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Notiziario Marketpress di
Giovedì 17 Febbraio 2005
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UE: PATTO DI STABILITÀ: GLI STATI MEMBRI S'IMPEGNINO DI PIÙ |
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Bruxelles, 17 febbraio 2005 - Gli Stati membri devono fare di più per rispettare i criteri del Patto di stabilità e di crescita. E' quanto chiedono i deputati della commissione per i problemi economici e monetari con la relazione d'iniziativa di Othmar Karas (Ppe/de, At) sulle finanze pubbliche dell'Uem che sarà sottoposta all'esame della Plenaria. «Non esiste alcuna eccezione alle norme e procedure del Patto di stabilità e di crescita», essi ammoniscono, invitando tutte le istituzioni dell'Unione europea «ad assumere la propria responsabilità in merito all'applicazione, al controllo e all'osservanza» del Patto. Occorre quindi che gli Stati membri riducano il loro disavanzo e, parallelamente, procedano con le riforme strutturali, la promozione delle attività di investimento, il miglioramento dell'imposizione fiscale e il riorentamento delle spese pubbliche. La relazione adottata con 28 voti favorevoli, 2 contrari e 15 astensioni, sottolinea come, nel corso dell'ultimo decennio, l'economia dell'Ue abbia registrato una crescita ben inferiore al suo potenziale e come, anche a causa della mancanza di riforme strutturali e di investimenti in molti Stati membri, il tasso di crescita del Pil per la zona euro sia stato inferiore alle previsioni. I deputati, notano inoltre che, nel 2004, solo cinque Stati membri della zona euro avevano conseguito una posizione di bilancio vicina all'equilibrio, mentre sono passati da tre a quattro gli Stati membri della zona euro che hanno registrato un deficit di bilancio superiore al 3% del Pil. Dall'entrata in vigore del Patto di stabilità e di crescita, poi, le sue regole sono state infrante da dodici Stati membri, di cui cinque della zona euro (Portogallo, Germania, Francia, Paesi Bassi e Grecia). Osservando come, secondo la Commissione, i più elevati disavanzi nominali siano soprattutto il risultato di «un allentamento volontario della politica di bilancio di taluni Stati membri» e siano solo in parte imputabili al ciclo economico sfavorevole, la relazione sottolinea che alcuni Stati membri non hanno risposto adeguatamente all'avvio nei loro confronti della procedura per disavanzi eccessivi, mentre permangono «sufficienti motivi di preoccupazione quanto alle loro possibilità di ridurre tali disavanzi al di sotto del 3% del Pil nell'immediato futuro». Gli Stati membri che non l'hanno ancora fatto sono quindi sollecitati a ridurre il loro disavanzo ben al di sotto del 3% del Pil, «così da garantire la stabilità di bilancio e dei prezzi (...), e permettere la costituzione di riserve finanziarie sufficienti in periodi di congiuntura favorevole, in maniera tale che nei periodi difficili possano essere prese misure economiche che non mettano a rischio o infrangano le regole del Patto di stabilità e di crescita». Secondo i deputati, infatti, evitando disavanzi eccessivi si contribuisce alla stabilità dei prezzi e si garantisce la sostenibilità delle finanze pubbliche, mentre spese pubbliche esagerate pregiudicano le aliquote dei tassi di interesse e i livelli di investimenti pubblici, limitando inoltre la capacità di affrontare la sfida rappresentata dai cambiamenti demografici e dall'invecchiamento della popolazione nell'Unione europea. D'altra parte, la relazione raccomanda che il Patto di stabilità e di crescita «ponga un maggior accento sugli sviluppi economici e conferisca una maggiore attenzione alla salvaguardia della sostenibilità delle finanze pubbliche». I deputati, poi, sottolineano la necessità di statistiche di bilancio migliorate, con definizioni, metodi di calcolo e procedure più precise e normalizzate. Essi, inoltre, chiedono un metodo chiaro, che preveda una definizione della nozione di spese pubbliche di buona qualità, «per quantificare le posizioni di bilancio pubbliche e il loro contributo alla crescita e all'investimento, così da contribuire positivamente alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona». Gli Stati membri, dal canto loro, dovrebbero introdurre pacchetti di riforme strutturali e attività di investimento che, a medio e a lungo termine, «si riveleranno essenziali per la sostenibilità finanziaria, la competitività dell'economia europea e la crescita». Vanno poi effettuati costanti miglioramenti nell'amministrazione fiscale e della messa a punto di un efficace sistema d'imposizione «al fine di promuovere una cultura imprenditoriale e di incoraggiare la creazione di imprese». La spesa pubblica, infine, deve essere riorientata in maniera tale da garantire che le varie rubriche di bilancio, a livello europeo e nazionale, riflettano le principali priorità politiche fissate per il 2010. Si ricorda che, sulla base della comunicazione della Commissione Finanze pubbliche nell'Uem – 2004, il Consiglio esaminerà le norme di funzionamento e d'attuazione del Patto di stabilità. Il prossimo appuntamento è per il 17 febbraio, quando il Consiglio Ecofin cercherà di progredire sulla riforma del Patto con l'obiettivo di trovare precisi orientamenti nella riunione dell'8 marzo da trasmettere poi ai Capi di Stato e di governo che si incontreranno al Vertice il 22 e 23 marzo. Il Parlamento europeo, d'altra parte, dovrà approvare una risoluzione sulle eventuali modifiche dei regolamenti e delle norme di condotta relative alla sua applicazione.
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