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Notiziario Marketpress di Lunedì 15 Novembre 2004
 
   
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  PERCHÉ È DIFFICILE COSTRUIRE NAVI IN ITALIA I CANTIERI NAVALI AFFONDANO SERI RISCHI PER LE IMPRESE STRETTE TRA “DUMPING ASIATICO E DISINTERESSE DELLE AUTORITÀ”  
   
  Roma, 15 Novembre 2004 - Chiuso a causa della concorrenza sleale e del disinteresse delle autorità competenti. È un cartello che rischiano di dover affiggere i cantieri navali privati dell’Ancanap aderenti a Confindustria. Un settore che con l’indotto dà lavoro a diverse decine di migliaia di persone – sottolinea il presidente Stefano Silvestroni all’Assemblea annuale che si è svolta a Roma.. Gli imprenditori sono costretti a navigare tra il dumping dei concorrenti dell’Estremo Oriente, dove la sicurezza del lavoro e l’integrità ambientale sono rispettate inadeguatamente ed il costo del lavoro è molto basso, e gli aiuti al settore che più o meno sottobanco gli altri paesi europei accordano alle loro industrie. Il colmo si raggiunge in Italia con la proposta di trasformare i contributi europei a fondo perduto già versati all’estero a tutti i cantieri in prestiti a lungo periodo per i cantieri italiani, con oneri imprecisati a carico del beneficiario. L’industria cantieristica italiana ha già avviato, ricorda il presidente Silvestroni, un notevole ammodernamento tecnologico che ha permesso una riduzione dei costi di produzione ed un incremento della produttività, ma senza un serio impegno politico a livello comunitario e nazionale imprenditori e dipendenti rimarranno senza lavoro. L’assemblea si è svolta in un clima di gravissima preoccupazione per il settore, destinato a scomparire se non vengono presi adeguati provvedimenti immediati. È necessario, precisa Silvestroni, che il parlamento ed il governo italiano mettano a disposizione i mezzi finanziari di copertura delle misure di sostegno già autorizzate dall’Unione Europea e dalle esistenti leggi nazionali. Vanno però individuati anche nuovi strumenti necessari al sostegno del settore nel prossimo futuro, come già attuato dai nostri concorrenti europei. Ormai gli armatori italiani non ordinano più navi in patria e vanno a gonfiare gli order-book dei cantieri coreani e del Far East. Nel 2004 saranno consegnate solo 4/5 navi, al contrario delle numerosissime che venivano realizzate negli anni precedenti. I cantieri dell’Estremo Oriente – ha messo in evidenza Silvestroni – godono di costi di manodopera molto più favorevoli dei nostri e, forti di questi punti di forza, i paesi asiatici e la Corea hanno incrementato notevolmente la loro capacità produttiva ottenendo il 50 % delle commesse mondiali. I costruttori italiani non devono solo difendersi dalla concorrenza asiatica, ma anche dai paesi comunitari come la Francia, la Germania e la Spagna, che hanno adottato da tempo misure che nei loro paesi hanno dato risultati nettamente positivi. La denuncia del presidente dell’Ancanap è confermata dalla recente chiusura o riconversione ad altre attività di cantieri navali privati italiani di grande tradizione e prestigio: il cantiere Orlando di Livorno, la Smeb di Messina, l’Inma ed il cantiere Ferrari di La Spezia, i Cantieri Sec e Benetti di Viareggio solo per citare i più noti. Attraverso il sostegno all’industria cantieristica, oltre a difendere l’occupazione, si verrebbero a creare le condizioni per rilanciare le produzioni navali del Made in Italy che per tecnologia, qualità e innovazione di prodotto non sono inferiori a nessun paese. Il Presidente ha stigmatizzato anche la pesante inefficienza della burocrazia, che non riesce nemmeno a spendere i fondi stanziati e disponibili. La legge N° 522/99 e la Legge 88/2001 sono bloccate, pur avendo fondi disponibili. Per assurde decisioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze i cantieri e gli armatori non riescono ad incassare i contributi per navi ultimate da tempo.  
     
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