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Notiziario Marketpress di
Giovedì 02 Dicembre 2004
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Web alimentazione e benessere |
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I SEGRETI DEL BUTTAFUOCO |
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“Un vino da mangiare” dicevano i vecchi vignaioli quando l’annata era buona ed intendevano un vino rosso potente, focoso, corposo, frutto delle migliori uve delle vigne migliori. Un vino "da bere e da mangiare" è il titolo dell’incontro voluto dal Club del Buttafuoco Storico, per comprendere il futuro e le prospettive di un vino…di tendenza? Il Buttafuoco. Il Buttafuoco Oltrepò pavese Doc è un uvaggio, che nasce da uve di vitigni tradizionali in Oltrepò: Croatina (50%), Barbera (25%), Ughetta di Canneto (15%) e Uva rara (10%), coltivati sui pendii più impervi e soleggiati delle valli Versa e Scuropasso. Un vino frutto di una tradizione tramandata da generazione in generazione in una lingua di terra che fa capo a sette comuni (Stradella, Canneto pavese, Montescano, Castana, Pietra de’ Giorgi, Cicognola e Broni), tagliata in due dal 45° parallelo. Il Club. Nel 1996 undici giovani viticoltori decisero di lavorare insieme per determinare le caratteristiche storiche, la selezione delle vigne più vocate, la produzione controllata al servizio di un progetto: salvare e promuovere il vero Buttafuoco, il più antico e tradizionale uvaggio di questo territorio. Una sfida, nell'intento di mettersi alla prova, di verificare le proprie capacità nella vigna e in cantina, l’ orgoglio di emergere sottolineando e comunicando le prerogative vitivinicole di una delle più vocate zone dell’ Oltrepò pavese. Per vincere questa sfida bisognava partire soprattutto dalla qualità, per questo il Club del Buttafuoco storico si regge su uno Statuto che vincola i soci a produrre il Buttafuoco solo nella zona di produzione storica secondo un rigido regolamento interno e solo nelle annate migliori. Le vigne devono essere le migliori, nei versanti ben esposti e su fondi asciutti, con rese limitate, posizionate all’interno della zona definita “storica” ed iscritte all’albo vigneti con il loro nome tradizionale. Il marchio. Una leggenda racconta che un gruppo di marinai della marina imperiale austro-ungarica, impegnati a metà dell’800 come traghettatori sul Po’ nei pressi di Stradella, in operazioni di guerra contro i soldati franco-piemontesi, si lasciarono tentare ed entrarono in una cantina del luogo dove fecero una strage, non di soldati nemici, ma di un vino denominato appunto “Buttafuoco”. Ricordando l’episodio, il Club del Buttafuoco storico, ha adottato un marchio composto da un ovale, rievocazione della botte tipica dell’Oltrepò pavese, sostenuto dalla scritta Buttafuoco e dal quale si dipartono due nastri rossi rappresentativi dei due torrenti, il Versa e lo Scuropasso, che delimitano la zona storica di produzione. All’interno la sagoma di un veliero sospinto da vele infuocate per ricordare lo storico avvenimento. Regole di ferro per una qualità superiore. La vendemmia non potrà essere effettuata prima della data stabilita da un’apposita commissione e dovrà essere rigorosamente manuale con un’attenta selezione delle uve. Il Buttafuoco deve essere affinato nel legno di rovere e deve raggiungere la tipologia dei grandi vini rossi tranquilli (12 mesi in legno e 6 mesi in bottiglia). Ad ogni vino sarà assegnato un punteggio, che per potersi fregiare del marchio, dovrà essere di ottanta centesimi al minimo, secondo la scheda dell'Union International des Oenologues e verrà espresso da una commissione di tecnici. Sulla base dell’ultima degustazione viene stabilita la classifica dell’annata espressa in “fuochi”: da 80 a 85/100: 3 fuochi; da 86 a 90/100: 4 fuochi; da 91 a 95/100: 5 fuochi; da 96 a 100/100: 6 fuochi. Il Buttafuoco storico si affina nella vecchia bottiglia oltrepadana, sulla quale è impresso il marchio del veliero e ad ulteriore garanzia verrà applicato un bollino che riporterà un numero progressivo e i fuochi dell’annata. Per volontà dei soci del Club, il Buttafuoco non potrà essere messo in commercio prima della mezzanotte della seconda domenica di novembre di tre anni dopo la raccolta, quando verrà presentato ufficialmente al pubblico. Il terroir del Buttafuoco. Il territorio del Buttafuoco è come una lingua di forma rettangolare che si allunga tra il torrente Versa, ad est e il torrente Scuropasso ad Ovest che la separano dal rimanente del territorio dell’Oltrepò Pavese. I limiti settentrionali si concentrano in uno sperone di terra rialzata come punto estremo Nord dell’area collinare oltrepadana e sul quale si erge imponente Rocca Ticozzi, bastione difensivo a salvaguardia delle vie commerciali che attraversavano l’Oltrepò. A Sudò l’area si chiude lungo il confine amministrativo dei comuni di Castana e Pietra de’Giorgi e si caratterizza per un orografia assai accidentata, con ripidi pendii e creste che si ergono dai 100 metri di altitudine dei piedi collinari nel territorio di Stradella ai 300 e oltre metri di Casa Barbieri in Castana e che si succedono fittamente formando dei crinali con direzioni alquanto disordinate, ma esponendo le vigne in modo ottimale al sole e al drenaggio delle acque. I terreni sono ideali alla produzione di grandi vini da invecchiamento, grazie alla sua composizione di materiale alluvionale, che si mescola e si interseca con il materiale erosivo di provenienza appenninica. La molteplicità degli elementi del territorio si estrinseca tuttavia nelle peculiarità organolettiche dei vini provenienti dalle varie vigne iscritte al Club del Buttafuoco storico, il cui nome associa spesso alla toponomastica dell’area e a volte ad uno specifico carattere del vino, impronta del territorio. Le vigne del Buttafuoco. Il progetto del Club del Buttafuoco storico, oltre che essere appassionante, per l’entusiasmo che lo ha spinto a realizzarsi, è estremamente moderno e interessante, perché tende a valorizzare ed esaltare la caratteristica del terroir dell’Oltrepò pavese vigna per vigna. I viticoltori del Buttafuoco storico hanno deciso infatti di legare il loro nome ad un singolo vigneto. Ogni Buttafuoco storico ha quindi una sua personalità, non esistono due Buttafuoco identici, un carattere conferito dal terreno, microclima e intervento sapiente dell’uomo. Vigna Casa Buca: di proprietà dal 1882 della famiglia Barbieri, si estende sulla fascia collinare nei comuni di Castana e Cicognola, sul versante, che fa da balcone sulla valle dello Scuropasso. La vigna è composta da viti antiche e da una parte di viti reimpiantate da poco con prevalenza di Croatina, Uva rara, Vespolina e Barbera. Vigna Catelotta: è collocata nel cuore della zona del Buttafuoco storico, vanta da secoli la produzioni di uve pregiate ad opera dell’azienda vitivinicola La Costa, di Giuseppe Calvi. Vigna Casa Barnaba: è una vigna relativamente giovane, di 30 anni, situata a 280 m. In un terreno povero, poco produttivo e quindi vocato ad un’elevata qualità. Di proprietà dell’azienda Colombi. Vigna Montarzolo: è esposta in un anfiteatro naturale, perfettamente riparato dai venti e con un terreno di arenaria che conferisce alle uve un’enorme ricchezza di zuccheri e polifenoli. La famiglia Calvi coltiva la vite almeno dalla fine del 1600. Vigna Solenga: appartiene all’azienda Fiamberti dal 1814 e gode di un’ ottima posizione a mezzogiorno con un terreno di natura calcarea, ottimo per la produzione di Buttafuoco. Vigna Letizia: è di proprietà della storica cantina de Il Montù, nella cui cantina (che un tempo ospitava la Cantina Sociale dell’Oltrepò pavese) agli inizi del secolo probabilmente si produceva il Buttafuoco, come risulta da antichi documenti. Vigna Ca’ Bassa: di Zanardi & Brambilla, è stata impiantata circa vent’ anni su terreni particolarmente idonei alla produzione di Buttafuoco. Vigna Pregana: di proprietà di un’antica famiglia di viticoltori, oggi azienda agricola di Quaquarini Francesco Vigna Pitturina: sembra che le sue origini risalgano addirittura all’ epoca romana, oggi è di proprietà dell’azienda Poggio Rebasti, che prende il nome dall’omonima frazione vicino a Montescano. Altre vigne entrate nel Club sono Vigna Rognone, Vigna Garlenzo, Vigna Casa del Corno, Vigna abbondanza, Vigna Soleggia, Vigna Borlano, Vigna Canne e Vigna Barnaba di Sopra. Abbinamenti. Grande rosso per piatti importanti. La valenza del Buttafuoco a tavola è senz’altro l’abbinamento a piatti di carne ed in particolare alla selvaggina: fagiani, anatre, ma anche con elaborati più importanti come il salmì di lepre e cinghiale. Trova poi un degno abbinamento, a fine pasto, come vino da meditazione se accompagnato a qualche scaglia di grana o altro formaggio stagionato. Www.buttafuocostorico.it
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