|
|
|
|
|
|
|
Notiziario Marketpress di
Mercoledì 09 Febbraio 2005
|
|
|
|
|
|
Pagina4 |
|
|
"LE TELE DI CARLO BRACCESCO: DALLA GALLERIA NAZIONALE DELLA LIGURIA AL MUSEO DIOCESANO DI LA SPEZIA" (GENOVA,GALLERIA NAZIONALE) |
|
|
|
|
|
Genvoa, 9 febbraio 2005 - Nella vita di un museo l’ingresso o l’uscita di un’opera dal proprio patrimonio è evento non secondario e di routine poiché non semplicemente varia la dotazione patrimoniale di cui può disporre, ma incide sul discorso che il museo rivolge al suo pubblico mutandone almeno una frase. Per questo si vuole sottolineare e spiegare, inserendo tale fatto nelle linee museografiche perseguite negli ultimi anni dalla Galleria, “l’uscita” dalla Galleria delle due rare opere di Carlo Braccesco, provenienti dalla chiesa di S. Andrea di Levanto, per il loro opportuno ritorno nel territorio di appartenenza grazie alla prossima inaugurazione del museo diocesano di La Spezia. E’ questa una operazione che segue una serie di scelte analoghe, motivate sia dal perseguimento prioritario della conservazione delle opere nella loro sede originaria, ogni qualvolta vi siano le condizioni di tutela e conservazione, sia dalla necessità di non confondere il discorso presentato al pubblico da Palazzo Spinola, museo di se stesso, con i più ampi e articolati obiettivi di tutela propri della Soprintendenza cui il museo appartiene. Seguendo tale impostazione, negli ultimi 20 anni hanno lasciato gli incongrui salotti del Palazzo il grande crocifisso del Maestro di S. Maria di Castello, ora più opportunamente esposto nella chiesa della Consolazione, il trittico di San Donato di Joos van Cleve, ospitato nel Palazzo per anni, così come il trittico di San Pancrazio, opere entrambe tornate alle loro sedi non appena adeguate a garantirne la sicurezza. L’apertura al pubblico dei nuovi spazi del terzo e quarto piano del palazzo hanno permesso, dal 1993, di evitare di dover presentare nelle sale di Ansaldo Pallavicino o nei salotti di Maddalena Spinola opere estranee e difficilmente in dialogo con quel contesto, ma hanno comunque reso necessaria la costruzione di un percorso in cui l’accostamento delle opere fosse capace di stimolanti approfondimenti, sia che si trattasse di opere proprie del museo, sia che fossero solo opere in deposito. Così, già nel primo allestimento di queste sale, si era scelto di collocare le due tele di Braccesco nello stesso spazio dell’L’ecce Homo di Antonello da Messina e questo primo accostamento prese forme più definitive nel 2001 quando si progettò un complessivo allestimento della sala adeguato a sottolineare la straordinaria serie di opere in essa raccolte essendosi aggiunto nel frattempo il Ritratto di Stefano Raggio di Joos van Cleve appena acquisito. Per Antonello e per Van Cleve furono studiate, dalla direzione del museo e dal laboratorio museotecnico di Sandro Goppion, due vetrine capaci di garantirne la conservazione essendo dotate di microclima interno, ma capaci anche di sottolinearne al pubblico la straordinaria importanza artistica. In questo momento fu studiato anche un supporto adeguato e omogeneo per le due tele del Braccesco che sottolineasse la loro partecipazione al dialogo tra culture che le scelte di accostamento delle opere della sala rendeva possibile e che non sottolineasse la collocazione solo temporanea e momentanea dell’opera, svilendone la presenza. Dopo 12 anni le due tele del Braccesco escono dalla sala per iniziare, a La Spezia, a parlare al pubblico della cultura del loro territorio mentre la sala di Palazzo Spinola si appresta a trovare un nuovo assetto museografico inserendo nel dialogo tra le opere più antiche della Galleria il più recente acquisto. Si tratta di una tavola di Barnaba da Modena raffigurante Santa Caterina in trono con devoti, acquistata dal Ministero e assegnata a Palazzo Spinola, che verrà ufficialmente presentata al pubblico con una mostra dal 21 aprile al 3 luglio prossimi.
|
|
|
|
|
|
<<BACK
|
|
|
|
|
|
|
|