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Notiziario Marketpress di Lunedì 31 Gennaio 2005
 
   
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  LA COMMISSIONE EUROPEA INVITA GLI STATI MEMBRI AD IMPEGNARSI PIÙ A FONDO NELLE RIFORME PER RILANCIARE LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE  
   
  Bruxelles, 31 gennaio 2005 - Negli ultimi anni sono stati compiuti vari progressi per quanto riguarda il completamento del mercato unico e lo sviluppo di un ambiente più favorevole alle imprese. Tuttavia rimane ancora molto da fare per accrescere la competitività tramite il risanamento delle finanze pubbliche, l’adozione di politiche del lavoro più attive, la realizzazione di investimenti più produttivi (compresi gli investimenti nella conoscenza) e una maggiore integrazione dei mercati, al fine di favorire la crescita economica e la creazione di posti di lavoro assicurando nel contempo la tutela dell’ambiente: sono queste le conclusioni di alcune relazioni presentate oggi dalla Commissione, che esaminano l’attuazione degli obiettivi pluriennali fissati per l’economia in generale e per il mercato interno, l’occupazione e l’ambiente in particolare. Le relazioni, che insieme costituiscono il cosiddetto "pacchetto di attuazione", serviranno come base per la revisione intermedia della strategia di Lisbona e per l’elaborazione della relazione che la Commissione presenterà a marzo al Consiglio europeo di primavera. Indirizzi di massima per le politiche economiche 2003-2005 Nel 2003 il Consiglio ha adottato gli indirizzi di massima per le politiche economiche 2003-2005, che stabiliscono la strategia comunitaria di politica economica a medio termine destinata a rendere l’Europa più competitiva. La seconda relazione sull’attuazione degli indirizzi di massima per le politiche economiche indica che i progressi realizzati continuano ad essere poco omogenei, sia a livello di settori che di paesi. Gli aspetti positivi sono dati dal fatto che la riforma del mercato del lavoro procede ad un ritmo costante, la liberalizzazione del mercato dell’energia e di altre industrie di rete è proseguita, la politica di concorrenza è stata applicata in maniera più energica e il mercato unico dell’Unione europea ha funzionato meglio, tutti fattori che hanno contribuito ad un ambiente più favorevole alle imprese e alla competitività. Tuttavia a questi risultati fanno da contraltare i modesti progressi compiuti nella transizione verso un’economia basata sulla conoscenza - che costituisce il principale obiettivo dell’agenda di Lisbona adottata dal Consiglio europeo di primavera del 2000 -, nell’integrazione del mercato interno nel settore dei servizi e nel rispetto della disciplina di bilancio. Se si esaminano i risultati dei singoli paesi con riferimento all’attuazione delle raccomandazioni formulate nei loro confronti nel 2003, occorre menzionare in particolare i progressi realizzati da Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi e Regno Unito, mentre i risultati conseguiti dagli altri “vecchi” Stati membri sono più contrastanti. È ancora troppo presto per valutare l’attuazione delle raccomandazioni da parte dei paesi che hanno aderito all’Unione europea nel maggio 2004, ma Cipro e la Slovacchia possono essere citati come buoni esempi da seguire. Con riferimento al risanamento del bilancio, soltanto otto Stati membri sono riusciti a conseguire o mantenere un bilancio prossimo al pareggio o in attivo, che consente di affrontare meglio le fluttuazioni economiche e l’impatto dell’invecchiamento della popolazione. Viceversa nel 2004 ancora troppi paesi presentano disavanzi eccessivi. Sempre nel 2004 alcuni paesi, tra cui Italia e Slovacchia, hanno intrapreso importanti riforme del sistema pensionistico, mentre in altri le riforme realizzate sembrerebbero insufficienti a contenere gli oneri di bilancio derivanti dall’invecchiamento della popolazione (Grecia), o sono ancora in una fase embrionale (Repubblica ceca). Nonostante i diversi provvedimenti adottati per realizzare un’economia basata sulla conoscenza, i progressi sono ancora piuttosto limitati. Nel campo della ricerca e dell’innovazione l’Unione europea continua a cedere il passo agli Stati Uniti, rendendo praticamente impossibile, in assenza di iniziative di rilievo, il raggiungimento dell’obiettivo del 3% del Pil destinato ad investimenti nella ricerca e nello sviluppo entro il 2010 (nel 2002-2003 la spesa per le attività di ricerca e sviluppo è aumentata solo marginalmente, raggiungendo il 2% del Pil). Le sole eccezioni continuano ad essere rappresentate da Svezia e Finlandia. Il Commissario per gli affari economici e monetari Joaquin Almunia ha così commentato la relazione: “Per conseguire gli obiettivi ambiziosi che si sono prefissi in materia di competitività e di occupazione, gli Stati membri devono intraprendere la via delle riforme in maniera più convincente ”. Per consultare i rapporti precedenti: http://europa.Eu.int/comm/economy_finance/publications/implement_en.htm 
L’occupazione rimane il tallone di Achille dell’Unione europea Sempre oggi la Commissione ha adottato una Relazione congiunta sull’occupazione per il periodo 2004-2005, dalla quale risulta che, malgrado le riforme intraprese in vari Stati membri, complessivamente nell’Unione europea si assiste ad una stagnazione dei tassi di occupazione e a un rallentamento nella crescita della produttività. Con un tasso di occupazione rimasto fermo al 63% nel periodo 2001-2003, per conseguire l’obiettivo del 70% nel 2010 fissato dalla strategia di Lisbona l’Unione europea dovrebbe creare altri 22 milioni di posti di lavoro. Il tasso di occupazione delle donne e dei lavoratori più anziani è rimasto attestato rispettivamente al 55 e al 40%. Nonostante le riforme del mercato del lavoro abbiano rafforzato la tenuta dell’occupazione di fronte alle difficoltà economiche, la relazione conferma gli scarsi progressi compiuti nella realizzazione dei tre obiettivi della Strategia europea per l’occupazione: piena occupazione, miglioramento della qualità e della produttività al lavoro e rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale. Gli Stati membri hanno intrapreso grandi sforzi per rendere più remunerativo il lavoro (attraverso misure quali la riforma del regime fiscale e del sistema degli incentivi), per riformare i servizi pubblici per l’impiego, promuovere l’imprenditorialità e introdurre strategie di apprendimento permanente. Viceversa i progressi sono stati modesti per quanto riguarda la gestione della ristrutturazione economica, l’emersione del lavoro irregolare, gli investimenti nel capitale umano attraverso l’istruzione e la definizione di strategie per l’invecchiamento attivo. Anche i progressi registrati nel miglioramento della qualità del lavoro variano notevolmente da un paese all’altro. Il divario retributivo medio tra uomini e donne continua ad essere fermo al 16%, l’accesso alla formazione è basso proprio tra coloro che ne avrebbero più bisogno e il numero di infortuni sul lavoro, che pure è in diminuzione, è ancora troppo elevato. La relazione conferma la necessità di intervenire nei quattro settori identificati dal rapporto della Task Force per l’occupazione (rapporto Kok): aumentare l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese; incentivare un maggior numero di persone a entrare e a rimanere nel mercato del lavoro; investire maggiormente nell’istruzione e nella formazione permanente; assicurare l’effettiva attuazione delle riforme. Accanto alla relazione congiunta sull’occupazione, la Commissione ha adottato una Relazione congiunta sulla protezione sociale e l'inclusione sociale, dalla quale risulta che gli Stati membri stanno incrementando i loro sforzi per combattere la povertà e assicurare l’adeguatezza delle pensioni anche in futuro e stanno concentrandosi in maniera più chiara su alcune priorità, tra cui l’eliminazione della povertà infantile, il miglioramento delle condizioni abitative e l’elevazione del livello di qualificazione professionale dei giovani che lasciano la scuola. Gli Stati membri stanno inoltre cercando seriamente di invertire la tendenza al pensionamento anticipato e di offrire maggiori opportunità ai regimi pensionistici privati. Complessivamente, però, nel 2002 più di 68 milioni di persone, pari al 15 per cento della popolazione dell’Unione europea, sono risultati a rischio di povertà. I più vulnerabili sono in genere i disoccupati, i senzatetto e le donne (famiglie monoparentali e anziani soli). La percentuale di persone a rischio varia dal 10% o anche meno nella Repubblica ceca, in Svezia, Danimarca, Ungheria e Slovenia fino al 20% e più in Irlanda, Slovacchia, Grecia e Portogallo. "L’occupazione, le pensioni e il welfare sono le principali priorità dei cittadini dell’Unione europea. Secondo la relazione il metodo aperto di coordinamento per combattere l’esclusione sociale e modernizzare i sistemi pensionistici comincia a dare i suoi frutti. Tuttavia gli Stati membri devono compiere ulteriori sforzi per accrescere l’occupazione, ridurre la povertà e assicurare la futura adeguatezza e sostenibilità finanziaria delle pensioni," ha dichiarato Vladimir Spidla, Commissario per l’occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità. Per l’attuazione della politica per l’occupazione consultare i seguenti link: http://europa.Eu.int/comm/employment_social/news/2005/jan/jer2005_en.html  http://europa.Eu.int/comm/employment_social/news/2005/jan/soc_incl_rep_2005_en.html  
Mercato unico: buoni progressi ad eccezione dei servizi La seconda relazione della Commissione sulla Strategia per il mercato interno 2003-2006 (cfr. Ip/03/645) segnala i buoni progressi compiuti, con l’adozione di circa due terzi delle misure legislative per il miglioramento del mercato interno che la Commissione intendeva varare entro il 2004. Tuttavia, affinché l’’Unione europea sia in grado di offrire ai cittadini il livello di vita più elevato auspicato dall’agenda di Lisbona, il mercato interno deve funzionare ancora meglio. Gli indicatori economici mostrano che l’integrazione dei mercati procede ad un ritmo non ancora soddisfacente. Sono quindi necessari ulteriori sforzi per giungere all’adozione di una normativa comunitaria che elimini le eccessive lungaggini burocratiche per le imprese che desiderano operare oltre frontiera, e consenta in tal modo ai consumatori di usufruire di una maggiore scelta e di prezzi più bassi. Gli Stati membri devono inoltre compiere maggiori sforzi per assicurare la corretta attuazione delle norme comunitarie. Alla relazione è allegato un quadro di valutazione del mercato interno aggiornato, con Lituania e Spagna in testa alla classifica per quanto riguarda l’attuazione della normativa relativa al mercato interno. È da notare che anche Ungheria e Polonia figurano tra i primi in classifica e che tutti i dieci nuovi Stati membri hanno ridotto il loro ritardo dopo l’adesione. Gli sforzi compiuti da Francia e Germania per migliorare i loro risultati cominciano a dare i primi frutti e i Paesi Bassi sono tornati nella parte alta della classifica. Altri Stati membri sono invece scivolati indietro, ma complessivamente la percentuale di direttive in materia di mercato interno in vigore ma non ancora recepite negli ordinamenti nazionali è scesa per l’Ue-25 dal 7,1% alla data dell’allargamento all’attuale 3,6%. Il numero di procedure di infrazione avviato nei confronti di Francia, Spagna, Belgio, Austria, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo e Finlandia è diminuito, ma non altrettanto può dirsi per gli altri paesi. Gli scambi intracomunitari di merci hanno registrato una flessione, mentre gli scambi di servizi sono in crescita, pur rappresentando ancora appena il 20% del valore dell’interscambio di beni, circostanza che rende ancora più importante una rapida adozione della proposta di direttiva sui servizi. La convergenza dei prezzi nel mercato interno ha subito una frenata e gli investimenti transfrontalieri mostrano una certa volatilità. Ciò significa che, malgrado i buoni progressi realizzati in una serie di iniziative attualmente in corso, l’Unione europea deve accelerare l’integrazione dei mercati, adottando alcune proposte attualmente ferme dinanzi al Consiglio e al Parlamento: si tratta in particolare del brevetto comunitario, della direttiva sulla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici e della semplificazione del sistema di riconoscimento delle qualifiche professionali. Il Commissario per il mercato interno Charlie Mccreevy ha dichiarato: “Tre quarti degli obiettivi del mercato interno sono stati realizzati. I risultati raggiunti sarebbero sembrati impensabili nel 1992. Più recentemente, il dibattito sulla strategia di Lisbona e il rapporto Kok hanno sottolineato che i progressi nel funzionamento concreto del mercato interno sono una delle pietre angolari su cui si basa la prosperità futura dell’Europa. La Commissione non può agire da sola. È necessario che l’Unione europea allargata la accompagni in questo processo. E se i responsabili politici possono definire il quadro di riferimento, sono i cittadini e le imprese a far funzionare i mercati. Finora gli europei hanno svolto bene il loro compito, ed è anche per questo che sono ottimista”. Per l’attuazione del mercato interno consultare il seguente link: http://europa.Eu.int/comm/internal_market/en/update/strategy/index.htm  
Politica e tecnologie ambientali La Commissione ha infine adottato la sua seconda relazione sul riesame della politica ambientale, che sottolinea in particolare la relazione tra ambiente ed economia. Appare sempre più chiaro che la politica e l’innovazione in campo ambientale possono promuovere la crescita economica e favorire il mantenimento e la creazione di posti di lavoro. I dati più recenti confermano che le ecoindustrie hanno conseguito risultati migliori rispetto a tutti gli altri settori economici. In un’altra relazione, la Commissione giunge alla conclusione che occorre rafforzare l’ambizioso Piano d’azione per le tecnologie ambientali (Environmental Technologies Action Plan - Etap). Nonostante i buoni progressi realizzati, in questo settore sono necessarie ulteriori azioni. Concretamente, la relazione sollecita la creazione di fondi d’investimento “verdi”, la definizione di obiettivi di rendimento per alcuni prodotti fondamentali e l’elaborazione di “tabelle di marcia” nazionali per l’attuazione del piano negli Stati membri. Il Commissario per l’ambiente Stavros Dimas ha dichiarato: “Dobbiamo respingere l’idea che tutelare l’ambiente sia un lusso. La politica ambientale costituisce un elemento essenziale della strategia di Lisbona”, e ha aggiunto che “l’Europa deve investire di più in metodi innovativi di tutela dell’ambiente che consentano nel contempo di promuovere la competitività. Le tecnologie ambientali possono fornire un prezioso contributo al raggiungimento di questo obiettivo”. Da sondaggi di opinione realizzati in tutta Europa risulta che la grande maggioranza dei cittadini europei desidera una maggiore attenzione all’ambiente e attende l’adozione di decisioni volte ad assicurare una migliore qualità dell’ambiente e dei servizi ambientali a livello comunitario. Il Commissario responsabile per la ricerca Janek Potocnik ha aggiunto: “Le tecnologie ambientali costituiscono un ottimo esempio del modo in cui un’economia incentrata sulla conoscenza può mantenere elevati standard ambientali, ed una buona dimostrazione di come la ricerca può contribuire allo sviluppo sostenibile“. Per l’attuazione della politica ambientale consultare il seguente link: http://europa.Eu.int/comm/environment/lisbon.htm
 
     
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