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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Febbraio 2005
 
   
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  IL TENENTE DI INISHMORE DALL’8 AL 20 FEBBRAIO AL TEATRO DELL'ELFO  
   
  Milano, 8 febbraio 2005 - Il tenente di Inishmore dell'irlandese Martin Mcdonagh è una commedia di travolgente comicità, coniugata su un tema di tragica attualità quale il terrorismo irlandese. Padraig, giovane e temutissimo rivoluzionario irlandese, ama il suo gatto più della vita stessa, più di suo padre e dei suoi amici d'infanzia. Tanto che, quando la povera bestia viene data per morta in un imprevedibile incidente ciclistico, il terrore si diffonde nel villaggio e il presunto colpevole fa disperatamente di tutto per occultare il cadavere dell'animale. Mentre il terribile Padraig esce dalla clandestinità con propositi di strage. Ciò che ne consegue, nel contesto di una narrazione in cui il grande amore romantico può sbocciare improvvisamente tra la violenza e la morte, è cosa che lo spettatore potrà gustare al meglio nella realtà del palcoscenico, in un fuoco di fila di colpi di scena, tra le numerose trovate comiche e le straordinarie variazioni di linguaggio di un autore che sa tradurre immediatamente in teatro la vita osservata in presa diretta. C'è qualcosa d'inquietante e comicamente folle insieme in questa moderna "Black Comedy" sul dramma della guerra civile irlandese e nella carrellata sui suoi imprevedibili protagonisti, tratteggiati con i toni della grande tradizione irlandese, nella quale l'influenza della drammaturgia di John M. Synge si coniuga con la tensione etica del cinema di John Ford. Tutto fatto esplodere all'interno di situazioni fortemente connotate dal grottesco, la cui diffusa e violenta demenzialità giovanilistica ha indotto la critica inglese a citare i Monty Python o Quentin Tarantino. Martin Mcdonagh, trentenne nato a Londra da genitori irlandesi, è diventato ormai un autore di casa al Teatro Stabile di Genova, che lo ha scoperto con La bella regina di Leenane e Lo storpio di Inishmaan. Seconda tappa della trilogia dedicata da Mcdonagh alle isole di Aran, Il tenente di Inishmore viene proposta nella traduzione appositamente commissionata a Fausto Paravidino e con l'interpretazione di una compagnia d'attori appartenenti a diverse generazioni, ma tutti molto cari al Teatro Stabile di Genova: Ugo Maria Morosi, Roberto Alinghieri, Arianna Comes, Aleksandar Cvjetkovic, Gianluca Gobbi, Enzo Paci, Gaetano Sciortino, Pietro Tammaro. Dalla rassegna stampa: Messo in scena da Marco Sciaccaluga con una serie di effetti speciali da opera rock maledetta, fra schizzi di sangue, colpi di pistola a gogò, ricordi degli incesti con la propria madre, distruzione globale della famiglia, violenza gratuita e situato in uno spazio che sembra un catino dell'orrore, il Tenente di Inishmore puo' contare su una compagnia estremamente affiatata. Maria Grazia Gregori, l'Unità. La commedia diretta con guizzo voluttuoso da Marco Sciaccaluga, nella versione italiana di Fausto Paravidino che restituisce bene la koinè da sottocultura giovanile, abita una scenografia implosa in una voragine da lavori in corso di Guido Fiorato. Una fossa di scivoli e putrelle, teatro di una mattanza tutta da ridere e affidata a un cast brillante e grottescamente sopra le righe, come dire, per favore non prendete troppo sul serio tutto questo splatter. Giuliana Manganelli, Il secolo Xix, Il nuovo testo rinuncia alle nostalgie e opta per un deciso piglio comico che ha peraltro come tema la violenza, coinvolgendo frontalmente l'ossessione liberatoria dell'Ira e le nevrosi delle cellule dissidenti. Ma se i protagonisti non fanno che uccidersi tra loro, arrivando pure a segare i cadaveri, non agiscono per la causa tanto esaltata quanto per vendicare, con macello gratuito, le credute uccisioni dei loro gatti, più amati degli uomini. Zeppa di risibili crudeltà, la feroce farsa, tradotta da Paravidino in un parodistico slang tipo film di Tarantino, sfrutta lo spostamento dell'azione in una scena a pianta centrale di Guido Fiorato, un intrico di metallici binari sfondati, che avvicina al pubblico l'eccesso fisico dell'azione denunciandone la falsità. La regia di Marco Sciaccaluga, molto attenta allo spirito citazionistico del lavoro, si diverte a gonfiare i contorni, caricando al massimo la recitazione machiettistica. Franco Quadri, la Repubblica, Con cinismo e una buona dose di humour noir, Mcdonagh gioca accortamente sul livido contrasto tra i teneri sentimenti nei confronti delle bestiole e le feroci esecuzioni di esseri umani. Ben dosato negli effetti e negli acri ritratti dei personaggi, il plot è costruito con indubbia efficacia, così come alcune graffianti battute sulle difficoltà di attirare turisti in un posto del genere. Sorprende, soprattutto, la sfrontatezza antiretorica con cui un'immane tragedia viene ridotta a spunto comico, senza cadere mai nella caricatura: un'impresa che poteva riuscire soltanto a un autore britannico, e in regola coi propri cromosomi irlandesi. Renato Palazzi, Il sole 24 ore, Ancora una volta si palesano, tra le risate, la banalità del male, qui comicamente macabra, l'ottusità morale del terrorismo, l'orrore di quando il sentimento degrada in sentimentalismo, in assoluto disprezzo per la vita: teneri con le bestiole feroci con gli umani. Spettacolo crudo e incisivo dove l'indignazione morale si fa psicopatico grand guignol. Magda Poli, Corriere della Sera, Con Il Tenente di Inishmore il giovane, dotatissimo, Martin Mcdonagh, londinese con ascendenti e frequentazioni in Irlanda, continua la serie delle sue visioni della verde isola in chiave di grottesca comicità. Šesibisce una notevole varietà nell'invenzione di situazioni sempre originali, poi magistralmente sviluppate secondo i canoni della pièces ben fatta. Come nei precedenti lavori importati, i personaggi, benché in contatto con il mondo odierno, appartengono a un'Irlanda provinciale immutabilmente ignorante, superstiziosa sentimentale e sanguinaria. Questa volta sono anche rivoluzionari, ossia autogiustificano la loro idiozia criminale: Padraig mette bombe nelle friggitorie semplicemente perché sono meno protette delle caserme e strappa le unghie dei piedi allo spacciatore perché i bambini cui lui vende la marijuana sono bambini cattolici. Masolino d'Amico, la Stampa. Al Teatro dell'Elfo dall'8 al 20 febbraio, www.Elfo.org  
     
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