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Notiziario Marketpress di
Lunedì 13 Dicembre 2004
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LA CONGIURA DEL FIESCO A GENOVA. TRAGEDIA REPUBBLICANA. IL DRAMMA STORICO DI FRIEDRICH SCHILLER RAPPRESENTATO IN FORMA DI ORATORIO |
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Genova, 13 dicembre 2004 - Nuovo appuntamento per i mercoledì del Teatro della Tosse con la lettura del dramma storico La Congiura Del Fiesco, mercoledì 15 dicembre nella sala Dino Campana. Una grande pagina della storia di Genova in cui spiccano i personaggi del vecchio Andrea Doria, del corrotto Giannettino, ma soprattutto del nobile e impetuoso, Gian Luigi Fiesco. Non solo dramma storico, ma vero “dramma umano”. Con musiche eseguite dal vivo dal Ring Around Quartet. La vicenda si svolge nel 1547 nella Genova di Andrea Doria, che, ottantenne e signore assoluto della sua città, si prepara a cedere lo scettro del potere al nipote Giannettino, tutt'altro che amato dai nobili genovesi. Gian Luigi Fiesco, conte di Lavagna, lo odia per motivi d'ambizione; Borgognino e Verrina vogliono la sua morte per vendicarsi dell'atto di violenza da lui commesso ai danni della verginità di Berta, rispettivamente fidanzata e figlia dei due; gli altri influenti nobili della città vogliono la sua caduta per antichi rancori. La Genova del Cinquecento, sconvolta dalle fazioni, ma pur sempre splendida per nobiltà e fierezza, fa da sfondo alla convulsa vicenda del protagonista, Gian Luigi Fiesco, fatalmente sospinto verso il suo atroce destino di morte. La genesi dell'opera La tragedia (Die Verschwörung des Fiesco zu Genua) ebbe una genesi difficile e cadde in quel periodo (1783) in cui Schiller fuggiva, si nascondeva, faceva debiti, cercava rifugio presso gli amici. È stata rappresentata anche con due finali differenti, per venire incontro alle esigenze morali imposte dai signori degli staterelli in cui era divisa la Germania del tempo. Nato in una cittadina sveva, Schiller era da poco alle dipendenze, come medico militare, del duca Karl Eugen del Württemberg. In occasione della prima opera teatrale, I masnadieri, rappresentata con grandissimo successo il 13 gennaio 1782 a Mannheim, fuori dal ducato, Schiller offese profondamente il proprio signore per essersi recato alla rappresentazione ed esservi tornato in gran segreto a maggio. Per questo fu punito dal duca con due settimane d'arresto e fu diffidato dallo scrivere in futuro di null'altro se non di medicina. La congiura del Fiesco fu la prima risposta a quel divieto, la fuga dal duca la seconda. Schiller e la storia "Nella storia moderna vi è un uomo che avrebbe meritato il pennello di Plutarco: il conte Fieschi, educato a liberare la sua patria dalla signoria dei Doria". Partendo da questo invito di Jean-jacques Rousseau, Schiller iniziò una meticolosa ricerca sul personaggio storico Gian Luigi Fieschi. Trasse la storia prevalentemente dall'opera del cardinale de Retz, Conjuration du comte Jean Louis de Fiesque, dalla Histoire des Conjurations, dalla Histoire de Gênes e dalla Iii parte della storia di Carlo V del Robertson – come egli stesso rammenta nella premessa al dramma –, ma già in quella introduzione, citando la Drammaturgia d'Amburgo del Lessing nella quale si teorizzava che la verità storica potesse essere superata dalla verità poetica, dichiarò che alla storia non sentiva di dovere fedeltà assoluta. A conferma di ciò fece scrivere nella locandina dello spettacolo: "Con la storia confido di sbrigarmela facilmente: io di Fiesco non sono lo storico; e anche una sola grandiosa emozione che io riesca a suscitare con una mia audace immaginazione nel petto dello spettatore controbilancia per me la più scrupolosa esattezza storica". La lettura di un dramma teatrale, specialmente se si tratta di teatro tragico e quindi di teatro d'azione, pone non poche difficoltà. Si è sempre dell'idea che la mancanza d'azione possa in qualche modo privare l'ascoltatore di una parte della bellezza contenuta nel dramma o che, peggio, limiti la comprensione del testo. In realtà, superata questa paura, ci si accorge che è un modo per restituire al teatro quella forza che le è specifica. Senza niente togliere alla bellezza di un allestimento, una lettura può, citando le azioni, ribadire che il teatro è una delle arti più simboliche di cui disponiamo. Adattamento di Tonino Conte. Lettura a cura di Pietro Fabbri con Nicola Alcozer, Alberto Bergamini, Enrico Campanati, Lisa Galantini, Simona Guarino, Andrea Montuschi, Aldo Ottobrino, Lorenza Pisano, Antonio Zavatteri e con il gruppo vocale Ring Around Quartet
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