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Notiziario Marketpress di
Lunedì 31 Gennaio 2005
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Web e diritto per le nuove tecnologie |
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MEDIAZIONE PENALE: L’ITALIA SEGNA IL PASSO |
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Nel corso del convegno: “Mediazione penale: quali prospettive?”, svoltosi a Roma, ed organizzato dall’Istituto di ricerca sui sistemi giudiziari (Irsig) del Cnr giuristi ed esperti hanno analizzato problemi e prospettive della mediazione penale in vista della legge quadro dell’Unione europea, che prevede il ricorso a questo istituto entro il 22 marzo 2006. Nel nostro Paese l’utilizzo della mediazione penale può diventare uno strumento efficace per decongestionare la mole di lavoro nelle aule giudiziarie e per comporre pacificamente i conflitti. Il ritardo nel suo utilizzo è dovuto a difficoltà culturali che, secondo gli esperti, pongono il nostro paese, prossimo “all’anno zero” in materia. A fare da filo conduttore agli interventi, sono stati i risultati di due indagini condotte dall’Irsig presso gli addetti ai lavori di 8 centri di mediazione penale tra i magistrati dei tribunali minorili delle stesse città. “Dai risultati delle indagini, raccolte nel volume Mediazione penale: chi, dove, come e quando” – secondo la ricercatrice Anna Mestitz - “emerge che l’Italia, rispetto agli altri stati, presenta una situazione anomala. La mediazione penale è applicata esclusivamente nella giustizia minorile da circa un decennio, seppure non esistano norme specifiche. Viceversa la legge prevede che i giudici di pace possano utilizzarla anche con gli autori di reato adulti, benché pochissimi casi sono inviati ai centri e ai servizi specializzati”. Per Giovanni Conso, Presidente emerito della Corte Costituzionale, la mediazione penale non è un optional. E’ necessario predisporre le norme e le procedure che consentano il ricorso a questa strategia riparativa, in vista dell’entrata in vigore della legge quadro europea, che ne prevede l’adozione da parte di tutti gli stati membri”. Dello stesso segno l’intervento di Livia Pomodoro, Presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, secondo la quale “esiste una oggettiva difficoltà di natura culturale a far entrare all’interno del nostro sistema l’idea della mediazione, che non va confusa con la conciliazione, rispetto alla quale bisogna tenere conto della volontarietà dell’intervento. Gli ostacoli nascono da una percezione salvifica di strumenti che possono essere interpretati soltanto come una scorciatoia rispetto al sistema delle sanzioni e dell’accertamento del reato. La mia personale opinione- ha proseguito il magistrato - è che se bisognerà obbligatoriamente arrivare ad una legge sulla mediazione, occorre puntare ad una legge quadro che preveda un forte decentramento delle attività sul territorio, al fine di alleggerire le aule giudiziarie”. “Il vantaggio principale della mediazione” è il parere del presidente dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e la famiglia “ sta nel recupero in modo dinamico della dimensione relazionale fra autore del reato e vittima. Quest’ultima, tradizionalmente, rimane in ombra, perché tutto il nostro sistema giudiziario, in particolare quello minorile, si concentra sull’autore del reato, benché esistano anche le ragioni della vittima. Quest’ultima si può aspettare dalla mediazione penale un tipo di risarcimento che non si riduce soltanto ad una soddisfazione pecuniaria o nell’appagamento di una sete di giustizia”. Per Gabriele Longo, Segretario generale dell'Unione Nazionale Giudici di Pace e co-presidente della Federazione Unitaria Giudici di Pace, “la mediazione è un valido strumento educativo, utile a prevenire e scoraggiare recidive o reati molto più gravi, in un’ottica di composizione sociale fra le parti. Si tratta, inoltre, di un’alternativa alla querela. Stando ai risultati della prima esperienza dei giudizi di fronte ai giudici di pace, monitorati nel 2004, su circa 110 mila procedimenti esauriti nel corso dell’anno, nel 23% dei casi è stata ritirata la querela, mentre nel 20% si è arrivati alla conciliazione, risultato, questo, di maggior successo rispetto al semplice ritiro della querela”. “In conclusione, emerge la necessità” - ha sottolineato la ricercatrice del Cnr, Anna Mestitz - “di una nuova normativa che sancisca la collocazione della mediazione penale nella fase pre-processuale, sia per evitare ai minori di entrare nel circuito penale, sia per consentire ai giudici di pace di ricorrere alle norme già esistenti per i reati commessi dagli adulti”. Secondo Giovanni Micali, presidente dell’Unicef Italia, la scuola “può svolgere un ruolo importante nell’educazione alla gestione dei conflitti. La pace si può costruire soltanto imparando a gestirli, cercando soluzioni non violente, con l’aiuto dei ragazzi, degli educatori, delle famiglie e dell’intera comunità.” Infine, Fabio Pistella, presidente del CNR, ha sottolineato i punti di contatto fra le regole che governano la giustizia e le regole che governano la scienza.“ Anche noi fisici” ha spiegato “mettiamo a punto modelli, raccogliamo dati e cerchiamo chiavi di lettura complementari, nell’analisi dei fenomeni. Non esiste un principio di precostituita sentenza, viceversa una serie di probabilità e di aspetti interpretativi che vanno resi compatibili fra loro. Ecco perché il Cnr considera una parte fondante della propria ricchezza anche la dimensione giuridica e di approfondimento delle regole”.
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