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Notiziario Marketpress di Lunedì 13 Dicembre 2004
 
   
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  RADIO 1 RAI, GIGI D’ALESSIO AL COMUNICATTIVO DI IGOR RIGHETTI : “SONO IO LO SCUGNIZZO, NINO D’ANGELO VIENE DALLA PROVINCIA” “NON ANDREI MAI A SENTIRE UN CONCERTO DI AMEDEO MINGHI”  
   
  Roma, 13 dicembre 2004 - Il cantante napoletano si è raccontato al “Confessionale del Comunicattivo” venerdì 10 dicembre su Radio 1 Rai. Ecco un estratto dell’intervista di Igor Righetti. “Che cosa sognavi di fare da bambino?” Sognavo di fare il cantante, mi piaceva la musica. Ho sempre fatto musica perché credo che sia il sale della mia vita. Da piccolo ho provato questo giocattolo e, a distanza di anni, ci continuo a giocare. “Da dove è nato il grande amore per la musica?” Credo che gran parte della musica debba fare già parte del tuo corpo, del tuo Dna. A quattro anni mio padre mi regalò una fisarmonica e ho cominciato a strimpellare. Dalla fisarmonica sono passato al primo organo elettrico. A undici anni andai a fare l’esame di ammissione al conservatorio e da lì ho proseguito gli studi. “Prendendo in prestito il titolo del tuo ultimo cd “Quanti amori”, tu quanti amori hai avuto?” Di amori ce ne sono tanti: per la famiglia, i figli, la propria donna, la vita, la musica, la solidarietà. L’amore proprio per l’amore. Sono tanti che ora espongo nel disco ma non solo. Vivo ogni giorno anche l’amore per i fan, per chi mi vuole bene e do anche amore a chi non me ne vuole. “A differenza di molti tuoi colleghi tu conosci la musica, la sai leggere e scrivere. Che cosa provi di fronte al successo di pubblico di chi non ha la tua stessa preparazione musicale?” Credo che una bella preparazione ti metta più a tuo agio e quando ti confronti con un musicista sai bene quello che gli devi dire. Se magari, mentre stai cantando, c’è un momento in cui stai giù di voce, sai come uscire da quelle note complicate e, magari, riesci a fare un giro diverso. Avendo la conoscenza della musica ci puoi scherzare sopra, di sicuro sei più facilitato. “Chi è il cantante che più apprezzi?” Io la musica la apprezzo tutta. Di cantanti ce ne sono tanti ma io apprezzo, soprattutto i cantautori. Credo che abbiano una marcia in più perché scrivono cose magari vissute da loro o da altri rendendole proprie. Fare l’interprete è più complicato perché deve interpretare canzoni degli altri, deve far suo un sentimento provato da un’altra persona e credo che non sia tanto vero quanto lo sia un cantautore. “Qual è il cantante italiano che non andresti mai a sentire a un concerto?” Mi hai fatto una domanda difficile perché comunque in ogni artista, italiano e non, c’è sempre da imparare, da capire. Sia che si parli di giovanissimi sia che si parli di grossi cantautori. Un genere musicale che a me non piace proprio è l’house. Uno che non andrei mai a sentire è Amedeo Minghi. “Nino D’angelo-gigi D’alessio, siete spesso abbinati per la vostra radice napoletana. Quali sono le differenze tra di voi?” Credo che siamo proprio due cose distinte e separate. Nino ha scritto delle bellissime canzoni, ha dato anche onore alla mia città. Però lui, secondo me, si è soffermato sul napoletano mentre io ho cercato di essere più internazionale. Di cantare a Udine e, soprattutto, canzoni in italiano con lo spirito napoletano ma non tanto con il dialetto. In ogni album di certo ho forti pensieri per la mia città. Anche nell’ultimo c’è una canzone che si chiama “Napule” che è bellissima, c’è un altro brano che si chiama “Spiegame cherè” però ho cercato sempre di essere più internazionale facendo collaborare musicisti che hanno scritto importanti pagine della musica mondiale. Penso che Nino D’angelo si sia soffermato più sul napoletano. Siamo due cantautori diversi, ci accomuna la stessa città. E poi visto che la trasmissione è anche un po’ cattiva ti dico che io sono di Napoli centro e lui della provincia. Lo scugnizzo sono io. “Per la campagna Unicef hanno cantato con te quaranta senatori oltre al presidente del Senato Pera e ai ministri Castelli e La Loggia. Chi è che ha stonato?” Un po’ tutti. Però il loro contributo ha dato lustro alla mia composizione e, soprattutto, abbiamo fatto qualcosa di bello per i bambini che soffrono, per comprare loro un vaccino. Al di là della stonatura l’importante è che siano venuti col cuore a collaborare in una canzone dove hanno dato il massimo che potevano dare. C’era tutto l’arco costituzionale e l’hanno fatto davvero con la voglia di regalare qualcosa a qualcuno. “Da dove trai la tua forza?” In un primo tempo mi veniva data da mia madre e da mio padre che ora non ho più. Adesso la forza me la dà anche il pubblico che continua a farmi andare avanti. Mi chiedono forza e io la vado a chiedere a mio padre, a mia madre, a Dio, alla Madonna. Anche se, per motivi di tempo, non frequento tanto la chiesa ne ho comunque bisogno. “Che cos’è che ti irrita di più?” Forse la cattiveria. Mi irritano i preconcetti. Oppure quando do il cuore a una persona e questa mi ricambia con falsità. Questa è la cosa più triste: quando ti do tanta fiducia e tu la prendi e la metti sotto i piedi. “Quale errore hai fatto nella tua vita che non dimentichi?” Di errori ne ho fatti tanti ma io credo che gli errori vadano anche dimenticati. Vadano somatizzati ma di certo in futuro bisogna cercare di non ripeterli più. Forse però le cose belle sono state di più e mi hanno fatto dimenticare gli errori. “Bertinotti, Prodi, Berlusconi: a chi dedicheresti una canzone?” Forse a tutti e tre, sono tre persone che stimo e ammiro. Perché comunque in politica ognuno ha la sua ragione. “Qual è il tuo pensiero sulla droga e i giovani?” L’ho scritto in una canzone che s’intitola “Non c’è vita da buttare”. Parla dei nostri figli che vanno nelle discoteche e dico di non fare uso di stupefacenti, di non esagerare con l’alcool perché dopo, quando finisce la serata, si mettono in macchina, corrono e rischiano di fare danno a se stessi e anche agli altri. Il consiglio che do ai miei figli è: la vita è così bella che vale la pena viverla e bisogna saperla spendere piano piano; non c’è bisogno di cose innaturali per provare un’emozione, basta anche un bacio alla persona giusta o una passeggiata in riva al mare con una bella giornata di sole. “Che cosa pensi della critica musicale, è abbastanza preparata?” La critica musicale è sempre un fatto soggettivo, a volte si scivola in cose personali, nelle antipatie. Penso che il vero critico sia il pubblico è lui che decide. Se un prodotto riuscisse ad avere un certo risultato, ad andare bene, a ottenere un consenso dal pubblico, un critico non offenderebbe me, offenderebbe tutti coloro che comprano i miei dischi. E non penso proprio che un critico possa essere all’altezza di offendere milioni di persone. “Il tuo nome è stato accostato al mondo della camorra. Hai dovuto pagare qualche pedaggio per arrivare al successo?” Assolutamente no. Purtroppo sono nato in una città dove ci sono questi problemi e se vieni dalla Sicilia sei un mafioso, se vieni dalla Calabria appartieni alla ‘ndrangheta, se vieni da Napoli sei un camorrista. “Luoghi comuni?” Esatto. Credo che la gente abbia capito che è una città dura. Vediamo e viviamo ancora oggi quello che accade e questo è il dolore più grande che mi fa. Vedere soffrire la mia città è come una pugnalata al cuore. Sono una persona che viene da una città dove ci sono tante difficoltà ma che ha fatto anche tanti sacrifici. E sono pulito come un’ostia del sacramento. “Che cosa cambieresti per Napoli?” Nulla. Vorrei invogliare le istituzioni a fare di più per i bambini che vivono nei quartieri popolari, nelle periferie disagiate, per aiutarli di più nella crescita e far loro capire che lo studio e la cultura sono molto più importanti della criminalità.  
     
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