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Notiziario Marketpress di
Giovedì 09 Dicembre 2004
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ARACOELI - GLI AFFRESCHI RITROVATI. LA BANCA DEXIA CREDIOP CONTRIBUISCE ATTRAVERSO IL FINANZIAMENTO PER LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO D’ARTE |
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Roma, 9 dicembre 2004 - I lavori di restauro nella cappella di S. Pasquale Baylon in S. Maria in Aracoeli a Roma, iniziati nel giugno del 2000 grazie a un finanziamento dell’ente proprietario del bene, il Fondo Edifici di Culto amministrato dal Ministero dell’Interno sotto la direzione della ex Soprintendenza ai beni artistici e storici di Roma e terminati nel novembre del 2003 sotto la direzione della Soprintendenza ai monumenti di Roma, hanno restituito, seppure frammentario, un ciclo affrescato della fine del Duecento riferibile allo stretto ambiente di Pietro Cavallini, anche se non direttamente attribuibile al Maestro. La pubblicazione del volume sulla cappella di S. Pasquale Baylon, resa possibile grazie alla Banca Dexia-crediop (la banca d’affari leader in Italia nella finanza pubblica e di progetto e dedicatata allo sviluppo sostenibile), permette di aggiungere un tassello molto importante al disgregato e misterioso corpus della pittura romana del Duecento, praticamente scomparsa durante il Xvii e Xviii secolo quando la maggior parte delle chiese romane venne rinnovata perdendo l’antico volto medievale. Pietro Cavallini è stato un contemporaneo di Giotto, ma più anziano del maestro toscano; ebbe grande fama nella Roma medievale ma le sue opere, tranne rare eccezioni, sono quasi del tutto scomparse. Il ciclo dell’Aracoeli era dedicato, come hanno potuto confermare le ricerche condotte da Tommaso Strinati, ai due santi Giovanni il Battista e Giovanni Evangelista, e fu commissionato da una importante famiglia baronale romana per la propria cappella funeraria. Non è stato ancora scoperto il nome dei committenti ma evidenti caratteri stilistici, compositivi e la stessa tecnica d’esecuzione dei dipinti hanno permesso di datare i frammenti tra il 1295 e il 1300. Si tratta di un momento importantissimo nella nascita della pittura moderna italiana poiché è in questi anni che prende forma il ciclo delle “Storie Francescane” nella basilica superiore di S. Francesco ad Assisi e il “Giudizio Universale” del Cavallini nella basilica di S. Cecilia in Trastevere a Roma, due esempi emblematici del passaggio dal ‘parlar greco’ della pittura bizantina al ‘parlar latino’ del nuovo stile naturalistico e classico che avrà in Giotto, ma anche nelle botteghe romane che ruotavano attorno al Cavallini, i propri interpreti più importanti. All’aracoeli, la più celebre chiesa romana dell’Ordine, sono emerse, al di sotto di uno spesso strato di calce e ridipinture, affreschi che lasciano capire benissimo come in uno spazio tutto sommato piccolo come quello di una cappella funeraria abbia lavorato una bottega composita, con maestri dotati ognuno di uno stile riconoscibile, ma all’interno di una regìa unitaria. La Madonna col Bambino, che si trovava dietro alla pala d’altare settecentesca, oggi troneggia accanto ai due Giovanni, privata dello sporco secolare che ne occultava i toni vivaci e la forza plastica. I frammenti alle pareti, resi ben visibili dallo smontaggio parziale delle modanature architettoniche secentesche, hanno permesso di recuperare la struttura di una bottega romana della fine del Duecento automa dal Cavallini e dotata di una forte personalità, a metà strada tra l’ossequio alla tradizione bizantina e il nuovo linguaggio pre-rinascimentale. Lo stato di conservazione ottimale dei dipinti ha consentito di comprenderne analiticamente la tecnica d’esecuzione: un raffinato esempio di pittura murale in parte a buon fresco in parte rifinita a tempera che a tratti, come nella Madonna e il Bambino, sembra avvicinarsi alla pittura su tavola. Il Fondo Edifici di Culto è particolarmente onorato che una delle più importanti chiese di Roma appartenenti al suo patrimonio si sia arricchita di una così interessante e rara testimonianza di pittura romana medioevale, ed a tale proposito ringrazia l’opera della Soprintendenza, la quale è stata anche in questa occasione di prezioso ausilio al Fondo nell’importante compito di tutelare e restaurare i beni artistici di sua proprietà. In occasione della pubblicazione del volume, il Presidente e l’Amministratore Delegato di Dexia Crediop, rispettivamente Mauro Cicchiné e Gérard Bayol, affermano: “E’ proprio la bellezza e il fascino di questo ambiente culturale perduto (quel momento compreso tra gli ultimi anni del Duecento e i primi decenni del Trecento), che si recupera attraverso piccoli ma straordinari frammenti, che ha convinto Dexia Crediop ad impegnare le risorse necessarie alla pubblicazione del libro, in linea con il Gruppo Dexia cui fa riferimento, da sempre attento all’arte ed al mecenatismo”. Siamo onorati di aver contribuito alla valorizzazione di questa iniziativa e rivolgiamo a Tommaso Strinati e alla Soprintendenza di Roma i nostri piu’ sentiti ringraziamenti per averci consentito di continuare nellanostra tradizione di Banca da sempre vicina alle attivita’artistiche e culturali”.
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