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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Febbraio 2005
 
   
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  FIDEURAM ECONOMIC OUTLOOK: I DATI DELLE ULTIME SETTIMANE NON HANNO MODIFICATO IN MODO SIGNIFICATIVO LO SCENARIO MACRO A LIVELLO GLOBALE. LA CRESCITA DEL PIL NEGLI USA NEL QUARTO TRIMESTRE DEL 2004 È RISULTATA LIEVEMENTE INFERIORE ALLE ATTESE  
   
   Milano, 15 febbraio 2005 - Limitato rallentamento della crescita in quarto trimestre… In linea con le attese di Fideuram la crescita del Pil ha rallentato nel trimestre finale del 2004 (3.1% contro il 4.0% del terzo trimestre) influenzato, come era ampiamente atteso, dal notevole allargamento del disavanzo commerciale, che ha raggiunto in novembre un nuovo record storico: il canale estero, che era stato sostanzialmente neutrale per la crescita nel trimestre precedente, ha sottratto alla crescita il -1.7% annualizzato. La domanda finale interna è stata invece alquanto vivace e ha anzi mostrato un’accelerazione rispetto al trimestre precedente. I consumi privati (+4.6%), in particolare, hanno rallentato solo lievemente rispetto al ritmo molto elevato del terzo trimestre (5.1%). Al risultato del quarto trimestre hanno contribuito tutte le categorie di spesa: la crescita dei consumi di beni durevoli (+6.7%) si è mantenuta molto robusta, grazie al notevole aumento delle vendite di auto, ma anche le spese per beni non durevoli (+5.8%) e, soprattutto, per servizi, hanno mostrato una significativa accelerazione rispetto al trimestre precedente. Ha pertanto trovato conferma lo scenario di accelerazione dei consumi realizzatosi nel secondo semestre dell’anno, nonostante l’esaurimento parziale dello stimolo di politica economica e il forte rincaro del prezzo del petrolio. Anche la dinamica degli investimenti in macchinari e attrezzature, grazie soprattutto ad una notevole accelerazione delle spese rivolte all’It e ai trasporti, si è confermata molto sostenuta nel trimestre finale dell’anno (+14.9%, dopo il +17.5% del terzo trimestre) e questa componente ha registrato nel corso del 2004 il tasso di crescita più elevato dal 1997. … ma probabile riaccelerazione all’inizio dell’anno. Lo scenario Fideuram prevede che nel trimestre corrente si assista ad una modesta accelerazione della crescita (al 3.6% nelle nostre stime): questo andamento dovrebbe essere principalmente determinato, da un lato, dal venir meno del notevole impatto negativo proveniente dal canale estero, che ha influenzato pesantemente il risultato del terzo trimestre (la nostra attuale stima punta ad un contributo positivo, anche se solo lievemente, per la prima volta dal terzo trimestre del 2003) e, dall’altro, da un contributo non trascurabile dell’accumulo delle scorte (che ha fornito una “spinta” alla crescita del quarto trimestre molto inferiore alle nostre attese). La domanda finale interna (e, in particolare, consumi privati e investimenti in macchinari e attrezzature) dovrebbe invece subire un rallentamento rispetto ai ritmi chiaramente superiori al trend che hanno caratterizzato il quarto trimestre, ma i rischi, soprattutto per gli investimenti, appaiono al momento decisamente al rialzo. Il nostro scenario, infatti, continua ad incorporare una decelerazione significativa degli investimenti in macchinari (dal 15% al 2.5% annualizzato) nella parte iniziale del 2005 in risposta alla fine degli incentivi fiscali (scaduti appunto a fine dicembre), ma i dati a frequenza mensile sul “fatturato”, disponibili fino a dicembre, mettono in dubbio la validità di questa ipotesi. Per quanto riguarda i consumi, la nostra previsione per primo trimestre indica un rallentamento (intorno al 3%), dopo il ritmo molto elevato che ha caratterizzato il secondo semestre del 2004. La nostra stima di crescita per i consumi nel 2005 è stata peraltro rivista al rialzo (al 3.5%) e risulta ora solo leggermente inferiore a quella registrata l’anno scorso: appare perciò probabile che l’avvio di una significativa correzione degli squilibri strutturali che caratterizzano l’economia Usa (su tutti, l’insufficiente tasso di risparmio aggregato) sia ormai “rinviato” al prossimo anno. Proseguirà nei prossimi mesi il processo di rialzo dei tassi da parte della Fed. La riunione del Fomc di inizio febbraio non ha riservato grandi sorprese: il tasso sui Fed Funds è stato portato al 2.50%, con il sesto aumento consecutivo a partire dallo scorso giugno, e non sono state apportate modifiche, di nessun genere, al comunicato diffuso al termine della riunione. In particolare, il Fomc ha confermato che i rischi per inflazione e crescita sono “pressoché eguali” e che la politica monetaria potrà essere resa meno accomodante ad un ritmo “misurato”. In presenza di una maggiore solidità e sostenibilità della crescita e di uno scenario (centrale) d’inflazione che non appare preoccupante, la Fed potrebbe decidere di segnalare che un rialzo dei tassi d’interesse a lunga è “necessario” per favorire l’aggiustamento di medio periodo dell’economia (attraverso un aumento della propensione al risparmio e un moderato rallentamento della spesa per consumi). Il livello dei rendimenti sui titoli governativi decennali è infatti al momento significativamente inferiore a quello prevalente prima dell’inizio del ciclo restrittivo da parte della Fed (circa 50 pb rispetto alla media dei mesi di maggio e giugno del 2004). La testimonianza di Greenspan davanti al Congresso per la presentazione del “Monetary Policy Report”, fissata per il 16 febbraio, potrebbe rappresentare per la Fed un’opportunità per mandare questo tipo di messaggio. Il Pmi del settore manifatturiero è migliorato anche a gennaio: si rasserenano le prospettive per il settore nella prima parte del 2005. Nel mese di gennaio il Pmi manifatturiero dell’area euro è salito di mezzo punto (a 51.9), consolidando il significativo progresso già registrato nel mese di dicembre. Sebbene l’attuale livello dell’indice sia ancora inferiore a quello di ingresso nel quarto trimestre del 2004 (a settembre l’indice si attestava a 53.1), il rischio di una sua discesa sotto la soglia di neutralità di 50 all’avvio del nuovo anno si è marcatamente ridotto. L’analisi delle componenti del Pmi manifatturiero mostra come nel mese di gennaio si sia assistito ad un ulteriore miglioramento sia della produzione corrente che dei nuovi ordini (anche degli ordini all’esportazione che si sono riportati, in particolare in Germania, vicino ai livelli elevati di fine estate 2004). La stabilizzazione del tasso di cambio contro dollaro (e la discesa del tasso di cambio in termini “trade-weighted”, ovvero nei confronti dei maggiori partner commerciali), nonché la stabilizzazione del prezzo del petrolio all’inizio del 2005, hanno indubbiamente contribuito a rasserenare le prospettive per il settore. Pertanto, almeno nel breve periodo, dalla domanda esterna potrebbe ancora giungere un sostegno positivo alla crescita dell’area euro e si segnala un rischio al rialzo sulla nostra attuale previsione di crescita del Pil all’1.0% annualizzato per il primo trimestre del 2005 (dall’1.5% previsto per il quarto trimestre 2004). Sorpresa negativa dalle vendite al dettaglio in Germania nel quarto trimestre del 2004 e prospettive ancora incerte per il primo trimestre del 2005. Le vendite al dettaglio in Germania nel mese di dicembre hanno registrato un’ulteriore pesante contrazione del -1.2% m/m dopo la flessione del -1.0% di novembre. A dispetto del miglioramento sensibile della fiducia nel settore retail misurata dall’indice Ifo relativo proprio al mese di dicembre 2004, la dinamica delle vendite al dettaglio ha nuovamente deluso al ribasso, presentando nel quarto trimestre del 2004 una contrazione del -0.5% annualizzato rispetto al trimestre precedente, lo stesso risultato del secondo e terzo trimestre del 2004. Pertanto la dinamica dei consumi privati di contabilità nazionale in Germania non dovrebbe essere stata molto diversa dall’andamento anemico mostrato nei trimestri precedenti (+0.6% ann. La nostra previsione). Al contrario, la spesa in beni manufatti in Francia nel quarto trimestre del 2004 ha registrato una crescita estremamente forte, all’8.7% t/t ann., che dovrebbe garantire un pieno recupero della crescita del Pil in Francia nell’ultimo trimestre del 2004 dopo il -0.1% ann. Del terzo trimestre (2.8% la nostra previsione). Di conseguenza, si riaprirebbe il divario di crescita tra le principali economie dell’area euro, dato che la crescita del Pil in Germania dovrebbe essersi attestata nel quarto trimestre solo allo 0.7%. Il divario potrebbe proseguire anche nel primo trimestre del 2005 dal momento che, per quanto riguarda la Germania, il miglioramento della fiducia nel settore retail che si è osservato anche a gennaio potrebbe non indicare un effettivo aumento della spesa per consumi nemmeno nel primo trimestre del 2005 e, inoltre, a causa del rischio di un impatto negativo sulla fiducia dei consumatori derivante dall’introduzione, proprio a partire dal mese di gennaio, dell’ultima parte della riforma del mercato del lavoro. Forte impatto della riforma del mercato del lavoro in Germania sui dati di disoccupazione del mese di gennaio. L’introduzione della quarta parte della riforma del mercato del lavoro in Germania (“Hartz Iv”), sebbene positiva per la flessibilità del mercato del lavoro tedesco in un’ottica di medio/lungo periodo, ha comportato come effetto immediato un fortissimo aumento nel numero dei disoccupati nel mese di gennaio (+227 mila in termini destagionalizzati) e un aumento del numero complessivo dei disoccupati (in termini non destagionalizzati) sopra la soglia “psicologica” dei cinque milioni per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale. Questo risultato è conseguenza dell’emersione nelle liste di collocamento di tutti coloro che hanno finora percepito un sussidio “sociale” (e che pertanto non risultavano formalmente disoccupati), al fine di potere continuare a beneficiarne (sebbene con condizioni più stringenti). Questi dati restituiscono un’immagine più fedele del numero effettivo dei disoccupati in Germania e, secondo fonti governative, a questi 5 milioni andrebbero aggiunti anche altri 1.5 milioni “nascosti” in prepensionamenti anticipati e lavori “socialmente utili”. Considerata l’attenzione che gli organi di stampa molto probabilmente dedicheranno a questi sviluppi, vi è il rischio non solo di una conseguenza diretta sulle decisioni di spesa di coloro che vedono da ora ridursi (o attendono ridursi) significativamente il proprio reddito derivante dai sussidi, ma anche, più in generale, di un impatto negativo sulla fiducia dei consumatori. Va inoltre osservato che le indicazioni per il mercato del lavoro continuano a mantenersi poco confortanti non solo in Germania, ma anche nel complesso dell’area euro, a giudicare dalla flessione delle intenzioni di occupazione nel settore manifatturiero segnalata dal Pmi di gennaio (ritornato ai minimi da inizio 2004). I primi dati d’inflazione nell’area euro a gennaio dovrebbero inaugurare l’avvio del rallentamento atteso per il 2005. I primi dati di inflazione pubblicati nelle principali economie dell’area euro relativi al mese di gennaio avvalorano la nostra attesa di una discesa dell’inflazione già a partire da inizio anno al 2.1% dal 2.4% di dicembre. In particolare, i dati sui prezzi in Germania hanno sorpreso al ribasso, con una discesa dell’indice armonizzato all’1.6% dal 2.2% di dicembre: il risultato è dipeso non solo del favorevole effetto I base determinato dai prezzi nel comparto sanitario (che nel gennaio 2004 erano aumentati a causa dell’introduzione della riforma sanitaria), ma anche per effetto di sconti più elevati delle attese per quanto a concerne i saldi nel settore dell’abbigliamento (il che tenderebbe a segnalare ancora una debole domanda di consumo). Per quanto concerne i rincari nei prezzi amministrati, non sembrano essersi verificate ulteriori sorprese e l’inflazione core (ovvero al netto di alimentari e prezzi energetici) nell’area euro dovrebbe ] scendere già a gennaio all’1.8% dall’1.9% di dicembre. Nel resto dell’anno, sia l’inflazione totale che <­ l’inflazione core dovrebbero continuare a scendere gradualmente e portarsi rispettivamente all’1.8% e all’1.6% in media già a partire dal secondo semestre. Le prospettive di crescita per il Giappone nel 2005 dipendono in modo cruciale dal ciclo degli investimenti. I dati relativi al mese di dicembre forniscono una conferma dell’indebolimento della dinamica di consumi ed esportazioni e di una possibile riaccelerazione del ciclo degli investimenti fissi. I dati sul “fatturato” di beni capitale (in fortissima accelerazione a dicembre, +10.7% m/m e +3% t/t), in particolare, forniscono segnali piuttosto incoraggianti dal lato degli investimenti, soprattutto se considerati unitamente al dato sugli ordinativi di macchinari di novembre (sorprendentemente forte, con gli ordinativi core in crescita del 18.4% m/m) ed al Tankan di dicembre (in cui erano stati rivisti al rialzo i piani di investimento). Su questa base la nostra previsione relativa agli investimenti in macchinari ed attrezzature nel Pil del quarto trimestre è stata rivista significativamente al rialzo (al 4.5% annualizzato). È andato anche aumentando il rischio al rialzo per la previsione degli investimenti per il primo semestre del 2005 (si ricorda che nel nostro scenario centrale proprio gli investimenti sarebbero dovuti essere caratterizzati da una significativa debolezza nella prima parte dell’anno). Se i dati relativi alla domanda di credito complessiva dovessero poi rispecchiare le evidenze dell’ultima “Senior Loan Officer Opinion Indagini” (che segnala una temporanea ripresa della domanda di credito da parte delle piccole imprese) e se il ciclo degli investimenti (la cui ripresa è stata evidente nei dati del Pil a partire da fine 2002) dovesse riprendere nuovamente vigore dopo la debolezza di inizio 2004, allora la ripresa dell’economia giapponese potrebbe essere, già a partire dal 2005, ben più sostenuta di quanto da noi ipotizzato (la nostra previsione di crescita per il 2005 è dell’1.0% ). Permane l’evidente debolezza dei consumi privati. Le prospettive di breve termine per i consumi privati continuano a non essere incoraggianti. Per quanto concerne il quarto trimestre, i dati a nostra disposizione, prevalentemente relativi al consumo di beni (durevoli e non), segnalano una crescita pressoché nulla: alla luce dei dati di dicembre, la nostra previsione per i consumi privati nel Pil del quarto trimestre è di un incremento dello 0.2% annualizzato. Per il primo semestre dell’anno non sembrano poi provenire segnali incoraggianti né dal fronte occupazionale, né da quello della dinamica salariale e neppure da quello relativo a tasse e contributi. Sebbene il tasso di disoccupazione nel corso del 2004 sia sceso dal 4.9% al 4.4%, questo miglioramento non rispecchia un aumento occupazionale di pari entità, quanto piuttosto una forte riduzione della forza lavoro. Anche sul fronte della dinamica dei redditi permane l’evidenza di una contrazione del monte salari a livello aggregato. Inoltre le esigenze di una più stringente politica fiscale determinano una riduzione del reddito disponibile, proprio alla luce dei maggiori contributi e tasse sul reddito, probabilmente già scontati nelle decisioni di spesa delle famiglie. Per un cambiamento dello scenario di fondo relativo ai consumi sarebbe necessaria l’evidenza di un aumento sostanziale degli occupati e/o della ricchezza delle famiglie. - ! I dati sulle esportazioni giapponesi di dicembre evidenziano un ridimensionamento dei tassi di crescita dell’export nel 2005, già scontato nel nostro scenario centrale. I dati relativi alle esportazioni relative al quarto trimestre (la cui crescita ha decelerato all’1.5% t/t dal 4.9% del terzo trimestre) rappresentano una conferma del rallentamento evidente anche nelle dinamiche di crescita annuali: in termini nominali il dato di dicembre risulta in crescita dell’8.8% a/a, mentre la crescita media delle esportazioni verso il resto del mondo nel corso dell’intero 2004 si attesta al 12.2% a/a. Alla luce dei dati più recenti appare plausibile l’ipotesi, da tempo implicita nel nostro scenario, di una decelerazione delle esportazioni nel Pil dal 14% circa del 2004 al 5% nel 2005, complice anche una riaccelerazione delle dinamiche attesa per la seconda metà del 2005. Si sottolinea, in proposito, che la tenuta della crescita delle importazioni della Cina (le esportazioni giapponesi verso Cina e Hong Kong, per cui transitano molte merci la cui destinazione finale è la Cina, pesano per 19% del totale) può fare la differenza su questa previsione. La crescita dell’economia cinese nel 2004 ha superato quella del 2003 nonostante le misure restrittive adottate dalle autorità di politica economica. I dati relativi al Pil di quarto trimestre, di recente pubblicazione, hanno portato la crescita della Cina nel 2004 (9.5%) ad accelerare rispetto al 2003 (9.3%). Questa accelerazione nasconde però un lieve rallentamento degli investimenti fissi in crescita (al 25.8% nel quarto trimestre ’04 rispetto al 26.7% del quarto trimestre ‘03), che ha rappresentato il principale obiettivo delle autorità di politica economica. Il rallentamento degli investimenti è compensato da un’accelerazione delle esportazioni (in crescita del 35.4% rispetto al 34.6% del 2003) e dei consumi (in crescita del 13.2% rispetto al 9.1% del 2003). Data la moderazione nei tassi di crescita della produzione industriale (in crescita del 14.4% a/a a dicembre 2004 rispetto al 18.1% a/a registrato a dicembre 2003), si deve inoltre ipotizzare un buon andamento dei comparti dei servizi e dell’agricoltura. La decelerazione degli investimenti fissi è poi ancora più evidente quando si analizzi il loro andamento nelle aree urbane nel corso del 2004 (questi dati vengono pubblicati mensilmente): il dato di dicembre mostra una loro crescita del 21.3% a/a, mentre ad inizio anno la crescita era stata del 53% a/a. A tale riguardo, non si può escludere il rischio che le statistiche ufficiali nascondano un eccesso di offerta nel sistema che risulterebbe critico nel caso in cui la domanda globale dovesse rallentare in modo più marcato di quanto atteso. Alla luce della moderazione dei tassi di crescita del Cpi I (cresciuto in media del 3.9% nel 2004, ma solo del 2.4% a/a in dicembre) e dell’accelerazione del credito a fine 2004, sembra comunque plausibile che le autorità di politica monetaria attendano i dati relativi ai primi due mesi dell’anno (anche per la distorsione indotta dal capodanno cinese) prima di implementare ulteriori misure restrittive.  
     
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