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Notiziario Marketpress di
Venerdì 18 Febbraio 2005
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Web moda & tendenze |
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SENSAZIONI UNDERGROUND PER LA NUOVA COLLEZIONE NEW YORK INDUSTRIE AUTUNNO-INVERNO 2005-06 FIRMATA ALBERTO BIANI |
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Alberto Biani presenta la nuova collezione New York Industrie autunno-inverno 2005-06 attraverso le immagini e le atmosfere di “Ten Watts”, il nuovo cortometraggio diretto dal giovane regista Francesco Carrozzini. Il mood della collezione emerge graficamente ed emotivamente grazie ad una narrazione cinematografica assolutamente svincolata da stereotipi, dove la New York di Carrozzini ritrova a poco a poco la forza di un’individualità fortemente partecipe, così come lo stile di Alberto Biani, indipendente e sicuro. La subway di “Ten Watts” ci porta in un viaggio underground nell’universo metropolitano più profondo, dove l’introspezione narrativa coglie attimo per attimo l’assenza di coesione sociale, la presenza di una melting pot alienata dalla frenesia del quotidiano, e la confusione dei messaggi cui siamo costantemente esposti. Dieci Watts é l’energia necessaria al cervello umano per tramutare in pensiero tutte le immagini e le sensazioni che assorbiamo ogni istante. L’uomo di Ten Watts riesce a ritrovare il colore del proprio mondo grazie a quest’ energia che spesso viene assopita dal caos emotivo della nostra anima metropolitana. Alla regia si affianca un giovane professionista del settore, Tommaso Cardile per Musica e Montaggio. Alberto Biani tramuta le sensazioni di “Ten Watts” in una collezione A/i 2005-06 che ritrova il colore a poco a poco, dove la donna di New York Industrie riscopre i suoi 10 Watts attraverso uno stile consapevole e libero. Libero di non appartenere ad un tempo che non sia quello dei nostri giorni. Nessuno riferimento dunque. Tutt’al più una citazione sottile: l’eleganza intramontabile degli anni Cinquanta. Che però sfugge al colpo d’occhio. La si riconosce soffermandosi sul dettaglio. E al tatto, importantissimo per chiudere il cerchio della contemporaneità. Le linee sono morbide. Si soffermano sul punto vita, quasi sempre sottolineato. Le proporzioni restano piccole. Ci sono pezzi che non possono passare inosservati. Il montgomery di cachemire chiuso da rettangoli fermati da bottoni; cappottini a taglio vivo; le giacche senza collo o le <piccoline>, che sono giacchette a tre bottoni; il trench di cotone tinto in capo; il pantalone-cargo di lana e cotone stretch; il tubino di garza o di pizzo ancora stretch; le camicette di tessuto di lana. I tessuti, sopra a tutto. E’ il gioco che piace di più. Così il velluto ha un’anima di inox che lo sostiene quando non è stretch e allora non c’è piega che lo distrae. Il gabardine è lucido. Lo jacquard cangiante. Il principe di Galles ha due pesi: per il sotto e per i capi spalla. Il sale e pepe ha un senso perché è rovesciato. L’occhio di pernice non può che essere ancora stretch. E poi cachemire, cachemire: quasi un’ossessione. Gruppi di colore per interpretare: i marroni che si abbinano all’azzurro quasi avio, i ciliegia con il rosso vivo, il melanzana con il grigio, e ancora il grigio con il blu, il burro, il nero totale e il rush finale in mattone, malva, verde mela e verde bottiglia.
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