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Notiziario Marketpress di
Venerdì 18 Febbraio 2005
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Web moda & tendenze |
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LA CONGIUNTURA NELL’INDUSTRIA ITALIANA DELL’ABBIGLIAMENTO, MAGLIERIA E CALZETTERIA (FEBBRAIO 2005) |
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Nonostante negli ultimi mesi del 2004 siano emersi alcuni timidi segnali di risveglio del fatturato, nell’industria dell’abbigliamento, maglieria e calzetteria gli impulsi di domanda non sono stati suficienti a riportare in crescita l’attività produttiva. Il mercato del lavoro è inoltre stato ancora alle prese con gli efetti del lungo ciclo recessivo attraversato dal comparto. In termini prospettici, i risultati di sell-in definitivi comunicati dalle aziende con riferimento alla stagione Primavera-estate 2005 sono peggiori delle attese ed inducono, per l’ennesima volta, a spostare in avanti l’appuntamento con la ripresa. L’ultima parte del 2004 ha fatto registrare i primi timidissimi segnali di risveglio nelle vendite di prodotti di abbigliamento, maglieria e calzetteria (Figura 1). Già nel terzo trimestre dello scorso anno, infatti, il fatturato realizzato sul mercato italiano (che, per le 230 aziende del campione analizzato da Smi, rappresenta circa il 62% del totale) aveva smesso di contrarsi dopo oltre due anni di cedimenti ininterrotti. Questi risultati sono comunque meno positivi rispetto alle previsioni: nell’indagine precedente (ottobre 2004), infatti, le aziende scontavano incrementi delle vendite domestiche superiori al +2% nel terzo trimestre. All’opposto, più favorevole e migliore delle aspettative delle imprese invece l’evoluzione registrata nel fatturato estero che ha archiviato il terzo trimestre 2004 con incrementi dell’ordine del +5% ca. L’aumento complessivo del fatturato così generato (+2% a valori correnti e quindi sostanzialmente neutrale in termini reali) conferma che anche il “valle” della filiera tessile-abbigliamento, si sta associando al lento processo di riequilibrio che sta caratterizzando (pur fra molte residue incertezze e rischi di ricadute) i comparti tessili del “monte”. La tendenza al recupero nel settore Amc dovrebbe essere proseguita anche nei mesi finali del 2004 che, nelle stime comunicate dalle aziende, dovrebbe essersi caratterizzato per un’accelerazione della crescita sia sul mercato interno (+2,2%) sia, soprattutto sui mercati esteri (+5,1%). Se questi pre-consuntivi (+3,3% la stima di incremento nel fatturato totale) dovessero essere confermati, gli ultimi mesi del 2004 evidenzierebbero i primi veri sintomi di crescita “reale” per il comparto dopo circa 2 anni. Gli effetti di questo lento percorso di recupero delle vendite stentano tuttavia ancora a riflettersi in modo consistente sull’ attività produttiva (Figura 2). In particolare, si è registrata soprattutto una riduzione degli ordini piazzati presso i terzisti nazionali che, nelle scelte di allocazione delle imprese sono stati penalizzati rispetto alle produzioni realizzate all’estero (in stabilimenti propri o, comunque, sotto il controllo operativo dell’azienda italiana committente). Nei primi nove mesi del 2004, infatti, se la quota di produzione italiana diretta (Figura 3) si è mantenuta sostanzialmente stabile (circa 43%), la parte di output realizzata dai terzisti nazionali si è ridotta al 38,3% (rispetto al 40,1% del 2003) e, contemporaneamente, la quota di produzione “internazionalizzata” è aumentata al 18,9% (rispetto al 17,2% del 2003). Come già segnalato dalla precedente survey congiunturale, i maggiori elementi di preoccupazione per il settore derivano dall’analisi dell’andamento del mercato del lavoro da un lato e della campagna ordini dall’altro. Sul primo aspetto (Figura 4), il comparto è ancora alle prese con gli effetti della lunga fase recessiva che non si sono ancora esercitati completamente sull’occupazione. Il tradizionale ritardo con cui l’andamento del ciclo di domanda si riflette in analoghi mutamenti occupazionali fa sì che anche negli ultimi mesi del 2004 il settore Amc abbia perso posti di lavoro a ritmi dell’ordine dell’1%. Anche i dati di sell-in definitivi relativi alla campagna P/e 2005 non lasciano molto spazio all’ottimismo sui tempi di una sempre più necessaria ripresa. Pur con una certa differenziazione a livello di comparto, il quadro generale che emerge segnala infatti nuovi cedimenti sul mercato domestico (-4,5% in termini reali) ed un certo deterioramento (-2,2% a prezzi costanti) anche degli ordini acquisiti sulle piazze estere.
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