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Notiziario Marketpress di Giovedì 09 Dicembre 2004
 
   
  Web alimentazione e benessere  
  DALLE VITAMINE PER SOPRAVVIVERE ALLE VITAMINE PER VIVERE MEGLIO PROF EUGENIO DEL TOMA, PRESIDENTE ONORARIO DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA DI DIETETICA E NUTRIZIONE CLINICA (A.D.I.)  
   
  Dalla rivoluzione epocale rappresentata dalle vitamine al fabbisogno odierno. La scoperta delle vitamine ha segnato a suo tempo, una svolta concettuale perché ha dimostrato che le malattie possono derivare non solo dalla presenza di agenti dannosi ma dalla semplice mancanza di qualche fattore protettivo. Anche se, ad onor del vero, la gente di mare aveva già intuito il valore protettivo dei limoni contro lo scorbuto, tanto da indurre l’Ammiragliato britannico, fin dal 1700, a deliberare la somministrazione del succo di limone ai marinai, a partire dalla quinta o sesta settimana di navigazione. Dunque, le vitamine assolvono una serie di funzioni e se anche non forniscono direttamente energia molte di loro fanno parte di sistemi enzimatici necessari per liberare l’energia dai carboidrati, dai grassi e dalle proteine. Le vitamine, inoltre, hanno un ruolo anche nell’espletamento delle più comuni reazioni chimiche con un fabbisogno giornaliero, diverso per ciascuna vitamina, che l’alimentazione o l’integrazione debbono garantire comunque, se vogliamo che il motore cellulare giri a pieno regime o non si danneggi innanzi tempo. Perché le vitamine possono scarseggiare? Sembra quasi impossibile che in un’epoca di abbondanza alimentare, segnata dall’incalzare di un’epidemia di obesità e di diabete, possano manifestarsi tuttora, perfino nei Paesi più evoluti, delle carenze vitaminiche. Invece, questo apparente paradosso si verifica in un numero crescente di casi, più spesso al seguito di diete squilibrate e ipocaloriche, perciò carenti di elementi protettivi: dalle vitamine ai minerali. Quando si riduce troppo la dieta, per tentare di compensare quella sedentarietà a cui non sappiamo o non possiamo rinunciare, è inevitabile che l’apporto di qualche vitamina scenda sotto il fabbisogno ottimale suggerito dagli esperti. Basta pensare all’apporto alimentare delle cosiddette vitamine liposolubili! Il “terrore” dei grassi e la crescente lipofobia delle attuali generazioni hanno ridotto oltre il buonsenso, scientifico e gastronomico, l’impiego dei cibi e dei condimenti grassi (penalizzando perfino le virtù dell’olio di oliva), fino al punto di non consentire il corretto rifornimento delle vitamine “liposolubili” (A, D, E, K) veicolate appunto da cibi contenenti sostanze grasse. Inoltre, sappiamo che l’apporto di vitamine ai tessuti può risultare insufficiente, nelle varie fasi della vita, per una serie di motivi: per difetti di assorbimento, di circolazione e di trasporto all’interno delle singole cellule. Ma, come ho già ricordato, la causa più frequente e più subdola delle moderne carenze vitaminiche risiede nella monotonia delle scelte alimentari (basta pensare al pranzo, consumato fra snack e bar male attrezzati). In questa situazione impropria è relativamente facile che si realizzino delle subcarenze vitaminiche in grado di causare o di accentuare una generica stanchezza o di ridurre il senso di benessere, anche in assenza di specifici segni clinici di malattia. Proprio per le troppe persone, “vittime” della forzata sedentarietà cittadina e quindi costrette a vivere perennemente nel disagio delle diete ipocaloriche, si giustificano, su consiglio del medico curante, quelle integrazioni di vitamine e minerali che, paradossalmente, sono meno necessarie agli sportivi professionisti che nelle tremila e più calorie delle loro diete possono attingere a ben altro apporto vitaminico-minerale! La garanzia naturale di una dieta variata In realtà, l’apporto vitaminico di un’alimentazione variata, arricchita di verdure fresche o surgelate ma anche di grassi trasportatori di vitamine liposolubili, è in grado di coprire il normale fabbisogno vitaminico, ma questa non è la situazione di quella metà della popolazione che tenta di reagire al sovrappeso soltanto con la riduzione dei cibi e la monotonia delle cosiddette diete dimagranti. Purtroppo, per i sedentari in perenne dieta ipocalorica si sta realizzando la beffa di vivere ai limiti del sovrappeso o peggio dell’obesità ma con l’autolesionismo emergente del deficit di qualche prezioso elemento protettivo, vitaminico o minerale. A proposito di carenze vitaminiche è opportuno ricordare che nessuna frutta (come nessun altro alimento) può fornire singolarmente tutte le vitamine necessarie. Mangiando solo arance, mandarini, kiwi o fragole, si garantisce il fabbisogno giornaliero di vitamina C e nient’altro. Viceversa, le albicocche o i cachi forniranno un’abbondante quota di provitamina A, ma non la vitamina C. E’ soltanto dall’alternanza dei vari tipi di frutta e di verdure che scaturisce una relativa completezza, dato che altre vitamine scarseggiano (gruppo B) o mancano del tutto (vitamina B12) nel mondo vegetale. Ma il problema esiste anche per coloro (più spesso i ragazzi) che non gradiscono le verdure; non è un caso, ad esempio, che il deficit di acido folico con i relativi problemi sull’integrità del feto incomba sulla gravidanza di molte giovani donne. Le vitamine antiossidanti Il moderno tema scientifico degli “antiossidanti”, capaci di limitare il danno cellulare provocato dai “radicali liberi” (argomento complesso ma di fondamentale utilità per l’efficienza e la longevità dei nostri organi), ha riportato l’attenzione degli studiosi sul ruolo specifico di alcune vitamine. In particolare, la vitamina C, la E, la A - sotto forma del precursore betacarotene e dell’intera famiglia dei carotenoidi - hanno ridestato un nuovo interesse scientifico ed hanno permesso di collezionare informazioni epidemiologiche interessanti sul contributo protettivo di queste sostanze. Comunque, gli studi più recenti legittimano, per le vitamine dotate di proprietà antiossidanti, una ottimizzazione dei dosaggi oltre l’attuale, presunto fabbisogno giornaliero. Non è soltanto una speranza che la protezione fornitaci dalle vitamine antiossidanti potrà giovare alla qualità e durata della vita. Anche per questo motivo è auspicabile che si arrivi ad un miglior reintegro di quanto va inevitabilmente perduto nella conservazione e nei trattamenti di cucina degli alimenti; si tratta di un orientamento positivo dal quale dovrebbero scaturire soltanto vantaggi salutistici.  
     
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