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LUNEDì
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 11 Luglio 2005 |
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PREMIO ILARIA ALPI E MARIA GRAZIA CUTULI PROMOSSO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI (È RIVOLTO SOLTANTO ALLE DONNE) LE TESI DISCUSSE NEL 2004 VANNO SPEDITE ENTRO IL 31 LUGLIO 2005 |
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Milano, 11 luglio 2005 - L'ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, per onorare la memoria e ricordare l'impegno professionale e civile di Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli, ha deliberato, nella riunione del 12 marzo 2002, di istituire un premio per la migliore tesi di laurea avente ad oggetto aspetti e tematiche della professione giornalistica, con particolare riguardo alla libertà di informazione. La seconda edizione del Premio si è conclusa il 21 marzo 2005, con una cerimonia presso la Camera dei deputati - alla presenza del Presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, e con la partecipazione dei familiari delle due giornaliste - nel corso della quale è stato assegnato ex aequo il Premio alle tesi di laurea redatte dalla dott.Ssa Serena Di Benedetto, dal titolo "La libertà di informazione nella dimensione internazionale e le nuove opportunità e i nuovi problemi legati a Internet" e dalla dott.Ssa Francesca Nani, dal titolo "Discorsi sulla guerra. I meccanismi dell'informazione". Con decreto del Presidente della Camera dei deputati n. 1464 del 13 maggio 2005, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, 4^ serie speciale, n. 39 del 17 maggio 2005, è stata indetta la terza edizione del Premio, rivolto alle donne che abbiano conseguito un diploma di laurea in Scienze della comunicazione o equipollente per legge, o un diploma di laurea in Discipline dell'Arte della Musica e dello Spettacolo, presso le facoltà universitarie italiane. La domanda di partecipazione al Premio, redatta utilizzando esclusivamente il modulo allegato al decreto e sottoscritta dalla candidata, deve essere spedita alla Camera dei deputati, Segreteria Generale, Ufficio Affari generali, "Premio Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli", 00186 Roma, a mezzo di raccomandata con avviso di ricevimento, entro e non oltre il 31 luglio 2005. La data di spedizione è comprovata dal timbro a data apposto dall'ufficio postale accettante. La Commissione esaminatrice, nominata con decreto del Presidente della Camera, dopo la selezione delle tesi che hanno titolo al concorso e la loro valutazione, assegnerà il Premio nel corso di una cerimonia che si svolgerà presso la Camera dei deputati. La tesi vincitrice sarà pubblicata a cura della Camera dei deputati all'interno di una specifica collana. Il testo del bando e il facsimile della domanda di partecipazione possono essere scaricati dal sito della Camera www.Camera.it La notizia del Premio figura nella prima pagina del sito. |
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APPELLO DI FRANCO ABRUZZO AL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI CREMONA: "IL PRESIDENTE DELLA CASSAZIONE HA AMMESSO DI AVERE SBAGLIATO CANCELLANDO I NOMI DALLE SENTENZE. LEI LO IMITI E AMMETTA DI AVERE SBAGLIATO PROCESSANDO E CONDANNANDO I DUE GIORNALISTI DELLA 'PROVINCIA' CHE NON DOVEVANO E NON POTEVANO ESSERE PROCESSATI E ANCHE CONDANNATI" |
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Milano, 11 luglio 2005 - Al Convegno di Bema (Sondrio) su "Giustizia e Informazione", hanno avuto una grande eco le vicende della Cassazione (che, dopo un iniziale errore, ha fatto dietrofront e ha spiegato che non si possono cancellare i nomi dalle sentenze) e di Cremona, dove il Tribunale penale, anche su richiesta del Pm, ha condannato il direttore e un cronista della "Provincia di Cremona" rispettivamente a 6 e 4 mesi di reclusione per violazione dell'articolo 35 della vecchia legge sulla privacy n. 675/1996, che non è più in vigore dal 1° gennaio 2004 (sostituita dall'articolo 167 del Dlgs n. 196/2003). L'articolo 167, come il 35, punisce "il trattamento illecito di dati personali". Il cronista aveva raccontato una rapina e citato i nomi di due donne rapinate "senza il consenso delle interessate". La vecchia e la nuova legge sulla privacy non puniscono il diritto di cronaca e non pongono divieti al lavoro dei cronisti, ma soprattutto non consentono a un tribunale penale di processare i giornalisti. I giornalisti violano la legge sulla privacy soltanto quando violano il "Codice deontologico relativo al trattamento dei dati personali nell'esercizio dell'attività giornalistica" (pubblicato il 3 agosto 1998 nella Gazzetta ufficiale). Quella di Cremona è una sentenza mostruosa, sbagliata clamorosamente, almeno sotto tre aspetti: a) i giornalisti, sia nel passato sia oggi, non devono chiedere il consenso alla pubblicazione dei dati personali di cittadini protagonisti di fatti e avvenimenti di interesse pubblico o svoltisi in pubblico. L'articolo 21 (Ii comma) della Costituzione afferma solennemente che la stampa non è soggetta ad autorizzazioni; b) la legge 675/1996 era stata corretta dall'articolo 12 del Dlgs n. 171/1998 proprio sul punto del consenso nel senso che "le disposizioni relative al consenso dell'interessato e all'autorizzazione del Garante...non si applicano quando il trattamento dei dati.... È effettuato nell'esercizio della professione di giornalista e per l'esclusivo perseguimento delle relative finalità"; c) in tema di privacy, giudice esclusivo dei giornalisti è il Consiglio dell'Ordine (articolo 13 del "Codice deontologico relativo al trattamento dei dati personali nell'esercizio dell'attività giornalistica")". Il "Testo unico della privacy" 196/2003 (come la legge 675/1996) dà piena libertà ai giornalisti di trattare i dati giudiziari (secondo le regole deontologiche). Secondo l'articolo 137 del Dlgs n. 196/2003, ai trattamenti (effettuati nell'esercizio della professione di giornalista e per l'esclusivo perseguimento delle relative finalità) non si applicano le disposizioni del Testo unico del 2003 relative: a) all'autorizzazione del Garante prevista dall'articolo 26; b) alle garanzie previste dall'articolo 27 per i dati giudiziari; c) al trasferimento dei dati all'estero, contenute nel Titolo Vii della Parte I. In sostanza l'articolo 137, non prevedendo il disco verde del Garante o di soggetti privati, rispetta l'articolo 21 (Ii comma) della Costituzione che vuole la stampa non soggetta ad autorizzazioni. I giornalisti dovranno, comunque, trattare i dati (=notizie) con correttezza, secondo i vincoli posti dal Codice di deontologia della privacy del 1998, dagli articoli 2 e 48 della legge n. 69/1963 (sull'ordinamento della professione giornalistica) e dalla Carta dei doveri del 1993". Cassazione: nelle sentenze rimangono i nomi. Il diritto alla privacy non sempre prevale sul diritto di cronaca e i nomi non possono essere cancellati dall'originale delle sentenze. Lo ha stabilito la Cassazione, su indicazione del primo presidente Nicola Marvulli, dopo la scoperta di due sentenze penali in cui erano stati cancellati con il bianchetto nome e cognome dell'imputato che ne aveva fatto richiesta. Per la Cassazione non si possono cancellare dall'originale di una sentenza i nomi, e toccherà al cronista trattare i dati personali, rispettando "la verità dei fatti, la forma civile dell'esposizione, la rilevanza pubblica della notizia" e la deontologia. (Il Sole 24 Ore del 7 luglio 2005, pagina 27). La precisazione di Ercole Ciaburri, presidente del Tribunale di Cremona, diramata il 7 luglio, non affronta il nodo dell'articolo 137 del Dlgs 196/2003 e dell'articolo 12 del Dlgs 171/1998. Ciaburri in sostanza afferma che l'articolo 35 del Dlgs 675/1996 è stato sì abrogato dall'articolo 183 del Dlgs 196/2003, ma siccome il Dlgs 196 ha previsto un'analoga figura di reato (con l'articolo 167) non si può sostenere che il reato relativo al "trattamento illecito di dati personali" sia stato abrogato. Ciaburri non dice, però, nulla sulla circostanza che l'articolo 167 prevede sanzioni afflittive (= reclusione) per periodi più lunghi nel minimo e nel massimo. Si può applicare una norma che punisce in maniera più severa della precedente il reato e che non era in vigore quando il reato stesso sarebbe stato commesso? Soprattutto, però, Ciaburri non spende una parola sul punto più scandaloso dell'intera vicenda: i due giornalisti non potevano essere processati. Vuole coprire le responsabilità altrettanto scandalose della Procura della Repubblica, che ha avviato un procedimento penale che non avrebbe dovuto avviare? Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia e docente a contratto di "Diritto dell'informazione" in due Università milanesi (Bicocca e Iulm), ha deciso di rivolgere un appello accorato al presidente del Tribunale di Cremona, Ercole Ciaburri, magistrato notoriamente integro e corretto: "Gentile presidente, le chiedo di imitare il primo presidente della Cassazione Nicola Marvulli. Marvulli, dopo la mia ferma quanto dura protesta in difesa del diritto di cronaca, si è accorto che i suoi giudici penali avevano sbagliato, cancellando i nomi da due sentenze. Marvulli ha ascoltato i suoi collaboratori più stretti e poi ha deciso di ripristinare le antiche consuetudini previste dalla legge: non si possono cancellare i nomi citati nelle sentenze. Lei imiti Marvulli. Ammetta che i suoi giudici hanno sbagliato processando i due giornalisti e per di più condannandoli. La sua immagine e quella dei suoi colleghi ne uscirà rafforzata. Mi creda. Sbagliare è umano, ma è diabolico perseverare nell'errore". |
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IL COMUNICATTIVO TEMI E OSPITI DALL’11 AL 15 LUGLIO “LIBERI D'INFORMARE” |
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Roma, 11 luglio 2005 - Lunedì 11 luglio “Tv locali, piccole ma agguerrite” Nicola Nieddu, direttore Catalan tv. Fulvio Manzoni, direttore Teletutto. Dionisio Ciccarese, direttore Antenna Sud. Per la rubrica “Il libro ad alto tasso comunicativo” “Giornalisti grandi firme”, di Eugenio Marcucci (Rubbettino editore). Per la fine dell’anno sono previsti tre milioni di decoder del digitale terrestre acquistati dagli italiani. La nuova tecnologia avanza ed entro il 2006, ma questa data è molto probabile che slitterà, tutte le trasmissioni televisive viaggeranno sul decoder digitale mentre il segnale analogico, quello che si usa oggi, verrà spento. Anche per vedere Raduno o Canale 5 sarà necessario possedere un decoder e già quest’anno verranno spente due regioni: Val d’Aosta e Sardegna. Poi si procederà a pelle di leopardo, una zona qui e una zona là. Ma l’etere non è solcato soltanto dalle onde delle grandi emittenti nazionali, c’è anche un universo di piccole e medie emittenti che servono il territorio da cui trasmettono. Di loro, delle loro difficoltà, dei loro programmi non arriva alcuna eco a livello nazionale. È uno strano silenzio. Martedì 12 luglio - “Liberi d'informare” Andrea Pucci, condirettore responsabile Adnkronos. Lorenzo Del Boca, presidente Ordine nazionale dei giornalisti. Emilio Albertario, caporedattore Tg2. Mercoledì 13 luglio “Giovani e mezzi di comunicazione” Roberta Lissidini, direttore artistico "Jonio educational film festival". Elisabetta Fagotto e Silvia Maculan, ideatrici blog "Obiettivo comunicazione". Riccardo Poli, direttore artistico web radio "Fuori aula network" dell'università di Verona. Per la rubrica “Il Comunicattivo in direzione”, ideata per illustrare i compiti, i ruoli, lo stile e le finalità che diversificano i vari media italiani interviene il direttore di “Eva Tremila”, Silvestro Serra. I dati di una recente ricerca Eurisko confermano ciò che già si sapeva riguardo al rapporto giovani e lettura di giornali, un rapporto difficile nonostante gli studenti riconoscano l’importante ruolo che i media in genere, ma i quotidiani in particolare, possono avere nell’aiutarli a crescere. Entrando nello specifico dei dati della ricerca emerge che i giovani utilizzano i media come una lente che sperano sia in grado di mettere a fuoco gli argomenti a cui sono più interessati come amore, amicizia, lavoro, viaggi. Ma se la stampa, e i quotidiani in particolare, non attirano molto l’attenzione dei giovani, ci sono diverse altre forme di comunicazione che, invece, raccolgono il loro favore. Giovedì 14 luglio “Estate tra gioie e sacrifici” Paolo Ruffini, direttore Raitre, Massimo Giletti, conduttore, Carlo Cannella, docente Scienze dell’alimentazione università La Sapienza di Roma Per la rubrica “Pungilingua” interviene il presidente dell’Accademia della Crusca Francesco Sabatini. Usciti dal letargo invernale e dal tepore primaverile eccoci svegli ad assaporare l’estate, stagione calda e promettente di viaggi e avventure. Ma a dare colpi pesanti, di mannaia, alla nostra sicurezza e alla nostra baldanza c’è la prova rotolini. La prova costume è la più crudele delle prove. Secondo i dati di un sondaggio il 15% odia questa prova a cui pure si sottopone. Gli uomini, però, risultano più indipendenti delle donne. Se la prova costume non è a loro favore fanno spallucce e tutt’al più passano a intensificare l’attività fisica. Le donne, invece, nella maggior parte dei casi cercano di limitare l’assunzione di cibo e bevande essendo più pigre e sedentarie. Anche le diete fai da te sono le più diffuse tra le donne e tra gli uomini. Ma ci sono anche buone notizie per i telespettatori: Raitre non li lascerà orfani. Per tutta l'estate è prevista una programmazione continua di trasmissioni nuove. Al bando le repliche. Venerdì 15 luglio Il “Confessionale del Comunicattivo”: va in onda la prima parte dell’intervista a Vittorio Sgarbi. Parlerà di politica, cultura, tutela del patrimonio artistico italiano e della sua lontananza dagli schermi televisivi. Per intervenire sul forum del Comunicattivo e ascoltare le puntate: www.Ilcomunicattivo.rai.it |
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RADIO 1 RAI: VITTORIO SGARBI AL “CONFESSIONALE DEL COMUNICATTIVO” “COSSIGA È STATA LA RAGIONE PER CUI SONO ENTRATO IN POLITICA” “IN TV NON SOPPORTO NIENTE. NON CI SONO IO PERCHÉ DOVREI SOPPORTARE UNA COSA DA CUI SONO ESCLUSO?” |
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Roma, 11 luglio 2005 - Venerdì 8 luglio alle 15.35 su Radio 1 Rai) Vittorio Sgarbi, è stato l’ospite del “Confessionale del Comunicattivo”, laboratorio dei linguaggi della comunicazione ideato e condotto da Igor Righetti. Ecco un estratto dell’intervista realizzata da Igor Righetti. “In politica io in realtà non ho mai cambiato posizione, quella la cambiava Segni: è l’amante ideale perché cambia sempre posizione”; “’Lei è veramente un bell’uomo’” è il complimento che apprezzo di più dalle signore di tutte le età. Mi è facile perché non dubito dell’intelligenza, quindi non ho il dubbio di essere bello e privo di altre virtù”; “Quando voglio compiacermi della mia scrittura o voglio divertirmi leggo gli articoli di Scalfari e cerco gli errori di grammatica”; “Con i problemi che abbiamo con i beni culturali abbiamo speso venti milioni di euro per restituire l’obelisco di Axum, un’inutile spesa di denaro che poteva essere, per gli etiopi e per noi, molto meglio impiegato”. “Io dico sempre “molti amici, molti guanti per paura della rogna”, “Io sono stato il fondatore del reality show: ovunque andavo portavo con me la mia realtà psicologica e umana”, “Mi piace Patty Pravo perché quando nel 1967 ero in collegio lei cantava la mia canzone “Ragazzo triste”; “La trasgressione è l’unico modo che l’arte ha di esistere. Trasgredire, dire qualcosa che prima non c’era. E quindi l’arte nasce dalla trasgressione”; “Io non appartengo a una categoria. Fondo io la mia natura come ogni artista”; “L’artista è fondamentalmente asociale, individualista, egoista, pensa a se stesso. Fa una cosa bene per gli altri perché odia la beneficenza”; “Il mio sogno erotico è il prossimo”. “Sulla mia lapide immaginerei la parola polemista”; “I comici di Zelig non li ho mai guardati. Sono già della televisione post Sgarbi”; “Progetti? Una gran trasmissione televisiva pagata come Bonolis. È la cosa che mi fa più effetto. Bonolis venti milioni di euro all’anno come tre Canaletto”. Che cosa c’è scritto sul biglietto da visita di Sgarbi? Per la verità su quello di un mio buon amico, che si chiama Lino Gavina, c’è scritto sovversivo che è una buona denominazione per chi cerca di non mettere a proprio agio e creare difficoltà nella coscienza di chi lo ascolta. Io non ho mai usato il biglietto da visita, ma se dovessi immaginare la mia lapide, in cui in una sola parola si dice il destino di un uomo, immaginerei polemista. Anche se non so se poi il tempo premierà questa posizione. Certamente, però, questa è quella per la quale io mi sono più distinto. Ha una sua dignità nel senso che è una posizione dialettica non accomodante, non transigente. L’arte è un prodotto della conoscenza o della sensibilità individuale? L’arte è un prodotto senza conoscenza senza dubbio. Se nasce dall’arte e sull’arte, e ogni artista che non sia un naïf ha estro, e se anche un naïf vede immagini da cui le sue si generano, naturalmente non è sufficiente la conoscenza ma occorre una sensibilità distinta e un desiderio di dire qualcosa che prima non è stato detto. E quindi l’arte si manifesta nell’avvertimento di una realtà che ancora non c’è e che l’artista fa capire e fa intendere prima e meglio degli altri. Quindi è una miscela di conoscenza e sensibilità. Un artista insensibile sarebbe lontano dalla natura della verità quindi deve essere sensibile. Che fine ha fatto l’obelisco di Axum? L’obelisco di Axum è un tema più complesso nel senso che dal punto di vista astratto, se uno applica dei principi di legittimità cioè restituire a un Paese un bene che è stato in qualche modo sottratto, anche se va detto che sottratto non vuol dire trafugato perché all’epoca noi eravamo l’impero coloniale e l’amministrazione dei beni culturali dell’Italia si estendeva fino all’Etiopia e quindi è normale che chi amministra possa decidere di trasferire un bene da una parte all’altra. Ma è anche vero che altri Paesi coloniali molto più potenti di noi, come l’Inghilterra, hanno dominato l’India per tanti anni e anche oltre le dominazioni coloniali italiane ma non esiste un solo oggetto indiano che sia stato restituito all’India dal British museum. Non esiste un solo bronzo del Benin che sia stato restituito nonostante la violenza e l’estirpazione di quella civiltà della Guinea. E quindi noi improvvisamente abbiamo scoperto per un Paese che muore di fame, dove c’è la più terribile mortalità infantile, la necessità di dare un segnale di attenzione al Terzo mondo restituendo l’obelisco. Allora operazione inutile, simbolica soltanto, col pericolo che quello di cui mi sono sempre occupato di mettere in discussione la salute del bene. L’obelisco era stato montato non per essere rismontato, stava bene lì, era molto rischioso smontarlo oltre che costoso. Con i problemi che abbiamo con i beni culturali abbiamo speso venti milioni di euro per restituire l’obelisco. Per fare un atto che si poteva fare con una targa commemorativa, con qualche segnale diplomatico di attenzione all’Etiopia. Ora con venti milioni di euro tu potresti far vivere gli istituti di cultura italiani all’estero che invece languono. Ora è evidente che se tu potessi attribuire ai nostri istituti un minimo di autonomia finanziaria potrebbero fare attività significative. E quando uno butta via il denaro per il ponte di Messina, se mai lo faranno, l’obelisco di Axum, che stava benissimo lì, per l’Ara Pacis, che restaurarla poteva costare 800 mila euro e l’architettura sembra una pompa di benzina del Texas dell’architetto Meyer, lume di non si sa quale talento, avranno speso non meno di 30-35 milioni di euro. Buttando via i soldi in questo modo poi ti mancano per le cose utili e ce l’hai per le schifezze. L’obelisco di Axum quindi lo vedo come un’inutile spesa di denaro che poteva essere, per gli etiopi e per noi, molto meglio impiegato. Il salotto televisivo di Bruno Vespa è considerato come la terza Camera. Per quale motivo? I politici sono stati sfrattati dalle altre due? Perché quello che accade in Parlamento, alla Camera e al Senato, è talmente frazionato in precedenti attività di commissioni, diventa poi talmente rituale contingentato di interventi alla Camera, la passione degli interventi c’è soltanto dove c’è conflitto e non dove sono temi magari utili, ma sui quali il dibattito rischia di essere complesso da seguire. Quindi la televisione, in particolare Vespa, sugli argomenti fondamentali e principali del costume e della vita politica rappresenta un palcoscenico in cui i deputati principali possono rappresentare in modo efficace le loro posizioni. È giusto che la televisione sia, non la terza Camera, ma il luogo dove l’attività del Parlamento e del governo viene illustrato. E io, quando da presidente della commissione Cultura mi era chiesto ovviamente di dimettermi dalla trasmissione “Sgarbi quotidiani” e mi ero rifiutato di farlo perché non c’era incompatibilità, avevo fatto questa proposta: non di togliere a me la televisione, ma di attribuirla a tutte le aree politiche un quarto d’ora al giorno in un rapporto tra la percentuale di ogni partito e lo share delle reti. Ma togliere per non mettere niente e per fare quel cesso di televisione che vediamo tutti i giorni è una cosa grottesca. Rai o Mediaset? Prevalentemente la Rai in cui mi invitano con una certa frequenza. E le poche volte che vado a Mediaset, beh lì ovviamente vengo pagato perché è una televisione privata. Però gli inviti sono molto rarefatti e comunque non è più la trasmissione quotidiana che facevo prima. Quella era la soluzione naturale: una trasmissione quotidiana in una rete privata era compatibile con l’attività di un parlamentare. Però che invece abbiano codificato, da un lato per ragioni non definite che non devo più andare a Mediaset e dall’altro che alla Rai quando appaio devo andare gratis, vedo nella televisione un mercato non più reale. Sono diventato una figura occasionale e non quella che sono, utilmente credo per molti, quando andavo in televisione ogni giorno. Sei stato il precursore vivace delle provocazioni televisive come mezzo per aumentare l’ascolto. Per ottenere lo stesso risultato oggi, in tempi di reality, che cosa dovresti fare? Io sono stato credo il fondatore del reality show. Nel senso che, benché non fosse costruito come un luogo dove si trovano sei o sette persone, io però ovunque andavo portavo con me la mia realtà psicologica e umana. Per cui non mi sono mai atteggiato e, anzi, la ragione reale del mio successo è l’estetica tipica della televisione, che ancora non è stata perfettamente compresa, che è l’estetica dell’imprevisto. Te ne do un esempio rispetto al cinema o al teatro che prevedono un testo o una sceneggiatura. Quando ci fu il crollo di Giotto ad Assisi, c’era la tv umbra che stava facendo delle riprese degli affreschi per un documentario. Improvvisamente ha sentito il rumore del crollo, la tv si è girata e ci ha dato quaranta secondi di incredibile visione del crollo, comprese le quattro ombre dei morti che stavano sotto la polvere. Ecco quella funzione di essere come la Cnn sul luogo del delitto e di potere quindi riprendere qualcosa che non puoi sapere che accade, cioè l’imprevisto, è l’estetica della televisione. Come funzionava nel mio caso. Quando io andavo in qualunque talk show, o come si chiamano, in cui ci si attendeva che io avessi un ruolo di critico d’arte o un qualunque altro ruolo, io invece mi infilavo in ragionamenti nei quali in qualche modo spiazzavo il banco. E ciò allora fa venire in mente quello che diceva di Montecitorio il povero senatore Miglio e cioè che era come una sala da gioco. Ebbene la televisione, caso specifico quella di Costanzo, è come il casinò dove vince sempre il banco. Cioè il massimo profitto lo ricava il conduttore. Nel mio caso io spiazzando il conduttore ho derivato una mia persona o personalità riconoscibile nel programma di un altro. Le mie uscite creavano questo effetto di estraneamento, questo effetto di imprevisto che ha determinato la nascita del mio personaggio che non è però un personaggio costruito. È semplicemente l’applicazione radicale del tema dell’imprevisto. Quindi da un lato tu hai il conduttore che vuole portarti dove vuole lui e tu invece lo devii su un punto che interessa a te. Questa è l’estetica della televisione così come io l’ho applicata e la interpreto. Il fascino femminile ti attrae per la tua necessità di avere continue conferme o per l’incognita che rappresenta? Il fascino femminile è una continua verifica di un rapporto infantile in cui uno vede una donna e chiede di essere capito, accettato. Credo che, nella mia interpretazione, molte forme di omosessualità derivino dal trauma infantile di un rapporto difficile con le donne che non si accetta. Se invece tu hai un rapporto iniziale positivo, favorevole, con il mondo femminile, allora questo è ogni volta una verifica che tu fai trovando il modo qualche volta con maggiore qualche volta con minore difficoltà di essere accolto, di essere accettato. Quindi nel mio caso il fascino femminile è semplicemente uno specchio del mio desiderio che si rispecchia in me quindi una simmetria. Le donne che più mi piacciono sono quelle che desiderano me, salvo che non mi piacciano in partenza. Ma il fatto che tu possa rischiare di essere respinto in alcuni momenti, io l’ho pensato ricordando alcuni miei compagni di scuola brutti o sgraziati che hanno avuto rapporti difficili con le donne, e si sono quindi ricoverati nel rapporto con gli uomini. Non so se sia una teoria condivisibile sull’origine dell’omosessualità, ma credo che non sia soltanto naturale. Altrimenti sarebbe come dire che i gay sono tutti brutti… Alcuni si sentono non brutti, ma respinti. Cioè sentono il complesso del brutto anatroccolo, di quello che inadeguato alla grandezza della donna, questa voragine della donna che ti accoglie. Quindi una specie di paura. Credo, poi non lo so perché a me non è capitato per fortuna. Ma ho la sensazione che alcuni miei amici che poi hanno avuto questo destino hanno avuto un rapporto difficile con le donne che è un rapporto che nell’adolescenza ognun di noi rischia di avere. Quindi se lo risolvi poi ti accade come me di averlo sempre molto facile e in altri casi invece ti accorgi di questa difficoltà. Ma è una mia interpretazione, non voglio aprire un dibattito sulle origini dell’omosessualità. L’ho detto perché mi hai chiesto del mio rapporto con il fascino femminile. È una continua verifica, e ogni volta che la verifica si conclude con una accoglienza, cioè con un’accettazione della proposta, uno è soddisfatto, sta meglio. Il rapporto amoroso, erotico, di ammiccamento, di seduzione sono delle conferme che tu sei stato accettato e quindi, in questo senso, è probabile che io ogni volta voglia sperimentare questa condizione per compiacermi di piacere. Qual è il tuo rapporto con la notte? È un rapporto integrale, nel senso che la faccio tutta finché non diventa giorno. E quando è giorno mi addormento, facendo del giorno una seconda notte. Di che cosa hai paura? Di niente. Non ho paura di nulla. Certo normalmente si ha paura di quello che non si conosce. Ma io cerco di conoscerlo così non mi fa più paura. Perché si è rotto il sodalizio con Berlusconi? Ma con Berlusconi non è che si è rotto il sodalizio. Abbiamo avuto dei rapporti prima di lavoro, poi di amicizia, poi è intervenuta la politica nella quale io l’ho anticipato in Parlamento entrando nel ’92. Nel ’94 quando lui ha fatto il suo progetto efficace di creare un polo, quando ce ne era uno solo dando vita così al bipolarismo, attraverso la nascita del suo partito, quello che si aspettava che derivasse non soltanto dalla mia vicinanza a lui, ma da quello che lui poteva realizzare non mi pare si sia verificato. Per cui molti di noi sono stati semplicemente allontanati non essendo abbastanza camerieri. Forse è questa la categoria che lui predilige. E quindi, non essendo la categoria nella quale mi rispecchio, io, Mancuso, Taradash, tante persone capaci, alla fine sono uscite di scena. Però scrivi sul Giornale che è di Paolo Berlusconi, quindi qualcosa è rimasto… Beh sì è l’unico luogo dove non sono stato censurato. Tu miri a diventare ministro dei Beni culturali. In questo caso quali atti faresti subito? Bloccherei innanzitutto il sindaco di Piacenza. Ma sono tanti poi. I beni culturali non sono un tema astratto, non sono un codice, una vicenda di idee. Sono mille casi, uno diverso dall’altro come le donne che non sono un’astrazione. Ecco i beni culturali sono delle donne minacciate e ognuno di loro ha una sua storia, un suo destino e noi dobbiamo occuparci della somma di tutte le unità individuali che rappresentano il patrimonio e non delle teorie pensando che con esse si può risolvere tutto. Le teorie rimangono astratte e i monumenti cadono. Ogni monumento è come un singolo malato che va seguito, per cui occorrono risorse per avere la particolare attenzione che richiede una persona fragile. E non invece pensare che tu hai risolto tutto con un sistema con cui organizzi le cose e pensi che ogni caso possa essere incasellato. Che cosa hai imparato dal picconatore Cossiga? Cossiga è stata la ragione per cui sono entrato in politica. Perché quando nel ’90 ho cominciato a difenderlo mi hanno rimproverato perché l’avevo difeso e mi ricordo che la difesa fu contro la grottesca inchiesta di Casson e io di quindici anni ho anticipato la posizione di Cacciari che si è posto come antagonista Casson, ritenendo la posizione di un magistrato incompatibile con quella di chi deve governare una città. Ma la posizione assunta nel 2005 da Cacciari l’avevo assunta nel ’90 quando Casson aveva preteso di interrogare Cossiga per la questione Gladio, non capendo che la questione Gladio non era la questione di sovversivi pericolosi clandestini, ma era una struttura segreta che era rimasta tale, nonostante siamo in Italia, per determinazione del governo. E quindi Cossiga non era colpevole di aver chiesto che una struttura di polizia non dichiarata fosse una garanzia contro l’eventuale avanzamento o occupazione comunista in Italia da parte della Jugoslavia. Una cosa che può anche essere romanzesca o romanzata non aveva nessun profilo di illegalità eppure Casson aveva aperto l’inchiesta. Io difesi Cossiga e cominciai allora la mia esperienza. Qual è il complimento che più ti ha fatto piacere? Quando incontro le signore per strada e mi dicono che sono bello. Se mi dicono che sono intelligente ci arrivo anch’io ma quando mi dicono che sono bello sono contento. “Lei è veramente un bell’uomo” è il complimento che apprezzo di più. Quando me lo dicono signore di qualunque età sono lusingato. Mi è facile perché non dubito dell’intelligenza, quindi non ho il dubbio di essere bello e privo di altre virtù. Però scegliere quella come la prima piuttosto che l’intelligenza o qualche altra facile risposta mi lusinga parecchio. E la frase più sgarbata, è il caso di dire, che ti sia stata rivolta? Quando tu incontri delle persone e una di queste, in un coro di dieci o venti a cui tu dai la mano dice io la mano non gliela do, perché non te la dà sulla base della presunzione ideologica della sua superiorità. Nel caso delle mie posizioni sui magistrati mi capitava di incontrare qualcuno che non mi dava la mano perché voleva significare la sua distanza da me. Io trovo la mano si dia per dichiarare che ti stai incontrando, quindi è una presa d’atto della conoscenza. Tra l’altro tu non è che gliela dai perché la vuoi dare a lui, ma lo fai per gentilezza. Sì, ma quelli ce l’hanno sempre sudata quindi è meglio lasciar perdere... Io dico sempre “molti amici, molti guanti per paura della rogna”, ma quella è una ragione diversa, di tipo igienico. Quando sono invece di tipo morale sono insopportabili perché il titolare della ragione non ti dà la mano perché pensa che tu sei un infame. E quello è uno stronzo che io mi mangerei vivo. Che cosa pensi dei critici d’arte di quelli radiotelevisivi? Dei critici d’arte penso che alcuni sono bravi e altri meno. Come dicevo prima i monumenti sono ogni monumento, le donne sono ogni donna, i critici d’arte sono ogni critico d’arte. Ce ne sono di bravissimi, forse i più bravi meno noti e meno conosciuti. E i critici televisivi da Achille Campanile ad Aldo Grasso delle figure che si applicano a un mezzo molto labile, ma spesso hanno delle intuizioni efficaci. Mi ricordo uno bravissimo, che si chiamava Placereami, che era il critico del “Piccolo”, lo stesso Aldo Grasso che in un certo momento mi criticava e poi ha smesso di farlo, naturalmente l’ho ringraziato della sua rinnovata indulgenza. Forse sbagliava lui quando mi criticava. Quale personaggio del mondo dello spettacolo apprezzi di più? Patty Pravo. Perché? Perché mi piace molto. Un personaggio un po’ trasgressivo… Mi piaceva quando lo era nel ’67. Io ero in collegio e lei cantava la mia canzone “Ragazzo triste”. Ero triste in collegio e lei cantava la mia canzone. E poi mi piace come persona, mi piace come carattere. Però i personaggi televisivi e i personaggi dello spettacolo di valore sono tanti, mi piace anche la Nannini. Che cos’è per te la trasgressione? La trasgressione è l’unico modo che l’arte ha di esistere. Cioè trasgredire, dire qualcosa che prima non c’era. E quindi l’arte nasce dalla trasgressione. È la forma più alta di trasgressione, come liberazione da regole, da vincoli. Poi naturalmente ci sono invece artisti che prediligono l’accademia, l’ordine e si stringono in una misura prestabilita. Ma le figura più grandi da Michelangelo a Canaletto sono tendenzialmente trasgressive perché indicano un mondo nuovo, un ordine nuovo. Dire è trasgredire. Come per me la creatività è sempre sovversiva… Sì, insomma poi non vuol dire che questo debba essere la rivoluzione in piazza. Vuol dire che nella variazione delle forme tu trasgredisci rispetto alla premessa da cui parti. In sostanza quando mi dicevano “ma lei non è come sono gli altri critici d’arte”. Appunto, io non appartengo a una categoria. Fondo io la mia natura come ogni artista. Beh, tu non ti sei mai omologato… E questo però lo diceva anche Sciascia quando rispondeva a chi lo chiamava intellettuale dicendo che provava un po’ di antipatia per quella parola, dicendo che non si può paragonare a un notaio, ingegnere, farmacista. Che sono categorie i cui comportamenti rendono l’uno simile all’altro. L’intellettuale è tale in quanto è diverso da un altro. Quindi non è una categoria come ingegnere. E allora non esiste la categoria intellettuale. Le categorie creative esistono come emblemi di diversità individuali e non come categorie generali in cui si possa rientrare come appunto nelle corporazioni o nei gruppi sociali. L’artista è fondamentalmente asociale, individualista, egoista, si fa i cazzi suoi, pensa a se stesso. Fa una cosa bene per gli altri perché odia la beneficenza. Il far bene serve a molti per liberarsi dai sensi di colpa, l’artista fa bene per sé e quindi fa bene per tutti. Chi e che cosa non sopporti dell’attuale televisione? Non sopporto niente. Non ci sono io perché dovrei sopportare una cosa da cui sono escluso? Qual è il tuo sogno erotico? Il mio sogno erotico è il prossimo. Che cosa ti fa ridere? Non le barzellette. I comici di Zelig? Non li ho mai guardati. Sono già della televisione post Sgarbi, quindi non li ho guardati. Mi fanno ridere le situazioni impreviste, le coincidenze del destino. Chi è il voltagabbana per te? Questo è molto complesso. Da qualche tempo non porto più la giacca per evitare questa categoria. È uno che fa una cosa per il proprio interesse e questo vale per tutti noi. E come fai a entrare alla Camera senza la giacca? La metto soltanto lì. La metti per l’occasione. Lì sono ligi. E poi s’azzuffano… Credo che in realtà la frase più bella sia quella di Churchill che dice “ci sono alcuni che per il loro partito cambiano idee, io per mantenere le idee cambio partito”. In realtà io non avevo nessuna ragione di abbandonare l’aria dove stavo se essa fosse stata un’aria respirabile. Ma non essendolo uno non è che si fa soffocare per morire sulla barca in cui affondano, non dico che meritano perché nessuno merita di affondare, ma affondano per colpa loro. Io non vorrei essere identificano come voltagabbana ma è una categoria nella quale si identificano quelli che cambiano posizione. Io in realtà non ho mai cambiato posizione, quella la cambiava Segni. Segni è l’amante ideale perché cambia sempre posizione. Tu non sei per il Kamasutra politico… Non lo sono. Chi pensi che dovrebbe cambiare mestiere? Quelli che fanno male il loro mestiere. Quando Raimbaud smette di fare il poeta, era un ottimo poeta e si è messo a fare il contrabbandiere. Ci sono molti che cambiano mestiere facendo bene quello che hanno fatto fin lì. Altri invece che fanno male il loro mestiere continuano a farlo. La larga parte è costituita da persone come queste che continuano a far male quello che hanno sempre fatto male. Più spesso accade che quelli che fanno bene una cosa la interrompano per fare altro, per cui chi cambia mestiere non è forse chi deve cambiarlo, ma chi è insofferente o non ha più voglia di continuare a fare le stesse cose. Però è anche bello che qualcuno lo faccia male. Quando voglio compiacermi della mia scrittura o voglio divertirmi leggo gli articoli di Scalfari e cerco gli errori di grammatica. Quindi quando una fa male il suo mestiere è utile perché tu possa compiacerti di farlo meglio. Che cosa vorresti che dicesse di te l’enciclopedia Treccani? La Treccani non so se si occupa dei vivi. Se lo fa, come ha fatto la Garzantina con me, può semplicemente dire che io sono esistito. D’altra parte la gloria letteraria è la ragione per cui si scrive e non c’è scrittore che non sia vanitoso. L’aveva intuito per primo Hume, poi lo ha ribadito Leopardi. Quando sei piccolo e cominci a scrivere hai un unico desiderio che sembrerebbe non corrispondente al fatto che la scrittura comunque ce l’hai tu: pubblicare. La parola pubblicare è l’ansia più straordinaria di qualunque critico, scrittore che ha bisogno che le sue cose siano comunicate agli altri. Magari poi nessuno le legge. Però in tal modo tu pubblichi il tuo nome, fai sapere che esisti. Così per i cantanti o per gli uomini d’arte, il comunicare, il pubblicare dà un senso alla propria opera. Se uno fosse davvero compiaciuto di quello che fa lo potrebbe fare soltanto per se stesso. Un grande romanziere che è stato Tommaso di Lampedusa ha scritto un libro che non ha visto pubblicato però, probabilmente l’ansia di pubblicare ce l’aveva anche lui. In che modo ti definiresti? Socievole, che è la mia caratteristica principale, gentile, disponibile. Un ragazzo mi ha raccontato in una lettera a Libero che una sera mi ha incontrato per propormi questioni che riguardavano Mantova e io l’ho portato in macchina con me a vedere le questioni. E quindi do immediata udienza. D’altra parte quando ero al ministero avevo abolito l’anticamera. Arrivavano da me tutti quelli che volevano, ognuno si occupava di qualcosa. Stando insieme e non ognuno cinque minuti ma due o tre ore tutti insieme ognuno poteva essere utile all’altro in un campo che non era il suo. E quindi in questo senso devo dire che ho sempre dato prova di estrema disponibilità verso gli altri. Non me la tiro insomma. A chi devi dire grazie? A te che mi hai intervistato, ai miei genitori che mi hanno messo al mondo. Ne ho fatti anch’io di figli ma non con l’idea di continuare la specie. Certo se mi avessero messo al mondo in una favela brasiliana sarei loro meno riconoscente. Hanno avuto il buon senso di mettermi al mondo in condizioni sociali che fossero accettabili. È comunque una forma di intelligenza. Devo dire grazie a mio zio che mi ha insegnato l’amore per la letteratura, a Francesco Arcangeli che mi ha insegnato l’amore per l’arte, a Mario Lanfranchi che mi ha insegnato il piacere del collezionismo. Quale sms vorresti inviare al tuo pubblico? Che ci sono ancora. Per quelli che si fossero distratti dalla mia assenza televisiva ci sono e lotto con voi. Progetti? Fare una gran trasmissione televisiva pagata come Bonolis. È la cosa che mi fa più effetto. Bonolis venti milioni di euro all’anno come tre Canaletto. |
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IGOR RIGHETTI “PENNA D’ORO” PER L’ARTE E LA LETTERATURA PER IL SUO LINGUAGGIO INNOVATIVO E SPERIMENTALE DI CUI FA USO SU TUTTI I MEZZI DI COMUNICAZIONE |
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Roma, 11 luglio 2005 - Il prestigioso premio “Penna d’oro” del settore Arte e letteratura è stato assegnato quest’anno a Igor Righetti, 36 anni, giornalista professionista dal 1995 e docente universitario sempre alla ricerca di nuovi linguaggi e di nuovi modi di comunicare. La Xviii edizione del premio “Penna d’oro”, promosso dall’Associazione nazionale di cultura nel giornalismo, si è tenuta a Rieti sabato 9 luglio 2005 nel Chiostro di S. Lucia. L’ambìto riconoscimento che ha premiato le più importanti firme del panorama giornalistico e culturale italiano (tra gli altri Mauro Mazza, Bruno Vespa, Clemente Mimun, Vittorio Feltri, Lucia Annunziata, Igor Man, Corrado Augias, Sergio Zavoli, Arrigo Petacco, Enzo Siciliano, Furio Colombo, Franco Ferrarotti, Fabrizio Del Noce) prosegue nella volontà di premiare coloro che si sono distinti nei diversi settori del giornalismo culturale. Righetti, ideatore e conduttore del primo programma laboratorio sui linguaggi della comunicazione “Il Comunicattivo”, in onda su Radio 1 Rai con appendici in tv su Raiuno (“L’aforisma del Comunicattivo” all’interno di Tg1 libri), pubblicazioni, rubriche su giornali e Internet opera nel mondo della comunicazione nella sua globalità: quotidiani e periodici, editoria, comunicazione pubblica e d’impresa, radio, televisione e new media. Ha riportato alla ribalta gli aforismi, questa antica forma letteraria caduta in disuso, che crea prendendo spunto dall’attualità. Tanti gli studenti di giornalismo, Scienze della comunicazione e i giovani professionisti che studiano sul suo testo “Prove tecniche di comunicazione” adottato da molti atenei pubblici e privati. Sempre dalla mente di Righetti è nato il primo radio reality di contenuto “In radio veritas” per recuperare il valore della parola sull’immagine, 12 ore non stop con grandi personaggi. Oltre a Igor Righetti, la giuria della “Penna d’Oro” premia per la Xviii edizione 2005, presieduta da Bruno Socillo e composta da Marco Antonellis, Filippo Cicognani, Rosario Galli, Marco Guzzi, Gian Franco Lami, Enrico Morbelli, Folco Quilici, Antonio Tajani, Gabriele Valci Mazzara, Roberto Valentini, i seguenti personaggi: Francesco D’agostino, Settore Scienza; Bianca Spadolini, Settore Conoscenza; Stefano Folli, Settore Politica interna; Giancarlo Governi, Settore Spettacolo; Rodrigo Dias, Premio speciale della giuria (cultura); Aldo Forbice, Premio speciale della giuria (cultura). “Questo prestigioso riconoscimento - dice Igor Righetti - mi dà la spinta a continuare nel mio percorso verso l’innovazione e la sperimentazione di nuovi linguaggi, nuove vie di ricerca e di nuovi format radiotelevisivi. A proseguire nel mio personale modo di comunicare su tutti i media, a dare spazio alla fantasia e all’ottimismo perché essere tristi e seriosi non vuol dire essere intelligenti e colti. Da sempre sostengo che si può fare cultura, informazione e servizio usando un linguaggio informale, creativo e ironico. Questo per avvicinare il maggior numero possibile di persone, allargare il target degli ascoltatori o dei telespettatori, anche e soprattutto quelli che non si sarebbero mai interessati a certi argomenti, magari ostici o troppo impegnativi se comunicati in modo classico”. E aggiunge: “Ritengo che il mio esempio di giovane premiato possa essere uno sprone ai tanti giovani che non si sono omologati alle regole dei frullati di rifiuti solidi catodici, della paleoradio e della paleotv imbevute di cloroformio, della clonazione delle idee predigerite, del trash anemico e soporifero, del linguaggio estrapolato dal dizionario dei sinonimi e contrari, delle citazioni prese dai libri di cucina, del riciclaggio selvaggio del format, del copia e incolla imperante, del tono sacrale e salmodiante dei programmi culturali, della volgarità come forma immediata per ottenere consensi. Nessuna civiltà può sopravvivere alla mancanza di idee o al loro soffocamento e il dominio delle logiche utilitaristiche non può determinare il tramonto della creatività che ci permette di differenziarci”. La serata, presentata e condotta da Diego Cimara, Ilaria Iegiani, Benedetta Scialpi e Roberto Valentini, con intrattenimento musicale del grande jazzista Carlo Loffredo prevedeva, dopo la cerimonia di premiazione, uno spettacolo al quale interverranno personalità del mondo della comunicazione. |
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E’ NATO L’ANNUARIO USSI 2005 LA NONA EDIZIONE DIRETTA DA GIAN LUIGI CORTI “FOTOGRAFA” L’INTERO MONDO SPORTIVO E DELLA STAMPA SPORTIVA |
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Milano, 11 luglio 2005 - Al termine dell’ampio e articolato rinnovo del management del mondo sportivo e della stessa Unione Stampa Sportiva Italiana, esce la nona edizione dell’Annuario Ussi, pubblicazione edita da Lo Sprint e diretta da Gian Luigi Corti, giornalista sportivo e consigliere nazionale dell’Ussi stessa. L’annuario Ussi 2005 arriva sulle scrivanie del giornalisti sportivi italiani e viene distribuito a tutta l'organizzazione dello sport italiano, alle redazioni dei media nazionali e locali e alle Aziende che operano nel campo della Comunicazione e dello Sport con una enorme mole di dati e informazioni completamente aggiornati. Gli autori, infatti, hanno atteso il rinnovo di tutti i vertici di Federazioni Sportive, Discipline Associate, Enti di Promozione Sportiva, Leghe e Associazioni di Categoria. L’annuario Ussi 2005 ha atteso le ultime due importanti elezioni: quella di Gianni Petrucci a presidente del Coni (una conferma) e quella del giornalista Gianni Merlo alla guida dell’Association Internationale de la Presse Sportive (una felice novità). Strumento di lavoro indispensabile per chi opera nel mondo sportivo e in particolare nei settori della comunicazione e del giornalismo, l’Annuario Ussi 2005 è cresciuto ancora in foliazione e diffusione, grazie al lavoro della redazione coordinata da Michele Corti e Cristina Cambi. “Oltre ad aver aggiornato i dati inerenti gli iscritti all'Ussi e i relativi Gruppi regionali – spiega il direttore, Gian Luigi Corti - abbiamo provveduto ad aumentare la qualità e la quantità di informazioni dedicate al mondo dello sport. Dal Coni alle Federazioni, dalle Discipline Associate agli Enti di Promozione Sportiva, passando per le Leghe, le Associazioni Benemerite e i Gruppi Sportivi Militari. In questa edizione post-olimpica ci sono tutti i riferimenti aggiornati alle strutture nazionali e territoriali di ogni Ente con una percentuale di cambiamenti e rinnovi superiore al 60%”. Confermate e integrate le sezioni già presenti sul precedente Annuario, la nona edizione presenta uno spazio nuovo dedicato agli Eventi Sportivi. Un capitolo particolare si apre con i Giochi Olimpici di Torino 2006 e che riporta, per ogni disciplina sportiva, il calendario degli avvenimenti più importanti a livello nazionale e internazionale. Rinnovato anche il lay-out grafico, più accattivante pur rimanendo istituzionale e consentendo sempre una agevole consultazione. “L’annuario Ussi 2005 – spiega il presidente nazionale Antonello Capone, riconfermato nell’Assemblea di Coverciano dello scorso Febbraio – offre ogni anno notizie preziose. E’ uno strumento di lavoro che non arricchisce gli scaffali, ma resta ben in vista sulle scrivanie per consultazioni continue: di giornalisti, editori, istituzioni sportive, Federazioni, Leghe, società, atleti, istituzioni sociali, governative, parlamentari, pubbliche e private, economiche, sindacali, civili, religiose e militari, enti morali e associazioni di ogni genere, università e scuole, giovani, tanti giovani”. L’annuario Ussi 2005 ha conquistato in nove edizioni uno spazio importante nell’attenzione di tutti gli addetti ai lavori nel campo sportivo e della comunicazione. Gli stessi lo potranno richiedere direttamente alla società editrice Lo Sprint utilizzando la mail annuarioussi@losprint.Com. “Questa nona edizione ci ha visti impegnati in importanti miglioramenti”, conclude il direttore, Gian Luigi Corti. Crediamo di aver centrato il segno, ma non ci fermiamo. Adesso possiamo tranquillamente cominciare a “pensare” l’edizione 2006, quella del decennale… |
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AL VIA PRIMO PROCEDIMENTO ANTITRUST PER MULTE CONTRO PUBBLICITA' INGANNEVOLE NEL SETTORE DELLA TV DIGITALE |
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Roma, 11 luglio 2005 - Prima applicazione, da parte dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, della nuova normativa sulla pubblicità ingannevole che consente di irrogare sanzioni pecuniarie da 10.000 a 50.000 in caso di inottemperanza alle delibere dell'Autorità stessa. Nell'adunanza del 30 giugno 2005 l'Autorità ha avviato il procedimento per l'eventuale sanzione nei confronti dell'Associazione Italiana per lo Sviluppo del Digitale Televisivo Terrestre. Con un provvedimento del 14 ottobre 2004, infatti, l'Antitrust aveva ritenuto che la pubblicità contenuta sul sito Internet dell'Associazione Italiana fosse pubblicità ingannevole in quanto presentava "un contenuto informativo gravemente carente per chiarezza e completezza", soprattutto considerando "l'omessa indicazione della natura, al momento solo sperimentale, del servizio televisivo offerto e della consequenziale carente copertura territoriale del segnale a fronte della grande enfasi conferita alle pretese caratteristiche di attualità, generale fruibilità e gratuità della televisione digitale terrestre". Era stata conseguentemente vietata ogni ulteriore diffusione del messaggio ingannevole senza però prevedere sanzioni perché all'epoca la legge 6 aprile 2005, n.49, nota come la legge Giulietti, non era ancora entrata in vigore . Sulla base delle denunce presentate il 24 e il 26 maggio 2005 dal movimento Difesa del Cittadino e da Adiconsum, l'Autorità ha però accertato che in quei due giorni sul sito continuava ad essere presente la pubblicità censurata. Di qui l'apertura del procedimento per inottemperanza che dovrà concludersi entro 120 giorni dall'avvenuta notifica alle parti. Il procedimento aperto rappresenta il primo caso nel quale l'Autorità può utilizzare i nuovi strumenti repressivi riconosciuti dalla nuova legge: nei casi di ripetuta inottemperanza si può arrivare fino alla sanzione della sospensione dell'attività dell'impresa. La nuova legge prevede inoltre sanzioni per pubblicità ingannevole che possono variare da 1.000 a 100.000 euro, tenuto conto della gravità e della durata della violazione. Nel caso dei messaggi pubblicitari ingannevoli che riguardino bambini e adolescenti o prodotti pericolosi la sanzione minima prevista è di 25.000 euro. Dpic@agcm.it |
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IL BAOBAB IN PIAZZA DUOMO: DONA IL SANGUE, VOTA E VINCI! |
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Milano, 11 luglio 2005 - Dal 7 al 22 luglio donando il sangue sul Baobab, l'unità mobile dell'Ospedale San Raffaele, puoi votare la miglior campagna a favore delle donazioni di sangue e vincere un week-end a Londra. E’ stata inaugurata l'esposizione di 12 campagne pubblicitarie realizzate dai giovani studenti del terzo anno dello Ied Comunicazione a sostegno della raccolta di sangue dell'Ospedale San Raffaele di Milano, presente con il Baobab in piazza Duomo dal 7 al 22 luglio. Tutti potranno visitare la mostra, donare il sangue e partecipare al concorso votando, fino al 15 luglio, la campagna preferita da una postazione internet direttamente sul Baobab oppure da casa collegandosi al sito www.Ilbaobab.org Coloro che voteranno potranno partecipare al concorso a premi che mette in palio 10 corsi d'inglese Wall Street Institute, 1 week-end per 2 persone a Londra e 3 week-end con Bmw Serie 1. Si può donare il sangue sul Baobab Tutti i giorni feriali dal 7 al 22 luglio dalle ore 8.00 alle 13.30 Piazza del Duomo - Milano E’ stato Dennis, vincitore della prima edizione del noto spettacolo televisivo 'Saranno Famosi' e giovane cantante al suo secondo album "Io credo in te", a votare per primo e a donare il sangue. Un "portafortuna" per l'esordio del giovane talento pubblicitario che vincerà e avrà così l'occasione di firmare la prossima campagna sulle donazioni di sangue dell'Ospedale San Raffaele e frequentare uno stage in una delle più grandi agenzie pubblicitarie di Milano. Era presente presente all'evento Nicola Vitiello, conduttore della trasmissione '6 sveglio' di Radio Deejay. I voti della giuria popolare saranno affiancati a quelli di una giuria di esperti costituita, tra gli altri, da Giampaolo Fabris, sociologo dei consumi e responsabile del nuovo corso di laurea in «Scienze della Comunicazione» dell'Università Vita-salute San Raffaele, Marino Livolsi, docente di 'Sociologia generale' e Giovanni Siri, docente di 'Psicologia dei consumi e del consumatore' dello stesso Ateneo. La giuria valuterà le campagne premiando le tre caratteristiche fondamentali per una buona pubblicità: creatività e innovazione del linguaggio, efficacia del messaggio, realizzazione grafica. |
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BRANDS AWARD 2005: SESTA EDIZIONE DEL PREMIO DEDICATO ALLE MIGLIORI PERFORMANCE DEI PRODOTTI DI LARGO CONSUMO |
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Milano, 11 luglio 2005 - Si è svolta il 7 luglio , nel corso di una bella serata al Blue Note di Milano, la cerimonia di premiazione dei Brands Award 2005. Il Premio, giunto quest’anno alla sua sesta edizione, promosso e organizzato dal settimanale Gdoweek del Gruppo Editoriale Agepe e da Iri - azienda leader nel mercato delle rilevazioni continuative basate sui dati scanner dei canali distributivi moderni - è stato assegnato alle migliori marche del largo consumo. Alla serata, condotta da Federica Gentile e conclusasi con l’esclusivo concerto dei Soul Survivors, hanno partecipato i più autorevoli rappresentanti del mondo dell’Industria e della Distribuzione moderna. 5 le categorie in gara, 9 le nomination per ciascuna categoria. Il Brands Award 2005 è stato conferito: per la categoria “Alimentari Freschi”, a Granarolo Piacere Leggero di Granarolo; per la categoria “Alimentari Confezionati”, a Nutella Snack & Drink di Ferrero; per la categoria “Beverage”, a Sant’anna di Fonti di Vinadio; per la categoria “Igiene e Bellezza”, a Sunsilk Shampoo di Unilever; per la categoria “Pulizia e Detergenza Casa”, a Swiffer Dusters di Procter & Gamble. Sulle 45 marche selezionate, 3 i vincitori assoluti: 1° classificato Brands Award 2005 é Swiffer Dusters di Procter & Gamble, il prodotto che ha rivitalizzato il mercato dei pulitori per mobili ed e’ stato la marca in lancio con la migliore performance di mercato. La motivazione del successo é “aver innovato un settore tradizionale con una nuova tecnologia che migliora sensibilmente i risultati per l’utente, con una campagna multimediale molto efficace e attraverso un pack di grande impatto”. 2° classificato Brands Award 2005 é Cillit Bang di Reckitt Benckiser, “per il concept di prodotto mirato a garantire una prestazione pulente di grande efficacia e superiore alla media, supportata da una comunicazione forte e diretta e un pack colorato di grande visibilità”. 3° classificato Brands Award 2005 é Activia di Danone, lo yogurt più volte premiato in questi anni sia per la crescita di vendite sia per l’originale concept di prodotto. Activia ha aumentato le vendite del 50% in un anno e ha ricevuto ancora consensi “per il positioning originale all’interno del mercato degli yogurt come alimento funzionale e per la comunicazione vincente con un testimonial di grande impatto”. Per l’attribuzione dei Brands Award 2005, Iri ha selezionato 75 marche (15 per ognuno dei 5 settori) sulla base della crescita di quota di mercato e fatturato, dei migliori lanci dell’anno e del maggior contribuito alla crescita dei segmenti di mercato più dinamici. Tra queste 75 marche, le prime 45 sono state sottoposte poi al giudizio di tre giurie distinte: oltre 700 manager dell’Industria di largo consumo e della Distribuzione moderna e un comitato di esperti rappresentativi dei settori coinvolti nei criteri di giudizio sulle marche (grandi retailers, associazioni media e pubblicità, istituti di ricerca, società di consulenza, università, esperti di psicolinguistica). La scelta finale delle cinque migliori marche di categoria e del Brands Award 2005 assoluto è avvenuta attraverso l’incrocio dei dati elaborati da Iri con le votazioni espresse dalle giurie. Il “Premio all’Innovazione”, introdotto quest’anno da Futurebrand, sponsor della serata, è stato assegnato a cinque prodotti, secondo specifici criteri di giudizio: - Innovazione Di Brand a Special K Barretta di Kellogg; - Innovazione Di Positioning a Red Bull di Red Bull; - Innovazione Di Prodotto a Colpo di Fiamma di Pastificio Rana; - Innovazione Di Linguaggio a Vanish Oxi di Reckitt Benckiser; - Innovazione Di Ritualita’ a Buitoni Basi Fresche di Nestlè. Piergiorgio Tonelli, Amministratore Delegato di Gruppo Editoriale Agepe, ha così commentato: “Per il sesto anno consecutivo, il Gruppo Editoriale Agepe ha voluto dedicare una serata esclusiva alle migliori marche del largo consumo. Brands Award è un evento che riconosce valore agli operatori dell’Industria e contemporaneamente conferisce autorevolezza a Gdoweek, da oltre 50 anni importante punto di riferimento per il mondo del Retail” |
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MOVIE & MANAGEMENT: “LA PROFESSIONALITÀ FRA TALENTO E PASSIONE” |
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Prato. 11 luglio 2005 - Si è svolta mercoledì 6 luglio con grande successo di pubblico la seconda serata di “Movie & Management, il cinema tra creatività e formazione”, rassegna di film e dibattiti sul mondo del lavoro, organizzata da Pratofutura e Gruppo Giovani Imprenditori di Prato. La manifestazione verrà patrocinata dalla Regione Toscana, con il contributo di Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Come preludio alla visione del film, al Polo Universitario Città di Prato si è tenuto il seminario “La professionalità fra talento e passione” . Gianluca Cecchetti, responsabile del Polo, ha sottolineato come “la managerialità è un tema che abbiamo sempre avuto a cuore nel distretto. Ci sembrava opportuno che i nostri studenti si trovassero a contatto con questi temi già all’interno della struttura stessa dell’Università”. Erano presenti Dario D'incerti, regista, Sergio di Giorgi, critico cinematografico, Alessandro Bernardi, docente di Storia del Cinema all’Università di Firenze, Teresa Megale, docente di Discipline dello Spettacolo all’Università di Firenze, Brunella Librandi, Presidente di Aif Toscana. La dott.Ssa Daniela Toccafondi, coordinatrice del progetto, ha evidenziato lo scopo dell’iniziativa: “Abbiamo voluto porre l’attenzione su vari temi critici, parlandone in modo approfondito insieme ad alcuni esperti. Da tempo l’Italia si sta occupando di lavoro e formazione, ma Prato è riuscita ad anticipare molte altre aree nel capire l’importanza di un dibattito di questo tipo. Abbiamo notato che le persone rispondono bene a questi temi di natura economica: è necessario che l’economia riprenda, che si trovino nuove chiavi di sviluppo e parlarne insieme è il modo migliore perché questo avvenga”. Brunella Librandi ha invece sottolineato le peculiarità dell’Associazione Italiana Formatori: “Aif mira a fare rete con istituzioni e organizzazioni che si occupano di formazione, sostiene la qualità e ha rapporti con il mondo culturale: è in questo contesto che si inserisce Movie & Management”. Alla proiezione del film “Le ricamatrici” presso il Castello dell'Imperatore erano presenti Dario D’incerti, Sergio di Giorgi, Brunella Librandi e Daniela Toccafondi. Come da programma, successivamente alla proiezione, si è tenuto un dibattito sui temi stimolati dalla visione. Dario D’incerti ha sottolineato come Aif sia stato uno dei primi soggetti ad avere individuato nel cinema un’arma che potesse fare da supporto alla formazione, aggiungendo: “Personalmente sono entrato in questo campo iniziando a cercare nel cinema qualcosa che potesse essere utile per la formazione di individui adulti in contesti di lavoro, ma certamente non sono stato il primo a farlo. Il cinema da sempre pone problemi e suscita dibattiti sulle questioni legate all’individuo, alla sua identità, a cosa egli rappresenta nel mondo odierno”. Anche Sergio di Giorgi ha espresso il proprio parere, affermando di aver visto “un film di recitazione molto trattenuta, che però dice molto sul mondo dei rapporti di lavoro, che diventano territorio comune: il lavoro è visto come punto d’incontro tra chi aspetta la vita e chi invece l’ha appena persa, ovvero le due protagoniste della storia. Si parte da una lontananza, per arrivare alla fiducia: e l’organizzazione del lavoro si basa proprio sulla comunicazione, sul senso e sulla fiducia”. Martedì 12 luglio l’ultima proiezione; un film di Daniele Vicari, “L’orizzonte degli eventi”, una storia di truffe, progresso e arcaicità. Interpretato da Valerio Mastrandrea, il film racconta di due mondi diversi e paralleli che convivono nello stesso territorio, il Gran Sasso d’Italia. Sotto si lavora nel nome del progresso, sopra si vive nel regno della pastorizia. Il contatto tra le due realtà avviene attraverso i personaggi di Max (Mastrandrea) un cercatore di fisica nucleare che lavora senza sosta nel laboratorio situato nel ventre della montagna, e del pastore Bajram che cammina sopra la testa del fisico, ma nessuno dei due lo sa, in questo senso, il Gran Sasso è l’immagine sintetica, secondo il regista, della globalizzazione. “Ho cercato di fare un film sociale, ma – dice il regista – non è un film a tesi” Il tema della ricerca e dell'innovazione tecnologica domina il dibattito culturale; questo film propone distanze e similarità tra un contesto tradizionale e un contesto inovativo. Ottimizzazione delle risorse, trasferimento della conoscenza e investimenti in tecnologia saranno i temi trattati nel dibattito, coordinato da Gianni Canova, critico cinematografico. Parteciperanno Daniele Vicari, regista del film, Alberto Castalvecchi, editore, Paolo Dario, docente e direttore del polo tecnologico Sant’anna Valdera. La rassegna è aperta a tutti, confermare la partecipazione via mail all’indirizzo movie@ui.Prato.it oppure via fax al n. 0574 582931 |
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IL CARISMA E L’ESPERIENZA DI BOB CACCIOTTO AL SERVIZIO DI CASTA DIVA PICTURES |
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Milano, 11 luglio 2005 - Continua l’opera di reclutamento dei migliori talenti produttivi da parte di Casta Diva Pictures, la cdp di Luca Oddo e Andrea De Micheli. Dopo un periodo di collaborazione su singoli progetti, Casta Diva Pictures instaura un rapporto continuativo con Bob Cacciotto, uno dei producer italiani di maggior esperienza e talento, che vanta collaborazioni con, tra gli altri, Giuseppe Tornatore a Dario Argento. “Bob ha un’esperienza straordinaria, avendo girato con centinaia di registi su set europei, americani e asiatici - dicono Oddo e De Micheli - Inoltre, senza voler togliere nulla ai nostri competitors, Bob ha una personalità così originale, che può dirsi veramente unico, nel panorama dei producer italiani”. Da molti anni nel mondo della comunicazione televisiva pubblicitaria, Cacciotto ha lavorato con alcuni tra i maggiori registi italiani e stranieri: ricordiamo, oltre a Tornatore e Argento, Irvin Blitz, Erik Ifergan e Dick Mcneil. Ma anche con star della moda, del cinema e dello sport, come Hakeem Olajuwon, l’ormai mitico pivot nigeriano degli Houston Rockets. Bob Cacciotto ha svolto il ruolo di executive producer per le produzioni di importanti clienti, quali: Agip, Barilla, Cariplo, Roberto Cavalli, Fabbri Editori, Grana Padano, Henkel, Ip, Kellogs, Procter & Gamble, Viaggi del Ventaglio, Volkswagen. |
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LAMACCHIA MARTIN ROTH VINCE IL PRIMO PREMIO "PUBBLICITA' E SUCCESSO 2004/2005" PER LA MOSTRA “ANNICINQUANTA” |
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Milano, 11 luglio 2005 - Gli Anni Cinquanta ovvero il boom in Italia del design, della architettura, della televisione, della moda, della fotografia. Anni Cinquanta dunque come il periodo d’oro della capacità creativa degli italiani alla base dello sviluppo culturale ed economico del paese. E un uovo dal quale ‘nascono’ i simboli dell’epoca, come il grattacielo Pirelli, le auto Fiat, la metropolitana. E’ questo il soggetto della campagna pubblicitaria per la mostra Anni Cinquanta in corso a Milano a Palazzo Reale che ha fatto vincere all’agenzia Lamacchia Martin Roth il primo premio “Pubblicità e Successo 2004/2005” nella categoria “Comunicare l’arte e la cultura” lo scorso 7 giugno nella Sala Executive dello Stadio San Siro di Milano. Firmano il progetto il direttore creativo Matteo Lamacchia e l’Art Director Paola Tognola. Il premio assegnato dalla rivista ‘Pubblico’ e giunto alla Xvi edizione, è rivolto alle migliori campagne pubblicitarie e di comunicazione realizzate in Italia. La Mostra Anni Cinquanta, che chiuderà l’11 settembre 2005, ha un grande successo, i visitatori sono ad oggi oltre 90mila e secondo la giuria del Premio di Pubblico questa fortuna la si deve anche alla locandina che è come un biglietto da visita: quando è accattivante e originale attira spettatori. |
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“DOES ANYBODY KNOW?” IL NUOVO SINGOLO DALL’8 LUGLIO IN ROTAZIONE NELLE RADIO |
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Roma, 11 luglio 2005 - Pubblicato in Italia su licenza Road House, etichetta indipendente creata da Marco Patrignani nei mitici studi romani Forum Music Village, Doe’s anybody know? è il primo singolo estratto dall’album Ready For the Real Life, previsto per il prossimo autunno. Un singolo che sicuramente stupirà per le sue sonorità fin dal primo ascolto. Quanti pensando ai Fools Garden riecheggeranno Lemon Tree ne resteranno assolutamente stupiti, visto che il brano strizza l’occhio al rock. A dieci anni di distanza da un enorme successo come “Lemon Tree”, brano che ha scalato le classifiche di tutto il pianeta, ritornano quindi i Fools Garden. La band tedesca si ripresenta con una nuova formazione, capeggiata dagli storici leader Peter Freudenthaler e Volker Hinkel (cantante e chitarrista entrambi produttori dell’album), con il singolo “Does anybody know?” in rotazione nelle emittenti radiofoniche dall’8 luglio. Oltre 5 milioni di dischi venduti nel mondo con Lemon Tree, tournée internazionali con 30 concerti al mese, numerosi dischi di platino e altri riconoscimenti col singolo e l’album “Dish Of The Day”, sono solo alcuni dei dati da citare. Ancora oggi il brano è apprezzato nel nostro paese, attualmente colonna sonora di uno spot televisivo molto programmato. A questo grande successo sono seguiti altri 3 album che non hanno raggiunto gli stessi eclatanti risultati, pur mantenendo un buon gradimento in diversi paesi, a causa di rotture e problemi all’interno dello stesso gruppo, che hanno portato a un rinnovamento nella formazione. Ricordiamo “For Sale”, che è stato pubblicato anche in Italia nel 2001, con buoni riscontri soprattutto radiofonici; l’album successivo “25 Miles To Kissimmee” (2003) non riesce ad approdare nel nostro paese, a causa della tormentata storia della sua realizzazione, che porta una profonda crisi all’interno della band. Come risultato di questa crisi i Fool’s Garden si separano dopo quasi 12 anni passati insieme. Il tastierista, Roland Röhl, il batterista, Ralf Wochele, e il bassista, Thomas Mangold, lasciano la band. Ma Peter Freudenthaler e Volker Hinkel (cantante e chitarrista), i veri leader del gruppo, non si perdono d’animo e decidono di andare avanti con il loro progetto musicale, fondando inoltre una propria etichetta indipendente (Lemonade Music). Nascono così i nuovi Fools Garden (senza apostrofo), inizialmente come duo, che spesso si esibisce in versione unplugged, e successivamente affiancati altri 3 ottimi musicisti: Dirk Blümlein (basso), Claus Müller (batteria) e Gabriel Holz (2° chitarra). Con questa nuova formazione la band raccoglie grandi successi nell’est Europa (soprattutto in Lituania e in Russia), in Corea del Sud, e si riaffaccia timidamente al mercato occidentale con concerti in tutta la Germania, in Svizzera e in Spagna. Adesso si preparano di nuovo a conquistare l’Europa con il nuovo album “Ready For The Real Life”, pubblicato da Lemonade e Roadhouse, etichetta indipendente fondata da Marco Patrignani negli storici studi romani del Forum Music Village. Si tratta di un’opera completamente nuova rispetto al passato, che ripropone in alcuni brani il britpop tanto caro a questa band, come in “Man Of Devotion”, già presentato durante gli show unplugged degli ultimi mesi, ma alterna anche nuovi stili, come quello di “Does Anybody Know?” e “Daihaminkay”, brani rock molto orecchiabili. La collaborazione con i Fools Garden inaugura una serie di nuovi progetti che stanno per nascere all’interno del Forum, tempio italiano della musica per eccellenza che ha visto nascere le colonne sonore di “Cera una volta in America” o “La vita è bella” per esempio, e che presto vedrà nuovamente in studio Roberto Benigni e Nicola Piovani per la realizzazione della colonna sonora del nuovo film del Premio Oscar più amato d’Italia. Tutti i grandi della musica di ieri e di oggi, italiani e internazionali passano da qui www.Forummusicvillage.com Ma non solo. In questi mesi al Forum e alla Road House, già etichetta di Daniele Groff, c’è molto fermento. Nuove importanti produzioni e artisti emergenti saranno infatti pubblicati nei prossimi mesi, mentre all’interno del Forum ci saranno nuove attività live e di scouting. Www.foolsgarden.it |
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