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Notiziario Marketpress di
Lunedì 31 Gennaio 2005
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A CITTÀ DI CASTELLO (PERUGIA) DAL 13 MARZO AL 12 GIUGNO LA MOSTRA PRIMA DI BURRI E CON BURRI |
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Città di Castello (Perugia), 31 gennaio 2005 - A dieci anni dalla scomparsa di Alberto Burri, Città di Castello vuole ricordare il suo illustre concittadino con una serie di iniziative che prendono il via sabato 13 marzo con l’apertura della mostra Prima Di Burri E Con Burri, organizzata dal Comune di Città di Castello in collaborazione con la Fondazione Albizzini Collezione Burri e la Regione dell’Umbria. L’iniziativa, ideata da Maurizio Calvesi e curata da Chiara Sarteanesi, inaugurerà gli spazi espositivi della nuova ala della Pinacoteca di Palazzo Vitelli alla Cannoniera, dove in futuro sarà allestita, su piani differenziati, una sezione permanente dedicata all’arte contemporanea con collezioni provenienti da donazioni private e uno spazio riservato a mostre temporanee. “Il nostro scopo - ha sottolineato l’assessore comunale alle Politiche Culturali, Rosario Salvato - è far sì che i capolavori della Collezione Burri diventino un significativo biglietto da visita per l’Umbria, ponendo Città di Castello al centro dell’attenzione nazionale come punto di riferimento, di fatto esclusivo, per l’arte contemporanea”. La mostra, in calendario fino al 12 giugno, intende costruire un “ponte” ideale e artistico fra le due sedi della Fondazione Burri e la Pinacoteca comunale, proponendo al pubblico 50 opere di alcuni artisti che Burri ammirava e che in molti casi ha frequentato, durante i suoi soggiorni romani e parigini e opere di artisti con i quali Burri ha intrattenuto rapporti di stima reciproca, in alcuni casi con scambi di opere. Il percorso espositivo prevede una prima sezione in cui figurano opere di Bacon, De Chirico metafisico, Mafai, Magnelli, Melli, Mirò, Morandi, Picasso, Schwitters, Scipione, e una seconda con lavori di Afro, Ballocco, Calder, Capogrossi, Colla, Ceroli, De Kooning, Fazzini, Kiefer, Gambetti, Mannucci, Marca-relli, Marino Marini, Nicholson, Nuvolo, Prampolini, Sarteanesi Alvaro e Nemo, Sironi. Tra i prestatori si segnalano le Istituzioni che hanno contribuito con prestiti alla buona riuscita della manifestazione: la Fondazione Magnani Rocca di Parma, l’Archivio Pericle Fazzini, la Pinacoteca di Macerata, il Mart di Trento e Rovereto, i Musei Civici di Firenze, Palazzo della Penna di Perugia, l’Archivio Mascherini, l’Associazione Artmilla o.N.l.u.s. Per Gambetti, artisti e prestigiosi collezionisti italiani e stranieri. Al reperimento e all’individuazione delle opere e dei documenti d’archivio hanno partecipato anche la Fondazione Marino Marini di Pistoia, l’Archivio Afro, l’Archivio Scialoia, l’Archivio Calder. Il catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, è curato da Chiara Sarteanesi e Rita Olivieri con un testo introduttivo di Maurizio Calvesi. Alberto Burri nasce a Città di Castello (Perugia) nel 1915. Si iscrive alla Facoltà di Medicina di Perugia, che frequenta dal 1934 al 1939. Nel 1940 parte per la guerra. Fatto prigioniero dagli inglesi, resta internato in un campo del Nord Africa, prima di essere trasferito dagli americani a Hereford, in Texas, dove inizia a dipingere. Tornato in Italia nel 1946, Burri si trasferisce a Roma, deciso a diventare artista. Nel 1947 tiene la sua prima personale alla galleria La Margherita. Propone opere di carattere figurativo. Ma l'anno successivo è già impegnato nelle prime composizioni astratte: Bianchi e Catrami. Nel 1949 realizza Sz1, il primo "Sacco" stampato. L'anno successivo comincia le Muffe e i Gobbi. Nel 1951 Alberto Burri partecipa alla fondazione del Gruppo Origine, con Ballocco, Capogrossi e Colla. Nel 1952 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia e pone mano a Grande Sacco. Le mostre di Chicago e New York del 1953 segnano l'inizio del successo internazionale. Nel 1954 realizza piccole combustioni su carta. Continua a utilizzare il fuoco anche negli anni successivi, realizzando Legni (1956), Plastiche (1957) e Ferri (1958 circa). Il 1955 è un anno cruciale. Torna per la prima volta negli Stati Uniti e presenzia alla prima mostra personale in un museo pubblico: l'Oakland Art Museum. Due anni dopo, il Carnegie Institute di Pittsburgh gli allestisce un'importante retrospettiva. Nel 1959 è la volta del Palais des Beaux-arts di Bruxelles. La sua fama è ormai riconosciuta, e nel 1960 la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale. Tra il 1961 e il 1969 Burri realizza il ciclo di Plastiche combuste. Nel 1963 espone al Museum of Fine Arts di Houston. Nel 1965 vince il Gran Premio alla Biennale di San Paolo. Sul finire degli anni '60 si trasferisce a Los Angeles. In considerazione del suo successo, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma di Roma gli dedica una sala permanente. Abbandonate le combustioni, Alberto Burri nel 1973 inizia il ciclo dei Cretti che riprendono i Bianchi realizzati a cavallo tra gli anni '40 e '50. Nel 1975 realizza le scene per Tristano e Isotta di Richard Wagner al Teatro Regio di Torino. Nel 1976 realizza il Grande Cretto Nero per il Franklin D. Murphy Sculpture Garden di Los Angeles, nel 1978 il Grande Cretto di Capodimonte. Nel 1976 inizia a lavorare ai Cellotex. Al 1979 risalgono i Cicli, che domineranno tutta la sua produzione successiva. Il primo, intitolato Il Viaggio, viene esposto negli Ex-seccatoi del Tabacco di Città di Castello. Presenterà altri cicli a Firenze (1981), Palm Springs (1982), Venezia (1983), Nizza (1985), Roma, Torino (1989) e Rivoli (1991). Nel 1981 viene inaugurata la Fondazione Burri in Palazzo Albizzini a Città di Castello. In questi anni Burri si dedica al progetto (interrotto nel 1989) del Grande Cretto per la cittadina siciliana di Gibellina, sconvolta dal terremoto del 1968. Negli anni '80 vengono dedicate a Burri numerose esposizioni: Documenta a Kassel (1982), Palazzo Citterio a Milano (1984), Stabilimento Peroni e Università degli Studi a Roma (1987). Nel 1990 si apre, sempre a Città di Castello, la seconda sede della Fondazione, presso gli ex-Seccatoi del Tabacco. Lasciata la California, Burri si trasferisce a Beaulieu, in Francia, ma continua a frequentare Città di Castello. Nel 1993 espone al Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, l'ultimo grande cretto in ceramica, Nero e Oro. Alberto Burri muore a Nizza nel 1995. Www.cdcnet.net
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