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Notiziario Marketpress di Giovedì 28 Ottobre 2004
 
   
  Web alimentazione e benessere  
  LA FIERA AVICOLA DI FORLÌ: UN’IMPORTANTE OCCASIONE PER TUTTA LA FILIERA  
   
  Il Bilancio della 43esima edizione della rassegna delle carni bianche svoltasi a Forlì dal 6 al 9 ottobre scorso: tra internazionalizzaione di prodotto, presenza delle carni nella Gdo, competitività del settore e attivazione della borsa merci telematica I mercati esteri guardano con interesse la filiera avicola italiana. E’ quanto è emerso nella recente edizione di Fieravicola, svoltasi a Forlì dal 6 al 9 ottobre scorso, che ha confermato l’interesse degli operatori delle filiere avicole dei Paesi dell’Est Europa, dell’India e del Nord Africa nei confronti del prodotto, della tecnologia e del “know how” italiano in campo avicolo. E questo all’interno del progetto di internazionalizzazione ospitato nella quattro giorni forlivese, che ha visto l’incontro tra una cinquantina di operatori stranieri facenti parte delle delegazioni di Russia, Algeria, Egitto, Libia, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita e le aziende italiane presenti. A queste si è aggiunta una nutrita rappresentanza Indiana, su invito della Camera di Commercio di Forlì-cesena in collaborazione con l’ufficio I.c.e. Di New Delhi, i cui operatori si sono dimostrati particolarmente interessati dopo la visita all’edizione 2002 della fiera. Il tutto realizzato grazie alla Camera di Commercio di Forlì-cesena da quattro anni impegnata nel percorso d’internazionalizzazione con i mercati emergenti, insieme alla Fiera di Forlì, l’Istituto Commercio con l’estero (Ice) e la Regione Emilia Romagna. Nel corso degli oltre 120 business meeting - realizzati dalla Camera di Commercio secondo il progetto cofinanziato nell’ambito della convenzione I.c.e. (Istituto Commercio Estero)/regione Emilia Romagna, stipulata ai sensi dell’Accordo di Programma con il Ministero Attività Produttive, e con l’apporto, oltre che della Camera di Commercio di Forlì-cesena, anche del Comune di Forlì, Provincia di Forlì-cesena e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì) - sono emersi i diversi interessi e le esigenze degli operatori stranieri, alla ricerca di soluzioni sia ai problemi di carattere tecnologico, impiantistico e sanitario (attrezzature per imballaggi e per mangimi, macchinari per pulizia locali e compostaggio letame, incubatoi, impianti per avviare allevamenti di conigli) sia in ordine al reperimento del prodotto confezionato, comprese le uova. Obiettivo Russia. Di particolare interesse è risultato il Focus sulle opportunità commerciali e di cooperazione tra Russia e Italia, svoltosi alla presenza di operatori provenienti da S.pietroburgo e da Mosca. Proprio i distretti avicoli russi sono l’oggetto delle analisi presentate nell’incontro, analisi condotte da esperti incaricati dall’Ente Camerale i cui risultati indicano come il 50% delle carni avicole consumate nella Federazione Russa è importato (con gli Stati Uniti in grado di coprire il 75% della quota importata). Il distretto avicolo di Mosca produce il 5% delle carni avicole della Russia, mentre ne commercializza il 60% del totale. Essendo la Russia per almeno 5 anni deficitaria di carne avicola, per il prodotto italiano di qualità si aprono buone prospettive di commercializzazione, dal momento che mostra una “particolare buona reputazione”. Riguardo alle uova la Russia è invece autosufficiente. Inoltre, grandi sono le possibilità nel settore impiantistico, sostenute dalla ristrutturazione dei complessi avicoli obsoleti, avviata grazie ai recenti programmi governativi russi. Particolare problema, molto sentito e per il quale l’Italia può giocare un ruolo importante, considerata la buona reputazione in materia sanitaria, è quello della “qualità”, intesa come sicurezza del consumatore. In questo modo si gettano le basi per una stabile e fattiva collaborazione fra operatori russi e imprese locali. Le carni bianche nella Gdo. Durante Fieravicola sono stati presentati i riusltati dell’Osservatorio Conav (Consorzio nazionale avicunicolo) sui consumi delle carni avicole nella grande distribuzione (super e iper mercati), in convegno organizzato da Confcooperative e Avitalia. Stando all’analisi dei dati su un campione di oltre mille punti di vendita distribuiti in tutto il territorio nazionale, è emerso che il 40% dei punti vendita presenta sugli scaffali i prodotti classificati come primi nell’elenco delle referenze, considerando come tali i prodotti più conosciuti delle migliori marche. Una percentuale assai bassa, se si valuta che quando si parla di altre categorie alimentari, si sfiorano percentuali che toccano il 90-95%. Dunque, il prodotto avicolo non si trova facilmente negli scaffali della Gdo, rendendo difficile la fidelizzazione del cliente con questa tipologia di prodotti. Non solo: 1 prodotto su 5 è sempre in promozione di vendita, e ciò finisce per creare una sorta di fidelizzazione alla promozione e non al prodotto stesso. Per quanto riguarda i prezzi nel periodo aprile-settembre 2004, è emerso un leggero incremento per i prodotti di prima e seconda lavorazione, mentre stabili o in calo invece quelli di terza e quarta lavorazione. Il prodotto Italiano nel mercato globale. Un convegno organizzato dalla Regione Emilia Romagna e dal Crpa (Centro ricerche produzioni animali) ha fatto il punto sulla competitività della carne avicola italiana nel mercato globale. Come ha sottolineato Kees de Roeste del Crpa di Reggio Emilia, “lo scorso anno nell’Unione europea a 15 è stato registrato un calo del 3,4% della produzione di carni di pollo che ha interessato in modo particolare Olanda (-22% a causa dell’influenza aviaria della primavera 2003) e Francia (-4,7%). Bene invece è stata la situazione di Spagna (+0,5%) e soprattutto Germania (+4,9%). In Italia la produzione ha registrato un –2%, riallineandosi ai volumi del biennio 2000-2001”. Peter van Horne, ricercatore olandese dell’Istituto nazionale di economia agraria, si è soffermato sulla competitività: “i paesi dell’Unione europea sempre di più dovranno confrontarsi con stati che hanno costi di produzione sempre più bassi. Prendiamo per esempio il caso di Ucraina, India e Brasile: in quanto al benessere degli animali hanno una media di 300-400 cm/q per le galline ovaiole, a fronte delle direttive dell’Unione europea che prevedono 550 cm/q, valore che nel 2012 dovrà essere di 750 cm/q a gallina. Ciò significa che quei tre stati, insieme a un ridotto costo della manodopera, avranno minor costi di produzione”. Le patologie aviarie nell’allevamento avicolo. A Forlì, nel convegno organizzato da Cciaa di Forlì-cesena e dalla Sipa (Società di Patologia aviare), sono stati messi in luce i problemi legati alle malattie, al controllo e alla profilassi in campo veterinario. Un particolare è emerso, riguardante i macelli avicoli di tutto il territorio nazionale: da un’indagine effettuata dall’Ausl di Cesena risulta che le percentuali di animali morti all’arrivo e degli incommestibili sono nettamente diminuite nel 2004 rispetto ai valori degli anni passati per tutte le specie aviarie; su questi parametri – numero dei morti e degli incommestibili - si baseranno le future direttive dell’Unione Europea, finalizzate al rispetto del benessere animale.  
     
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