|
|
|
|
|
|
|
Notiziario Marketpress di
Venerdì 19 Novembre 2004
|
|
|
|
|
|
Web moda & tendenze |
|
|
RADIO 1 RAI, IL PATRON DELLA DIESEL RENZO ROSSO AL COMUNICATTIVO DI IGOR RIGHETTI “ALL’INDUSTRIA ITALIANA MANCA UN GOVERNO DELLE STRUTTURE”
|
|
|
|
|
|
L’imprenditore veneto si è raccontato al “Confessionale del Comunicativo” venerdì 12 novembre su Radio 1 Rai. Ecco un estratto dell’intervista di Igor Righetti. Che cosa volevi fare da bambino? Da bambino il mio sogno era fare il caporeparto. Ambivo tanto a essere almeno un po’ superiore a quello che è un lavoro normale. Tutto qua. È più importante il successo o il guadagno? Penso il successo, non ho mai lavorato un solo giorno della mia vita per soldi. Devo dire che ho sempre lavorato con un incredibile passione, cercando di riuscire a fare quello che mi piaceva. Per me è fantastico perché questo sogno continua ancora ed è veramente bello riuscire a fare quello che ti piace. Qual è la filosofia Diesel? E’quella di mettere insieme un gruppo di amici che lavorano con incredibile passione, che si divertono, che fanno cose diverse dagli altri e, possibilmente, innovative prima degli altri. Che cos’è che ti fa più irritare? Mi fanno irritare l’ipocrisia e la gente falsa, questo mi manda veramente in bestia perché sono una persona vera, pura e onesta. E ciò che ti fa più piacere? Mi fa piacere il complimento sincero e la gente vera, quella che ha gli occhi che sorridono, che ha questo stato interiore che io reputo fantastico. Rimpianti? Non tanti perché la filosofia della mia vita, il mio modo di pensare, è che tutti gli errori, tutti gli sbagli che ho fatto durante il mio percorso mi sono serviti e mi servono tuttora per imparare a fare meglio la prossima volta. Quali sono i valori in cui credi? Sicuramente l’onestà, la sincerità, la determinazione, la passione. Quali difetti ti riconosci? Sono troppo pignolo. Ho il difetto di dedicare forse troppo tempo agli altri e troppo poco a me stesso perché in generale voglio bene alla gente, tutta. Qual è la tua meta? Dove vuoi arrivare? Adesso che sto diventando un po’ più anziano, che ho acquisito una grande cultura, ho acquisito… La saggezza? La saggezza. Ho incontrato tanta gente. Penso che ci siano poche persone come me che hanno vissuto, lavorato e scambiato opinioni con persone non so di quanti continenti, con educazioni, religioni e modi di pensare diversi che ti permettono di vedere oggi la gente dove sbaglia. Per esempio mi fa molto incazzare quando vedo politici tanto ignoranti che non riescono a vedere un palmo più in là del proprio naso. Sono delle cose che a me fanno un po’ rabbrividire. Che cosa fai quando devi recuperare energie? Faccio sport. Riesco a vedermi allo specchio in forma, mi sento bene fisicamente e mi aiuta molto la preparazione fisica. Ho un trainer che viene a casa mia quattro volte alla settimana e due volte c’è un maestro di yoga. Loro mi danno la possibilità di sentirmi bene. Una cosa che fa anche sentire bene è il vestito, perché la forma fisica assieme al compiacimento dell’abito che ti metti addosso, se ti senti bene in quel momento e dici “cazzo che figo sono”, ti dà una marcia in più, ti fa sentire meglio, quindi affronti i veri problemi della giornata in maniera superiore. Come hai fatto a far piacere i jeans italiani agli americani cresciuti con patatine fritte surgelate e Levi’s? La mia testa dura. Io sono nato facendo un prodotto che si ispirava all’usato, al vintage. Siamo stati i primi a fare il jeans usato, con i buchi. Sono andato in America portando questo prodotto, non c’era distribuzione e gli americani non ci stavano, perché dicevano che non si poteva vendere un prodotto al doppio del prezzo di un normale jeans americano. Io ero convinto di quello che stavo offrendo, perché lavoravo con un gruppo di giovani ed ero giovane a quell’epoca, e con questa convinzione ho detto “no, non è possibile”. Sono andato addirittura a cercare degli spazi all’interno di negozi che non esistevano. Ho detto: datemi, per favore, un metro quadrato del vostro spazio e se non vendete come fate con i prodotti attuali vi pago io la differenza quando mettete i miei prodotti. È chiaro che ho dovuto sfidare la gente per far vedere che avevo ragione perché la più grande difficoltà non è stata arrivare al consumatore finale che, secondo me, capiva perfettamente ma convincere la distribuzione che era ora di cambiare. Ricevetti un grande attacco dalla stampa però ebbi la soddisfazione di essere riuscito a far da pioniere e a impostare questo tipo di prodotto. Gli attacchi ci sono sempre per chi propone cose nuove… Nella mia vita non ho guadagnato niente senza sudore, ogni singolo gradino di successo è stato una grande fatica anche perché tutto è stato realizzato da pioniere, quindi prima degli altri. Sono sempre stato molto criticato. È una grande gioia quando vedi che dopo ci riesci, ma ho sempre sudato tutto. Neanche oggi è facile, nonostante andiamo bene, ogni due tre anni cambio completamente la filosofia del prodotto, faccio impazzire i miei uomini ed è lì che bisogna provare, perché arrivare ad avere successo è facile però poi bisogna pensare a mantenerlo e, per farlo, bisogna sempre cambiare nel tempo. L’industria italiana è al passo con i tempi? Secondo me no. Noi abbiamo dei bravi industriali in genere che si arrangiano da soli, manca un governo delle strutture. Prendi, per esempio, il nostro Nord-est poverino: c’è della gente che veramente ci ha dato dentro, ha costruito tanto però ha costruito per se stessa. È mancato chi potesse prevedere con tempi lunghi l’area e, quindi, urbanizzare, fare delle strade, enti pubblici, ambienti sociali per lo sviluppo che non ci sono. Qui oggi c’è un caos tremendo com’è in Italia in genere e che, invece, non c’è in altri Paesi europei. Destra, sinistra, centro o agnostico. Perché? Per me non esiste destra, sinistra, centro, per me esistono degli uomini. Penso che la politica sia tutta fatta dall’uomo. Per me non è neanche giusto votare un partito perché non dice niente. È l’uomo a cui deve andare la propria fiducia, perché è l’uomo che deve far vedere la propria faccia ed esserne fiero o no se riesce a fare qualcosa. Ti vediamo sempre fotografato in jeans. Ti piacciono così tanto o fanno parte di una strategia per farli acquistare? Una volta quando ero piccolissimo, nella mia fattoria dovevo usare i capi di abbigliamento di mio fratello. Ho costruito il mio primo jeans a quindici anni con la macchina per cucire di mia madre e, da quel giorno, sto bene con questo prodotto, è molto confortevole. Ho fatto anche degli studi in diversi Paesi del mondo con gruppi di lavoro di giovani ed è emersa una cosa fantastica: che il jeans è visto come spazio aperto, prati verdi, cieli azzurri, comfort, week-end e questo è un capo che non potrà mai mancare nel guardaroba. È qualcosa che oggi ha cambiato il modo di vestire in genere. Ho visto anche che, in tutti i grandi uffici, nelle grandi industrie, negli istituti bancari o negli uffici legali, la gente giovane comincia a non portare più l’uniforme che non può personalizzare. Sembravano quasi dei pinguini, tutti uguali. Ora, invece, cominciano a vestirsi con quest’abbigliamento più adeguato perché possono far vedere il proprio stile e la propria personalità. A me piacciono abbinati anche con le giacche eleganti... Io dico sempre: “Che cos’è la moda? La moda è quella che fai te in quel momento che stai vivendo per come ti senti in quel momento particolare”. Perciò non è giusto dire che la moda la fanno le aziende. Sì queste propongono, influenzano anche, però alla fine la moda la fa il singolo perché si sente bene per quello che rappresenta e per come si vede in quel momento. A proposito di moda, come ritieni gli stilisti italiani? Bisogna dire che, sicuramente, abbiamo della brava gente perché abbiamo una bella industria e come moda italiana siamo presenti in tutti i Paesi del mondo. L’italia ha fatto tanto, manca un po’ più di mentalità internazionale e creativa. Ecco direi che questa, secondo me, c’è un po’ di più all’estero. Sono stati fortunati, perché hanno avuto più scuole con educazioni più internazionali, con materie d’approfondimento molto più avanzate di quelle che hanno avuto i nostri giovani in Italia. Come vedi il tuo futuro? Nel mio futuro spero di poter dare un contributo o consigli per una vita migliore. Vorrei che la nostra azienda fosse presa a modello per vivere meglio. Noi internamente affrontiamo la giornata con il sorriso e vogliamo entrare e uscire con il sorriso. Vorrei che le aziende in genere facessero questo: se tu, visto che trascorri gran parte della tua giornata al lavoro, la trascorri bene, quando vai a casa potrai ancora trasmettere energia positiva ai tuoi amici, alla tua famiglia. Vorrei poter lanciare dei messaggi positivi affinché la gente possa essere più felice. Intanto è un’azienda molto copiata… Sì, devo dire anche se spendiamo molto legalmente. Abbiamo uffici legali in tutto il mondo per proteggerci delle copie perché siamo invasi. Dall’altra parte, però, devo anche dire che se non fossimo copiati probabilmente non saremmo nessuno. Quale domanda avresti voluto che ti facessi? Quale domanda? Non lo so, posso rispondere a tutto perché, come ti dicevo prima, ho visto di tutto, ho sofferto tanto nella mia vita e continuo a soffrire. Vorrei parlare un po’ più di cose sociali, poter fare più equilibri tra i popoli, c’è troppa disparità fra i popoli poveri e quelli ricchi. Normalmente i politici, avendo degli incarichi molto brevi, non possono fare delle strategie a lungo raggio e, più che a risolvere i problemi pensano a fare qualcosa che si veda subito e, in questo modo, non possono costruire ma solo distruggere. Vorrei fare tante cose positive perché penso che la reincarnazione non esiste, penso che il nostro periodo terrestre è questo attuale che viviamo in questo momento e quindi che si debba vivere questa unica chance che ci hanno dato nel migliore dei modi possibili.
|
|
|
|
|
|
<<BACK
|
|
|
|
|
|
|
|