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Notiziario Marketpress di Giovedì 16 Dicembre 2004
 
   
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  “NELLA LEGGE FINANZIARIA NON CI SONO RISORSE PER LA SICUREZZA STRADALE” ALLARME DELLA CONSULTA NAZIONALE SULLA SICUREZZA STRADALE  
   
  Roma, 16 dicembre 2004 - Nella legge Finanziaria non è prevista alcuna risorsa per la sicurezza stradale e, in particolare, per il terzo programma di attuazione del Piano nazionale della sicurezza stradale. Questo l’allarme lanciato dalla Consulta nazionale sulla sicurezza stradale, l’organismo creato dal Cnel e dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che si è riunita oggi in sessione plenaria per tracciare un bilancio della politica di sicurezza stradale realizzata nel corso del 2004, anche in relazione alla definizione della Relazione al Parlamento sullo stato della sicurezza stradale. Il mancato stanziamento, sottolinea la Consulta, bloccherebbe lo sviluppo del Piano nazionale, in un quadro comunitario che vede la maggior parte dei Paesi europei impegnati costantemente nel miglioramento della sicurezza stradale. Per il 2004-2005, infatti, il Piano evidenzia un fabbisogno di 980 milioni di euro (65% a carico dello Stato e 35% della finanza regionale e locale) e la necessità di rifinalizzare sulla sicurezza stradale spese in infrastrutture e trasporti per ulteriori 580 milioni. Nel corso del 2004, sono stati avviati i lavori del primo programma di attuazione, del Piano Anas e del bando nazionale (per un totale di circa 620 milioni di euro). Nel 2005 dovrebbero essere completate le opere del primo programma e avviate le procedure per l’assegnazione dei lavori relativi al secondo programma (per circa 370 milioni) e, per il 2006, si prevede il completamento della maggior parte degli interventi. Per garantire pienamente il diritto dei cittadini a una mobilità sicura, afferma la Consulta, è opportuno, da un lato, definire standard e prestazioni minime di sicurezza stradale e, dall’altro, attuare una strategia complessiva e unitaria su tutti i principali fattori di rischio. In Italia, infatti, le azioni finalizzate a rafforzare una cultura della sicurezza stradale sono ancora limitate per quanto riguarda sia l’intensità sia la sistematicità e la gamma degli strumenti utilizzati. Basti pensare che, secondo i dati della Commissione europea, il 77% degli italiani è convinto di guidare in modo più sicuro rispetto alla media degli automobilisti. Una percentuale elevata che fa dell’Italia il Paese più ‘autoindulgente’ circa la percezione dei livelli di sicurezza, che appaiono sovrastimati e mostrano un’incapacità diffusa a valutare correttamente i comportamenti a rischio. Nel resto d’Europa, infatti, i cittadini che si ritengono sicuri alla guida sono mediamente il 50%. Ma gli italiani sono anche gli automobilisti che subiscono meno controlli sulla strada. Solo il 4% dei conducenti dichiara di essere stato fermato per una verifica del tasso alcolemico negli ultimi tre anni, mentre la quota sale al 32% in Francia, 37% in Olanda, 41% in Svezia, per raggiungere il 64% in Finlandia. Nel nostro Paese, poi, è diffusa tra il 23% degli automobilisti quella forma di ‘solidarietà’ che porta a segnalare alle vetture che procedono in direzione opposta la presenza di un punto di controllo. Un impatto rilevante, tuttavia, in Italia, è derivato dall’introduzione della patente a punti, che ha permesso la più consistente riduzione di vittime degli incidenti stradali degli ultimi 50 anni, con 724 morti e 22.705 feriti in meno (rispettivamente, -10,7% e -6,6%).  
     
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