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Notiziario Marketpress di
Martedì 08 Febbraio 2005
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CON GIULIANA DICHIARAZIONE DELL’ARCI NAZIONALE |
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Roma, 8 febbraio 2005 - Abbiamo conosciuto Giuliana in piazza, il 24 ottobre del 1981, sul palco di Piazza del Popolo. Il suo intervento chiuse la grande manifestazione per la pace che segnò l’inizio del nuovo movimento pacifista italiano. Sono passati tanti anni, e Giuliana è stata sempre in prima fila, da giornalista e da militante, contro tutte le guerre, contro tutte le oppressioni, contro tutte le ingiustizie. Grazie a lei abbiamo conosciuto la verità di tanti conflitti dimenticati, e squarciato il velo dell’informazione controllata dai grandi poteri. Grazie a lei abbiamo imparato a conoscere le società civili del mondo arabo, il loro bisogno di libertà e di giustizia, le loro lotte. Grazie a lei abbiamo potuto stringere con tanti e tante in Medio Oriente relazioni dirette, che ci hanno permesso di condividere un impegno comune contro l’oppressione. In questo ultimo periodo, dall’Iraq, ci ha aiutato a fare più solida la nostra lotta contro la guerra, contro l’occupazione, per il ritiro delle truppe. Con il suo lavoro e con l’impegno in tante iniziative di informazione in tutta Italia, ha sempre denunciato la politica del governo italiano che ha portato il paese a partecipare a una guerra e a un’occupazione scellerate. Giuliana è una delle migliori donne, compagne, pacifiste e attiviste contro la guerra che abbiamo la fortuna di conoscere. Siamo angosciati. Ci stringiamo ai suoi cari, ai compagni e alle compagne del Manifesto. Chiediamo al governo di fare il possibile e l’impossibile per la sua liberazione, rendendosi disponibile al negoziato e alla trattativa. Organizzeremo, insieme a tutto il movimento contro la guerra, iniziative e azioni in tutta Italia per chiedere il suo rilascio immediato e incondizionato. Chiederemo libertà per Giuliana e per tutto il popolo iracheno. Finisca l’occupazione, si ritirino le truppe italiane immediatamente. Evitiamo altro dolore, evitiamo che angoscia si aggiunga ad angoscia, spezziamo la catena dell’orrore.
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