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Notiziario Marketpress di Lunedì 22 Novembre 2004
 
   
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  RADIO 1 RAI, GIOVANNI RANA AL COMUNICATTIVO DI IGOR RIGHETTI : “ZEFFIRELLI MI HA CHIESTO DI INTERPRETARE UN PAPA CICCIOTTO DEL 1200 CHE SOMIGLIA A ME”  
   
  Roma, 22 novembre 2004 - L’”imprenditore-attore” si è raccontato al “Confessionale del Comunicativo” venerdì 19 novembre alle 15.40 su Radio 1 Rai. Ecco un estratto dell’intervista di Igor Righetti. È in libreria il suo volume autobiografico “La mia ricetta per la serenità”. Quali sono gli ingredienti di questa ricetta? Non c’è niente di nuovo, sono le cose che diceva ancora mio nonno, che diceva mio zio. Sono pensieri condensati che ho scritto così, per mettere giù qualcosa perché dopo cinquant’anni di lavoro, mezz’ora di tempo la trovo. E allora ho cercato di fare qualcosa, se possibile, anche per gli altri. Ho conosciuto la studiosa Flaminia Mobiliano, un’esperta di Ching che mi ha detto: “Giovanni i tuoi pensieri sono come quelli di Ching di tremila anni fa”. Abbiamo pubblicato questo libro facendo un confronto tra questi Ching e Giovanni Rana. Abbiamo trovato delle correlazioni abbastanza evidenti tra questi pensieri semplici su preoccupazioni quotidiane. Ha esposto se stesso come garante dei suoi prodotti. Ama il rischio? A dir la verità c’è un po’ di rischio, quando si mette la faccia bisogna stare molto attenti, però ho un esercito di controllori nella mia azienda e cerchiamo di fare le cose nel migliore dei modi. L’unica certezza è quella. Più di controllare al meglio non possiamo fare. Anche Francesco Amadori ed Ennio Doris hanno scelto di scendere in campo di persona. Che cosa avete in comune? Penso la voglia di crescere. Doris vende i soldi, Amadori vende i polli io vendo i tortellini, però è sempre una vendita, un dare fiducia al consumatore e penso che non sia sbagliato. Doris stesso è un uomo di grandi affari, di grandi prospettive e sicuramente la gente lo apprezza. Se ci mette davanti la faccia le gente pensa “metto lì i miei soldi in buone mani” e questo è l’importante. Come fa Amadori e come faccio io. Il successo ha cambiato la sua vita? Onestamente sì, un po’ sì. Non voglio cambiarla perché ancora mi attengo sempre alle vecchie tradizioni, sono attaccato alla famiglia, ai vecchi amici con i quali faccio qualche mangiata e bevuta. Voglio rimanere quello di sempre però purtroppo quando vado fuori mi chiedono gli autografi, mi invitano in televisione. I politici mi vogliono. Sono forse un personaggio neutro, né politico né altro, sono apolitico addirittura e forse alla gente piaccio così. Oltre ai tortellini che cos’è importante per Giovanni Rana? La famiglia per noi italiani è molto importante. E poi il lavoro, le soddisfazioni nel veder prosperare sempre l’azienda. Adesso siamo in tutta Europa, siamo in comunicazione in Spagna e in Francia con notevole successo. Siamo cresciuti, siamo leader del mercato, abbiamo esportato le nostre tradizioni ed è bello vedere che sono apprezzate. Bisogna anche abituarli, noi italiani abbiamo una grande fortuna: dalla Sicilia al Brennero siamo veramente degli intenditori. Agli italiani non puoi raccontare frottole sanno mangiare bene e va insegnato anche nelle altre parti del mondo. Modestamente con il mio prodotto riesco a far capire la qualità e la bontà e questo per me è una grande gioia. Che cosa non mangerebbe mai Giovanni Rana? La nouvelle cuisine oppure quelle robe insipide che ti vengono assegnate nelle diete dimagranti. Sono di una tristezza unica. Purtroppo con gli anni che passano ho qualche chilo in più, devo ascoltare anche i medici e mangiare meno grassi. L’istinto però è quello di mangiare come tutti, con gusto, ma per esserci il gusto deve esserci anche il grasso. È il grasso che è buono non c’è niente da fare. Che cosa manca agli imprenditori italiani? Siamo nati negli anni Sessanta e siamo partiti senza niente. Adesso c’è un po’ di stasi nel settore alimentare. Noi non possiamo lamentarci perché, ringraziando il cielo, sviluppandoci all’estero siamo pronti a preparare anche qualcosa in più rispetto al mercato normale. Però direi che il produttore italiano oggi come oggi sta cambiando. Tutto il mondo sta cambiando anche quello industriale. Bisogna fare sistema, su tutti i campi dalla produzione alla logistica. Purtroppo abbiamo aziende piccoline, la mia è media e forse è più facile arrangiarsi un po’. Quelli piccoli devono fare sistema, cioè mettersi assieme e studiare tutte le problematiche che richiede oggi un’industria moderna, specialmente quella alimentare. Bisogna abbinarsi all’agricoltura, bisogna abbinarsi ai prodotti della nostra terra perché viene tutto da lì. Non si può più dire:“Io sono bravo da solo”. Bisogna appoggiarsi a gente specializzata che può dare una mano. Che cosa ha dovuto sacrificare al lavoro? Seguo il calcio, un po’ il ciclismo, mi piace ballare i vecchi tango e i valzer. Non ho sacrificato completamente tutto, qualche piccolo spazio me lo sono sempre conservato, è importante. Adesso magari ho più tempo di prima perché avendo il figlio che è in trincea, come dico io, mi avanza il tempo anche per scrivere un libro. Però anche quando ero molto impegnato tenevo sempre conto delle mie piccole soddisfazioni, un viaggio, per esempio, perché è importante. Se si perdono le piccole soddisfazioni allora il lavoro diventa un calvario. Ha rimpianti? No, di nessun genere. Ecco, l’unico rimpianto è di non aver studiato. Ho dovuto fare l’autodidatta, però anche lì è stato uno stimolo a imparare, ad arrangiarmi un po’ da solo e in parte ci sono riuscito. Ha più amicizie maschili o femminili? Direi maschili, però ho tante amicizie femminili, in senso buono. Dopo gli spot pubblicitari poi… Mi è arrivata anche qualche proposta. Ma io ormai sono un nonno, ho due nipoti meravigliosi. Però la mia vita è fatta di queste cose. Non disdegno mai le belle donne, mi piace stare in compagnia femminile è piacevole parlare con le donne anche se ora con il progresso sono diventate più litigiose, però è bello sentire sempre la loro parola. Qual è il suo rapporto con Dio? È buono, sono cattolico credente. Non ho grandi meriti perché nella vita accade un po’ di tutto, però è un rapporto bellissimo. Un giornalista mi ha domandato se io credo in Dio e gli ho risposto: “Io credo in Dio per un semplice motivo, perché il pane è buono”. Il pane è l’unica cosa, lo dico da buon gastronomo e da buongustaio, che si mangia tre o quattro volte al giorno e non ci si stanca mai di mangiarlo. Questa è una benedizione di Dio perché di qualsiasi cosa ci si stanca e ci si stufa. Questa è una prova che esiste Dio. Quale fenomeno sociale negativo vorrebbe poter eliminare? Quello della fame. Mi fa tenerezza vedere questi negretti che muoiono di fame poverini, in Africa o in tutto il mondo. Il mio sogno è dare da mangiare i miei tortellini a tutti questi bambini. Questa è la prima cosa che mi tormenta. Vorrei che tutti potessero avere il loro pasto quotidiano. La invitano a cena a base di tortellini Rana nello stesso giorno e alla stessa ora, Prodi, Berlusconi, Bertinotti e Bossi. Da chi sceglie di andare? Non ho nessun problema. Politicamente non sono preparato e non voglio esserlo. La politica la seguo sui giornali però se questi qua li faccio mettere a tavola li faccio andare d’accordo fra loro. Sono tutti italiani e se preparo un pranzo io vedrà che son tutti d’accordo. Dopo il pasto magari si comincerebbe a parlare di politica ma mentre mangerebbero i nostri prodotti andrebbero sicuramente d’accordo. Gli italiani, che siano di destra, di sinistra, di centro o estremisti davanti a un bel piatto di tortellini fatti bene si arrendono tutti, non parlano più e gustano il buon piatto. Che cosa vorrebbe ancora fare? Zeffirelli vuole che faccia un film con lui. Vuole che interpreti la parte di un Papa cicciotto che somiglia a me. Zeffirelli ha una mente vulcanica anche se ha ottanta e passa anni. È un uomo con una lucidità enorme. Voleva fare un altro San Francesco del 1200 e mi ha chiesto di fare la parte di un Papa di quei tempi che, dai disegni, sembra mi somigli. Era una battuta o forse lo farà, è capace di farlo. Adesso ha preso il premio a Mosca che Putin gli ha dato mi sembra per gli scambi culturali tra la Russia e l’Italia. Non chiedo altro dalla vita sono soddisfatto di quello che ho fatto e non ho anche il coraggio di chiedere niente di più perché c’è della gente che sta molto peggio di me, quindi posso anche fermarmi. E se dovesse concretizzarsi quest’idea del film con Zeffirelli accetterà? A un grande maestro come Zeffirelli non sarei capace di dire di no perché è un grande maestro. Poter dire che ho fatto una parte in un film di Zeffirelli sarebbe un orgoglio per me.  
     
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