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Notiziario Marketpress di
Giovedì 02 Dicembre 2004
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HERVÉ PÉRO GIUSTIFICA L'AUMENTO DI FONDI PER LE INFRASTRUTTURE NEL 7PQ |
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Bruxelles, 2 dicembre 2004 - Nella recente comunicazione sul futuro della politica di ricerca in Europa, la Commissione europea aveva indicato il sostegno alle infrastrutture di ricerca come uno dei sei punti fondamentali della sua politica dal 2007. In un'intervista al Notiziario Cordis, il servizio informazioni su Ricerca e Innovazione della Comunità, Hervé Péro, capo dell'unità per le infrastrutture di ricerca, ha spiegato come la Commissione intende passare dalle parole ai fatti. 'Per far fronte alle sfide della società e dell'industria, gli scienziati debbono disporre di strutture capaci di generare i dati indispensabili per aumentare la conoscenza e sviluppare i modelli', ha detto Péro. 'I problemi diventano più complessi, e noi dobbiamo spostarci dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande, con poderosi strumenti come gli acceleratori di particelle e i telescopi', ha aggiunto. Abbiamo bisogno di nuovi strumenti per esplorare l'incognito, banche di dati più consistenti per meglio capire l'evoluzione della società e sistemi di calcolo più potenti per aiutare i ricercatori a comprendere l'evoluzione del clima. La nuova enfasi sulle infrastrutture di ricerca si basa, secondo Péro, su quattro dati di fatto principali: il ruolo fondamentale delle infrastrutture di ricerca nella produzione di conoscenza, la necessità di mettere a disposizione dell'Europa i mezzi indispensabili per agire a livello globale e dar seguito all'agenda di Lisbona, l'esigenza di aumentare la cooperazione per stimolare la ripartizione dei costi e creare un'economia di scala per le infrastrutture di ricerca, l'obbligo di gestire in modo efficiente i fondi pubblici. A proposito del costo delle infrastrutture di ricerca, Péro ha suggerito due ragioni per incoraggiare la collaborazione con il finanziamento dell'Ue. Il costo di costruzione di grandi strutture, ad esempio l'acceleratore lineare, può ammontare a vari miliardi di euro, e non può ovviamente essere affrontato da un solo paese. In altri casi, strutture meno costose, ad esempio le navi oceanografiche o i laboratori di ricerca nell'Artico, possono essere finanziate con i bilanci nazionali, ma una minore frammentazione delle infrastrutture di ricerca permetterebbe notevoli economie di scala, ha spiegato. Sul piano politico, una strategia dell'Ue per le infrastrutture di ricerca permetterebbe all'Europa di meglio agire a livello mondiale, di essere 'in grado di sedere allo stesso tavolo con altre grandi regioni del mondo'. E anche di fornire soluzioni ai problemi globali, ad esempio l'ambiente, la sicurezza, l'immigrazione e lo spazio, ha aggiunto Péro. In un documento di lavoro del mese di ottobre sulle infrastrutture di ricerca nel Settimo programma quadro (7Pq), la Commissione ha sottolineato che il sostegno alle infrastrutture di ricerca verrà probabilmente suddiviso in due linee di azione, una per ottimizzare l'uso e le prestazioni delle strutture esistenti, l'altra per sostenere lo sviluppo di nuove infrastrutture. Il sostegno alle infrastrutture esistenti si baserà sulle attuali attività del Sesto programma quadro (6Pq). Questo approccio, essenzialmente del tipo bottom-up, sosterrà il proseguimento dei programmi che finanziano l'accesso alle infrastrutture di ricerca, le attività d'integrazione, lo sviluppo di una rete di comunicazione e studi di progettazione di nuove infrastrutture. Le nuove infrastrutture saranno al centro di un approccio più strategico basato su una visione comune globale, una roadmap e progetti di priorità identificate. La roadmap verrà preparata con l'aiuto dell'Esfri (European Strategy Forum on Research Infrastructures) e la sua prima versione sarà disponibile nel 2005. La seconda componente dell'approccio, l'attuazione dei progetti prioritari, includerà un meccanismo operativo basato su vari strumenti finanziari complementari. Il bilancio del 6Pq per le infrastrutture di ricerca ammonta a 730 milioni di euro, cifra che secondo Péro dovrebbe sensibilmente aumentare nel 7Pq, aiutando così a rafforzare le attuali attività e a sostenere la nascita di nuove infrastrutture. Non tutti i fondi per le nuove infrastrutture verranno però direttamente dal programma quadro; una fonte alternativa di finanziamento è offerta dai fondi strutturali della Commissione, e potrebbero essere usati anche strumenti quali l'articolo 169 (che permette all'Ue di partecipare ai programmi nazionali) o l'articolo 171 (il partenariato tra pubblico e privato utilizzato per il progetto Galileo). 'Non esiste una soluzione per tutte le occasioni. Ogni caso è differente', ha detto Péro, sottolineando che gli Stati membri e le regioni continueranno a svolgere un ruolo fondamentale nel finanziamento delle infrastrutture, e che i soldi dell'Ue fungeranno soprattutto da catalizzatore. Il finanziamento dell'Ue verrà usato per sostenere l'emergere di progetti fondamentali o per facilitarne la gestione, ha spiegato Péro. Anche se la quota di fondi dell'Ue per le nuove infrastrutture sarà probabilmente superiore all'attuale 10%, la Commissione non coprirà il costo totale delle nuove infrastrutture, ha messo in chiaro Péro: 'Come ho già detto, se venite a battere cassa state bussando alla porta sbagliata. La collaborazione sarà un valore aggiunto, i cui profitti si moltiplicheranno negli anni a venire'. A chi gli chiedeva se sperasse di vedere aumentare in un prossimo futuro le azioni europee, Péro ha ricordato le dichiarazioni dei ministri nel Consiglio Competitività che ribadiscono l'importanza delle infrastrutture di ricerca e, dopo avere sottolineato che la decisione ultima resta nelle mani dei ministri delle Finanze, ha detto: 'Spero che gli Stati membri e i ministri delle Finanze si renderanno conto che investire nelle autostrade della conoscenza è altrettanto importante che investire nei treni ad alta velocità e nelle strade'. Péro continua ad aver fiducia nei progetti infrastrutturali comuni, nonostante i ben documentati problemi che affliggono l'Iter (international thermonuclear experimental reactor), un progetto internazionale di altissimo profilo. L'ue è uno dei sei partner del progetto, notevolmente ritardato dal disaccordo tra i paesi partecipanti quanto all'ubicazione del reattore. Péro ha ammesso che le alternative, i rischi e le somme che ruotano intorno a questo progetto da 10 miliardi di euro hanno richiesto coraggio e impegno, e che la cosa è stata talvolta difficile. I nuovi progetti sostenuti nel 7Pq non saranno però di grandezza paragonabile all'Iter, e verrà inoltre proposto di definire la gestione del progetto (incluso l'impegno formale dei partecipanti più importanti) prima di ogni accordo di finanziamento dell'iniziativa da parte della Commissione. Péro ha concluso sottolineando che 'il tempo necessario per sviluppare una visione comune non si misura in mesi, ma in anni'. La politica non si limiterà al 7Pq, ma riguarderà anche la creazione di consenso e un consistente mix di progetti differenti che dovrebbero soddisfare tutti i partecipanti del settore. Per ulteriori dettagli sulle infrastrutture di ricerca: http://www.Cordis.lu/infrastructures
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