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Notiziario Marketpress di Giovedì 28 Ottobre 2004
 
   
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  NELLE CRETE SENESI IL PRIMO MUSEO ITALIANO DEL TARTUFO LA 19^ MOSTRA DEL BIANCO LANCIA L’”ODORAMA” ED ALTRE NOVITÀ  
   
  Un viaggio nel tempo. Un gioco per i sensi. O una singolare occasione d’apprendimento. E’ un po’ tutto questo, ma non solo, il primo Museo italiano del tartufo. Nasce nelle Crete Senesi, una delle terre dove il tuber magnatum pico esalta maggiormente la sua funzione di sentinella ambientale. E’ il primo in Italia, è sarà inaugurato sabato 13 novembre 2004 a San Giovanni d’Asso, piccola capitale dell’area tartufigena a sud di Siena, da 19 anni sede in novembre di una rinomata Mostra del diamante bianco. Il vernissage completerà un lavoro lungo circa 18 mesi, fortemente voluto dal Comune di San Giovanni d’Asso e sostenuto da Provincia di Siena e Regione Toscana, dal Centro Studi sul Tartufo di Alba (Cn) che ha prestato attiva collaborazione e dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena che ne ha finanziato i lavori per circa 330mila euro, oltre che dalla Fondazione Musei Senesi che lo accoglierà nella sua rete di siti museali. La realizzazione del Museo del Tartufo, il primo nel suo genere in Italia, è stata condotta con il coordinamento scientifico del professor Gianfranco Molteni, e seguendo le indicazioni del progettista Massimo Marini. Scenario dell’intervento i sotterranei del trecentesco Castello di San Giovanni: 250 metri quadri suddivisi in quattro nuclei espositivi, per un viaggio che comincia con uno scandaglio della cultura europea. E’ infatti “il mistero del tartufo”, alimentato da stregoneria scienza ed erotismo, il primo tema affrontato nel percorso di visita: dalla leggenda che lo voleva originato da un fulmine alla definizione scientifica resa dal Mattioli, il visitatore coglie in un colpo d’occhio i momenti storici in cui il pregiato tubero ha fatto parlar di sé nella società occidentale. A seguire, la prima delle coinvolgenti esperienze sensoriali offerte dal Museo. “Il tartufo e i sensi” è infatti l’incipit per la parte del percorso che sottolinea l’universalità di sensazioni suscitata nell’uomo dal suo microcosmo. Il visitatore qui viene coinvolto in un continuo gioco, chiamato a riconoscere il tubero, con il tatto indagando in alcuni orci, con l’udito distinguendo i passi del cane da ‘cerca’ o il rumore del vanghetto, con il gusto attraverso piccoli assaggi. E poi con l’olfatto in mezzo ad altri odori: è il cosiddetto “odorama”, vera giostra degli odori senza precedenti nel suo genere. Resta poi da affrontare la vista, e allora è tempo di passare nel terzo ambiente del museo, per un vero “viaggio al centro del tartufo”: Ecco un gigantesco tuber, realizzato a dimensione d’uomo cosicché proprio lui, l’umano visitatore possa entrarvi dentro e assaporare in profondità con gli occhi ciò che abitualmente diletta il suo palato. Una voce narrante lo aiuta nell’osservazione mentre nei paraggi alcuni monitor proiettano icone sulle quali ciccare per avviare contributi multimediali dedicati all’habitat naturale, alla “cerca” ed ai suoi protagonisti, cani e tartufai. Le tecnologie informatiche arricchiscono anche l’ultima delle sezioni del museo. E’ qui che si affronta l’ampio curriculum culinario del tartufo, reso esemplare con la riproduzione verosimile di una mensa contadina e di un’altra altoborghese. Due tavole imbandite che preludono a nuovi monitor didattici, incentrati sulle tecniche di raccolta, conservazione e di impiego in cucina. A chiudere il percorso il centro documentazione, l’area più aperta al futuro ed ai suoi contributi di conoscenza sull’argomento attesi dall’Italia e dal mondo. Un motore di ricerca multimediale, capace di interrogare le conoscenze esposte nel museo, ne esemplifica una funzione destinata necessariamente ad arricchirsi col tempo. Realizzato con un ampio ricorso alle nuove tecnologie, il Museo del Tartufo delle Crete Senesi si caratterizza anche per l’esaltazione dello stretto rapporto che corre tra questo territorio ed il suo frutto più ambito. Non per caso materiali autoctoni come argilla e travertino ricorrono a più riprese tra i supporti espositivi, né casualmente il coordinatore scientifico Gianfranco Molteni indica “nel visitatore che vuole immergersi appieno nel luogo di vacanza” il fruitore ideale di questo museo. Con Molteni hanno partecipato alla realizzazione uno staff di esperti in botanica (Elena Salerni), video (Silvia Folchi), hardware (Etruria Telematica), software (cooperativa Elicona di Siena), meccanica (Alfa elettronica), questi ultimi in particolare per la realizzazione dell”odorama”. Il tutto sotto l’egida della Sovrintendenza ai Beni architettonici di Siena (Architetto Nazario).  
     
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