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Notiziario Marketpress di Mercoledì 15 Dicembre 2004
 
   
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  LA PROFUMERIA È UN’ARTE, NON UNA SCIENZA  
   
  Come il pittore utilizza i colori della sua tavolozza, allo stesso modo il profumiere seleziona le sostanze odorose che meglio si prestano alla sua creazione, tenendo sempre in considerazione la composizione e la stabilità di un profumo. Solamente attraverso un delicato equilibrio possono nascere essenze indimenticabili. Passionalità, metodica, tenacia si fondono indissolubilmente con creatività, modestia e indipendenza. L’apprendimento degli odori non è certo opera facile e di breve durata; «più si sente, meglio si sente», è quindi necessario «sentire» incessantemente, odorare quotidianamente le stesse materie prime fino a possederne completamente l’odore. Ogni odore deve essere descritto con un vocabolario particolare per evocare ricordi che appartengono a ciascuno di noi, perché nel linguaggio degli odori «nessuno ha torto, nessuno ha ragione». E’ ciò che viene chiamato solfège, ossia il riconoscimento olfattivo delle materie prime classificate per famiglie, sfaccettature, evocazioni olfattive, tenacia e intensità, che permetterà al profumiere di percepire il suo profumo anche solo scrivendone la formula sulla carta. Grazie alla tenacia verrà definito il ruolo della materia prima nella formula. Le note di fondo corrispondenti a prodotti molto forti/robusti daranno vita al carattere principale della composizione, le note di cuore, di media tenacia, ne metteranno il sigillo ed infine le note di testa, più morbide/deboli, conferiranno una piacevole nota di partenza all’apertura della bottiglia/flacone. Nella ricerca dell’accordo perfetto, l’intensità olfattiva aiuterà il profumiere nel dosaggio delle materie prime, per evitare che una domini sulle altre, ma che il risultato dell’associazione sia un nuovo profumo. Questo lavoro porterà ad accordi diversi fino al raggiungimento della formula completa comprendente le note di testa, cuore e fondo. Grazie agli strumenti a sua disposizione, alle sue conoscenze tecniche ed al suo senso artistico, il profumiere creatore realizza una composizione, ossia una successione di materie prime complementari le une delle altre. Ogni accordo delle materie prime della stessa famiglia crea una sfaccettatura olfattiva rappresentata sulla piramide da un nome associato ad un codice colore. Questa composizione si sviluppa nel tempo su tre piani olfattivi «teorici» rappresentati nel taglio del profumo. Testa: il piano olfattivo n. 1 è formulato con materie prime di debole tenacia/forza, ad esempio gli agrumi, gli aromi, ecc. Le note di testa sono fresche. E’ lo slancio del profumo che scatena l’atto di acquisto. Cuore: il piano olfattivo n. 2 è formulato con delle materie prime di tenacia media, ad esempio i fiori, i frutti ecc. Le note di cuore sono piuttosto forti, più consistenti delle note di testa. E’ lo sviluppo del profumo che è, allo stesso tempo, il suo sigillo. Fondo: il piano olfattivo n. 3 è formulato con delle materie prime di notevole tenacia, ad esempio i legni, i muschi, ecc. Le note di fondo sono pesanti, calde, sorde, ecc. E’ la personalità del profumo che genera la fedeltà. Niente sa emozionare più del profumo. E niente, ancora, sa essere più duttile del profumo, per le infinite variazioni sul tema cui si sa prestare. Si memorizzano nel nostro cervello in base alle nostre scoperte ed esperienze. Possono essere buoni o cattivi in base al gusto personale di ognuno di noi. Il nostro olfatto, il senso del ricordo è un senso più ricco e profondo di quanto non si immagini. Un profumo è basato sull’emozione, sulla sensibilità e sull’immaginazione e questo indipendentemente dal paese e dall’epoca. Ecco il processo: le molecole odorose, disperse allo stato di vapore, vengono captate dalle cellule olfattive; l’insieme delle cellule costituisce la mucosa olfattiva che ricopre le pareti della cavità nasale; la mucosa è ricoperta da ciglia olfattive che intrappolano le molecole odoranti assorbendole; il percorso prosegue via via fino al cervello.  
     
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