|
|
|
|
|
|
|
Notiziario Marketpress di
Venerdì 18 Febbraio 2005
|
|
|
|
|
|
Pagina3 |
|
|
VENETO / SETTE SECOLI DI “CIVILTà DELLE VILLE VENETE”
|
|
|
|
|
|
Una grande mostra, che aprirà dal 4 marzo 2005 a palazzo Barbaran da Porto, a Vicenza, racconterà, come mai prima, la storia della civiltà della villa veneta: un viaggio affascinante attraverso 300 opere provenienti da oltre cinquanta musei internazionali, tra cui dipinti di Veronese, Tiziano, Tintoretto, Guercino, Jacopo Bassano, Lambert Sustris i disegni di Raffaello, Giulio Romano, Peruzzi, Tiepolo e Palladio, e un itinerario che tocca le più belle fra le quasi 5 mila ville disseminate tra Veneto e Friuli. A promuovere questo importante evento sono la Regione del Veneto, il Centro Internazionale di Architettura Andrea Palladio, l’Istituto Regionale Ville Venete e il Ministro per i Beni e le Attività Culturali. Curatori della mostra sono Guido Beltramini, direttore del CISA A. Palladio, e Howard Burns, presidente del consiglio scientifico del CISA A. Palladio, con la collaborazione di un comitato scientifico internazionale. Sarà l’occasione di andare oltre l’ovvio accostamento tra Palladio e la Villa Veneta, scoprendo quanto poco in realtà si sappia di quei sei secoli durante i quali le Ville Venete divennero centro di un mondo artistico, culturale ed economico che ha ben pochi paragoni. Pochi sanno, ad esempio, che le ville erano vere e proprie aziende e che un progetto architettonico di Palladio è paragonabile al piano strategico di un insediamento produttivo contemporaneo. Per svelare le diverse facce della “Civiltà delle ville venete”, la mostra riunirà, accanto ai dipinti, preziosi mosaici, bronzetti e affreschi romani antichi insieme a manoscritti medievali e rinascimentali, incisioni, mappe e libri rari, ed inoltre modelli architettonici originali o realizzati appositamente per la mostra per descrivere perfettamente la struttura e la funzionalità di ogni particolare delle ville. La vita che ruotava attorno alle Ville, sorta di vere agorà sociali, sarà descritta sia tramite le immagini perdute del paesaggio, della vita e del lavoro contadino sia descrivendo quell’ideale che veniva inseguito dai signori e che ha nella cultura romana il suo primo fondamento. È infatti il mondo romano che genera la “cultura di villa”, destinata poi a rinascere secoli dopo come ideale letterario, con Francesco Petrarca. Essa comincia a prendere forma architettonica nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, per dar vita poi a diverse sperimentazioni nella Roma di Bramante e Raffaello. Ma è Palladio a inventare la villa moderna, mettendo d’accordo esigenze funzionali, strutturali ed estetiche, per creare questi meravigliosi centri di attività e di residenza. Le ville palladiane saranno imitate e riproposte per secoli nel Veneto: dalle ville-reggia del ‘700, ai villini liberty, fino alle geniali riletture di Carlo Scarpa. L’esposizione, in accordo con la Direzione Cultura della Regione del Veneto, offrirà anche importanti (e curiose) novità per le scuole che la visiteranno: sono previste visite guidate dai personaggi della Commedia dell’Arte e persino percorsi di visita-gioco per i bambini delle materne. Il percorso espositivo continuerà al di fuori del Museo, invitando i visitatori a sfruttare la possibilità di accedere, con lo stesso biglietto, alle più preziose ville del Veneto: dalla casa di Petrarca ad Arquà alla “villa palladiana ideale” per gli Emo a Fanzolo, dalla villa-tempio Badoer di Fratta Polesine a villa Valmarana “ai Nani” di Vicenza, da villa Caldogno a villa Contarini a Piazzola, sino al “barco contemporaneo per la vita e per la morte”: il complesso Brion di Carlo Scarpa ad Altivole. I CONTENUTI - È un dato ormai acquisito l'importanza del fenomeno dell’edificazione di ville in quelle zone dell’Italia settentrionale che costituivano i possedimenti di terraferma della Repubblica veneziana, estese anche alle province di Brescia e di Bergamo). Queste ville servivano sia da residenze di campagna sia da centri amministrativi e produttivi delle proprietà agricole dei ricchi abitanti di città, i cui terreni coprivano più della metà dell’intera superficie coltivabile della Terraferma. La villa era architettonicamente rilevante, visibile da lontano, più alta degli alberi e delle modeste case e chiesette di campagna, caratterizzata da un portico con timpano o da una torre colombara. Era anche la più importante manifestazione di quel sistema di proprietà terriere e di produzione agricola che tanto contava nella vita economica e sociale del tempo. ANDREA PALLADIO E LA VILLA VENETA sarà un omaggio – ma non acritico – alla villa nel Veneto. Essa non riguarda solo l’architettura, ma un intero modo di organizzare la produzione, un’intera società, un’intera cultura. Confermerà, con pochi riferimenti chiave (la villa a Chiswick di Burlington, l’opera di Cameron per Caterina la Grande di Russia, la residenza di Jefferson a Monticello), quanto importante è stata la villa veneta per l’architettura (architettura europea, americana, mondiale), spesso in una relazione di dialogo più che di semplice influenza a senso unico. Si vedrà che la villa è sempre stata associata molto strettamente alla pittura, alla cultura e alla vita economica e sociale del Veneto, e all’organizzazione della sua campagna. Mostrando quanto eccezionale e ricca di conseguenze era la “civiltà delle ville”, diverrà anche chiaro come il suo carattere distintivo, la cultura e la prosperità del Veneto, fosse il risultato di molti fattori. Innanzi tutto dello Stato veneziano, con la sua vocazione per la pace, il talento per la mediazione e il controllo, l’efficace affermazione della proprietà statale delle risorse naturali, in primo luogo l’acqua, e il suo diritto a regolarne l’uso. E inoltre delle città (che erano sostentate dalle ville, e dove i proprietari di villa trascorrevano molto del loro tempo) e dei sistemi produttivi e commerciali, le cui ramificazioni si estendevano ben oltre il Veneto. La villa veneta si affermò grazie ad una richiesta crescente di prodotti agricoli; alla disponibilità di terra adatta alla coltivazione intensiva di grano e vite; alla domanda e ai prezzi contenuti della seta grezza, prodotta principalmente nei possedimenti; alle condizioni di pace e di relativa sicurezza rurale, garantite dallo Stato veneziano; alla presenza di proprietari terrieri dal fiuto imprenditoriale, pronti a controllare il rendimento e il lavoro dei loro fittavoli e a investire le proprie risorse ed energie per incrementare la produzione; al buon senso di questi proprietari, che in generale non forzarono lo sfruttamento dei fittavoli fino al punto di provocare ribellioni o vendette; e soprattutto ad una cultura che vedeva la vita di campagna come meno logorante e più salutare di quella di città, in grado di contribuire maggiormente alla pace dell’anima e alle attività del pensiero. Questo naturalmente era l’incoraggiante luogo comune riaffermato da Palladio e da molti altri; in realtà i proprietari di villa per la maggior parte non erano studiosi o filosofi – come l’amico e committente di Palladio, Daniele Barbaro – ma semplicemente persone desiderose di incrementare le proprie entrate facendo scavare canali e piantumare vitigni, amanti della caccia, della pesca e del mangiar bene, a cui piaceva intrattenere amici e mecenati e primeggiare nel loro piccolo mondo, senza essere troppo strettamente osservati dai vicini e dai nemici come avveniva in città. Ma neanche tutto questo avrebbe portato alla creazione della villa veneta se non ci fosse stato da parte loro un profondo apprezzamento dell’architettura o, in altre parole, la consapevolezza di un prestigio aggiunto, cioè il piacere e l’interesse che una casa progettata in maniera razionale e artistica avrebbe offerto al suo proprietario. In questo la figura di Palladio, e dopo la sua morte, il suo esempio, fu di fondamentale importanza. È Andrea Palladio ad aver inventato la villa moderna, e con essa un nuovo modo di vivere in campagna. Molto più dei suoi predecessori, Palladio ha saputo mettere in accordo esigenze funzionali, strutturali, estetiche, per creare case a un tempo comode e belle. Per la sua architettura domestica, la villa costituiva un vero laboratorio, dove egli era meno vincolato dal sito o da preesistenze di quanto non fosse nei centri urbani. Numericamente, i progetti di villa costituiscono la gran parte della sua produzione, e ad essi deve larga parte della sua fama. Ma l’invenzione palladiana si comprende ancora meglio se inseriamo il suo contributo nella storia di lunga durata delle residenze di campagna nel Veneto. Risalendo alle idee degli scrittori romani sui pregi della tranquilla vita di campagna, sarà presentato come Palladio dava forma concreta alla visione antica del vivere a contatto con la natura, un programma culturale già presente nella mente di Petrarca e degli umanisti veneti suoi successori, fino al grande Pietro Bembo. Ma per tutti costoro la villa era un sogno letterario, che associavano alle case di tipo tradizionale in cui abitavano, ed è solo con Palladio che la visione antica della vita ideale in campagna viene pienamente coniugata con le forme antiche di pronao, di colonnati, di sale a volta. Per capire l’importanza di Palladio, la storia raccontata nella mostra non si fermerà con la sua morte nel 1580, ma continuerà fino ai nostri giorni, facendo vedere come le forme palladiane vennero sempre imitate e riproposte, anche mentre cambiavano il carattere dei proprietari e i rapporti tra la casa e la produzione, soprattutto con i grandi mutamenti economici dell’Ottocento. La storia si concluderà passando attraverso le geniali riletture della villa veneta da parte di Carlo Scarpa, con uno sguardo agli attuali rapporti tra case e fabbriche collocate in campagna, che in un certo senso continuano la lunga tradizione veneta del territorio come luogo di produzione. I curatori della mostra Guido Beltramini e Howard Burns L’invito è quello di seguire i diversi itinerari, suggeriti dalle suggestioni dei sensi, per perdersi nei labirinti dei grandi giardini storici, navigare tra i canali che collegano le ville tra Venezia ed i colli, gustare l’otium negli ambienti pensati per la meditazione. Una mostra unica, dunque, che propone un percorso che si dilata tra Veneto e Friuli alla scoperta delle quasi cinquemila ville disseminate nelle due regioni.
|
|
|
|
|
|
<<BACK
|
|
|
|
|
|
|
|