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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 27 Ottobre 2004
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STUDIO PANCROINF-AISP : I CALCOLI BILIARI, UN IMPORTANTE FATTORE DI RISCHIO DELLA PANCREATITE CRONICA |
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Milano, 27 ottobre 2004 - Dallo studio Pancroinf nuove evidenze suggeriscono uno stretto legame fra calcolosi biliare e pancreatite cronica in circa il 50% dei pazienti. Le donne i soggetti più a rischio. I calcoli biliari risultano uno dei più importanti fattori di rischio per la pancreatite cronica. Lo rivelano i recenti dati dello studio Pancroinf-aisp, primo studio epidemiologico in Europa sulla pancreatite cronica. Dei 727 pazienti osservati, infatti, circa la metà soffre o ha sofferto di calcoli alla colecisti. Iniziato nel 2000, lo studio è coordinato dal professor Giorgio Cavallini, patrocinato dall'Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas (Aisp) e realizzato con il contributo di Solvay Pharma. Pancroinf ha arruolato pazienti provenienti da 22 centri ospedalieri distribuiti su tutto il territorio nazionale con l'obiettivo di studiare cause, fattori di rischio, diagnosi e trattamenti di questa grave malattia infiammatoria del pancreas che determina un danneggiamento irreversibile della ghiandola e un progressivo declino della produzione di enzimi necessari per la digestione dei cibi. In Italia si stimano 15.000 nuovi pazienti all'anno e una prevalenza di 200.000 casi. "E' noto che le pancreatite cronica è una malattia caratterizzata da un'eterogenità di fattori. - afferma Giorgio Cavallini, Direttore della Cattedra di Gastroenterologia dell'Università di Verona - Oltre all'abuso alcolico e al fumo di sigaretta, che sono tradizionalmente considerati fattori scatenanti della malattia, sembra attualmente delinearsi un nuovo fattore di rischio: i calcoli biliari. Alla luce delle recenti analisi, infatti, possiamo osservare che la presenza di calcolosi biliare e di complicanze più o meno tardive della stessa sia da considerarsi un elemento di grande rilevanza essendo presente in circa la metà dei pazienti arruolati nello studio". La formazione di calcoli nella colecisti dipende da un'alterata composizione lipidica della bile, cioè da un'eccessiva quantità di colesterolo rispetto ai fosfolipidi e agli acidi biliari, che lo conservano normalmente in soluzione. In Italia la colelitiasi colpisce il 10-15% della popolazione adulta: si registrano 400-600 nuovi casi ogni 100.000 e circa 200 persone ogni 100.000 sono sottoposte all'asportazione della colecisti (colecistectomia). Si stima che, nel nostro Paese, circa il 10% degli uomini ed il 20% delle donne abbia i calcoli o sia stato colecistectomizzato. A soffrirne, dunque, sono soprattutto le donne. "Poiché la calcolosi biliare colpisce prevalentemente la popolazione femminile, in misura più che doppia rispetto agli uomini, - dichiara Cavallini- abbiamo ragione di pensare che le donne siano un soggetto potenzialmente a rischio. Tra le pazienti arruolate nel Pancroinf, infatti, più di un terzo (35%) soffre di pancreatite cronica ostruttiva, la forma che nella maggior parte dei casi è determinata dai calcoli biliari." "Questo dato deve far riflettere, - continua il professore - poiché dal punto di vista diagnostico una maggiore attenzione nei confronti dei pazienti, e in modo particolare delle pazienti, che soffrono o hanno sofferto di calcoli potrebbe rivelare casi di pancreatite cronica 'sommersa'. Per questo motivo, se il paziente, anche dopo un intervento di colecistectomia, a distanza di anni continua a soffrire di dolori addominali, coliche e cattiva digestione, dovrebbe sottoporsi a esami specifici quali la colangiografia con risonanza magnetica, che potrebbe permettere una diagnosi precoce di pancreatite cronica'. Una volta diagnosticata la pancreatite cronica, il trattamento comincia con una modifica dello stile di vita del paziente e un controllo della dieta che prevede anzitutto la riduzione dell'assunzione di grassi e una terapia farmacologica. "Spesso il quadro clinico nelle forme avanzate - precisa Valerio Di Carlo, Professore ordinario di Chirurgia Generale, Università Vita-salute San Raffaele- Milano - è caratterizzato da calo ponderale spiccato, secondario spesso a una insufficiente produzione di enzimi digestivi da parte del pancreas. Per questo motivo, un opportuno trattamento medico-dietetico, associato all'utilizzo di enzimi pancreatici, possibilmente ad alte dosi e uniti a farmaci inibenti la secrezione acida gastrica, consente di migliorare tale quadro. L'intervento chirurgico si rende necessario quando compare dolore addominale invalidante, quando vi siano complicanze (ittero, ostruzione duodenale...) o dubbio di neoplasia. Questo significa che la scelta del trattamento viene valutata per ogni singolo paziente in base al diverso momento evolutivo della malattia." Lo studio Pancroinf-aisp è stato realizzato con il contributo di Solvay Pharma, azienda leader nella produzione di enzimi pancreatici, terapia d'elezione per pazienti con insufficienza pancreatica.
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