Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Lunedì 13 Dicembre 2004
 
   
  Pagina4  
  “I MILLE VOLTI DELL’INFLUENZA”, INDAGINE EUROPEA CHE FOTOGRAFA I PAZIENTI A RISCHIO IN ITALIA  
   
  Roma, 13 dicembre 2004 - Secondo le raccomandazioni del Ministero della Salute, gli anziani oltre il 64° anno di età e i malati di diabete, asma e malattie cardiache dovrebbero vaccinarsi contro l’influenza, per evitare complicanze anche gravi e per non peggiorare le condizioni cliniche preesistenti. Mentre i dati di copertura degli anziani in Italia si approssimano ormai al 70%, nel nostro Paese i malati cronici non sembrano troppo consapevoli dei rischi connessi a questa malattia: solo il 55% degli italiani con cardiopatie, asma o diabete si è vaccinato almeno una volta nella vita contro l’influenza. Lo scorso anno si è vaccinato appena il 44% degli appartenenti a queste categorie. Un dato che fa pensare se si confronta, per esempio, con quello riscontrato in Gran Bretagna, dove la percentuale dei pazienti a rischio vaccinati almeno una volta sale all’85%. Questo uno dei risultati dell’indagine “I mille volti dell’influenza” condotta da Taylor Nelson Sofres in Italia, Germania e Gran Bretagna su un campione di 2.010 pazienti, di cui 653 italiani coinvolti grazie al supporto di Federasma e Fand-associazione Italiana Diabetici. Dai dati dell’indagine l’influenza non risulta una malattia molto temuta, nonostante ogni anno a livello mondiale si contino da 250mila a 500mila morti. Soprattutto gli italiani, più ancora che tedeschi e britannici, non sembrano dare troppa importanza alla sua potenziale gravità: ben il 70% degli intervistati la considera una malattia lieve o moderata (dato che scende al 47% in Germania e al 38% in Gran Bretagna) e appena il 2% potenzialmente mortale (contro il 14% della Germania e il 18% dell’Gb). Inoltre, dall’indagine l’influenza sembrerebbe particolarmente diffusa in Italia: dichiara, infatti, di averne sofferto l’86% degli intervistati (il dato medio dei tre Paesi è 71%). E’ probabile, però, che gli italiani non facciano distinzione tra influenza e più banali sindromi da raffreddamento provocate da virus “parainfluenzali”, che hanno manifestazioni cliniche analoghe ma di più lieve entità e solitamente senza complicanze: a conferma, il 20% degli intervistati dichiara di continuare a lavorare anche durante l’episodio influenzale (percentuale che scende al 5% in Germania e all’11% in Gran Bretagna) mentre, di solito, le manifestazioni cliniche della “vera” influenza costringono a un completo riposo.Confondere l’influenza con altre malattie da raffreddamento meno gravi e, soprattutto, meno pericolose perché di solito non espongono a complicanze, giustifica la non corretta percezione della gravità di questa malattia: anche tra le categorie a rischio risultano così sottovalutate le possibili conseguenze per la salute e l’importanza delle misure preventive per contrastare questa malattia come, appunto, il vaccino influenzale.Pregiudizi e paure giocano, poi, un ruolo importante nella spinta alla vaccinazione. Tra i motivi per i quali i pazienti, seppure a rischio, non si sottopongono al vaccino, il principale è l’antico rifiuto per le iniezioni (39%), il timore di eventuali effetti collaterali (18%), non aver ricevuto dal proprio medico l’indicazione di vaccinarsi (16%) e la paura di reazioni allergiche (14%).Alcuni intervistati, infine, dichiarano di riporre scarsa fiducia nell’efficacia nel vaccino (24%): un dato evidentemente correlato alla mancata distinzione, da parte dei pazienti, tra influenza e patologie da raffreddamento su cui il vaccino non svolge nessuna attività di prevenzione. “E’ bene che i pazienti sappiano distinguere tra influenza e altre patologie verso le quali il vaccino non offre alcuna protezione, per non generare una situazione di sfiducia che non favorirebbe il ricorso alla prevenzione. – dichiara Carlo Filippo Tesi, Presidente di Federasma - Vaccinarsi è la maniera migliore di prevenire e combattere l'influenza sia perché si aumentano notevolmente le probabilità di non contrarre la malattia sia perché, in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e, generalmente, non seguiti da ulteriori complicanze: aspetto particolarmente importante per quanti soffrono in modo cronico di malattie respiratorie. - continua Tesi - Per questo invito a vaccinarsi quanti non l’abbiano ancora fatto: anche se effettuata in periodi successivi a quello ottimale, in ogni caso la vaccinazione rimane comunque una protezione efficace.” Anche una certa carenza di informazioni pratiche contribuisce a limitare il ricorso al vaccino. Basti pensare che in Italia solo il 73% degli intervistati, per esempio, ha dichiarato di sapere che il vaccino è gratuito per le categorie a rischio, e questa percentuale scende drastricamente al 42% tra i pazienti diabetici.“L’indagine ha permesso di far emergere le motivazioni alla base della scarsa propensione a vaccinarsi in modo da definire le aree d’intervento per migliorare la situazione” commenta il dottor Gioacchino Allotta, diabetologo e consigliere Fand. “Come Associazione promuoviamo l’informazione ai pazienti perché possano fruire di tutte le possibilità a disposizione per salvaguardare il loro stato di salute. E’ indispensabile attivare tutti i possibili canali per far conoscere alle categorie a rischio l’importanza del vaccino e la possibilità di averlo gratuitamente, come ricordato più volte nelle circolari ministeriali”.La necessità di informazioni è del resto riconosciuta dal 40% degli intervistati, convinti che bisognerebbe impegnarsi maggiormente per accrescere nelle persone a rischio la consapevolezza che è necessario vaccinarsi. Secondo gli intervistati, favorirebbe maggiormente il ricorso alla vaccinazione informare di più sui benefici derivanti dal vaccino (55%) ma, anche, rendere l’accesso al vaccino più facile (28%); e la situazione è sostanzialmente analoga in Germania e Gran Bretagna.ma quali sono le vie preferenziali per informare e consigliare i pazienti? Il medico si conferma quale fonte d’informazione principale in tema di vaccino influenzale. In Italia l’84% di chi fa la vaccinazione viene convinto grazie al consiglio del medico, generico (38%) o specialista (52%). Nel nostro Paese, infatti, nel consigliare il ricorso alla vaccinazione è marginale il ruolo di altri operatori sanitari, come farmacisti (1%) o Asl (2%). Il ruolo chiave del medico viene sottolineato anche dall’alta percentuale (41%) di quanti sarebbero disposti a vaccinarsi ma solo dietro raccomandazione medica: una percentuale praticamente doppia che in Germania (20%) e molto più alta che in Gb (10%).  
     
  <<BACK