuole avere futuro, deve procedere in maniera analoga, e può farlo tanto meglio e più facilmente perché la razionalità scientifico-tecnologica è nata al suo interno, non senza rapporto con quella distinzione profonda del mondo da Dio che fa tutt’uno con la convinzione che Dio crea il mondo liberamente e dal nulla. Esiste certamente una diffusa tendenza a fare invece dell’interpretazione evoluzionistica dell’universo una teoria universale di tutto il reale, cioè una nuova visione del mondo materialistica, che esclude ogni ulteriore domanda sull’origine, sul significato e sul destino dell’universo stesso. Ma proprio gli sviluppi attuali delle scienze fisiche e biologiche, con il ruolo decisivo che risultano avere le “informazioni” contenute nella materia, spingono invece a riconoscere come sempre più fondata l’ipotesi di un “disegno intelligente”: la conseguenza, certamente filosofica e non scientifica, dato il limite metodologico delle scienze, è che all’origine dell’universo sta il Logos, l’Intelligenza creatrice, come afferma da sempre la rivelazione ebraico-cristiana, e non semplicemente la materia. Di una tale svolta, che sta avvenendo proprio in questi anni, è testimone emblematico il filosofo analitico inglese A. Flew, a lungo esponente di spicco dell’ateismo razionalista ma da ultimo sostenitore del “disegno intelligente”. D) Ancora più pericolosa di quella che riguarda la razionalità è la sfida al cristianesimo che si pone sul piano dell’etica, come già vide acutamente Nietzsche, per il quale la morale cristiana deve essere denunciata come contraria alla vita e alle sue istanze, alla gioia di vivere e alla libertà. Un’emarginazione pratica del cristianesimo è effettivamente in atto, nel mondo della rappresentazione mediatica ma in larga misura anche nel mondo reale del vissuto quotidiano della gente. Diventa decisivo perciò mostrare che quella cristiana è invece un’alternativa vivibile, gratificante e liberante, ben più ricca di significato rispetto al vuoto di una libertà individuale resa unico fine a se stessa, che fa diventare fragili le persone e alla fine toglie loro il senso e il gusto del vivere. Più specificamente riguardo alla libertà, il Concilio Vaticano Ii, nella Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae, afferma il diritto alla libertà religiosa (più esattamente alla libertà sociale e civile in materia religiosa), fondato sulla dignità e sulla natura della persona umana, superando così la subordinazione unilaterale della libertà alla verità, tipica del pensiero pre-moderno ma sopravvissuta a lungo nel cattolicesimo, che si basava sulla convinzione che soltanto la verità, e non l’errore, potrebbe avere dei diritti. Il Vaticano Ii precisa invece che soggetto dei diritti non sono le idee o i valori, ma soltanto le persone, fisiche o morali (dunque sia i singoli sia le comunità), e ciò in base al concetto stesso di diritto. La libertà religiosa così concepita si accorda dunque con l’affermazione della verità del cristianesimo e supera anche quella concezione relativistica della stessa libertà religiosa, e delle libertà in genere, che aveva dominato nella cultura e nella società occidentale già a partire da Locke, per la quale una società libera sarebbe possibile soltanto rinunciando alla pretesa di conoscere una verità oggettiva (si ha qui la subordinazione opposta, della verità alla libertà). La Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa (n.7) pone inoltre un principio generale di libertà, in base al quale nella società va riconosciuta all’uomo la libertà più ampia possibile, da non limitarsi se non quando e in quanto è necessario. Possiamo allora domandarci se, oltre che di libertà sociale e civile in materia religiosa, si debba parlare anche di libertà sociale e civile in materia etica. Una tale questione è di estrema attualità in tutto l’Occidente, e lo sarà probabilmente presto in tutto il mondo: intorno ad essa ruota in particolare il conflitto tra i cattolici e gran parte della cultura e della politica “laica”. La soluzione che il Concilio ha proposto riguardo alla libertà religiosa non può essere trasferita automaticamente alla libertà in materia etica, per il motivo che la società stessa e l’organizzazione sociale non possono prescindere dalla concezione dell’uomo, e quindi alla fine dalla verità antropologica ed etica, che ha con esse un rapporto più immediato di quello della verità religiosa (salvo il fatto che la verità religiosa stessa è decisiva fonte di ispirazione dell’antropologia e dell’etica). Perciò la Chiesa insiste sul legame intrinseco tra libertà e verità, nelle questioni di etica non solo personale ma anche pubblica. Questo non è però l’unico criterio da prendere in considerazione: rimane pienamente valido anche il principio, affermato dal Concilio, di riconoscere e promuovere nella società la libertà più ampia possibile. Tenere insieme questi due principi e applicarli concretamente ai tanti casi e problemi che sempre di nuovo si pongono nella vita della nostra società sembra essere la strada del futuro, oltre che un campo di collaborazione quanto mai fecondo tra i cattolici e quei laici, sempre più numerosi, che hanno a cuore il carattere autenticamente umanistico della civiltà a cui apparteniamo: una tale collaborazione è anzi già felicemente in atto, anche in Italia. In effetti, la verità non è da concepirsi come un limite esterno alla libertà, ma come condizione intrinseca perché la libertà dell’uomo si sviluppi in maniera effettiva e autentica, e non si ritorca contro se stessa. E) A questo punto poniamoci di nuovo e più concretamente la domanda sullo spazio effettivo per il cristianesimo nell’Europa di oggi, in particolare nell’Unione Europea: senza indulgere a vittimismi, è giusto riconoscere al riguardo l’esistenza di un pericolo, che è emerso in diverse circostanze ma che nasce in ultima analisi dall’indole profonda del relativismo. Quest’ultimo tende infatti, per sua natura, ad assolutizzarsi, a negare cioè la validità e l’attendibilità di ogni affermazione non relativa: in ambito pubblico tende pertanto ad escludere la liceità di posizioni diverse dalle sue, perché le ritiene incompatibili con la libertà. Al contrario, il bisogno fondamentale dell’Europa, e dell’Europa “allargata”, per avere futuro è, come si è visto, la buona coscienza dei propri valori e la stima (certamente non acritica) della propria storia. In ciò appare decisivo il ruolo che può essere svolto dai credenti in Cristo, cattolici ma anche non cattolici. In effetti, c’è una presenza che sta rinascendo, vi sono tante comunità che irradiano cristianesimo. Resto sempre perplesso quando sento dire che i cristiani sono minoranza, ad esempio in Italia, perché di fatto si è cristiani in misura più o meno piena e intensa e pertanto, se parliamo di una generica adesione al cattolicesimo, possiamo affermare che essa in Italia è ancora largamente maggioritaria. E’ vero però che sono minoranza coloro che vivono la propria fede in maniera profonda: ma solo da loro può venire una vera spinta, un’animazione in senso cristiano della cultura e della società. E’ questo del resto il rapporto che si ha normalmente tra minoranze e maggioranze: sono le minoranze convinte e motivate quelle che orientano il cammino delle maggioranze. In Italia ci troviamo in una situazione privilegiata, rispetto a gran parte dell’Europa, perché la fede cristiana, nella sua forma cattolica, in Italia è viva ed è radicata nel popolo. Ma anche in altri paesi è in atto un risveglio, che in parte è cattolico, in parte ortodosso, in parte protestante: quest’ultimo non tanto nelle classiche chiese protestanti, quanto attraverso i nuovi movimenti evangelici, che sono estremamente forti in America del nord ma in questi ultimi anni hanno preso vigore perfino in Germania, la prima patria della Riforma. Per quanto riguarda noi cattolici italiani un dato molto positivo è la coscienza e la volontà missionaria che sta crescendo tra noi. E’ essenziale inoltre avere il senso di una comune appartenenza, ossia della comunione che unisce i credenti in Cristo: anche questo senso ora è di nuovo in crescita. Alla base di tutto vi è ciò che il Papa esprime anzitutto con la sua vita, ma ci ha indicato anche ed espressamente nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte pubblicata a conclusione dell’Anno Santo del 2000: in essa veniamo chiamati a contemplare il volto di Cristo e a cercare la santità, come “misura alta della vita cristiana ordinaria”. Viene da qui la forza interiore che rende possibile tutto il resto. Nei confronti dell’Europa l’Italia ha pertanto una particolare responsabilità: quella che il Papa ha richiamato nella lettera ai Vescovi italiani del 6 gennaio 1994, quando scrisse che all’Italia, in conformità alla sua storia, è affidato in modo speciale il compito di difendere per l’Europa il patrimonio religioso e culturale innestato a Roma dagli Apostoli Pietro e Paolo. Non per caso il Papa parla di patrimonio “culturale”, e non solo religioso: esso riguarda infatti anche la cultura in senso ampio, cioè la formazione e l’educazione dell’uomo, le espressioni del pensiero e dell’arte, la vita sociale ed economica, la politica, le istituzioni. Questo ruolo dobbiamo cercare di giocarlo al meglio. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ENTRA IN APPLICAZIONE LA NUOVA DIRETTIVA DESTINATA A MIGLIORARE L’ACCESSO ALLE INFORMAZIONI AMBIENTALI |
|
|
|
|
|
Bruxelles, 15 febbraio 2005 - A partire da ieri diventano vincolanti per tutti gli Stati membri dell’Unione europea le nuove regole destinate a migliorare l’accesso del pubblico alle informazioni ambientali. La nuova direttiva rafforza le norme comunitarie vigenti in materia, adeguandole alle disposizioni della convenzione di Aarhus del 1998. La convenzione garantisce al pubblico l’accesso alle informazioni ambientali, la partecipazione ai processi decisionali e la possibilità di chiedere la riparazione del torto in caso di violazioni del diritto ambientale. Le nuove regole rappresentano una tappa importante verso una maggiore trasparenza nell’elaborazione della politica ambientale e aprono la strada ad un maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle scelte ambientali. “Ormai i cittadini europei hanno non soltanto la libertà ma anche il diritto di ottenere le informazioni ambientali detenute o prodotte dalle pubbliche autorità”, ha dichiarato Stavros Dimas, Commissario per l’ambiente. “L’informazione è un potente catalizzatore in grado di favorire un’evoluzione verso una maggiore protezione dell’ambiente. Mi auguro perciò che i cittadini la utilizzino al meglio.” La nuova direttiva sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (direttiva 2003/4/Ce) sostituisce una precedente direttiva del 1990 (direttiva 90/313/Cee). La direttiva garantisce a qualsiasi persona fisica o giuridica, indipendentemente dalla cittadinanza, dalla nazionalità o dalla residenza, il diritto di accesso alle informazioni ambientali detenute o prodotte dalle pubbliche autorità, tra cui ad esempio i dati relativi alle emissioni nell’ambiente e al loro impatto sulla salute pubblica e i risultati delle valutazioni di impatto ambientale. Di seguito sono indicati gli elementi centrali della nuova direttiva: è sancito il diritto (e non più soltanto la libertà) di accesso alle informazioni ambientali; la direttiva mira inoltre ad assicurare che le informazioni ambientali siano rese disponibili e diffuse attivamente al pubblico; è proposta una nozione più ampia di “informazione ambientale” e una definizione più precisa di “autorità pubblica”; è ridotto a un mese il termine entro il quale le pubbliche autorità sono tenute a fornire le informazioni richieste (in precedenza il termine era di due mesi); sono precisati i casi in cui le autorità possono respingere la richiesta di informazioni. L’accesso alle informazioni è consentito se l’interesse pubblico tutelato dalla divulgazione delle informazioni è prevalente rispetto all’interesse tutelato dall’eventuale rifiuto; sono previsti due tipi di procedure di ricorso contro gli atti o le omissioni delle pubbliche autorità in relazione alle richieste di informazioni ambientali. Finora otto Stati membri hanno ufficialmente notificato alla Commissione le disposizioni nazionali di attuazione della direttiva. A breve saranno avviate le procedure di infrazione nei confronti degli Stati che non hanno ancora provveduto alla notifica. Il quadro della situazione Nel mese di dicembre, il Consiglio “Ambiente” ha dato via libera alla ratifica della convenzione di Aarhus da parte dell’Unione europea e ha raggiunto un accordo politico su un regolamento per l’applicazione delle disposizioni della convenzione alle istituzioni e agli organi comunitari. Oltre all’accesso alle informazioni ambientali, l’Unione europea sta adeguando la propria legislazione anche agli altri due pilastri della convenzione di Aarhus. A partire dal mese di giugno sarà applicabile una direttiva sulla partecipazione del pubblico, adottata nel 2003. Per quanto riguarda il terzo pilastro, ovvero l’accesso alla giustizia in materia ambientale, nell’ottobre 2003 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva, che è ancora in discussione al Consiglio. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
PRIVACY: RELAZIONE SULL'ATTIVITA' SVOLTA NEL 2004 |
|
|
|
|
|
Roma, 15 febbraio 2005 - L'autorità Garante per la protezione dei dati personali ha presentato il giorno 9 febbraio 2004 la Relazione sull'attività svolta nel 2004. La Relazione, che viene trasmessa lo stesso giorno al Parlamento e al Governo, traccia il bilancio del lavoro svolto, illustra le diverse questioni delle quali si è occupata l'Autorità nel suo ottavo anno di attività, fa il punto sullo stato di attuazione del Codice in materia di protezione dei dati personali. Nel 2004 l'Autorità Garante ha, tra l'altro, deciso 731 ricorsi (609 nel 2003, 390, nel 2002), risposto a 7.770 segnalazioni e reclami (3.796 nel 2003, 2.532 nel 2002) ed a 1.692 quesiti (786 nel 2003, 824 nel 2002). Anche le ispezioni sono cresciute del 45%. Http://www.governo.it/governoinforma/dossier/privacy_relazione04/index.html |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
BANCHE: ABI, FIRMATO NUOVO CONTRATTO ACCORDO PER UN AUMENTO MEDIO DI CIRCA 140-150 EURO MENSILI. VIA LIBERA ALL’APPRENDISTATO QUATRIENNALE. POSSIBILITÀ DI LAVORARE ANCHE LA DOMENICA PRESSO LA “BANCA TELEFONICA” |
|
|
|
|
|
Roma, Palazzo Altieri, 14 febbraio 2005 - “È stata realizzata un’intesa importante. Abbiamo trovato i giusti punti d’incontro per un efficace equilibrio tra le esigenze di competitività delle imprese bancarie e quelle di salvaguardia del potere d’acquisto dei lavoratori”. Così il Presidente dell’Abi Maurizio Sella alla chiusura dell’accordo con i sindacati confederali sul Contratto collettivo nazionale di categoria. “Il nuovo contratto – ha aggiunto Sella – è in linea con i precedenti accordi siglati a partire dal 1999 ed è stato raggiunto nell’ambito di compatibilità generali che andavano rispettate”. L’accordo prevede il recupero del differenziale inflazionistico dell’1,9% per il 2002-2003, l’aumento del 2% per l’inflazione 2004 e dell’1,9% per quella del 2005. Sulla parte normativa via libera all’apprendistato in banca della durata di quattro anni. Approvata un’ampia valorizzazione dei quadri direttivi, elevando la flessibilità con particolare attenzione allo sviluppo professionale e alla prestazione lavorativa, modificando anche la fungibilità e la mobilità del personale. Sempre per i quadri, rispetto alle missioni, è stato previsto il solo rimborso spese a piè di lista per le prime quattro giornate. Novità anche in tema di banca delle ore, per la quale si sono allungati i termini di fruizione, e per i turni, con la possibilità di lavo-rare anche la domenica presso la “banca telefonica”. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
BANCA INTESA FIRMA L'ACCORDO PER L'ACQUISIZIONE DI DELTA BANKA IN SERBIA E MONTENEGRO |
|
|
|
|
|
Milano, 15 febbraio 2005 - Banca Intesa e gli azionisti di controllo di Delta Banka, Belgrado hanno firmato ieri il contratto di compravendita per l’acquisizione del 75% più un’azione, o, al verificarsi di certe condizioni, del 100% del capitale sociale votante di Delta Banka. Il perfezionamento dell’operazione è previsto all’inizio del secondo trimestre del 2005, dopo le relative autorizzazioni in Serbia e in Italia e il lancio dell’offerta di acquisto da parte di Banca Intesa. Banca Intesa pagherà € 277,5 milioni in contanti per il 75% del capitale più un’azione (con un accordo correlato riguardante tra l’altro l’esercizio, nell’arco dei prossimi quattro anni, di un’opzione call da parte di Banca Intesa e di un’opzione put per i venditori sulla restante quota di capitale) oppure € 370 milioni in contanti per il 100% del capitale di Delta Banka. Il prezzo di acquisto è stato determinato applicando un multiplo pari a 3,2 volte il patrimonio netto di Delta Banka al 31 dicembre 2004. L’acquisizione verrà finanziata con il disinvestimento di attività non strategiche, incluse le quote partecipative in Commerzbank e Hvb recentemente cedute. Delta Banka è la seconda banca in Serbia e Montenegro per totale attivo: a dicembre 2004 aveva un totale attivo di € 691 milioni, raccolta con clientela di € 553 milioni, impieghi di € 332 milioni e un patrimonio netto di € 114 milioni. L’utile netto del 2004 è stato di € 22 milioni. Delta Banka ha 144 filiali e 16 punti vendita su tutto il territorio nazionale e oltre 400.000 clienti. Con questa operazione Banca Intesa conferma la propria fiducia nel processo di sviluppo della Serbia in campo legislativo, sociale ed economico e registra un progresso significativo nella strategia di crescita nell’Europa centro-orientale, avviata nel 1979 con la costituzione della Central-european International Bank (Cib), quarta maggiore banca ungherese, e proseguita con l’acquisizione di altre due primarie istituzioni finanziarie, Privredna Banka Zagreb (Pbz), seconda maggiore banca croata, nel 2000 e Vseobecna Uverova Banka (Vub), seconda maggiore banca slovacca, nel 2001. Con l’acquisizione di Delta Banka il Gruppo Intesa avrà nell’Europa centro-orientale circa 3,5 milioni di clienti e 650 filiali. Banca Intesa opera anche nella Repubblica Ceca tramite Vub, in Slovenia con l’attività della controllata italiana Banca Popolare Friuladria, in Russia con Zao Banca Intesa - unica presenza italiana con licenza bancaria in Russia - e con l’ufficio di rappresentanza di Mosca e in Polonia con l’ufficio di rappresentanza di Varsavia. Banca Intesa è già presente in Serbia e Montenegro con l’ufficio di rappresentanza di Belgrado. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
GRUPPO BNL: CRESCITA DI REDDITIVITA’ NEL QUARTO TRIMESTRE 2004 MARGINE DI INTERESSE +5% MARGINE DI INTERMEDIAZIONE +10% RISULTATO OPERATIVO CONSOLIDATO + 31% |
|
|
|
|
|
Roma, 15 febbraio 2005 - Il Consiglio di Amministrazione della Banca Nazionale del Lavoro, riunitosi ieri a Roma sotto la presidenza di Luigi Abete, ha esaminato i risultati operativi preliminari del Gruppo conseguiti nel quarto trimestre 2004 e approvato i criteri per la formazione del bilancio 2004. I dati relativi all’ultimo trimestre dell’esercizio 2004 segnano una ulteriore conferma dei miglioramenti in corso, in particolare in termini di crescita di redditività. Il risultato operativo consolidato sale infatti del 31% circa rispetto a quello del terzo trimestre, raggiungendo i 269 milioni di euro. Tale risultato è raggiunto grazie ad un incremento del margine di intermediazione di oltre il 10% (attestandosi a 756 milioni), pur in presenza di una crescita dei costi operativi prossima all’1,5%. L’aumento dei ricavi è scaturito sia dai proventi da servizi, cresciuti del 16% rispetto al terzo trimestre (tra cui commissioni ed altri proventi netti sono aumentati di oltre l’11%), sia dal margine di interesse, superiore del 5% rispetto ai livelli del trimestre precedente. Quest’ultimo in particolare, in presenza di spread in lieve contrazione, è stato sostenuto dalla crescita delle consistenze degli impieghi sviluppata dalla Capogruppo sul mercato domestico, dove nel trimestre sono stati accumulati impieghi per circa 1,2 miliardi. Il fenomeno ha riguardato sia il mercato corporate sia quello retail, quest’ultimo ancora sostenuto dai prodotti di mutuo (la produzione del trimestre è stata di euro 1.030 milioni, +18% rispetto a quella del terzo) e credito al consumo (produzione di 269 milioni di Euro, cresciuta del 7% rispetto al trimestre precedente). Si conferma dunque la tendenza ad una progressiva ripresa dei livelli di attività già delineatasi nei mesi scorsi. Le consistenze degli impieghi già formatesi, d’altra parte, costituiscono una base destinata a fornire supporto alla crescita dei ricavi nell’esercizio corrente. Questo significativo risultato operativo, unito alla piena realizzazione degli interventi non ricorrenti a presidio della qualità dell’attivo, induce a prevedere che l’esercizio 2004 chiuda con una lieve perdita netta a livello consolidato. Gli interventi menzionati, di cui era già stata data informazione lo scorso novembre in occasione dell’annuncio dell’operazione di aumento di capitale, permetteranno di procedere in modo accelerato all’adeguamento delle metodologie e dei criteri di classificazione, di valutazione e di copertura dei crediti problematici anche alla luce del necessario e progressivo adeguamento al futuro quadro normativo. Nella riunione, inoltre, il Cda di Bnl ha dato mandato al Direttore Generale di procedere alla finalizzazione della cessione del Gruppo Bnl Argentina. Il Cda è stato, infine, informato dell’avvenuta cessione, lo scorso 4 febbraio, dell’intera partecipazione detenuta da Bnl International Investments S.a. In Unibanco S.a. Mediante offerta pubblica di vendita per un controvalore complessivo di circa 43,2 milioni di euro che ha generato una plusvalenza di circa 2,2 milioni di euro sul valore di bilancio a fine 2004. Il progetto di bilancio della Banca e il bilancio consolidato di Gruppo al 31 dicembre 2004 saranno approvati dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 14 marzo prossimo. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
VARIAZIONE DEL TASSO D'INTERESSE PER CONTI A TERMINE UBS E OBBLIGAZIONI DI CASSA |
|
|
|
|
|
Zurigo / Basilea, 15 febbraio 2005 – Da oggi sono in vigore presso Ubs i seguenti tassi d'interesse per i conti a termine e le obbligazioni di cassa. Obbligazioni di cassa Durata | Nuovo tasso d'interesse | Vecchio tasso d'interesse | | 2 anni | 0.875 % | 0.875 % | 3 anni | 1.00 % | 1.125 % | 4 anni | 1.25 % | 1.375 % | 5 anni | 1.375 % | 1.625 % | 6 anni | 1.50 % | 1.875 % | 7 anni | 1.625 % | 2.00 % | 8 anni | 1.75 % | 2.125 % | Conto a termine Durata | Nuovo tasso d'interesse | Vecchio tasso d'interesse | | 2 anni | 0.875 % | 0.875 % | 3 anni | 1.00 % | 1.125 % | 4 anni | 1.25 % | 1.375 % | 5 anni | 1.375 % | 1.625 % | 6 anni | 1.50 % | 1.875 % | 7 anni | 1.625 % | 2.00 % | 8 anni | 1.75 % | 2.125 % | 9 anni | 1.875 % | 2.25 % | 10 anni | 2.00 % | 2.375 % | |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
BANCA POPOLARE DI SONDRIO (SUISSE) SA – LUGANO - ASSEMBLEA GENERALE - 9° ESERCIZIO UTILE NETTO FRANCHI SVIZZERI 7.669.533 + 10,61% |
|
|
|
|
|
Lugano, 15 Febbraio 2005 - L'assemblea generale della Banca Popolare di Sondrio (Suisse) Sa ha esaminato e approvato ieri le risultanze dell'esercizio 2004, nono dalla fondazione. L'utile netto di franchi svizzeri 7.669.533, più 10,61% rispetto all'anno precedente, è stato intieramente assegnato a riserva legale generale, con l'obiettivo di rafforzare il presidio patrimoniale in relazione al significativo e costante accrescimento delle masse amministrate e dell'operatività. Il capitale proprio sale quindi a franchi svizzeri 102.724.688, più 8,07%, di cui franchi svizzeri 50.000.000 attengono al capitale azionario, intieramente detenuto dalla Banca Popolare di Sondrio. Quanto all'articolazione territoriale, nell'esercizio scorso è stata istituita l'importante succursale di Zurigo, per cui la rete distributiva è a oggi composta di 14 dipendenze. Precisamente, Lugano, Lugano-cassarate, Chiasso, Locarno e Bellinzona nel Canton Ticino; St. Moritz, Poschiavo, Celerina, Castasegna e Coira nel Cantone dei Grigioni; San Gallo, Basilea e Zurigo nei cantoni medesimi; Monaco, nell'omonimo Principato. Il fascicolo di bilancio - disponibile anche in inglese, francese e tedesco, quest'ultimo pure con la prefazione del presidente tradotta in romancio - ospita, come tradizione, un inserto culturale, nell'occasione dedicato al famoso pianista Arturo Benedetti Michelangeli, nato a Brescia e deceduto a Lugano, tra i massimi esponenti del Xx secolo in campo musicale. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
FIDEURAM ECONOMIC OUTLOOK: I DATI DELLE ULTIME SETTIMANE NON HANNO MODIFICATO IN MODO SIGNIFICATIVO LO SCENARIO MACRO A LIVELLO GLOBALE. LA CRESCITA DEL PIL NEGLI USA NEL QUARTO TRIMESTRE DEL 2004 È RISULTATA LIEVEMENTE INFERIORE ALLE ATTESE |
|
|
|
|
|
Milano, 15 febbraio 2005 - Limitato rallentamento della crescita in quarto trimestre… In linea con le attese di Fideuram la crescita del Pil ha rallentato nel trimestre finale del 2004 (3.1% contro il 4.0% del terzo trimestre) influenzato, come era ampiamente atteso, dal notevole allargamento del disavanzo commerciale, che ha raggiunto in novembre un nuovo record storico: il canale estero, che era stato sostanzialmente neutrale per la crescita nel trimestre precedente, ha sottratto alla crescita il -1.7% annualizzato. La domanda finale interna è stata invece alquanto vivace e ha anzi mostrato un’accelerazione rispetto al trimestre precedente. I consumi privati (+4.6%), in particolare, hanno rallentato solo lievemente rispetto al ritmo molto elevato del terzo trimestre (5.1%). Al risultato del quarto trimestre hanno contribuito tutte le categorie di spesa: la crescita dei consumi di beni durevoli (+6.7%) si è mantenuta molto robusta, grazie al notevole aumento delle vendite di auto, ma anche le spese per beni non durevoli (+5.8%) e, soprattutto, per servizi, hanno mostrato una significativa accelerazione rispetto al trimestre precedente. Ha pertanto trovato conferma lo scenario di accelerazione dei consumi realizzatosi nel secondo semestre dell’anno, nonostante l’esaurimento parziale dello stimolo di politica economica e il forte rincaro del prezzo del petrolio. Anche la dinamica degli investimenti in macchinari e attrezzature, grazie soprattutto ad una notevole accelerazione delle spese rivolte all’It e ai trasporti, si è confermata molto sostenuta nel trimestre finale dell’anno (+14.9%, dopo il +17.5% del terzo trimestre) e questa componente ha registrato nel corso del 2004 il tasso di crescita più elevato dal 1997. … ma probabile riaccelerazione all’inizio dell’anno. Lo scenario Fideuram prevede che nel trimestre corrente si assista ad una modesta accelerazione della crescita (al 3.6% nelle nostre stime): questo andamento dovrebbe essere principalmente determinato, da un lato, dal venir meno del notevole impatto negativo proveniente dal canale estero, che ha influenzato pesantemente il risultato del terzo trimestre (la nostra attuale stima punta ad un contributo positivo, anche se solo lievemente, per la prima volta dal terzo trimestre del 2003) e, dall’altro, da un contributo non trascurabile dell’accumulo delle scorte (che ha fornito una “spinta” alla crescita del quarto trimestre molto inferiore alle nostre attese). La domanda finale interna (e, in particolare, consumi privati e investimenti in macchinari e attrezzature) dovrebbe invece subire un rallentamento rispetto ai ritmi chiaramente superiori al trend che hanno caratterizzato il quarto trimestre, ma i rischi, soprattutto per gli investimenti, appaiono al momento decisamente al rialzo. Il nostro scenario, infatti, continua ad incorporare una decelerazione significativa degli investimenti in macchinari (dal 15% al 2.5% annualizzato) nella parte iniziale del 2005 in risposta alla fine degli incentivi fiscali (scaduti appunto a fine dicembre), ma i dati a frequenza mensile sul “fatturato”, disponibili fino a dicembre, mettono in dubbio la validità di questa ipotesi. Per quanto riguarda i consumi, la nostra previsione per primo trimestre indica un rallentamento (intorno al 3%), dopo il ritmo molto elevato che ha caratterizzato il secondo semestre del 2004. La nostra stima di crescita per i consumi nel 2005 è stata peraltro rivista al rialzo (al 3.5%) e risulta ora solo leggermente inferiore a quella registrata l’anno scorso: appare perciò probabile che l’avvio di una significativa correzione degli squilibri strutturali che caratterizzano l’economia Usa (su tutti, l’insufficiente tasso di risparmio aggregato) sia ormai “rinviato” al prossimo anno. Proseguirà nei prossimi mesi il processo di rialzo dei tassi da parte della Fed. La riunione del Fomc di inizio febbraio non ha riservato grandi sorprese: il tasso sui Fed Funds è stato portato al 2.50%, con il sesto aumento consecutivo a partire dallo scorso giugno, e non sono state apportate modifiche, di nessun genere, al comunicato diffuso al termine della riunione. In particolare, il Fomc ha confermato che i rischi per inflazione e crescita sono “pressoché eguali” e che la politica monetaria potrà essere resa meno accomodante ad un ritmo “misurato”. In presenza di una maggiore solidità e sostenibilità della crescita e di uno scenario (centrale) d’inflazione che non appare preoccupante, la Fed potrebbe decidere di segnalare che un rialzo dei tassi d’interesse a lunga è “necessario” per favorire l’aggiustamento di medio periodo dell’economia (attraverso un aumento della propensione al risparmio e un moderato rallentamento della spesa per consumi). Il livello dei rendimenti sui titoli governativi decennali è infatti al momento significativamente inferiore a quello prevalente prima dell’inizio del ciclo restrittivo da parte della Fed (circa 50 pb rispetto alla media dei mesi di maggio e giugno del 2004). La testimonianza di Greenspan davanti al Congresso per la presentazione del “Monetary Policy Report”, fissata per il 16 febbraio, potrebbe rappresentare per la Fed un’opportunità per mandare questo tipo di messaggio. Il Pmi del settore manifatturiero è migliorato anche a gennaio: si rasserenano le prospettive per il settore nella prima parte del 2005. Nel mese di gennaio il Pmi manifatturiero dell’area euro è salito di mezzo punto (a 51.9), consolidando il significativo progresso già registrato nel mese di dicembre. Sebbene l’attuale livello dell’indice sia ancora inferiore a quello di ingresso nel quarto trimestre del 2004 (a settembre l’indice si attestava a 53.1), il rischio di una sua discesa sotto la soglia di neutralità di 50 all’avvio del nuovo anno si è marcatamente ridotto. L’analisi delle componenti del Pmi manifatturiero mostra come nel mese di gennaio si sia assistito ad un ulteriore miglioramento sia della produzione corrente che dei nuovi ordini (anche degli ordini all’esportazione che si sono riportati, in particolare in Germania, vicino ai livelli elevati di fine estate 2004). La stabilizzazione del tasso di cambio contro dollaro (e la discesa del tasso di cambio in termini “trade-weighted”, ovvero nei confronti dei maggiori partner commerciali), nonché la stabilizzazione del prezzo del petrolio all’inizio del 2005, hanno indubbiamente contribuito a rasserenare le prospettive per il settore. Pertanto, almeno nel breve periodo, dalla domanda esterna potrebbe ancora giungere un sostegno positivo alla crescita dell’area euro e si segnala un rischio al rialzo sulla nostra attuale previsione di crescita del Pil all’1.0% annualizzato per il primo trimestre del 2005 (dall’1.5% previsto per il quarto trimestre 2004). Sorpresa negativa dalle vendite al dettaglio in Germania nel quarto trimestre del 2004 e prospettive ancora incerte per il primo trimestre del 2005. Le vendite al dettaglio in Germania nel mese di dicembre hanno registrato un’ulteriore pesante contrazione del -1.2% m/m dopo la flessione del -1.0% di novembre. A dispetto del miglioramento sensibile della fiducia nel settore retail misurata dall’indice Ifo relativo proprio al mese di dicembre 2004, la dinamica delle vendite al dettaglio ha nuovamente deluso al ribasso, presentando nel quarto trimestre del 2004 una contrazione del -0.5% annualizzato rispetto al trimestre precedente, lo stesso risultato del secondo e terzo trimestre del 2004. Pertanto la dinamica dei consumi privati di contabilità nazionale in Germania non dovrebbe essere stata molto diversa dall’andamento anemico mostrato nei trimestri precedenti (+0.6% ann. La nostra previsione). Al contrario, la spesa in beni manufatti in Francia nel quarto trimestre del 2004 ha registrato una crescita estremamente forte, all’8.7% t/t ann., che dovrebbe garantire un pieno recupero della crescita del Pil in Francia nell’ultimo trimestre del 2004 dopo il -0.1% ann. Del terzo trimestre (2.8% la nostra previsione). Di conseguenza, si riaprirebbe il divario di crescita tra le principali economie dell’area euro, dato che la crescita del Pil in Germania dovrebbe essersi attestata nel quarto trimestre solo allo 0.7%. Il divario potrebbe proseguire anche nel primo trimestre del 2005 dal momento che, per quanto riguarda la Germania, il miglioramento della fiducia nel settore retail che si è osservato anche a gennaio potrebbe non indicare un effettivo aumento della spesa per consumi nemmeno nel primo trimestre del 2005 e, inoltre, a causa del rischio di un impatto negativo sulla fiducia dei consumatori derivante dall’introduzione, proprio a partire dal mese di gennaio, dell’ultima parte della riforma del mercato del lavoro. Forte impatto della riforma del mercato del lavoro in Germania sui dati di disoccupazione del mese di gennaio. L’introduzione della quarta parte della riforma del mercato del lavoro in Germania (“Hartz Iv”), sebbene positiva per la flessibilità del mercato del lavoro tedesco in un’ottica di medio/lungo periodo, ha comportato come effetto immediato un fortissimo aumento nel numero dei disoccupati nel mese di gennaio (+227 mila in termini destagionalizzati) e un aumento del numero complessivo dei disoccupati (in termini non destagionalizzati) sopra la soglia “psicologica” dei cinque milioni per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale. Questo risultato è conseguenza dell’emersione nelle liste di collocamento di tutti coloro che hanno finora percepito un sussidio “sociale” (e che pertanto non risultavano formalmente disoccupati), al fine di potere continuare a beneficiarne (sebbene con condizioni più stringenti). Questi dati restituiscono un’immagine più fedele del numero effettivo dei disoccupati in Germania e, secondo fonti governative, a questi 5 milioni andrebbero aggiunti anche altri 1.5 milioni “nascosti” in prepensionamenti anticipati e lavori “socialmente utili”. Considerata l’attenzione che gli organi di stampa molto probabilmente dedicheranno a questi sviluppi, vi è il rischio non solo di una conseguenza diretta sulle decisioni di spesa di coloro che vedono da ora ridursi (o attendono ridursi) significativamente il proprio reddito derivante dai sussidi, ma anche, più in generale, di un impatto negativo sulla fiducia dei consumatori. Va inoltre osservato che le indicazioni per il mercato del lavoro continuano a mantenersi poco confortanti non solo in Germania, ma anche nel complesso dell’area euro, a giudicare dalla flessione delle intenzioni di occupazione nel settore manifatturiero segnalata dal Pmi di gennaio (ritornato ai minimi da inizio 2004). I primi dati d’inflazione nell’area euro a gennaio dovrebbero inaugurare l’avvio del rallentamento atteso per il 2005. I primi dati di inflazione pubblicati nelle principali economie dell’area euro relativi al mese di gennaio avvalorano la nostra attesa di una discesa dell’inflazione già a partire da inizio anno al 2.1% dal 2.4% di dicembre. In particolare, i dati sui prezzi in Germania hanno sorpreso al ribasso, con una discesa dell’indice armonizzato all’1.6% dal 2.2% di dicembre: il risultato è dipeso non solo del favorevole effetto I base determinato dai prezzi nel comparto sanitario (che nel gennaio 2004 erano aumentati a causa dell’introduzione della riforma sanitaria), ma anche per effetto di sconti più elevati delle attese per quanto a concerne i saldi nel settore dell’abbigliamento (il che tenderebbe a segnalare ancora una debole domanda di consumo). Per quanto concerne i rincari nei prezzi amministrati, non sembrano essersi verificate ulteriori sorprese e l’inflazione core (ovvero al netto di alimentari e prezzi energetici) nell’area euro dovrebbe ] scendere già a gennaio all’1.8% dall’1.9% di dicembre. Nel resto dell’anno, sia l’inflazione totale che < l’inflazione core dovrebbero continuare a scendere gradualmente e portarsi rispettivamente all’1.8% e all’1.6% in media già a partire dal secondo semestre. Le prospettive di crescita per il Giappone nel 2005 dipendono in modo cruciale dal ciclo degli investimenti. I dati relativi al mese di dicembre forniscono una conferma dell’indebolimento della dinamica di consumi ed esportazioni e di una possibile riaccelerazione del ciclo degli investimenti fissi. I dati sul “fatturato” di beni capitale (in fortissima accelerazione a dicembre, +10.7% m/m e +3% t/t), in particolare, forniscono segnali piuttosto incoraggianti dal lato degli investimenti, soprattutto se considerati unitamente al dato sugli ordinativi di macchinari di novembre (sorprendentemente forte, con gli ordinativi core in crescita del 18.4% m/m) ed al Tankan di dicembre (in cui erano stati rivisti al rialzo i piani di investimento). Su questa base la nostra previsione relativa agli investimenti in macchinari ed attrezzature nel Pil del quarto trimestre è stata rivista significativamente al rialzo (al 4.5% annualizzato). È andato anche aumentando il rischio al rialzo per la previsione degli investimenti per il primo semestre del 2005 (si ricorda che nel nostro scenario centrale proprio gli investimenti sarebbero dovuti essere caratterizzati da una significativa debolezza nella prima parte dell’anno). Se i dati relativi alla domanda di credito complessiva dovessero poi rispecchiare le evidenze dell’ultima “Senior Loan Officer Opinion Indagini” (che segnala una temporanea ripresa della domanda di credito da parte delle piccole imprese) e se il ciclo degli investimenti (la cui ripresa è stata evidente nei dati del Pil a partire da fine 2002) dovesse riprendere nuovamente vigore dopo la debolezza di inizio 2004, allora la ripresa dell’economia giapponese potrebbe essere, già a partire dal 2005, ben più sostenuta di quanto da noi ipotizzato (la nostra previsione di crescita per il 2005 è dell’1.0% ). Permane l’evidente debolezza dei consumi privati. Le prospettive di breve termine per i consumi privati continuano a non essere incoraggianti. Per quanto concerne il quarto trimestre, i dati a nostra disposizione, prevalentemente relativi al consumo di beni (durevoli e non), segnalano una crescita pressoché nulla: alla luce dei dati di dicembre, la nostra previsione per i consumi privati nel Pil del quarto trimestre è di un incremento dello 0.2% annualizzato. Per il primo semestre dell’anno non sembrano poi provenire segnali incoraggianti né dal fronte occupazionale, né da quello della dinamica salariale e neppure da quello relativo a tasse e contributi. Sebbene il tasso di disoccupazione nel corso del 2004 sia sceso dal 4.9% al 4.4%, questo miglioramento non rispecchia un aumento occupazionale di pari entità, quanto piuttosto una forte riduzione della forza lavoro. Anche sul fronte della dinamica dei redditi permane l’evidenza di una contrazione del monte salari a livello aggregato. Inoltre le esigenze di una più stringente politica fiscale determinano una riduzione del reddito disponibile, proprio alla luce dei maggiori contributi e tasse sul reddito, probabilmente già scontati nelle decisioni di spesa delle famiglie. Per un cambiamento dello scenario di fondo relativo ai consumi sarebbe necessaria l’evidenza di un aumento sostanziale degli occupati e/o della ricchezza delle famiglie. - ! I dati sulle esportazioni giapponesi di dicembre evidenziano un ridimensionamento dei tassi di crescita dell’export nel 2005, già scontato nel nostro scenario centrale. I dati relativi alle esportazioni relative al quarto trimestre (la cui crescita ha decelerato all’1.5% t/t dal 4.9% del terzo trimestre) rappresentano una conferma del rallentamento evidente anche nelle dinamiche di crescita annuali: in termini nominali il dato di dicembre risulta in crescita dell’8.8% a/a, mentre la crescita media delle esportazioni verso il resto del mondo nel corso dell’intero 2004 si attesta al 12.2% a/a. Alla luce dei dati più recenti appare plausibile l’ipotesi, da tempo implicita nel nostro scenario, di una decelerazione delle esportazioni nel Pil dal 14% circa del 2004 al 5% nel 2005, complice anche una riaccelerazione delle dinamiche attesa per la seconda metà del 2005. Si sottolinea, in proposito, che la tenuta della crescita delle importazioni della Cina (le esportazioni giapponesi verso Cina e Hong Kong, per cui transitano molte merci la cui destinazione finale è la Cina, pesano per 19% del totale) può fare la differenza su questa previsione. La crescita dell’economia cinese nel 2004 ha superato quella del 2003 nonostante le misure restrittive adottate dalle autorità di politica economica. I dati relativi al Pil di quarto trimestre, di recente pubblicazione, hanno portato la crescita della Cina nel 2004 (9.5%) ad accelerare rispetto al 2003 (9.3%). Questa accelerazione nasconde però un lieve rallentamento degli investimenti fissi in crescita (al 25.8% nel quarto trimestre ’04 rispetto al 26.7% del quarto trimestre ‘03), che ha rappresentato il principale obiettivo delle autorità di politica economica. Il rallentamento degli investimenti è compensato da un’accelerazione delle esportazioni (in crescita del 35.4% rispetto al 34.6% del 2003) e dei consumi (in crescita del 13.2% rispetto al 9.1% del 2003). Data la moderazione nei tassi di crescita della produzione industriale (in crescita del 14.4% a/a a dicembre 2004 rispetto al 18.1% a/a registrato a dicembre 2003), si deve inoltre ipotizzare un buon andamento dei comparti dei servizi e dell’agricoltura. La decelerazione degli investimenti fissi è poi ancora più evidente quando si analizzi il loro andamento nelle aree urbane nel corso del 2004 (questi dati vengono pubblicati mensilmente): il dato di dicembre mostra una loro crescita del 21.3% a/a, mentre ad inizio anno la crescita era stata del 53% a/a. A tale riguardo, non si può escludere il rischio che le statistiche ufficiali nascondano un eccesso di offerta nel sistema che risulterebbe critico nel caso in cui la domanda globale dovesse rallentare in modo più marcato di quanto atteso. Alla luce della moderazione dei tassi di crescita del Cpi I (cresciuto in media del 3.9% nel 2004, ma solo del 2.4% a/a in dicembre) e dell’accelerazione del credito a fine 2004, sembra comunque plausibile che le autorità di politica monetaria attendano i dati relativi ai primi due mesi dell’anno (anche per la distorsione indotta dal capodanno cinese) prima di implementare ulteriori misure restrittive. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
PRICEWATERHOUSECOOPERS : LO STATO DELL'ARTE DEL MARKET RISK |
|
|
|
|
|
Milano, 15 Febbraio 2005 – Da oltre dieci anni Pricewaterhousecoopers conduce indagini e ricerche di mercato relative alle tematiche di Risk Management a livello nazionale ed internazionale. La crescente sofisticazione degli strumenti finanziari negoziati, l'incremento della volatilità dei mercati, le crisi economiche e finanziarie dei paesi emergenti ed i nuovi scenari di instabilità politica hanno sensibilizzato gli investitori istituzionali di tutto il mondo a dotarsi di strumenti sempre più sofisticati per la gestione e il monitoraggio dei rischi finanziari. L'attenzione degli operatori finanziari nei confronti di queste tematiche ha spinto Pricewaterhousecoopers, in collaborazione con Aifirm, l'Associazione Italiana Financial Risk Management, alla pubblicazione dell'edizione 2004 della survey "Lo stato dell'arte del Market Risk Management in Italia", un'indagine della situazione attuale dei principali Gruppi Bancari italiani nell'ambito della gestione e monitoraggio dei rischi finanziari, con lo scopo di analizzare le macrotendenze strategiche, organizzative, metodologiche ed implementative di questo settore, coniugando i dati di mercato con le esperienze progettuali. In questo contesto sono evidenziati i principali risultati emersi dall'elaborazione dei dati sulla base dei questionari inviati a partire da fine giugno 2003 ai primi 29 Gruppi bancari italiani dove viene proposto di analizzare e confrontare le diverse soluzioni organizzative, metodologiche e applicative in materia di Market Risk Management, Trading e Tesoreria adottate all'interno del panorama bancario italiano. Tali informazioni sono state raccolte tra luglio e ottobre 2003 ed analizzate nel mese novembre 2003. Hanno completato il questionario della survey 18 gruppi bancari. Risk Management - Prevalenza del collocamento della struttura di Risk Management all'interno dell'unità di Pianificazione; Crescente presenza di risorse dal profilo matematico-quantitativo e con specializzazione post-laurea; Var: è utilizzato da tutte le banche coinvolte, talvolta con più approcci contemporaneamente (var/cov, historical o Monte Carlo simulations); il calcolo in alcuni casi è effettuato infraday; Attività di razionalizzazione degli applicativi di Market Risk Management in corso; Focus sull'Alm; Modello interno per i rischi di mercato: 47% del campione ha attivato progetti specifici. Trading e tesoreria - Processo di accentramento delle attività di finanza proprietaria in via di completamento Processo di accentramento delle attività di tesoreria in via di completamento; Costituzione di una unità di Alm operativo; Crescente attenzione verso i sistemi di Transfer Prices; Attività di razionalizzazione degli applicativi di Front Office in corso; Limiti operativi per Trading Book espressi in termini di Var; Limiti operativi per Banking Book non sempre definiti. Sintesi dei risultati- L'interesse degli operatori finanziari verso la gestione e il monitoraggio del rischio di mercato risale ai primi anni '90, quando perdite significative registrate nelle attività di trading da prestigiose banche d'investimento iniziarono a sensibilizzare le istituzioni finanziarie suggerendo loro di dotarsi di adeguati strumenti e strutture organizzative a presidio dei rischi di mercato. Dal primo approccio parametrico proposto da una nota banca d'affari ai fogli elettronici di calcolo del Value at Risk di strada ne è stata fatta molta: approcci non parametrici, valutazione continua della bontà della modellistica (back testing e stress testing), applicativi specifici di Market Risk Management, introduzione di altre misure di rischio (greche, sensitivity, ecc.), strutture organizzative specifiche ed indipendenti dal business, limiti operativi espressi in termini di Var, misurazione delle performance corrette per il rischio (Rapm), sviluppo modellistica per il pricing degli strumenti di trading e di tesoreria, manutenzione funzionale e tecnologica degli applicativi di Risk Management, integrazione dei sistemi di Front Office con quelli di Risk Management, ecc. A livello organizzativo, è stato rilevato che le unità di Risk Management sono strutture indipendenti dal business, nel 52% dei casi collocate all'interno di una struttura più ampia di Pianificazione e Controllo di Gestione, nel 24% dei casi in staff alla Direzione Generale. Nel 12% dei casi è stata rilevata una Shareholder Value Unit che comprend al suo interno non solo le unità di Risk Management e di Pianificazione e Controllo di Gestione ma anche una specifica funzione dedicata all'allocazione e all'ottimizzazione del capitale. Ma oltre a sviluppare strumenti, strutture organizzative e metodologie di misurazione dei rischi di mercato, era necessario disporre di applicativi di position keeping per le attività di Front Office che rappresentassero in maniera univoca la posizione e l'esposizione della banca. Sono stati effettuati grandi investimenti in questo ambito, al punto che oggi le banche disponendo in alcuni casi anche di più di un applicativo sulle stesse aree di operatività stanno procedendo ad una loro razionalizzazione. Il concetto di Value at Risk che fino a qualche anno fa era accessibile solo a pochi e guardato con distacco dagli uomini di business ha oggi ormai assunto un significato comprensibile a tutti: i trader per monitorare la propria esposizione utilizzano il Var, i limiti operativi della maggioranza del campione analizzato si basano sul Var (100% per le attività di Trading Proprietario, 80% per le attività di Market Making), il calcolo del Var è in alcuni casi ripetuto più volte al giorno, i processi di budgeting tengono sempre più in considerazione i rischi assunti sia in ottica di assegnazione degli obiettivi di redditività (risk-adjusted) sia nella definizione di sistemi di rewarding e compensation, il reporting di redditività per il Top Management è integrato da adeguata informativa sui rischi assunti espressi in termini di Var, il 47% delle banche italiane presenti nel campione desidera passare al modello interno per i rischi di mercato ed iniziano ad essere fornite indicazioni di rischio in termini di Var anche alla clientela retail. Il 47% delle banche analizzate ha in programma l'introduzione di un modello interno per la misurazione del rischio di mercato ai fini di vigilanza, con 1'83% delle campione che ha già avviato o intende avviare le attività progettuali entro i prossimi 12 mesi. Ma oltre al rischio di mercato è il rischio tasso di interesse del Banking Book a suscitare l'interesse e l'attenzione degli intermediari finanziari spingendoli a dotarsi di nuovi strumenti idonei al monitoraggio, alla misurazione ma anche alla gestione operativa di questa componente di rischio. La professione del Risk Manager si è evoluta, favorendone l'avvicinamento alle strutture di Front Office sia costituendo propri presidi in Area Finanza, nelle cosiddette unità di Middle Office, o nelle società prodotto dedicate all'assunzione del rischio di mercato (tipicamente banche d'investimento), sia supportando i trader nello sviluppo di modellistica per il pricing (poi condivisa ed implementata negli applicativi di Market Risk Management). A livello di Front Office il processo di fusione ed acquisizione che ha interessato recentemente il panorama bancario italiano ha comportato grandi sforzi per gli istituti di credito in termini di integrazione dei sistemi informativi, delle strutture organizzative e delle modalità di governance e di coordinamento di unità analoghe ma non accentrate; è questo il caso frequente delle attività di trading proprietario, di market making o di tesoreria per le quali è stato rilevato che spesso sono gestite in maniera ancora non integrata ed accentrata tra soggetti giuridici diversi ma appartenenti allo stesso gruppo: solo pochi istituti hanno finora completato questo processo di razionalizzazione. Dall'indagine risulta che il 100% delle unità di Tesoreria svolge attività di trading, il 77% gestisce operativamente l'Alm, 1'85% effettua attività di funding strutturale e tattico ed infine il 92% conclude operazioni in tassi e cambi per la propria clientela retail e corporate. In particolare relativamente alle attività di trading di Tesoreria, si rileva che le banche coinvolte nell'indagine operano sulle aree Money Market con scadenze entro i 18 mesi (100%), in cambi (92%) e in tassi di interesse sul tratto medio-lungo della curva oltre i 18 mesi (77% dei casi). |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
NASCE CBA PERFORMANCE ASSOLUTA II, CEDOLE PREDETERMINATE E VARIABILI INSIEME LA NUOVA INDEX LINKED DI CBA VITA LEGA I PROPRI RENDIMENTI ALL’ANDAMENTO A UN PANIERE COSTITUITO DA 7 INDICI AZIONARI |
|
|
|
|
|
Milano, 15 febbraio 2005 – Un flusso cedolare predeterminato, ma anche la possibilità di sfruttare le potenzialità dei mercati oltre, a scadenza, la restituzione del premio corrisposto. Sono questi i vantaggi di Cba Performance Assoluta Ii serie, la nuova polizza index linked proposta da Cba Vita, la Compagnia di Assicurazione del Gruppo Banca Sella. Cba Performance Assoluta Ii serie è una polizza index linked che ha durata di 5 anni e 6 mesi, con decorrenza 15 aprile 2005, a capitale assicuratoche prevede la corresponsione di due cedole lorde predeterminate (al secondo e al quarto anno), entrambe pari al 2.20% del premio corrisposto, oltre a tre cedole variabili, al primo, terzo e quinto anno. Le cedole variabili sono stabilite in funzione di un paniere costituito dai 7 indici azionari (Amsterdam Stocks Exchange Index, Hong Kong Hang Seng Index, Nikkei 225 Index, Swiss Market Index, Cac 40 Index, Nasdaq 100 Stock Index, Xetra Dax Index) al primo, terzo e quinto anno: se nell’anno di riferimento tutti gli indici del paniere avranno un performance positiva la cedola sarà del 6%; altrimenti, se uno o più indici avranno una performance negativa, si calcolerà la media aritmetica dei valori, imputando il 6% agli indici con performance positiva e il dato reale a quelli con performance negativa.. Queste caratteristiche rendono Cba Performance Assoluta Ii serie una polizza ideale per i clienti, con obiettivi di investimento a medio/lungo termine, che desiderano partecipare alle potenzialità di rendimento del mercato azionario senza voler rinunciare, alla scadenza, alla restituzione del capitale investito ed al riconoscimento periodico di un flusso cedolare. Per Cba Performance Assoluta Ii serie è previsto versamento minimo di 3.000 euro. La polizza può essere sottoscritta in tutte le succursali del Gruppo Banca Sella e presso i Centri di promozione finanziaria Sella Consult. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
EDISON TRIPLICA RISULTATO ORDINARIO ANTE IMPOSTE TERZO ANNO CONSECUTIVO DI CRESCITA. NEL 2004 UTILE OPERATIVO NETTO + 47%, VENDITE GAS ED ENERGIA ELETTRICA +14%, INDEBITAMENTO RIDOTTO DI CIRCA 300 MILIONI.
|
|
|
|
|
|
Milano, 15 febbraio 2005 – Si è svolto ieri presso la sede di Foro Buonaparte, a Milano, il Consiglio di Amministrazione di Edison Spa, che ha esaminato i risultati preliminari del 2004. “Nel 2004 Edison ha rafforzato la propria quota di mercato nell’energia elettrica e nel gas, ha migliorato la redditività, soprattutto nel settore elettrico, e ridotto l’indebitamento, grazie alla cassa generata dalla gestione ordinaria - ha commentato il Presidente Umberto Quadrino -. Entro la fine del 2005 entreranno in produzione tre nuove centrali elettriche, che ci permetteranno di continuare a crescere”. Core Business. I ricavi netti sono stati pari a 5.665 milioni di euro, in crescita del 10,2 % rispetto ai 5.141 milioni del 2003. Ciò è dovuto a una crescita dei volumi sia di energia elettrica (51,5 miliardi di kilowattora), sia di gas venduto (11,4 miliardi di metri cubi). Il margine operativo lordo è di 1.225 milioni, con un incremento del 12,7% rispetto al 2003 (1.087 milioni). L’utile operativo netto sale a 587 milioni registrando una crescita del 33,7% rispetto ai 439 milioni dell’esercizio precedente e portando al 10% la sua incidenza sui ricavi. Il risultato ordinario ante imposte sale a 337 milioni, in crescita del 116% rispetto ai 156 milioni del 2003. Questi risultati sono dovuti a un forte miglioramento della gestione industriale e a minori oneri finanziari per la riduzione dell’indebitamento, il miglioramento della sua struttura e la riduzione del relativo costo per il miglior standing riconosciuto dai mercati finanziari. Gli investimenti tecnici sono stati pari a 431 milioni, con un aumento del 31,4% rispetto ai 328 milioni del 2003, principalmente per l’apertura del cantiere della centrale di Simeri Crichi (800Mw) e la prosecuzione dei lavori nei cantieri di Altomonte (800Mw), Candela (400Mw) e Torviscosa (800Mw). Particolarmente pronunciata la crescita nell’energia elettrica che, a fronte di una domanda nazionale stabile (+0,7%) registra un incremento del 18% dei ricavi netti (4.589 milioni) e un Mol di 986 milioni con un incremento del 19%. Negli idrocarburi i ricavi netti sono saliti del 9% a 2.277 milioni, grazie a maggiori volumi di vendita (11,4 miliardi di metri cubi) aumentati del 14% rispetto a un mercato cresciuto del 4%. Il margine operativo lordo tuttavia è calato del 9% a 328 milioni. Ciò è dovuto principalmente all’andamento negativo della forbice tra i costi di importazione ed i prezzi di vendita, fenomeno che peraltro ha invertito la propria direzione nel secondo semestre del 2004 e dovrebbe essere presto riassorbito.
| Energia elettrica | Idrocarburi | | 2003 | prelim. 2004 | Δ | 2003 | prelim. 2004 | Δ | Volumi di vendita (Gwh / ml mc) Ricavi netti (ml €) Margine operativo lordo (ml €) | 45.081 3.889 826 | 51.513 4.589 986 | +14% +18% +19% | 10.074 2.097 362 | 11.437 2.277 328 | +14% +9% -9% | Bilancio Consolidato. Il 2004 chiude con ricavi netti pari a 6.491 milioni, in crescita del 3,2% rispetto ai 6.287 milioni del 2003. Grazie anche al buon andamento delle controllate non core e principalmente di Tecnimont, il risultato ordinario ante imposte è pressoché triplicato a 364 milioni, rispetto ai 128 milioni del 2003, il margine operativo lordo è aumentato del 13,7% (1.254 milioni contro 1.103 milioni) e l’utile operativo netto è migliorato del 47,2% raggiungendo i 611 milioni contro i 415 milioni dell’esercizio precedente. Nel corso del 2004 è inoltre proseguito il piano di razionalizzazione societaria e focalizzazione nel core business dell’energia in Italia, con la cessione di attività non strategiche (Azucar Guarany, Turkedison, attività Iwh in Polonia e Scozia, rete di trasporto gas), con l’acquisto diretto dell’intero capitale di Ise e la sua successiva fusione in Edison Spa che ha altresì incorporato Bussi, Caffaro Energia, Savim, Sogetel e Vega Oil. Il programma ha riguardato anche l’incorporazione da parte di controllate di Edison di 11 società e la chiusura della liquidazione di ulteriori 10 società. Per quanto riguarda le componenti economiche straordinarie, le attese sono tali da non influenzare significativamente i risultati finali che saranno annunciati dal Cda del 16 marzo pv. Lo scorso esercizio aveva invece beneficiato di plusvalenze nette dalla cessione di attività (riserve gas egiziane ed Edisontel) per circa 270 milioni. L’indebitamento finanziario netto di Gruppo è sceso a 3.852 milioni al 31.12.2004 rispetto ai 4.143 milioni registrati al 31.12.2003, per effetto del buon andamento della gestione. Gli oneri finanziari consolidati nel corso dell’esercizio sono scesi a 247 milioni (287 nel 2003). I nuovi principi contabili internazionali (Ias/ifrs). Il consiglio ha esaminato inoltre gli effetti di applicazione dei nuovi principi contabili internazionali (Ias/ifrs), con riferimento in particolare alla situazione patrimoniale di prima applicazione alla data di transizione ai nuovi principi (1.1.2004), che sarà oggetto di verifica da parte della società di revisione. Questa situazione preliminare che prevede, tra l’altro, il consolidamento proporzionale di Edipower, presenta un patrimonio netto complessivo, dopo avere recepito il saldo delle variazioni intervenute, sostanzialmente allineato a quello del 31 dicembre 2003. Previsioni per il 2005. Il trend positivo dei mercati di riferimento, la prevista entrata in esercizio di nuova capacità produttiva e l’introduzione dei nuovi principi contabili internazionali (Ias) consentono di prevedere per il 2005 un miglioramento dei risultati operativi. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
SOGEFI: NONOSTANTE IL RIALZO DELLE MATERIE PRIME IL 2004 CHIUDE IN SIGNIFICATIVO PROGRESSO GRAZIE AL BUON ANDAMENTO DEL QUARTO TRIMESTRE APPROVATO PIANO DI STOCK OPTION PER IL MANAGEMENT DEL GRUPPO |
|
|
|
|
|
Milano, 15 febbraio 2005 - Risultati quarto trimestre 2004; Ricavi a € 246,6 milioni (+7%); Ebitda di € 34,6 milioni (+0,4%); Ebit di € 22,2 milioni (+1,8%); Utile netto di € 11,7 milioni (+ 104%). Risultati preliminari anno 2004: Ricavi a € 966 milioni (+7%); Ebitda di € 138 milioni (+ 6%); Ebit di € 85,7 milioni (+ 9%); Utile netto di € 37,9 milioni (+ 33,1%); Indebitamento netto a € 190,5 milioni (- 11%). Si è riunito ieri a Milano, sotto la Presidenza dell’Ing. Carlo De Benedetti, il Consiglio di Amministrazione di Sogefi Spa che ha esaminato l’andamento economico del Gruppo nell’ultimo trimestre 2004 e i risultati preliminari dell’intero esercizio 2004. Anche nell’ultima parte dell’anno il Gruppo Sogefi ha realizzato una significativa crescita di attività e risultati in miglioramento rispetto al corrispondente trimestre 2003. Il fatturato consolidato del trimestre è stato di 246,6 milioni di euro, in aumento del 7% rispetto a 230,5 milioni dell’ultimo trimestre 2003, grazie al forte incremento delle vendite registratosi nel settore componenti per sospensioni (+ 13,3%). Peraltro, sui risultati di quest’area di attività ha particolarmente inciso l’ulteriore incremento dei prezzi delle materie prime, solo parzialmente recuperato sui prezzi di vendita. Il margine operativo lordo consolidato (Ebitda) nel quarto trimestre 2004 è risultato di 34,6 milioni di euro, sostanzialmente stabile rispetto al corrispondente periodo 2003 (34,5 milioni), mentre l’utile operativo consolidato (Ebit) è cresciuto dell’1,8%, attestandosi a 22,2 milioni di euro contro 21,8 milioni negli ultimi tre mesi del 2003. Nel periodo in esame, l’utile prima delle imposte è stato di 16,6 milioni di euro, contro 10,9 milioni del corrispondente periodo 2003 (+52,7%). Questo risultato tiene conto di una plusvalenza di 7,2 milioni di euro per la cessione di un immobile industriale e della costituzione di nuovi fondi per 10,1 milioni di euro per oneri di ristrutturazione da realizzarsi nel 2005, prevalentemente in Gran Bretagna e Italia. Complessivamente, nel quarto trimestre 2004 l’impatto netto degli oneri e proventi non ricorrenti è risultato inferiore per 6,5 milioni di euro rispetto al corrispondente periodo del 2003. L’utile netto consolidato del quarto trimestre 2004 è stato di 11,7 milioni di euro rispetto a 5,7 degli ultimi tre mesi 2003 (+104%). L’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2004 è sceso a 190,5 milioni di euro, contro 213,4 milioni al 31 dicembre 2003 e a 219,1 milioni al 30 settembre 2004. Risultati Preliminari Dell’esercizio 2004 - Per quanto riguarda l’intero esercizio 2004, il fatturato consolidato del Gruppo Sogefi è stato di 966 milioni di euro, in progresso di circa il 7% rispetto al 2003 (902,4 milioni). Nonostante il sensibile aumento dei prezzi dei materiali ferrosi, la redditività è significativamente migliorata a tutti i livelli: il margine operativo lordo consolidato (Ebitda) è salito a 138 milioni di euro rispetto a 130,1 milioni (+ 6% rispetto al 2003); l’utile operativo consolidato (Ebit) è stato di 85,7 milioni di euro rispetto a 78,6 milioni nel 2003 (+9%); l’utile netto consolidato si è attestato a 37,9 milioni di euro, con un progresso del 33,1% rispetto a 28,5 milioni del 2003. Il Consiglio di Amministrazione di Sogefi esaminerà la proposta di bilancio civilistico e di bilancio consolidato del Gruppo per l’esercizio 2004 il prossimo 28 febbraio. Nel 2005 l’andamento dei mercati veicolistici mondiali dovrebbe essere moderatamente positivo e consentire al Gruppo Sogefi di consolidare i livelli di vendita. Peraltro, nel primo trimestre dell’esercizio in corso prosegue il rialzo del prezzo dell’acciaio, rendendo necessario un ulteriore adeguamento dei prezzi di vendita. Il Consiglio di Amministrazione, utilizzando la delega concessa dall’Assemblea degli Azionisti del 19 aprile 2001, ha infine deliberato un aumento del capitale sociale per complessive n. 1.930.000 azioni al prezzo unitario di 3,87 euro, al servizio di un piano di stock options a favore di dipendenti della Società e delle sue controllate. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
SNIA APPROVA LA IV TRIMESTRALE 2004. CAFFARO MIGLIORA IL FATTURATO (+10%) MA NON LA REDDITIVITÀ. SIGNIFICATIVO PROGRESSO DI NYLSTAR, CHE RAGGIUNGE IL PAREGGIO OPERATIVO |
|
|
|
|
|
Milano 15 febbraio 2005 – Il Consiglio di Amministrazione di Snia Spa, riunitosi sotto la presidenza di Umberto Rosa, ha esaminato i dati economico/finanziari del gruppo relativi al Iv trimestre 2004. I dati evidenziano un progresso del fatturato, soprattutto dovuto a Caffaro (+10% rispetto al Iv trimestre 2003), che vede una forte crescita delle vendite dei prodotti di chimica fine (+20%), delle cloroparaffine (+18%) e dei prodotti per la purificazione dell’acqua (+16%). Tuttavia, l’incremento dei prezzi delle materie prime e delle utilities, ed una struttura produttiva ancora frammentata e non competitiva nei costi, hanno impedito che il miglioramento di fatturato si traducesse in una migliore redditivita’. Il margine operativo lordo di Gruppo nel periodo è quindi negativo per 4,8 milioni di euro (contro una perdita di 4,1 milioni di euro nel Iv trimestre 2003). Questi segnali di tendenza confermano l’opportunità di dare tempestiva attuazione al piano di ristrutturazione e rilancio del gruppo, attraverso le risorse finanziarie che verranno rese disponibili dall’aumento di capitale e dall’emissione del prestito obbligazionario convertibile deliberato dall’Assemblea del 10 febbraio u.S. Il risultato ante imposte del periodo, in perdita per 116,3 milioni di euro, è gravato da accantonamenti straordinari effettuati a fronte del piano industriale Caffaro ed allineamenti di partecipazioni (Nylstar), che hanno portato la citata Assemblea Snia a deliberare ai sensi della L. 2446. La posizione finanziaria netta consolidata del Gruppo a fine 2004 è positiva per 24,3 milioni di euro. Dopo la cessione degli immobili di Saluggia al Gruppo Sorin, completata nel mese di dicembre 2004 per un controvalore di circa 8,4 milioni di euro (con una plusvalenza netta di 7,5 milioni di euro), nel mese di febbraio 2005 è stato ceduto a Locat S.p.a. L’immobile di Mirandola, per un controvalore di circa 8 milioni di euro (con una plusvalenza netta di 6,5 milioni di euro). Il Consiglio di Amministrazione di Snia, in sostituzione di Mauro Gambaro, che ha rassegnato le dimissioni da amministratore a inizio gennaio 2005, ha poi cooptato Andrea Mattiussi nella sua compagine, attribuendogli la carica di Vicepresidente Esecutivo. Questa nomina recepisce i cambiamenti previsti nella struttura azionaria di Snia, conseguenti alla delibera dell’assemblea di Bios del 9 febbraio u.S., e l’evoluzione della società verso un assetto di public company, priva di azionista di controllo. Andrea Mattiussi apporta al Gruppo Snia una lunga esperienza nel settore della chimica, nell’ambito della quale ha anche ricoperto posizioni di vertice all’interno del Gruppo Montedison. Il Vice Presidente Esecutivo opererà di concerto con l’Amministratore Delegato Snia, Carlo Vanoli, che in data 11 febbraio u.S. Ha anche assunto la carica di Amministratore Delegato della controllata Caffaro, ed eserciterà un ruolo attivo di verifica e controllo della realizzazione del piano di risanamento e rilancio del Gruppo, in particolare per quanto riguarda il piano industriale e lo sviluppo di Caffaro nella chimica, e la pianificazione degli interventi di bonifica ambientale. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
GRANITIFIANDRE: APPROVATI I RISULTATI DEL 4° TRIMESTRE 2004, RICAVI NEL PERIODO A 42 MILIONI DI EURO (+8,1% A CAMBI COSTANTI) E UTILE ANTE IMPOSTE A 1,5 MILIONI DI EURO (-0,7 MILIONI NELL’ULTIMO TRIMESTRE 2003) |
|
|
|
|
|
Castellarano, 15 febbraio 2005 - Il Consiglio di Amministrazione di Granitifiandre, leader mondiale nella produzione e commercializzazione di lastre in grès porcellanato alternative ai marmi e graniti di cava e prima matricola quotata al segmento Star della Borsa Italiana, ha approvato oggi la Relazione Trimestrale sulla gestione al 31 dicembre 2004. L’ultimo trimestre dell’esercizio ha visto un sensibile aumento sia dei volumi che della redditività con Ricavi Netti a 42 milioni di euro - in crescita del 6,6% rispetto ai 39,4 milioni del corrispondente periodo 2003 (+8,1% a cambi costanti) – un Risultato Operativo lordo (Ebitda) a 5,8 milioni di euro (+7%), risultato operativo (Ebit) a 2,7 milioni di euro (+28,5%) e un Utile ante imposte pari a oltre 1,5 milioni di euro a fronte della perdita per 0,7 milioni conseguita nel 4° trimestre 2003. I ricavi consolidati conseguiti da Granitifiandre nell’intero esercizio 2004 sono saliti così a 162,8 milioni di euro, con una crescita del 9,6% rispetto all’esercizio precedente (+11% a cambi costanti); Le vendite di solo materiale sono cresciute del 15% (17,2% a cambi costanti). Lo sviluppo è stato realizzato in tutte le macro aree geografiche in cui il Gruppo è presente: - In Italia lo sviluppo delle vendite di materiale ha toccato il +11%, grazie soprattutto agli importanti investimenti sostenuti per l’affermazione del marchio, realizzati tramite un’intensa attività di promozione tecnica presso i principali architetti, e alla sempre maggiore fidelizzazione degli operatori della distribuzione grazie anche all’espansione del network di negozi a marchio. - Nel Resto d’Europa la crescita delle vendite dei materiali ha raggiunto il +19,3%, con performance molto positive nei principali mercati di sbocco, Francia (+9%) e Germania (+31%) - Nel Resto del Mondo, malgrado la sfavorevole evoluzione del rapporto euro/dollaro, le vendite di materiale sono cresciute ulteriormente (+13,4%), grazie anche al positivo apporto della neo controllata Savoia Canada. Positivi i risultati della controllata tedesca Porcelaingres che, grazie al milione di metri quadrati di grès porcellanato venduti dal nuovo stabilimento in Brandeburgo nel suo primo anno di attività, ha raggiunto già nell’ultimo trimestre dell’esercizio il break-even a livello di Ebitda. Nonostante la persistente evoluzione sfavorevole del cambio euro/dollaro, i margini di redditività conseguiti da Granitifiandre si sono mantenuti elevati anche nel corso del 2004 con un Risultato Operativo Lordo (Ebitda) a 27,6 milioni di euro (29,7 milioni nel 2003), un Risultato Operativo (Ebit) a 16,2 milioni di euro (20,4 nel 2003) e un Utile ante imposte e quote di terzi a 14,5 milioni di euro contro i 18,1 del precedente esercizio. La sfavorevole evoluzione dell’euro è risultata particolarmente significativa nell’ultimo periodo dell’anno. L’incidenza a livello di fatturato è risultata, infatti, pari ad oltre 0,6 milioni di euro nel trimestre e di oltre 2,2 milioni di euro nell’intero 2004, oltre che per un valore stimato di circa 0,5 e 1,5 milioni di euro a livello di Ebitda. Nel corso dell’esercizio sono stati finanziati investimenti in immobilizzazioni materiali ed immateriali per 40,9 milioni di Euro, principalmente riconducibili ai lavori presso lo stabilimento americano e all’ acquisizione di Savoia Canada, e sono stati distribuiti dividendi per 4,4 milioni di Euro. La posizione finanziaria netta è così negativa per 11,5 milioni di euro contro i -4,5 milioni di euro al 30 settembre 2004 ed i +18,8 milioni di fine 2003; i flussi di cassa generati dalla gestione corrente al lordo di imposte sono stati pari a 23,9 milioni di euro. Grazie alle 10 aperture del 2004 i negozi a marchio Geologica sono oggi 56, di cui 39 sono gli shops operativi all’estero. Nel trimestre, in particolare, sono stati aperti punti vendita nel Barhein, a Santo Domingo e San Francisco oltre che a Napoli, Pordenone, Viterbo e Palermo. Nei prossimi mesi saranno inaugurati 5 nuovi negozi in franchising; tra questi si segnala la superficie espositiva di oltre 120 metri quadrati che verrà realizzata a Berlino in franchising con Raab Karcher nella nota Ku’damm Strasse ed un ulteriore spazio espositivo previsto a Boston. Nell’ultimo trimestre dell’anno è stato completato il nuovo stabilimento produttivo americano; è, infatti, terminata la fase di installazione e collegamento dei macchinari. Durante il mese di gennaio sono iniziate la fase di avviamento e le prove di funzionalità degli impianti; l’avvio della produzione, che verrà distribuita nel mercato americano con il marchio commerciale “Stonepeak”, è previsto per il prossimo mese di marzo. “Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti - ha affermato Graziano Verdi, Presidente e Amministratore Delegato di Granitifiandre - poiché, nonostante i mercati non abbiano dato evidenti segnali di ripresa, la nostra società è riuscita a mantenere anche nel 2004 i positivi trend di crescita e redditività”. “Alla luce dei forti investimenti in capacità produttiva, diffusione dei marchi e sviluppo della rete commerciale effettuati negli ultimi 3 anni – continua Verdi – riteniamo che il 2005 sarà un ulteriore esercizio di crescita sostenuta”. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
MIRATO S.P.A. APPROVATA LA RELAZIONE SUL QUARTO TRIMESTRE 2004 , I RICAVI NETTI CONSOLIDATI RISULTANO IN CRESCITA DEL 3,14% |
|
|
|
|
|
Landiona (No),15 febbraio 2005 - Il Consiglio di Amministrazione di Mirato S.p.a., società fra i leader in Italia nel settore toiletries e cosmetico con i marchi Clinians, Malizia, Intesa, Splend'or, Benefit, Elidor e Gomgel, si è riunito ieri per approvare la relazione sulla gestione per il quarto trimestre 2004. In dettaglio, i ricavi netti consolidati al 31 dicembre 2004, confrontati con i ricavi netti nel corrispondente periodo dell’anno precedente, risultano in crescita del 3,14% (la nostra stima fornita il 18/11/2004 era +3%) , raggiungendo circa 152,6 milioni euro, di cui circa 37,0 milioni di euro generati nel quarto trimestre 2004, con una crescita sui tre mesi pari al 9,23%. Il margine industriale segna un aumento nell’esercizio del 6,2% circa, più che proporzionale alla crescita del fatturato (+7,1% l’incremento sul trimestre) grazie anche al miglioramento dei consumi che si riducono del 2,3% (sul trimestre +13,1%), conseguentemente alla significativa riduzione delle scorte. Il margine operativo lordo consolidato generato nell’ultimo trimestre dell’esercizio 2004 è pari a 2,4 milioni di euro circa, rimanendo pressochè in linea con il dato del corrispondente trimestre dell’esercizio precedente, in flessione il dato annuale del 4,2%, il quale risente maggiormente dell’andamento del costo del lavoro (+8,67% il dato annuale, +5,50% il dato trimestrale) legato all’organizzazione della produzione sui doppi turni, effettuata per evitare, rispetto al passato, rotture di stock, che potessero penalizzare le vendite del periodo estivo. Aumentano anche i costi per servizi (+9,2% sui dodici mesi, +8,5% cica sul trimestre) in particolare i costi promozionali (+12,9%) correlati all’intensa attività di sviluppo e ampliamento dei brand aziendali ed i costi logistici (+14,9%) che per circa 0,3 milioni di euro sono da considerarsi collegati ai costi straordinari per affitto posti pallets, in conseguenza dell’attività di implementazione del nuovo magazzino automatizzato, oggi pienamente operativo. Il risultato operativo consolidato al 31 dicembre 2004 è pari a 11,2 milioni di euro, con una crescita rispetto al 2003 del 4,5% (il nostro budget era +8%); mentre il dato trimestrale risente significativamente, rispetto al quarto trimestre dell’esercizio precedente di una forte crescita degli ammortamenti, legati all’intensa attività di investimento, messa in atto soprattutto dalla controllata Milmil. Il risultato ante imposte consolidato a fine esercizio è pari a 10,7 con un incremento del 6,7% circa rispetto al dato del 2003, grazie ad una gestione finanziaria, nel complesso, meno onerosa (-26,9% sui dodici mesi). L’ utile netto consolidato stimato, tenuto conto del tax rate previsto al 30/09/04, dovrebbe segnare un aumento fondamentalmente in linea con l’ultimo budget divulgato il 18/11/2004 (circa +9%). La posizione finanziaria netta consolidata al 31 dicembre 2004 è pari a –9,6 milioni di euro. Rispetto al dato di settembre si registra un netto miglioramento pari a circa 9,6 milioni di euro, mentre rispetto al 31/12/2003 il miglioramento è pari a circa 2,3 milioni di euro ovvero il 19,4%). Tale tendenza sarà durante l’anno ancora più significativa se si considera che al 31/01/05 tale posizione ammontava a circa –8,0 milioni di euro, con un miglioramento in un solo mese del 16% rispetto al 31/12/04. "Possiamo ritenerci soddisfatti-ha commentato Corrado Ravanelli, Presidente di Mirato S.p.a.-per i risultati raggiunti nell’esercizio 2004. Infatti, nonostante quello trascorso è stato un anno caratterizzato da una crisi dei consumi nella grande distribuzione, noi siamo riusciti comunque a crescere sia a livello di vendite che di risultati operativi ottenendo, grazie alla buona generazione di cassa, anche un netto miglioramento della posizione finanziaria netta.” |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
RENO DE MEDICI S.P.A.: RELAZIONE TRIMESTRALE AL 31 DICEMBRE 2004 RICAVI NETTI CONSOLIDATI A FINE 2004 A 471 MILIONI DI EURO (DA 542 MILIONI DI EURO A FINE 2003) |
|
|
|
|
|
Magenta, 15 febbraio 2005 - Il Consiglio di Amministrazione di Reno de Medici S.p.a. Si è riunito ieri per l’approvazione della relazione relativa al quarto trimestre 2004 e l’esame dei risultati relativi al periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2004. Il Gruppo Reno De Medici ha conseguito nell’esercizio 2004 ricavi netti per circa 471 milioni di euro rispetto ai circa 542 milioni di euro registrati a fine 2003. La flessione dei ricavi netti, pari a circa il 13% rispetto all’esercizio precedente, è dovuta alla razionalizzazione della capacità produttiva, a pressioni sui livelli dei prezzi (i ricavi lordi unitari di vendita, nel settore cartone, hanno complessivamente segnato una diminuzione di oltre il 4% rispetto al 2003) ed all’andamento stagnante della domanda finale europea per consumer goods, principale mercato di sbocco dei prodotti del settore cartotecnico. Il conseguimento di più elevate efficienze produttive e l’azione di razionalizzazione dei fattori di produzione hanno comunque permesso un significativo contenimento dei costi operativi, con conseguente miglioramento della marginalità rispetto all’esercizio precedente. Il Margine Operativo Lordo1 (o Ebitda2) si è attestato, a livello consolidato, su circa 45,2 milioni di euro (circa 31,9 milioni di euro nell’esercizio precedente, ancorché non comparabili per effetto delle svalutazioni di magazzino effettuate nel secondo semestre del 2003). Si evidenzia che sul margine operativo lordo consolidato ha inciso il risultato dello stabilimento di Pompei, negativo per circa 3,9 milioni di euro; si ritiene che tale effetto negativo sia in sensibile riduzione nel 2005. L’ebitda a fine 2004, che include accantonamenti a fondi rischi su crediti per circa 2,7 milioni di euro, presenta una incidenza sui ricavi netti di circa il 9,6% (rispetto al 5,9% conseguito nel 2003). Al netto dell’effetto negativo riveniente dai risultati dello stabilimento di Pompei, l’Ebitda consolidato si sarebbe attestato intorno all’11% dei ricavi. Il Risultato Operativo3 è positivo per circa 3,3 milioni di euro dopo aver effettuato ammortamenti di immobilizzazioni materiali ed immateriali per circa 41,9 milioni di euro (rispetto al corrispondente dato negativo di circa 19,6 milioni di euro dell’esercizio precedente, al netto di ammortamenti relativi ai cespiti allora in esercizio per circa 51,5 milioni di euro). Il risultato consolidato prima delle imposte è negativo per circa 10,7 milioni di euro (rispetto alla perdita, ante imposte, di circa 99,5 milioni di euro dell’esercizio precedente). Sul risultato consolidato ante imposte hanno inciso, tra l’altro, oneri finanziari netti per circa 15,3 milioni di euro (circa 15,8 milioni di euro nel 2003) e oneri straordinari netti per circa 1,7 milioni di euro (circa 58,3 milioni di euro nel 2003). Il confronto tra i risultati degli esercizi 2004 e 2003 non è omogeneo a seguito delle rettifiche effettuate nel 2003 sulle rimanenze di magazzino del Gruppo e di accantonamenti a fondi rischi per complessivi 13,7 milioni di euro a livello consolidato. Tali rettifiche sono state infatti riportate tra le componenti straordinarie. La situazione patrimoniale consolidata al dicembre 2004 evidenzia una riduzione del capitale circolante commerciale, sia in termini assoluti (circa 16 milioni di euro) sia in percentuale sul capitale investito netto (-2,3%). Il capitale investito netto risulta prevalentemente composto dall’attivo fisso (92% circa) ed è finanziato per il 60% circa dall’indebitamento netto e per il 40% da mezzi propri. La posizione finanziaria netta consolidata si attesta, a fine 2004, a circa 245 milioni di euro contro i circa 246 milioni di euro al 30 settembre 2004 e i circa 255 milioni di euro a fine 2003. In particolare, l’esposizione su finanziamenti a medio lungo termine è pari a circa 223 milioni di euro, inclusi le quote correnti con scadenza nell’esercizio 2005 pari a circa 26 milioni di euro ed il prestito obbligazionario di 150 milioni di euro con scadenza maggio 1 Differenza tra valore e costi della produzione al lordo degli ammortamenti delle immobilizzazioni materiali e immateriali. 2006. L’indebitamento lordo su linee bancarie a breve è di circa 50 milioni di euro (di cui circa 32 milioni di euro su linee bancarie a valere su crediti verso clienti). La composizione della posizione finanziaria netta consolidata a fine anno riflette principalmente rimborsi netti su finanziamenti a medio lungo termine e leasing di circa 30 milioni di euro, mentre il suo andamento complessivo risente anche di uscite di carattere non ricorrente per circa 17 milioni di euro. La suddivisione dei ricavi consolidati per settore di attività non evidenzia, rispetto al precedente esercizio, scostamenti particolari dell’incidenza dei singoli settori sul fatturato netto consolidato. In particolare, il settore cartone rappresenta circa il 76% dei ricavi consolidati, seguito dal settore cartotecnico con il 21% e dagli altri settori (principalmente le attività della controllata spagnola Cogeneration Prat) con il 3% circa. Anche la suddivisione percentuale dei ricavi per area geografica non è sostanzialmente variata rispetto all’esercizio precedente: i ricavi netti sul mercato italiano rappresentano il 56% del totale, mentre quelli sui mercati Ue e overseas rispettivamente il 35% e 9% circa. Nell’ambito del settore cartone, la Capogruppo ha registrato, al dicembre 2004, ricavi per circa 305 milioni di euro (contro i circa 320 milioni di euro del 2003) e un Ebitda di circa 27,9 milioni di euro rispetto ai circa 23,5 milioni di euro al dicembre 2003. Il confronto tra l’Ebitda degli esercizi 2004 e 2003 non è omogeneo a seguito delle rettifiche effettuate nel 2003 sulle rimanenze di magazzino e di accantonamenti a fondi rischi per complessivi 7,9 milioni di euro. Tali rettifiche sono state infatti riportate tra le componenti straordinarie. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
SORIN GROUP: GRUPPO SORIN: IL CDA APPROVA I RISULTATI DEL QUARTO TRIMESTRE 2004 RICAVI NETTI DEL QUARTO TRIMESTRE 2004 PARI A EURO 188 MILIONI IN CRESCITA DEL 3,8% (DI CUI IL CRM +13,9%), RISPETTO ALL'ANALOGO PERIODO DEL 2003 (A PARITÀ DI RAPPORTO DI CAMBIO) |
|
|
|
|
|
Milano, 15 febraio 2005 - Il Consiglio di Amministrazione di Sorin Spa, riunitosi oggi a Milano sotto la presidenza di Umberto Rosa, ha approvato la relazione sull'andamento della gestione del quarto trimestre 2004 presentata dall'Amministratore Delegato Drago Cerchiari. Quarto trimestre 2004 - I ricavi netti del quarto trimestre, pari a Euro 188 milioni, sono cresciuti del 3,8% rispetto all'analogo periodo del precedente esercizio (a parità di rapporto di cambio). La Business Unit Cardiac Surgery (dispositivi impiantabili e sistemi per gli interventi di cardiochirurgia), ha registrato ricavi per Euro 104,9 milioni (-1,0% a parità di cambio). La leggera contrazione dei volumi di vendita è principalmente attribuibile ad una riduzione delle vendite delle valvole meccaniche, peraltro parzialmente compensata dalla crescita delle valvole biologiche. Questa linea di prodotto si conferma quella con il maggiore tasso di crescita all'interno della Bu. Proseguono con successo i progetti di sviluppo della pipeline prodotti, focalizzati in particolare su un nuovo ossigenatore per adulti, una nuova linea di ossigenatori pediatrici e sulla valvola percutanea. La Business Unit Cardiac Rhythm Management (dispositivi impiantabili per la gestione del ritmo cardiaco), ha registrato ricavi nel trimestre pari a Euro 49,9 milioni, in crescita del 13,9% su basi omogenee. Il riallineamento della capacità produttiva alla domanda ha portato ad una crescita a doppia cifra nel segmento bradicardia (pacemakers) e una crescita superiore al 20% nel segmento tachicardia (defibrillatori e Crt-d). In tutte le linee di prodotto la business unit Crm ha rafforzato significativamente le proprie quote di mercato. La Business Unit Vascular Therapy (stent coronarici - a rilascio di farmaco e tradizionali -, stent endovascolari, cateteri per angioplastica), ha registrato nel trimestre ricavi per Euro 8 milioni (+33,7% su basi omogenee). La decisa ripresa del fatturato deriva dal successo commerciale di Janus, l'innovativo stent a rilascio di farmaco che ha ottenuto il marchio Ce il 25 ottobre 2004. Nel corso del quarto trimestre è inoltre stato completato l'arruolamento dei pazienti dello studio clinico Jupiter Ii, i cui risultati saranno disponibili nella seconda metà del 2005. La Business Unit Renal Care (dispositivi biomedicali per il trattamento dei pazienti con patologie renali), ha registrato ricavi pari a Euro 24,9 milioni, in decremento del 3,2% su basi omogenee. A livello di area geografica, i ricavi sul mercato nordamericano sono cresciuti, in termini omogenei, del 6,7% rispetto al quarto trimestre 2003. Il margine operativo lordo del Gruppo Sorin nel quarto trimestre è stato pari a Euro 18,6 milioni, contro Euro 16,6 milioni nell'analogo periodo 2003. La crescita, +12% a parità di cambi, è principalmente dovuta ad un incremento delle vendite delle business unit Crm e Vt. In significativo miglioramento anche il risultato operativo che, a parità di cambi, è passato da una perdita di Euro 2,6 milioni del quarto trimestre 2003 a +2,5 milioni di Euro del quarto trimestre 2004, nonostante minori contributi alla ricerca per Euro 0,5 milioni. L'indebitamento finanziario netto del Gruppo Sorin al 31 dicembre 2004 è pari a Euro 316,1 milioni, e si confronta con Euro 331,2 milioni al 30 settembre 2004. La riduzione, particolarmente accentuata se si considera che nel corso del trimestre Sorin ha acquisito degli immobili nel sito industriale di Saluggia, è dovuta principalmente alla generazione di cassa della gestione operativa ed alla significativa riduzione del capitale circolante. Nel corso della riunione è stato cooptato in consiglio Michele Cappone, il quale rimarrà in carica fino alla prossima assemblea. Cappone è dirigente di Interbanca S.p.a. E quindi non possiede i requisiti di indipendenza previsti dal codice di autodisciplina delle società quotate e non ha ruolo esecutivo. Dati consolidati preliminari esercizio 2004 - Le stime preliminari di chiusura del 2004 indicano ricavi per Euro 723,3 milioni, + 4,5% rispetto al 2003 (a parità di cambi), un margine operativo lordo pari a Euro 68,3 milioni (Euro 72,7 milioni nel 2003, a parità di cambi) e un risultato operativo pari a Euro 4,1 milioni (Euro 0,9 milioni nel 2003, a parità di cambi). A livello di Business Unit, la Cardiac Surgery ha registrato ricavi per Euro 418,5 milioni (+3,3% a parità di cambio); il Cardiac Rhythm Management ha registrato ricavi pari a Euro 174,7 milioni, in crescita del 6,5% su basi omogenee; il Vascular Therapy ha registrato ricavi per Euro 23,8 milioni (+6,1% su basi omogenee); ed infine la Renal Care ha registrato ricavi pari a Euro 105,7 milioni, in crescita del 3,6% su basi omogenee. L'esercizio 2004 è stato il primo in cui l'attività biomedica, scorporata dal Gruppo Snia, ha operato come società indipendente, in un contesto di radicale cambiamento della struttura manageriale, attivando i progetti di integrazione necessari dopo l'intensa politica di acquisizione degli ultimi tre anni. Nel corso dell'esercizio è stato quindi impostato un piano di forte rilancio i cui primi effetti saranno già visibili nel corso dell'esercizio 2005. Il budget 2005 e il piano quinquennale verranno presentati alla comunità finanziaria il 1 Marzo p.V. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
LA BIOTECNOLOGIA FA BENE ALLA SALUTE, DICE L'INDUSTRIA |
|
|
|
|
|
Bruxelles, 15 febbraio 2005 - La soluzione per colmare il divario con gli Usa nel campo delle biotecnologie è duplice, affermano i rappresentanti della European healthcare biotechnology: creare un mercato borsistico paneuropeo, ed 'europeizzare' il concetto Yic (Young Innovative Companies). Il punto della situazione è stato fatto in occasione del lancio di Bio Impact, il primo studio scientifico sull'impatto dei farmaci di origine biotecnologica sulla qualità della vita e la speranza di vita dei pazienti, svoltosi il 10 febbraio a Parigi e Bruxelles. Durante la manifestazione, l'industria biotecnologica ha anche sollecitato un sistema a livello europeo di rintracciabilità rapida per la registrazione dei prodotti innovativi e una politica comune per il rimborso dei prodotti innovativi da parte degli organismi nazionali di previdenza sociale. Il concetto Yic, che viene attualmente sviluppato in Francia, implica l'abolizione dei costi sociali, delle tasse sul reddito e delle tasse sulle plusvalenze per le aziende create negli ultimi 15 anni e che destinano almeno il 15% dei loro investimenti alla R&s (Ricerca e sviluppo). 'L'europa dev'essere indipendente nel settore sanitario, così come dev'esserlo nella difesa, afferma Philippe Pouletty, presidente di France Biotech e vicepresidente di Europabio (l'associazione delle bioindustrie). 'Il divario tra Ue e Usa in termini di biotecnologie è enorme, ed aumenta. Il rapporto tra investimenti nell'Ue e negli Usa è pari al 17%, una cifra certo non buona. Il Pil europeo è simile, ma la popolazione è maggiore, e se non vogliamo dipendere dalla R&s americana non possiamo permetterci di restare indietro'. Le biotecnologie sono un settore strategico, da cui nasce il 50% dei nuovi farmaci, in particolare quelli più innovativi (insulina, ormoni della crescita, vaccini, anticorpi monoclonali per il trattamento dei tumori, terapie cellulari). Circa 250 milioni di pazienti hanno già tratto benefici dai progressi delle biotecnologie, in termini di diagnosi e di trattamento. Secondo Bio Impact, le medicine offrono soluzioni terapeutiche più sicure ed efficienti ed effetti collaterali ridotti, specialmente nelle condizioni in cui la necessità insoddisfatta di medicinali è elevata (cancro, malattie cardiovascolari, diabete, emofilia, sclerosi multipla, epatite, anemia, malattie infiammatorie, deficienza di ormoni della crescita). Ma le biotecnologie sono utili anche in caso di malattie rare, che spesso sono di origine genetica. Nel campo delle biotecnologie, oltre 1.500 Pmi (Piccole e medie imprese) europee lavorano allo sviluppo di nuovi prodotti terapeutici. Secondo l'industria biotecnologica, è cruciale stimolare il contesto in cui operano queste aziende innovative e rafforzarne i legami con la ricerca accademica e l'industria farmaceutica. La biotecnologia è ad alta intensità di capitale; prima di completare lo sviluppo di nuovi farmaci, un'azienda può non guadagnare niente anche per dieci anni, e ciò richiede ovviamente investimenti importanti a lungo termine. Il settore industriale riconosce che il quadro europeo sta migliorando, ma sostiene che mancano ancora alcuni elementi fondamentali. 'Le aziende europee soffrono per la frammentazione degli asfittici mercati borsistici europei, e per il disinteresse degl'investitori nelle azioni tecnologiche. La strada del mercato azionario è indispensabile per la crescita delle aziende biotecnologiche, che hanno bisogno di capitale dell'ordine di varie centinaia di milioni di euro per sviluppare il primo farmaco e divenire redditizie. L'assenza di possibilità di accedere al mercato borsistico penalizza e compromette inoltre il finanziamento delle start-up biotecnologiche, dato che i capitali di rischio continuano a finanziare le aziende già esistenti piuttosto che quelle nuove', spiega France Biotech. Per soddisfare gli obiettivi di Lisbona, l'Europa deve far presa sul settore privato, specialmente in aree ad elevato potenziale di crescita, aggiunge Europabio: 'Le Yic hanno questo potenziale di crescita e restano una fonte largamente vergine d'innovazione e crescita occupazionale'. Secondo Europabio, le Yic costituiscono per i governi un investimento a reddito economico elevato. L'industria chiede inoltre che siano alleggerite le pratiche amministrative che oggigiorno scoraggiano lo sviluppo e che venga ridotto il tempo necessario per l'approvazione di un prodotto. Ysbrand Poortman, della Epposi (European platform for patient organisations, science and industry), ha chiesto un rimaneggiamento dell'attuale sistema di rimborso delle spese sanitarie per includervi anche i prodotti biotecnologici. 'Il sistema attuale finisce col 'chiudere la stalla quando i buoi sono scappati', ha detto Poortman. 'Grazie alle biotecnologie è possibile prevedere tempestivamente le malattie e cominciare il trattamento prima che il danno sia irreparabile. Dobbiamo lavorare su un nuovo sistema sanitario più orientato alla diagnosi precoce e alla prevenzione, più sensato dal punto di vista economico', ha aggiunto. Secondo l'industria, il pubblico dev'essere informato dei benefici delle biotecnologie. 'Ora che stiamo ottenendo risultati, dobbiamo dimostrare che ha un senso dare fiducia e soldi al settore', ha affermato Erik Tambuyzer, vicepresidente di Europabio. Riferendosi alla decisione belga del 10 febbraio di bloccare il rimborso dei farmaci biotecnologici, Tambuyzer ha dichiarato: 'Il problema è che si parla troppo dei pazienti ma troppo poco con i pazienti, le cui opinioni non vengono considerate. I pazienti e la loro qualità di vita sono ostaggio dei problemi finanziari'. In Europa, le biotecnologie stanno diventando importanti investitori nelle Tic (Tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni), anche se i prodotti biotecnologici non hanno ancora raggiunto i pazienti, si è lamentato Tambuyzer. La gente deve ricordare quello che le biotecnologie hanno già fatto per la società; ha aggiunto Johan Vanhemelrijck, segretario generale di Europabio. 'Il test diagnostico per controllare la qualità sanitaria del cibo è un prodotto biotecnologico, così come il test del Dna. Consideriamo questi strumenti del tutto normali, ma dobbiamo ricordare tutta la ricerca che abbiamo dovuto fare per arrivarvi. Il pubblico dimentica troppo rapidamente', ha concluso. Per ulteriori dettagli sull'indagine Bio Impact: http://www.Bioimpact.org |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
CREMONINI: NEL 2004 RICAVI, MARGINI E UTILE IN CRESCITA, IN NETTO CALO L'INDEBITAMENTO EBITDA A 125,1 MLN/€ NEL 2004 (117,7 MLN/€ NEL 2003) + 6,3% UTILE ANTE IMPOSTE A 41,8 MLN/€ NEL 2004 (20,2 MLN/€ UTILE ANTE IMPOSTE NORMALIZZATO 2003) |
|
|
|
|
|
Castelvetro di Modena, 15 febbraio 2005 - Il Consiglio di Amministrazione di Cremonini Spa si è riunito ieri per approvare la relazione trimestrale al 31 dicembre 2004. Principali risultati consolidati dell’esercizio 2004 I ricavi totali del Gruppo sono risultati pari a 1.993,1 milioni di Euro, in crescita dell’ 11,6% (1.786,2 mln/€ nel 2003). L’ebitda ha registrato un incremento del 6,3%, raggiungendo i 125,1 milioni di Euro (117,7 mln/€ nel 2003), mentre l’Ebit consolidato si è attestato a 69,8 milioni di Euro, in crescita del 13,0% (61,8 mln/€ nel 2003). Si conferma l’andamento positivo anche della gestione caratteristica, che ha raggiunto i 47,0 milioni di Euro, in aumento del 30,7% (35,9 mln/€ nel 2003). L’utile ante imposte e quote di terzi si è attestato a 41,8 milioni di Euro, più che raddoppiato rispetto all’utile ante imposte e quote di terzi normalizzato del 2003 pari a 20,2 milioni di Euro (risultato quest’ultimo depurato della plusvalenza netta straordinaria di 34,2 milioni di Euro relativa alla cessione di una quota di minoranza della controllata Marr Spa). La Posizione Finanziaria Netta del Gruppo si attesta a 425,8 milioni di Euro, in netto miglioramento non solo rispetto ai 496,0 milioni di Euro del 30 settembre 2004, ma anche ai 451,1 milioni di Euro del 31 dicembre 2003, a conferma dell’accresciuta capacità del Gruppo di generare cassa. Tale risultato assume ancor più rilevanza se si considera che il Gruppo, nel corso dell’anno, ha spesato investimenti per 60,6 milioni di Euro e distribuito dividendi per 21,0 milioni di Euro. Risultati consolidati del 4° trimestre 2004 Nel 4° trimestre 2004 i ricavi totali del Gruppo sono stati pari a 493,2 milioni di Euro, in crescita del 10,4% (446,9 mln/€ nel 2003). L’ebitda ha raggiunto i 27,5 milioni di Euro, in crescita dell’ 8,2% (25,4 mln/€ nel 2003), mentre l’Ebit si è attestato a 14,4 milioni di Euro (9,3 mln/€ nel 2003), con un incremento del 54,5%. L’utile ante imposte e quote di terzi nel trimestre in esame è stato di 3,0 milioni di Euro contro una perdita di 6,8 milioni di Euro nel 2003. Risultati consolidati dei tre settori di attività nell’ esercizio 2004 Prosegue la crescita nel settore della distribuzione, dove i ricavi sono stati pari a 794,8 milioni di Euro, in aumento del 6,8% (744,2 mln/€ nel 2003). L’ebitda ha raggiunto i 49,7 milioni di Euro (46,0 mln/€ nel 2003), mentre l’Ebit si è attestato a 38,9 milioni di Euro (34,4 mln/€ nel 2003). Il settore della produzione ha registrato ricavi totali per 1.005,2 milioni di Euro, in crescita del 16,9% (859,9 mln/€ nel 2003). L’ebitda si è attestato a 51,5 milioni di Euro (52,6 mln/€ nel 2003), mentre l’Ebit è risultato pari a 20,1 milioni di Euro (21,8 mln/€ nel 2003). Buona la performance registrata dal settore ristorazione, che ha realizzato un incremento dei ricavi del 14,1% raggiungendo i 268,2 milioni di Euro (235,1 mln/€ nel 2003). In aumento anche tutti i principali indicatori di redditività: l’Ebitda ha raggiunto i 26,5 milioni di Euro (22,3 mln/€ nel 2003), mentre l’Ebit si è attestato a 16,8 milioni di Euro (13,2 mln/€ nel 2003). Eventi successivi alla chiusura del 4° trimestre Il 18 gennaio 2005 è stata formalizzata l’acquisizione, da parte della controllata Marr del ramo di azienda di Sfera Srl per un controvalore di circa 6 milioni di Euro. La società, con sede a Riccione, opera nella distribuzione alimentare al foodservice e nel 2004 ha realizzato ricavi per oltre 30 milioni di Euro. Evoluzione prevedibile della gestione L’esercizio 2005 è iniziato positivamente per le società del Gruppo. Il management rimane orientato a perseguire politiche di sviluppo nei vari settori operativi, in un contesto di continuo miglioramento sia della redditività che dei principali indici finanziari. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
BIESSE: APPROVATI I RISULTATI DEL IV° TRIMESTRE 2004 RICAVI NETTI: € 97,9 MIL. EBITDA: € 11,4 MIL (11,7% DEI RICAVI NETTI) EBIT: € 7.5 MIL (7,6% DEI RICAVI NETTI) |
|
|
|
|
|
Pesaro, 15 Febbraio 2005 – Il Consiglio di Amministrazione di Biesse Spa, società pesarese quotata al segmento Star di Borsa Italiana, ha approvato ieri i risultati del Iv° trimestre 2004. Nel periodo Ottobre-dicembre 2004 si sono registrati: Ricavi netti per € 97,9 mil. (+ 2,8% rispetto allo stesso periodo 2003); Valore Aggiunto per € 32,9 mil. (+ 23,8% rispetto allo stesso periodo 2003); Ebitda per € 11.4 mil incidenza 11,7% (€ 2,2 mil il risultato allo stesso periodo 2003); Ebit per € 7.5 mil incidenza 7,6% (negativo per € 1,5 mil il risultato allo stesso periodo 2003); Utile ante imposte per € 7,1 mil (perdita per € 31,3 mil il risultato allo stesso periodo 2003). Per la sensibile variazione del perimetro di consolidamento tra l’esercizio del 2004 e quello del 2003 per il medesimo trimestre sono stati calcolati anche risultati pro-forma: Ricavi netti per € 97,8 mil. (+ 9,7% rispetto allo stesso periodo 2003); Valore Aggiunto per € 32,0 mil. (+ 25% rispetto allo stesso periodo 2003); Ebitda per € 10.9 mil incidenza 11,2% (€ 3,8 mil il risultato allo stesso periodo 2003); Ebit per € 7.1 mil incidenza 7,3% (€ 0,1 mil il risultato allo stesso periodo 2003); Utile ante imposte per € 6,7 mil (perdita per € 0,5 mil il risultato allo stesso periodo 2003). Conseguentemente i risultati consolidati al 31 Dicembre 2004 presentati al C.d.a. Di Biesse sono stati: Ricavi netti per € 312,5 mil. (+ 1,9% rispetto allo stesso periodo 2003); Valore Aggiunto per € 109 mil. (+ 9,3% rispetto allo stesso periodo 2003); Ebitda per € 25,9 mil incidenza 8,3% (€ 8,2 mil il risultato allo stesso periodo 2003); Ebit per € 13,4 mil incidenza 4,3% (negativo per € 5,9 mil il risultato allo stesso periodo 2003); Utile ante imposte per € 16,9 mil (perdita per € 43,7 mil il risultato allo stesso periodo 2003). Per lo stesso motivo di cui sopra, anche per il progressivo annuale sono stati calcolati risultati pro-forma: Ricavi netti per € 312 mil. (+ 12,2% rispetto allo stesso periodo 2003); Valore Aggiunto per € 107,6 mil. (+ 16% rispetto allo stesso periodo 2003); Ebitda per € 25,7 mil incidenza 8,3% (€ 14 mil il risultato allo stesso periodo 2003); Ebit per € 13,5 mil incidenza 4,3% (€ 1,2 mil il risultato allo stesso periodo 2003); Utile ante imposte per € 16,8 mil (perdita per € 5,8 mil il risultato allo stesso periodo 2003). La Posizione Finanziaria Netta al 31 Dicembre 2004 è negativa per € 44,5 milioni con un miglioramento ` dell’indebitamento netto rispetto allo stesso periodo del 2003 di € 62,2 mil. (-58,3%) Questo risultato estremamente positivo è solo parzialmente influenzato dal cashflow generato da operazioni straordinarie concluse durante l’esercizio 2004 (€ 27 mil per transazioni immobiliari) ed ha portato, insieme alla generazione di cassa derivante dalla gestione caratteristica, il gearing di Biesse a fine Dicembre 2004 a 0,44 contro l’1,33 di Dicembre 2003. “Siamo molto soddisfatti dei risultati economici e finanziari conseguiti nel 2004 anche oltre le nostre aspettative” commenta il Presidente di Biesse Roberto Selci. “L’importante recupero di redditività e la forte riduzione dell’indebitamento netto ci consentono di continuare sulla strada intrapresa con ancor maggiore convinzione per il raggiungimento dei nostri obiettivi a breve termine. E’ evidente che gli effetti virtuosi delle nostre politiche di ristrutturazione hanno generato diffusi recuperi di efficienza spingendoci a concentrare i nostri sforzi in questa direzione per accrescere la capacità di generare reddito e valore per gli azionisti.” |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
I RISULTATI DELLA PETIZIONE PER LA DIFESA E LO SVILUPPO DEL TESSILE-ABBIGLIAMENTO-MODA MADE IN ITALY IN ITALIA RACCOLTE, IN MENO DI UN MESE, CIRCA 100.000 FIRME |
|
|
|
|
|
Milano, 15 febbraio 2005 – Tito Burgi, Presidente Associazione Tessile Italiana, Valeria Fedeli, Segretaria Generale Filtea-cgil, Giorgio Giardini, Presidente Federazione Tessilvari, Pasquale Rossetti, Segretario Generale Uilta-uil, Sergio Spiller, Segretario Generale Aggiunto Femca-cisl, Paolo Zegna, Presidente Sistema Moda Italia, hanno presentato, in un incontro svoltosi al Circolo della Stampa di Milano, i risultati della raccolta di firme a sostegno della petizione congiuntamente lanciata a difesa del settore e le iniziative di mobilitazione e sensibilizzazione nei confronti delle Istituzioni nazionali ed europee in occasione del Textile day del 21 febbraio prossimo. Nell’incontro sono state spiegate le ragioni della mobilitazione, le preoccupazioni, le aspettative e gli impegni a difesa di un settore che, unanimemente, viene ritenuto strategico per il futuro industriale del Paese e che nel 2004, in Italia, ha fatturato complessivamente oltre 43 miliardi di euro, con circa 570 mila addetti occupati in 68.000 imprese e contribuisce per oltre 1/3 all’attivo della bilancia commericale italiana. Lunedì 21 febbraio le rappresentanze locali, nazionali ed europee del settore tessile-abbigliamento-moda presenteranno, ai molteplici organi istituzionali interessati, la raccolta di firme che, in meno di un mese, in Italia, ha visto l’adesione di oltre 100.000 persone, oltre all’adesione della totalità degli organismi dirigenti delle associazioni imprenditoriali e sindacali territoriali. A Roma, nella tarda mattinata del 21, è già programmato un incontro con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Nell’incontro verrà rilanciata la necessità di attivare un tavolo di confronto sui problemi del settore, già evidenziati nel documento di politica industriale sottoscritto congiuntamente lo scorso ottobre dalle Associazioni imprenditoriali e dai Sindacati del settore e trasmesso alla Presidenza del Consiglio. Smi, Ati e Tessilvari, assieme ad Euratex, l’organizzazione degli imprenditori tessili europei, e in accordo con le organizzazioni sindacali italiane ed europee di settore, con una petizione indirizzata alle Autorità comunitarie, ed in particolare al Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e al Commissario al Commercio, Peter Mandelson, sollecitano la rapida approvazione di misure proattive di tipo commerciale, industriale, sociale e regionale a sostegno dell’industria europea del tessile-abbigliamento-moda. La priorità, che la mobilitazione del settore si è data, è quella di affermare regole leali di concorrenza, a difesa della capacità creativa e di innovazione che sono il vero valore aggiunto della produzione italiana, più difficilmente imitabile rispetto ad altri fattori della produzione, perché è il frutto di un’accumulazione culturale di secoli finalizzata al bello e al buon gusto. A ciò è associato l’obiettivo di far passare, presso la Commissione Europea, come elemento determinante, la marchiatura d’origine dei prodotti. “Le informazioni che provengono dalle aziende tessili-abbigliamento-moda italiane – ha sostenuto Tito Burgi, Presidente dell’Associazione Tessile Italiana (Ati) - ci segnalano una situazione di preoccupazione ed incertezza. La debolezza del dollaro, e delle valute ad esso collegate, e la forza dell’euro accentuano le difficoltà determinate dall’intensificazione della competizione internazionale e dalla stagnazione che caratterizza alcuni dei più importanti mercati europei ed, in particolare, del mercato domestico. Si evidenziano andamenti diversi, soprattutto, a livello di singole imprese e tra specifici comparti. Va detto, comunque, nel 2004 non si è recuperato il terreno perduto nel biennio 2002-2003. Noi, consideriamo, perciò, strategico poter garantire al consumatore europeo, al pari dei consumatori di tutto il mondo, il diritto di conoscere la provenienza del prodotto che compra e l’equità del prezzo a lui richiesto”. “Gli organi rappresentativi europei – ha commentato Paolo Zegna, Presidente di Sistema Moda Italia (Smi) - hanno recentemente assunto prime, però non trascurabili, decisioni nei confronti delle nostre ragioni. Mi riferisco, ad esempio, alle modifiche approvate a livello europeo dal Consiglio Europeo Affari Generali e Relazioni Esterne dell'Unione Europea (Cagre) riguardanti l'adozione di un sistema di sorveglianza preventiva per le importazioni nella Comunità dei prodotti originari della Cina per tutto l'anno 2005. Monitoraggio che, ad un mese dal suo avvio, ci ha già segnalato l’esplosione di richieste di licenze per i 30 prodotti che erano, fino al 2004, soggetti a quote. Si tratta, come dicevo, di primi segnali di attenzione delle istituzioni nazionali e comunitarie, frutto soprattutto della nostra mobilitazione che non deve, perciò, proprio per questo, fermarsi e farsi, al contrario, ancor più articolata ed incisiva”. “La crescita irregolare della concorrenza – ha detto Giorgio Giardini, Presidente Federazione Tessilvari -, unita alla stagnazione dei consumi porta ad un netto ridimensionamento della nostra produzione, uno sfaldamento del know how del made in Italy a monte, alla fonte del sistema. Per le piccole aziende alle prese con un sistema bancario chiuso, l’incontro con il Governo e l’Ue deve portare a strumenti di sostegno agli investimenti necessari per subire l’onda d’urto e contro fattori di rischio ormai enormi”. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
S.M.I. – SOCIETÀ METALLURGICA ITALIANA S.P.A: ENTRANO NUOVI AMMINISTRATORI NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE, NEL QUADRO DELL’OPERAZIONE CHE HA DETERMINATO L’INGRESSO DI INTEK NEL CAPITALE SOCIALE DI G.I.M. SPA |
|
|
|
|
|
Firenze, 15 febbraio 2005 - Il Consiglio di Amministrazione di S.m.i.-società Metallurgica Italiana Spa si è riunito a Firenze il 14 febbraio 2005 ed ha preso atto delle dimissioni degli amministratori Joachim Faber, Gian Giacomo Faverio, e Rosolino Orlando. Il Consiglio ha rivolto agli amministratori uscenti un vivo ringraziamento per l’opera prestata ed ha quindi proceduto alla cooptazione dei nuovi Consiglieri: Mario D’urso, fino al 2001 Senatore della Repubblica e oggi amministratore di società internazionali; Marcello Gallo, Vice Presidente di Intek Spa e Amministratore Delegato di I2 Capital Spa; Vincenzo Manes, Presidente e Amministratore Delegato di Intek Spa e Presidente di I2 Capital Spa; Salvatore Orlando conserva la carica di Presidente della Società. Vincenzo Manes è stato nominato Vice Presidente con poteri di direzione, coordinamento e supervisione della gestione ordinaria nonché per la gestione della ristrutturazione delle attività finanziarie, industriali e patrimoniali della Società e del Gruppo. Pier Luigi De Angelis e Albert Scherger rimangono Amministratori Delegati; il primo, per la gestione ordinaria nell’area della finanza, dell’amministrazione e del controllo, il secondo, per la gestione ordinaria delle attività industriali e commerciali. Sono stati nominati anche il Comitato per la Remunerazione (composto da Mario d’Urso, Giuseppe Lignana e Alberto Pirelli) e il Comitato per il Controllo Interno (composto da Mario d’Urso, Marcello Gallo e Alberto Pecci). |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
“QUALE FUTURO PER LA SOCIALDEMOCRAZIA IN EUROPA?” |
|
|
|
|
|
Roma, 15 febbraio 2005 - È questo il titolo della conferenza-dibattito, promossa dal prof. Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes e dal dr. Michael Braun Direttore della Fondazione Ebert, che avrà luogo a Roma oggi alle ore 10,00 presso la Sala del Refettorio (Palazzo del Seminario - San Macuto - Camera dei Deputati - Via del Seminario,76). La conferenza sarà tenuta dal prof. Detlev Albers, membro della direzione nazionale Spd ed uno dei più stretti collaboratori del cancelliere tedesco Gerard Schroeder, il quale presenterà uno specifico progetto per il rilancio della politica socialdemocratica in Europa e per la riforma dello stato sociale. Il progetto, al quale hanno lavorato numerose Università ed esperti tedeschi, è stato messo a punto da una speciale Commissione Nazionale per i valori fondamentali promossa dall’Spd. Con questa proposta la Spd tedesca intende sollecitare lo sviluppo di una grande dibattito in tutta Europa su dei lineamenti progettuali ben definiti, che saranno appunto presentati in Italia dal prof. Albers. In questo modo i due Istituti, l’Eurispes e la Fondazione Ebert, intendono offrire un qualificato elemento di riflessione a quanti, nel nostro Paese, hanno partecipato e partecipano tutt’ora al dibattito politico sulla fine della Socialdemocrazia sollevato dalle dichiarazioni dell’On. Rutelli. La conferenza sarà seguita da un dibattito al quale partecipano: sen. Gianfranco Pagliarulo, direttore di Rinascita; Rina Gagliardi, già condirettore di Liberazione; Bruno Gravagnuolo, de l’Unità; Valentino Parlato, fondatore de Il Manifesto; Stefano Cingolani, condirettore de Il Riformista; Giuseppe Averardi, direttore di Ragionamenti. La Fondazione Ebert ha una lunga storia, perché fu fondata nel 1925, durante la Repubblica di Weimar con lo scopo di rafforzare lo spirito democratico della Germania uscita dalla prima guerra mondiale. Soppressa dai nazisti nel 1933 è stata rifondata nel 1947. Oggi è collegata a diverse accademie di studi, ha uffici in 80 paesi del mondo e si occupa principalmente delle questioni legate alla giustizia sociale, alla cultura democratica nello stato moderno, al governo dei processi di globalizzazione in chiave solidale. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INVITO A PRESENTARE OFFERTE PER SERVIZI STATISTICI SULLA RICERCA |
|
|
|
|
|
Bruxelles, 15 febbraio 2005 - La Commissione europea ha pubblicato un invito a presentare offerte per la fornitura di servizi d'informazione statistica a Eurostat nel settore della ricerca. Eurostat stima in circa 36 mesi la durata globale della fornitura di servizi, e l'invito è suddiviso in tre lotti: - statistiche su R&s (Ricerca e sviluppo), con un importo previsto disponibile di 330.000 euro: lavoro metodologico e di produzione nel settore delle statistiche su ricerca e sviluppo; - statistiche sull'innovazione, con un importo previsto disponibile di 120.000 euro: statistiche sull'innovazione - statistiche sulle risorse umane nel settore della scienza e della tecnologia, con un importo previsto disponibile di 360.000 euro: statistiche sulle risorse umane unicamente nel campo della scienza e tecnologia, con un determinato numero di incarichi da realizzare (produzione di statistiche annuali sulle risorse umane nel campo della scienza e della tecnologia, produzione di un determinato numero di statistiche su pubblicazioni incentrate sulle risorse umane nell'ambito della scienza e della tecnologia e trattamento dei nuovi dati raccolti in base ad un sondaggio relativo al dottorato post-universitario recentemente avviato). Per ulteriori dettagli: Commissione europea, Ufficio statistico (Eurostat), Att.: Direzione B, Mrs Y. Kemmerling-linssen, Unità B0, Ufficio A4/162, rue Alcide de Gaspari, L-2920 Lussemburgo, Tel +352-4301-33452 , Fax +352-4301-34771 E-mail: Estat-call-for-tenders-directorate-b@cec.eu.int |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ALITALIA: APPROVATA LA QUARTA TRIMESTRALE 2004: VALORE DELLA PRODUZIONE CONSOLIDATO PARI A 1.045 MILIONI DI EURO (-4%) INDEBITAMENTO FINANZIARIO NETTO PARI A 1.764 MILIONI DI EURO CON UN AUMENTO DI 52 MILIONI DI EURO RISPETTO ALLA SITUAZIONE AL 30 SETTEMBRE |
|
|
|
|
|
2004. Roma 15 febbraio 2005 - Il Consiglio di Amministrazione di Alitalia Linee Aeree Italiane S.p.a. Riunitosi ieri, presso la sede della Società, sotto la presidenza dell'ing. Giancarlo Cimoli ha approvato la relazione trimestrale al 31 dicembre 2004 della Compagnia. Il quarto trimestre 2004, periodo tipicamente caratterizzato da fenomeni di bassa stagionalità, ha registrato, a fronte di una sostanziale tenuta del valore assoluto dei proventi sui livelli del corrispondente trimestre dello scorso anno, i primi significativi recuperi ottenuti sul versante dei costi attraverso l'avvio delle misure di efficientamento previste dal Piano Industriale 2005-2008 che hanno di fatto più che controbilanciato i pesanti effetti della abnorme ascesa del prezzo del carburante nel periodo. Relativamente al risultato dell'intero esercizio 2004, le cui risultanze riflettono le note criticità che hanno impattato la prima parte dell'anno a seguito della contrapposizione degli agenti di viaggio al nuovo sistema di remunerazione dell'intermediazione adottato dalla Compagnia e il clima sindacale fortemente conflittuale, è stata registrata a livello di risultato ante componenti straordinarie ed imposte una perdita di 462 milioni di Euro, minore di 53 milioni di Euro rispetto a quanto consuntivato al 31 dicembre 2003. Più nel dettaglio le principali variabili economiche e finanziarie relative al quarto trimestre 2004 e all'intero esercizio 2004 possono così essere sintetizzate. Il valore della produzione nel trimestre è stato pari ad Euro 1.045 milioni con un decremento di Euro 39 milioni rispetto al medesimo periodo dello scorso anno (è opportuno segnalare che nel caso in cui venisse sterilizzato l'effetto delle nuove modalità di contabilizzazione dei diritti di imbarco` rispetto al precedente esercizio tale variazione risulterebbe positiva per 13 milioni di Euro). Relativamente al periodo gennaio - dicembre il valore della produzione del Gruppo, pari ad Euro 4.119 milioni, ha evidenziato un decremento di circa il 6% rispetto a quanto consuntivato lo scorso anno (che sterilizzando il menzionato criterio contabile muterebbe in una sostanziale conferma dei valori 2003). Il costo per consumi di materie e servizi esterni è stato pari ad Euro 797 milioni con un decremento di Euro 13 milioni rispetto al medesimo periodo dello scorso anno (è opportuno segnalare che nel caso in cui venisse sterilizzato l'effetto delle nuove modalità di contabilizzazione dei diritti di imbarco* rispetto al precedente esercizio risulterebbe un incremento per 36 milioni di Euro e che tale incremento sconta sia un costo per carburanti più elevato per ben 77 milioni di Euro sia una marcata flessione degli altri costi per 41 milioni di Euro pur in presenza di un aumento della capacità complessivamente offerta). Relativamente al periodo gennaio - dicembre il costo per consumi di materie e servizi esterni del Gruppo, pari ad Euro 3.035 milioni, ha evidenziato un decremento di circa il 7% rispetto a quanto consuntivato lo scorso anno. Il risultato operativo del trimestre è stato pari ad una perdita di Euro 89 milioni in leggero miglioramento rispetto al risultato del quarto trimestre dello scorso anno che aveva evidenziato una perdita pari a 111 milioni di Euro. Nei dodici mesi del 2004 la perdita operativa del Gruppo è stata pari ad Euro 402 milioni con un peggioramento di 18 milioni di Euro rispetto al risultato consuntivato al 31 dicembre 2003 (perdita operativa di 384 milioni di Euro). Il risultato prima delle componenti straordinarie e delle imposte del trimestre è stato negativo per 104 milioni di Euro con un miglioramento di 46 milioni di Euro rispetto alla perdita di 151 milioni di Euro dello scorso anno generato principalmente da minori ammortamenti (effetto del drastico blocco degli investimenti) e variazione positiva delle partite finanziarie nette (azzeramento degli oneri netti per acquisto/vendita di valuta a termine ed opzioni). Tale risultato nell'intero anno 2004 è stato negativo per 462 milioni di Euro con un miglioramento di 53 milioni di Euro rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. L'indebitamento finanziario netto è aumentato dal 30 settembre 2004 di 52 milioni di Euro attestandosi al 31 dicembre 2004 a 1.764 milioni di Euro (le disponibilità e crediti finanziari a breve del Gruppo nel medesimo periodo sono rimasti relativamente stabili passando da 96 milioni di Euro a 93 milioni di Euro). Il totale degli investimenti nel quarto trimestre del 2004 è stato pari a 24 milioni di Euro (il totale degli investimenti per l'anno 2004 si è perciò attestato a 197 milioni di Euro). La forza media retribuita del Gruppo nel quarto trimestre del 2004 è stata pari a 19.896 unità, con un decremento di 862 unità rispetto all'analogo periodo dell'esercizio precedente (617 unità afferenti il personale di terra di cui 39 dirigenti e 245 afferenti il personale di volo). La forza puntuale del Gruppo al 31 dicembre 2004 era pari a 20.575 unità con una flessione di 1.625 unità rispetto a quanto consuntivato al termine del corrispondente periodo del 2003. La flotta operativa al 31 dicembre 2004 si componeva di 184 aeromobili, con un'età media di 9,6 anni, dei quali 156 dedicati al breve/medio raggio e 28 al lungo raggio. Per quanto concerne l'evoluzione del traffico e del network nel settore passeggeri, comparto dal quale trae sostanzialmente origine il risultato gestionale del Gruppo Alitalia, da ottobre a dicembre, è stata immessa sul mercato, complessivamente, capacità aggiuntiva pari ad un incremento del 12,8% nei confronti del corrispondente trimestre dello scorso esercizio. Pur con sensibili variazioni tra i vari settori di rete, a tale introduzione di capacità addizionale, ha fatto riscontro, una crescita del trasportato (espresso in tonnellate chilometro) del 10,3%, con una conseguente riduzione del coefficiente di riempimento di 1,6 punti percentuali (dal 70,8% al 69,2%). In parallelo, il fenomeno, ormai da tempo in corso, rappresentato dall'erosione dei proventi unitari (yield) ha fatto registrare un calo del 8,9% nei confronti del quarto trimestre dello scorso esercizio, più accentuato in ottobre e con una dinamica in ripresa all'interno del trimestre. Relativamente al settore nazionale il Gruppo Alitalia è riuscito a mantenere nel trimestre uno share di traffico pari al 53,2% sostanzialmente in linea con il dato consuntivato nel medesimo periodo dello scorso esercizio. Nel trimestre a fronte di un decremento dell'offerto del 4,1% è stata riscontrata una perdita di traffico limitata al 2,2% con un incremento del coefficiente di riempimento di 1,2 punti percentuali. Per quanto riguarda il settore internazionale (Europa, Nord Africa e Medio Oriente), ad una crescita dell'offerto nel quarto trimestre complessivamente pari al 8,7% ed attuata prevalentemente sul comparto europeo, ha corrisposto un poco meno che proporzionale aumento del traffico, pari al 7,7%, con una conseguente flessione del coefficiente di occupazione di circa 0,6 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2003 (dal 63,7% al 63,2%). Sul settore intercontinentale è proseguita anche nel corso del quarto trimestre 2004 la politica di forte investimento in capacità addizionale (+24,6%) che aveva contraddistinto i mesi precedenti. Ad essa ha fatto riscontro una risposta del traffico percentualmente inferiore (+16,5%), che scontando anche il fisiologico periodo necessario all'avviamento e all'assestamento delle nuove rotte, si è riflessa in una diminuzione del load factor di 5,3 punti percentuali (dall'81,1% al 75,9%). Relativamente alla prevedibile evoluzione della gestione, la relazione trimestrale approvata in data odierna dal Consiglio di Amministrazione ha dato indicazione che per l'esercizio in corso si prevede una ulteriore accelerazione delle misure di efficientamento ed il conseguimento di risultati economici sensibilmente più positivi di quelli del 2004 ancorché non ancora tali da consentire di raggiungere il pareggio a livello di risultato netto. A ciò contribuirà in maniera significativa il consistente miglioramento atteso per la gestione industriale, con un risultato operativo, sebbene ancora negativo, nell'ordine dei 100 milioni di Euro. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
IL PRESIDENTE DELL’ENAC HA CHIESTO L’IMMEDIATA VERIFICA DEL RITARDO NEI SERVIZI DI HANDLING ALL’AEROPORTO DI PALERMO |
|
|
|
|
|
Roma, 15 febbraio 2005 - Il Presidente L’ente Nazionale per l'Aviazione Civile, On. Prof. Vito Riggio, a seguito del ritardo riscontrato il 13 febbraio presso l’Aeroporto di Palermo nelle operazioni di sbarco dei passeggeri di un volo Meridiana, ha interessato immediatamente la Direzione Generale dell’Enac affinché verificasse le cause che hanno comportato tali disagi agli utenti, invitando anche la Direzione dell’Aeroporto a continuare nell’azione di incisiva vigilanza sui servizi di handling dello scalo. Nel pomeriggio di ieri, infatti, si è verificato un disservizio da attribuire ad un mal funzionamento della scala anteriore di un aeromobile Md 80, aeromobile dotato di scala propria, operato da Meridiana. Dato l’inagibilità della scala in dotazione, è stato richiesto alla Pae Mas, la società che cura l’handling di Meridiana a Palermo, di mettere a disposizione una scala per lo sbarco dei passeggeri. La Pae Mas, non ancora dotata di scala propria per le operazioni di imbarco e sbarco con aeromobili di questo modello, ha dovuto acquisirla dall’Alitalia, determinando così un ritardo nello sbarco dei passeggeri a bordo. A seguito di quanto accaduto, la Direzione dell’Aeroporto di Palermo ha richiesto alla Pae Mas di dotarsi al più presto anche di scale per Md 80 per evitare che accadano nuovamente disservizi che comportano disagi agli utenti. La società di handling oggi ha reso noto che entro la fine del mese in corso acquisiranno la disponibilità anche di tale attrezzatura. Secondo quanto concordato in prefettura durante l’incontro di venerdì scorso in merito alla vicenda Pae Mas, continua l’azione dell’Enac di attenta verifica e monitoraggio dei servizi resi da tale società, anche alla luce della visita ispettiva disposta dalla Direzione Generale dell’Enac sulla attività operativa della Pae Mas, ispezione che ha fatto emergere alcune carenze ed ha portato all’attivazione dei dovuti provvedimenti correttivi delle problematiche rilevate. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
DELTA OPERERA’ CON BOEING 777 LA ROTTA MILANO-ATLANTA - DAL 2 MAGGIO PER I MESI ESTIVI - |
|
|
|
|
|
Milano, 15 febbraio 2005 - Dal prossimo 2 Maggio, e fino al 30 settembre, Delta opererà la rotta Milano – Atlanta con Boeing 777 per il secondo anno consecutivo. “In seguito al successo dello scorso anno, anche per la stagione estiva 2005 la rotta Milano – Atlanta sarà servita da Boeing 777. Con l’introduzione di questo aeromobile, saremo in grado di offrire una maggiore capacità su una rotta molto richiesta” dice Patrizia Ribaga – Direttore Commerciale Delta in Italia. “Atlanta, il più grande aeroporto del mondo, è il nostro hub principale da cui, grazie alla recente riorganizzazione dell’operativo voli, offriamo ai nostri passeggeri oltre 1000 voli per più di 170 destinazioni”. I passeggeri italiani possono raggiungere con un solo comodo scalo tutte le maggiori destinazioni degli Stati Uniti tra cui Los Angeles, San Francisco, Las Vegas, Orlando e New Orleans. L’aeromobile, da 268 posti, sarà configurato in due classi di servizio: Businesselite ed Economy. La classe Businesselite offre sul B-777 50 posti con una distanza fra i sedili di 152 cm, una reclinabilità di 160 gradi ed una disposizione 2x2x2 che significa non avere sedili centrali. I posti in classe economica sono invece 225 con una distanza fra i sedili di 84 cm. Ogni poltrona anche in classe economica è dotata di schermo personale. Delta opera voli non-stop da Milano per Atlanta e New York (Jfk). Delta vola inoltre da Roma per New York, Cincinnati e Atlanta, che per l’estate 2005 verrà servita da due collegamenti giornalieri. Da Venezia, Delta offre un collegamento giornaliero per New York. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
CIRCOLARE SULLA DECURTAZIONE DEI PUNTI DALLA PATENTE |
|
|
|
|
|
Roma, 15 febbraio 2005 - Il 4 febbraio scorso, il Ministro dell'Interno ha emanato una circolare per chiarire le modalità di esecuzione della recente sentenza n. 27 depositata il 24 gennaio 2005 della Corte Costituzionale sulla patente a punti. La Circolare chiarisce che, per quanto riguarda gli effetti della sentenza sui provvedimenti di decurtazione già comunicati agli interessati, sono in corso valutazioni congiunte con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per definire le procedure operative necessarie a dare attuazione alla sentenza. Secondo la Consulta il proprietario deve comunque fornire, entro 30 giorni, il nome e il numero della patente di chi ha commesso la violazione, ma se non lo fa scatta per lui la sola sanzione pecuniaria. I punti della patente possono quindi essere tolti solo se il guidatore è stato identificato nel commettere l'infrazione. Http://www.governo.it/governoinforma/dossier/patente/index.html |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
CONSUMI DI ENERGIA ELETTRICA: +1,5% A GENNAIO IN AUMENTO LE IMPORTAZIONI DI ELETTRICITÀ: +11% ANCHE A SEGUITO DELL’ENTRATA IN SERVIZIO DELLA NUOVA LINEA ELETTRICA FRA ITALIA E SVIZZERA |
|
|
|
|
|
Roma, 15 febbraio 2005 – Più 1,5% è la crescita della domanda di energia elettrica nel mese di gennaio 2005 rispetto allo stesso mese del 2004. Il totale dell’energia richiesta in Italia è stato pari a 27,9 miliardi di kWh. Il risultato, ottenuto a parità di giornate lavorative, ha risentito di fattori climatici (temperatura media mensile inferiore di un grado rispetto a gennaio 2004). Depurata da questo effetto la variazione è pari a +0,9%. Dall’analisi effettuata dal Gestore della rete emerge che a livello territoriale la crescita dei consumi, registrata a gennaio 2005 rispetto a gennaio 2004, ha interessato tutto il territorio nazionale: +0,8% al Nord, +1,1% al Centro, +3,3% al Sud. I 27,9 miliardi di kWh richiesti risultano distribuiti per il 45,4% al Nord, per il 29,3% al Centro e per il 25,3% al Sud. Rispetto a gennaio 2004, la dinamica tendenziale della richiesta di energia elettrica sul territorio ha fatto registrare un +10,9% in Sardegna. Nel mese di gennaio 2005 il fabbisogno nazionale di energia elettrica è stato coperto per l’83,4% con la produzione nazionale e per la quota restante (16,6%) dal saldo con l’estero, in sensibile crescita (+11%) rispetto a gennaio 2004. Ciò è stato determinato anche dall’entrata in servizio della nuova linea elettrica “S. Fiorano – Robbia”, di interconnessione tra Italia e Svizzera. Complessivamente la produzione nazionale netta (24,3 miliardi di kilowattora) è rimasta invariata rispetto a gennaio 2004. Si sono registrati incrementi per la produzione idroelettrica (+7,9%) ed eolica (+7,4%); in calo, invece, la produzione termoelettrica (-1,4%) e geotermoelettrica (- 1,7%). Nel mese di gennaio 2005 la potenza massima richiesta sulla rete elettrica ha toccato i 53.283 megawatt. Tale valore, raggiunto martedì 18 alle ore 18, è superiore del 2,4% rispetto al valore registrato alla punta del corrispondente mese dell’anno precedente. Il profilo congiunturale della domanda elettrica ha segnato una lieve crescita (+0,2%) rispetto al mese precedente. L’analisi dettagliata dell’andamento dei consumi elettrici mensili è disponibile nella pubblicazione “Rapporto Mensile sul Sistema Elettrico”, sul sito www.Grtn.it alla voce “dati statistici”. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INAUGURATA LA NUOVA SALA TELECONTROLLO DI AEM TORINO DISTRIBUZIONE |
|
|
|
|
|
Torino, 15 febbraio 2005 – Ieri, il Sindaco di Torino Sergio Chiamparino e il Presidente di Aem Torino Franco Reviglio hanno inaugurato la nuova sala telecontrollo di Aem Torino Distribuzione che governa l’intero sistema elettrico urbano. Si tratta di un complesso di circa 5.000 chilometri di linee elettriche in media e bassa tensione, alle quali vanno aggiunti i quasi 2.000 chilometri di linee elettriche dedicate agli impianti di illuminazione pubblica. La sala, attiva 24 ore su 24, dispone di 19 postazioni di comando e telecontrollo, realizzate adottando soluzioni tecnologiche di avanguardia. Oltre alla gestione delle reti, le tecnologie adottate consentono di ottimizzare anche il coordinamento degli interventi di natura tecnica effettuati sul territorio ed in particolare quelli riguardanti il pronto intervento. Questi interventi di telecontrollo si svolgono anche attraverso la localizzazione satellitare Gps che permette l’individuazione in tempo reale degli equipaggi sul territorio, in modo tale da orientarne l’azione secondo criteri di priorità, velocità ed efficacia. L’obiettivo è ridurre quanto più possibile i tempi di azione e, conseguentemente, i possibili disagi per i Cittadini in termini di mancata fornitura elettrica. Questa maggiore efficienza nella qualità e continuità del servizio, è stata recentemente premiata dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, che ha riconosciuto ad Aem D, per il secondo anno consecutivo, un premio di 1,5 milioni di euro, per la riduzione del numero dei guasti e per la tempestività degli interventi di ripristino. Si tratta di un passo avanti nell’attuazione del piano pluriennale di investimenti volto all’integrazione delle reti ex Aem ed ex Enel, varato nel 2002 a seguito dell’acquisto della rete ex Enel di Torino. - Aem Torino in questi ultimi anni è divenuta a tutti gli effetti una realtà industriale in forte crescita nella realtà economica piemontese. - ha commentato il Presidente e Amministratore Delegato di Aem Torino, Franco Reviglio - Grazie agli investimenti nelle centrali di Moncalieri e di Pont Ventoux, in Edipower, nella centrale del Politecnico e nella rete di distribuzione del teleriscaldamento, la capacità di generazione elettrica aumenta di oltre tre volte e il teleriscaldamento si sviluppa ulteriormente nella Città, coprendo Torino Centro. La crescita di Aem Torino è apprezzata dal mercato. Nell’ultimo anno il valore del titolo Aem Torino è cresciuto del 65%, oltre tre volte l’incremento dell’indice Mibtel (20%). - - La centralità del Cliente – osserva la Presidente di Aem D, Anna Ferrero - ed il mantenimento di elevati standard di qualità del servizio sono gli obiettivi a cui Aem D ispira costantemente la propria azione. Ciò anche in considerazione del fatto che la qualità di servizi come il nostro concorre in modo rilevante ad attrarre nuovi investimenti sul territorio, oltre che a migliorare la vita dei Cittadini - - Aem D è impegnata attivamente per migliorare i propri già eccellenti standard di qualità sulla rete di Torino – ha aggiunto l’Amministratore Delegato di Aem D, Roberto Garbati – grazie ad una politica di consistenti investimenti in tecnologie e know how ed alle riconosciute capacità dei propri tecnici e del personale operativo. - |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
IN VIGORE DAL 16 FEBBRAIO 2005 IL PROTOCOLLO DI KYOTO |
|
|
|
|
|
Roma, 15 febbraio 2005 - Il Protocollo di Kyoto, firmato nel dicembre 1997 e in vigore dal 16 febbraio 2005, contiene obiettivi legalmente vincolanti e decisioni sull'attuazione operativa di alcuni degli impegni della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (United Nation Framework Convention on Climate Change). Il Protocollo impegna i Paesi industrializzati e quelli a economia in transizione (i paesi dell'Est europeo) a ridurre complessivamente del 5,2 per cento le principali emissioni antropogeniche di gas serra entro il 2010 e, più precisamente, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2012. Il paniere di gas serra considerato nel Protocollo include sei gas: l'anidride carbonica, il metano, il protossido di azoto, i fluorocarburi idrati, i perfluorocarburi e l'esafloruro di zolfo. Http://www.governo.it/governoinforma/dossier/kyoto_protocollo/index.html |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
L'ISTRUZIONE SUPERIORE DEV'ESSERE AL CENTRO DELL'AGENDA DI LISBONA, AFFERMA FIGEL' |
|
|
|
|
|
Bruxelles, 15 febbraio 2005 - Ján Figel', commissario europeo per Istruzione, formazione, cultura e multilinguismo, ha chiesto che, pur concentrandosi sulla ricerca, l'agenda di Lisbona non accantoni l'istruzione superiore. 'Maggiori investimenti nella ricerca e nell'istruzione superiore debbono andare di pari passo, e dovrebbero servire in larga misura a riformare e rinnovare il settore per orientarlo verso qualità, eccellenza, flessibilità, adattamento e apertura all'Europa e al mondo', ha detto il commissario. Figel' ha approfittato della sua presentazione per sottolineare il ruolo fondamentale dell'istruzione superiore per una maggiore competitività, ribadendo che nella nuova e riorientata strategia di Lisbona il ruolo delle università per il futuro dell'Europa conserva la stessa importanza di prima. Il commissario ha indicato che l'istruzione superiore è in effetti al centro della strategia di Lisbona, e si è rallegrato per la partecipazione attiva dei colleghi della Commissione alla riforma del settore: '[Le] strategie per il futuro sviluppo dell'istruzione superiore non sono, all'interno della Commissione europea, un compito limitato all'educazione. È dunque della massima importanza la partecipazione di direttori e personale delle altre direzioni generali responsabili delle politiche e del finanziamento di ricerca, occupazione, crescita economica e sviluppo regionale'. Buona parte della ricerca necessaria per creare un'Europa della conoscenza viene condotta nelle università. Figel' lo ha ricordato facendo riferimento alla valutazione della strategia di Lisbona, condotta nel 2004 da Wim Kok: 'Il recente rapporto del gruppo ad alto livello presieduto da Wim Kok ha sottolineato l'importanza di creare un sistema di R&s (Ricerca e sviluppo) estremamente performante; non vi sono dubbi su tale necessità, ma il rapporto di Kok ha dimenticato di sottolineare esplicitamente che vi si può arrivare solo con un sistema solido e dinamico d'istituti d'istruzione superiore'. Il commissario ha dichiarato che gl'istituti d'istruzione superiore in Europa sono ora in una nuova fase di crescita, ma che a livello nazionale bisogna fare di più per ottimizzare il processo. La riforma si è bloccata per le restrittive norme nazionali e per la mancanza dei fondi necessari ad aumentare la flessibilità dei programmi di studio, formare il personale universitario alla gestione professionale, creare un sistema di reclutamento degli studenti e le strutture di sostegno, rafforzare l'immagine delle università all'estero. Ciò 'pone sul tappeto il problema dell'autonomia e della governance: l'autonomia delle università non è una sorta di nostalgico privilegio medioevale, ma una caratteristica riconosciuta nel tempo perché ha una sua ragione d'essere, mettere l'istruzione superiore e la ricerca in condizione di offrire il massimo contributo alla società', ha detto Figel'. '[L']autonomia è oggi una condizione fondamentale per l'adattabilità; ecco perché bisognerebbe occuparsene oggi nell'ottica specifica dell'adattabilità e dello stimolo al cambiamento', ha aggiunto. Il commissario ha sottolineato che non sta chiedendo che tutte le università mirino agli stessi obiettivi e seguano lo stesso percorso. 'L'uniformità porta ad escludere tutti coloro che non sono in sintonia con l'unico modello disponibile', ha ribadito, spiegando che considera più utile una maggiore diversità per quanto riguarda i gruppi beneficiari, i punti di entrata e uscita, il contenuto, i metodi di apprendimento, e il tipo di ricerca. Rendere le università europee le più attraenti al mondo può essere una sfida difficile, con gli Stati Uniti che investono nel loro sistema d'istruzione somme sensibilmente più elevate. In confronto al 2,3% degli Usa, l'Europa investe nelle università in media l'1,1% del Pil, e in alcuni Stati membri la percentuale è inferiore all'1%. 'Temo che, se non dispongono dei mezzi finanziari necessari [per la riforma], le università di alcuni paesi possano trovarsi in svantaggio permanente rispetto alle altre', ha detto Figel'. Http://www.cordis.lu/era/universities.htm |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ACCORDO INDIA-ITALIA PER LA RICERCA. IL MINISTRO LETIZIA MORATTI: "CENTINAIA DI RICERCATORI ITALIANI E INDIANI COLLABORERANNO NEL QUADRO DI UN'INTESA PER LO SPAZIO E DI SETTE ACCORDI DI SETTORE; 180 BORSE DI DOTTORATO E POST-DOC PER GIOVANI INDIANI" |
|
|
|
|
|
Roma, 14 febbraio 2005 - Un protocollo d'intesa interministeriale e otto accordi di settore per la cooperazione scientifica tra Italia e India, laboratori di ricerca congiunti, oltre 180 borse di dottorato e post-doc offerte dal nostro Paese a favore di giovani indiani che verranno a fare ricerca in Italia, con un impegno finanziario di tre milioni di euro all'anno per due-tre anni: questi i risultati degli accordi sottoscritti a New Delhi, alla presenza del Primo Ministro indiano Singh, dal Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Letizia Moratti, dal Ministro indiano della Scienza e della Tecnlogia Shri Kapil Sibal e da alcuni tra i più importanti atenei ed enti di ricerca italiani e indiani. "Sono molto soddisfatta", ha detto il Ministro Moratti, "perché questi nuovi accordi consolidano la nostra politica internazionale di ricerca, incentrata sulla collaborazione bilaterale e sull'istituzione di laboratori congiunti su base paritetica, sotto il profilo sia scientifico sia finanziario. Tale politica consente per la prima volta di avere importanti ricadute scientifiche ed economiche nel nostro Paese". "Le intese sottoscritte in India", ha aggiunto il Ministro, "che permetteranno a centinaia di ricercatori italiani e indiani di collaborare nei settori dell'osservazione della terra, dell'Ict, della neuro e della bioinformatica, vanno ad aggiungersi a quelli con altri tra i più prestigiosi centri di ricerca a livello mondiale degli Stati Uniti, di Israele e del Giappone. Elemento di novità negli accordi India-italia è l'individuazione di alcuni settori, quali l' elettronica, l'automazione, la motoristica e l'agro-alimentare, nei quali la Confindustria si è impegnata ad attivare, a favore degli assegnatari delle borse di studio, periodi di stage e tirocini in aziende". Ma ecco nel dettaglio, suddivisi per settore, gli accordi sottoscritti. Esplorazione dello spazio ed osservazione della Terra, accordo tra Agenzia Spaziale Italiana ed Indian Space Research Organization. Saranno coinvolti centinaia di ricercatori dei due Paesi. Applicazioni previste: monitoraggio delle variazioni climatiche, ambientali e delle aree agricole. Informatica e matematica applicata (Università di Udine e Birla Science Centre). Saranno impegnati 40 ricercatori per un impegno complessivo 3,2 milioni di euro. Applicazioni previste: sviluppo di tecnologie multimediali per il web; librerie digitali; musei virtuali. Tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (Scuola Superiore Sant'anna di Pisa ed Indian Institute of Technology). Applicazioni: ingegneria biomedica; telemedicina; apprendimento a distanza. Neuroinformatica (Cnr - Itb, Institute of Biomedical Technology e National Brain Research Centre). Saranno coinvolti 14 ricercatori per un impegno complessivo di 1,8 milioni di euro. Applicazioni previste: comprensione del funzionamento del cervello umano in farmacologia. Bioinformatica (Cnr - Itb, Institute of Biomedical Technology ed University of Pune). Saranno coinvolti 28 ricercatori per un impegno complessivo di 4,2 milioni di euro. Applicazioni: genomica e post-genomica. Micro-electro-mechanical systems Mems (Itc - Irst di Trento ed Indian Institute of Technology). Saranno coinvolti 40 ricercatori; impegno complessivo 2,5 milioni di euro. Applicazioni previste: micro-sensori; micro-attuatori; micro-laboratori di analisi biologica. Tecnologie per il web (Università di Trento e Tata Institute of Fundamental Research). Saranno impegnati 30 ricercatori; impegno complessivo cinque milioni di euro. Applicazioni previste: controllo dell'ambiente; e-government; telemedicina. Tecnologie di rete - Grid (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Department of Atomic Energy of India). Saranno coinvolti 40 ricercatori; impegno complessivo tre milioni di euro. Applicazioni previste: uso intensivo di risorse remote di computer. Per quanto riguarda le borse di studio di dottorato o post-doc, cento (15.000 euro l'anno ciascuna per tre anni) saranno messe a disposizione dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca; 50 (mediamente 20.000 euro annui ciascuna) saranno messe a disposizione dagli enti di ricerca (Cnr-itb, Asi, Infn, Università di Udine, Scuola Superiore Sant'anna, Irst di Trento, Università di Trento). A queste 150 borse se ne aggiungono otto di post-doc (25.000 euro l'anno per due anni) messe a disposizione da parte di fondazioni bancarie e 25 offerte dal Politecnico di Milano (10.000 euro l'anno ciascuna per due anni) destinate ad altrettanti studenti di ingegneria edile e ingegneria gestionale. Frattanto, il Ministro Letizia Moratti, nel corso della sua visita in India che si concluderà mercoledì, ha inaugurato oggi con il Presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo l'Italian Business Centre alla Fiera di New Delhi, dove si stanno svolgendo incontri bilaterali tra imprenditori italiani e indiani. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
TRE INIZIATIVE SDA BOCCONI NEL MESE DI MARZO, PER UN TOTALE DI DIECI GIORNATE DI FORMAZIONE. VALUTAZIONE DEGLI INVESTIMENTI FINANZIARI – CORSO BASE RISCHIO OPERATIVO IN BANCA: MISURAZIONE E GESTIONE ASSET MANAGEMENT PER LA CLIENTELA ISTITUZIONALE |
|
|
|
|
|
Milano, 15 febbraio 2005 – “Valutazione degli investimenti finanziari – Corso Base”, “Rischio Operativo in banca: misurazione e gestione”, “Asset Management per la clientela Istituzionale” sono gli argomenti dei corsi organizzati dalla Divisione Intermediari Finanziari, Banche e Assicurazioni della Sda Bocconi. “Valutazione degli investimenti finanziari – Corso Base”, che si terrà a Milano dal 7 all’11 marzo p.V., approfondisce i molteplici aspetti connessi all’operatività sui mercati finanziari degli investitori individuali. Il corso intende illustrare in modo unitario le logiche di valutazione degli investimenti per approfondire successivamente gli aspetti peculiari che caratterizzano gli strumenti obbligazionari e azionari. Destinatari del corso sono: tutti quelli che vogliono costruirsi in materia una solida base di conoscenze operative e articolate. In particolare coloro che sono in contatto con il pubblico degli investitori individuali e che ne possono orientare le scelte di investimento. “Rischio Operativo in banca: misurazione e gestione” che si terrà a Milano dal 14 al 16 marzo p.V., è finalizzato all’analisi del rischio operativo, business continuity e rischio reputazionale in banca, con particolare riferimento alle soluzioni più idonee e coerenti con le organizzazioni operanti nel settore creditizio. Infine verranno evidenziate le implicazioni organizzative dell’operational risk management. Destinatari del corso sono: tutti gli interessati al risk management bancario e ai sistemi di auditing cui è collegato il rischio operativo, nonché coloro che rientrano attivamente nel processo (es. Operatori dei sistemi informativi e dell’organizzazione). “Asset Management per la clientela Istituzionale” che si terrà a Milano dal 15 al 18 marzo p.V., si propone di sviluppare le competenze necessarie per identificare gli obiettivi di ogni investitore istituzionale e per tradurre questi ultimi nei mandati conferiti ai gestori selezionati. L’iniziativa approfondisce, inoltre, le logiche e gli strumenti utili per effettuare la selezione, il blending e il controllo dei gestori. Destinatari del corso sono: i financial manager delle istituzioni deleganti, i sales dei gestori abilitati (Banche, Società di Gestione del Risparmio, Sim, Compagnie di Assicurazione) e gli addetti delle società di advisory per la clientela istituzionale Per informazioni tel. : 02.5836.6791, 6793, 6794 www.Sdabocconi.it/diba/cs020 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INNOCENZO GASPARINI INSTITUTE FOR ECONOMIC RESEARCH (IGIER) E UNIVERSITÀ BOCCONI: CONVEGNO SUL TEMA: “PER L’INTEGRAZIONE INTERNAZIONALE DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA ITALIANA” |
|
|
|
|
|
Milano, 15 febbraio 2005 - In occasione del ventennale della scomparsa di Innocenzo Gasparini, Rettore della Bocconi dal 1975 al 1984, l’Innocenzo Gasparini Institute for Economic Research (Igier) dell’Università Bocconi organizza un convegno per ricordare la sua figura e per discutere dello stato di internazionalizzazione del sistema universitario italiano. La presentazione del paper Lo splendido isolamento dell’Università italiana darà, infatti, il via a una discussione su temi quali la fuga dei cervelli, la produttività scientifica in Italia e la capacità di attrarre risorse e talenti dall’estero. Innocenzo Gasparini fu uno dei primi neolaureati nel dopoguerra a proseguire gli studi all’estero, a Stanford negli Usa, e la vocazione per l’internazionalizzazione distinse tutta la sua carriera accademica. Gasparini è stato infatti pioniere dell’integrazione internazionale della ricerca economica, promovendo rapporti accademici internazionali ed introducendo in Italia modelli di ricerca e organizzazione accademica captati all’estero. Martedì 15 febbraio, ore 14.30, Aula D, Università Bocconi, Via Sarfatti 25, Milano Programma: Introduzione Mario Monti, Presidente Università Bocconi; Presentazione del paper ‘Lo splendido isolamento dell’Università italiana’ Andrea Ichino, Istituto Universitario Europeo, Roberto Perotti, Igier Bocconi. Tavola rotonda: Roberto Artoni, Università Bocconi; Maurizio Cornalba, Università di Pavia; Vittorio Grilli, Ragioniere Generale dello Stato; Alberto Mantovani, Università degli Studi di Milano e Istituto Mario Negri; Andrea Sironi, Sda Bocconi: ‘Quando i Maestri erano ragazzi. Innocenzo Gasparini e i pionieri dell’integrazione internazionale in Economia’ Marzio A. Romani, Università Bocconi. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
JOB MEETING TORINO – 24 FEBBRAIO 2005 |
|
|
|
|
|
Torino, 15 febbraio 2005 - Il 24 febbraio 2005 avrà luogo, presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Torino, in C.so Unione Sovietica 218 bis, la Iia edizione di Job Meeting Torino – giornata di incontro tra aziende, laureati e studenti. Tale incontro rientra organicamente nel Job Meeting Network, organizzato da Cesop Communication (info@cesop.It) in alcune delle più importanti Università italiane. La manifestazione, con accesso libero e gratuito e orario continuato dalle 9.00 alle 18.00, gode del patrocinio dell’Università degli Studi di Torino ed è rivolta a laureati di tutte le Facoltà e di tutti i corsi di laurea. Obiettivo principale della manifestazione, organizzata in collaborazione con l’Ufficio Job Placement della Facoltà di Economia e il supporto del Coordinamento Uffici Job Placement dell’Università degli Studi di Torino, è quello di realizzare un vero e proprio intervento di informazione e orientamento professionale, offrendo, agli studenti ed ai neolaureati, l’opportunità di avvicinare una realtà economica sempre più complessa, con la possibilità di reperire puntuali informazioni sulle nuove professioni e sulle opportunità di lavoro in rapporto alle innovazioni tecnologiche. Nel corso della giornata, i neolaureati e gli studenti di tutti i corsi di laurea potranno accedere liberamente alla zona espositiva predisposta, consegnare il proprio cv alle aziende e partecipare a specifici workshop, informandosi, direttamente dai responsabili aziendali, sulle modalità di selezione e di formazione, sulle possibilità di sviluppo professionale e di carriera in ciascuna azienda, nonché sui tipi di specializzazione maggiormente richiesti. Tra le aziende partecipanti, al momento, citiamo: Renault, San Paolo Imi, Pirelli & C., Csi Piemonte, Avio, Ras, Banca Intesa, Johnson & Johnson Medical, Carrefour Italia, ecc. Tra gli espositori, il Coordinamento Uffici Placement dell’Università degli Studi di Torino, presso il cui stand gli interessati potranno reperire informazioni sui servizi di orientamento e consulenza post laurea offerti. Www.jobmeeting.it |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
DA MARTEDÌ 15 A VENERDÌ 18 FEBBRAIO PROVVEDIMENTO TARGHE ALTERNE DALLE 8 ALLE 20 IL SERVIZIO ATM |
|
|
|
|
|
Milano 15 febbraio 2005 - In seguito al provvedimento delle targhe alterne previsto da martedì 15 a venerdì 18 febbraio, dalle 8 alle 20, Atm potenzierà il servizio nell’arco della giornata compatibilmente, per le ore di punta, con la disponibilità delle vetture. In relazione al contestuale incremento della domanda di trasporto sarà, quindi, inevitabile che nelle ore di punta mattutina si abbia un aumento rispetto all’attuale numero dei passeggeri. Con l’aumento del numero di vetture in servizio, potrebbe inoltre non esserci più corrispondenza (nella fascia oraria 8-20) tra gli orari esposti e l’effettivo passaggio dei veicoli, fatta eccezione per le linee interurbane. A chi proviene da fuori Milano, per accedere alla città si consiglia di utilizzare i parcheggi di corrispondenza, ubicati nelle immediate vicinanze delle vie di accesso (tangenziali, autostrade, ecc.). In particolare, segnaliamo i parcheggi situati in corrispondenza delle linee metropolitane: M1: Molino Dorino, Bisceglie; Lampugnano; San Leonardo, Sesto Marelli; M2: Crescenzago, Cologno Nord, Famagosta, Gessate, Cascina Gobba, Romolo; M3: San Donato 1 e 2. Telefonando al Numero Verde Atm 800.80.81.81, è possibile prenotare il posto macchina presso uno dei suddetti parcheggi; sul sito internet www.Atm-mi.it sono pubblicati i percorsi di accesso ai parcheggi. Ricordiamo, infine, che presso tutte le rivendite autorizzate Atm sono in vendita gli abbonamenti giornalieri che, a seconda dell’area prescelta, possono essere utilizzati come un qualsiasi documento a vista per 24 ore dalla prima convalida (senza scadenza oraria e con un numero di viaggi nell’ambito della giornata illimitati): · Abbonamento 1 giorno urbano, 3,00 euro: vale sulla rete urbana, sui tratti in Milano di tutte le linee interurbane Atm, delle Ferrovie dello Stato e delle Ferrovie Nord e sul Passante ferroviario Abbonamento 1 giorno cumulativo Area Piccola, 4,60 euro: vale sulla rete urbana e interurbana Atm e sulle linee interurbane integrate nel Sitam, limitatamente all'Area Piccola. Abbonamento 1 giorno cumulativo Area Media, 6,10 euro: vale sulla rete urbana e interurbana Atm e sulle linee interurbane integrate nel Sitam, limitatamente all'Area Media. Abbonamento 1 giorno cumulativo Area Grande, 7,40 euro: vale sulla rete urbana e interurbana Atm e sulle linee interurbane integrate nel Sitam, limitatamente all'Area Grande. Abbonamento 1 giorno cumulativo Area Plus 1, 8,40 euro: vale sulla rete urbana e interurbana Atm e sulle linee interurbane integrate nel Sitam, nell’intera area servita. Per ulteriori informazioni: Numero Verde 800.80.81.81, operativo tutti i giorni dalle 7.30 alle 19.30, o sito Internet www.Atm-mi.it |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|