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Notiziario Marketpress di
Lunedì 21 Febbraio 2005
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QUESTE CITTA’ ITALIANE TUTTE FAMIGLIA E CHIESA RITORNO AL PRIVATO E AL SOCIALE. I ROMANI TROVANO LA CITTÀ ACCOGLIENTE PER CLIMA E ARCHITETTURA, I NAPOLETANI PER LA GENTE, I MILANESI PER LE OPPORTUNITÀ. PER VIVERE TRANQUILLI? 2710 EURO AL MESE (ORA SE NE SPENDONO 2313) |
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Milano, 21 febbraio 2005. L’italia e le sue città restano fondate sulla famiglia. C’è poi una fitta trama sociale che porta benessere e qualità della vita: sono le forze del volontariato, che arrivano a raggiungere le istituzioni politiche, con subito dopo la Chiesa cattolica. Con un po’ di preferenza a Roma per la politica, a Napoli per la Chiesa, a Milano per le forze economiche. C’è poi l’altro pilastro, quello del lavoro, ma in un momento di difficoltà internazionali c’è bisogno di intervenire. Le città sono poi di fronte alla sfida ambientale e dell’invecchiamento, in entrambi i casi soprattutto i milanesi. Bisogna poi pensare ai giovani, a partire da Napoli. Solo dopo arrivano questioni, comunque sentite, come le infrastrutture, la sicurezza, la povertà, la casa, l’integrazione. La città del futuro fa ben sperare: è più vivibile e multietnica. A Roma più che a Milano si pensa che le cose non cambieranno. Più che una scelta la vita in una città è un dato di fatto esserci nati, anche se i romani da loro stanno bene per clima e architettura, i napoletani per il carattere della gente, i milanesi perché trovano chance. I riti delle città vanno dal cinema e teatro, che superano perfino il calcio, allo shopping, alla messa domenicale. Milano prevale per il rito quotidiano di informazione, Roma per la cultura nel cinema e teatro, Napoli nel calcio. Città che guardano in alto, se gli abitanti le sentono di dimensione europea per Milano, internazionale legata al mondo per Roma, come da tradizione, mediterranea Napoli. Ma per vivere bene quanto ci vorrebbe? Se normalmente le famiglie italiane spendono 2313 euro al mese in realtà il reddito minimo desiderato è più alto, di 2710 euro. Più alto il reddito desiderato a Milano (2880), a Roma (2751), più basso a Napoli (2500). Emerge da un’indagine della Camera di commercio di Milano attraverso la Nexus realizzata su 572 italiani a febbraio 2005. Milano per lo sviluppo: un nodo della rete globale. La Camera di commercio di Milano, a distanza di quattro anni organizza una nuova edizione della manifestazione. L’iniziativa si svolge il 21 e 22 febbraio a Milano presso il Teatro Grassi e Palazzo Affari ai Giureconsulti, e vede riuniti i principali esponenti del mondo delle istituzioni, dell'impresa, della cultura e delle parti sociali, chiamati a discutere, analizzare e progettare un nuovo cammino di crescita della città. Oltre 80 i relatori italiani e stranieri in due convegni e tre workshop. Un contributo di confronto ed approfondimento sulle tematiche connesse a Milano e al suo sviluppo, cercando di rispondere ad una delle principali necessità imposte dalla "rete globale": cogliere in modo tempestivo le nuove sfide. Partecipano fra gli altri: Aznar, Berlusconi, Abete, Albertini, Alemanno, Angeletti, Bassetti, Billé, Bracchi, Bracco, Confalonieri, Ermolli, Follini, Formigoni, Giacomassi, Luttwak, Magri, Marinella, Monti, Monticelli, Ornaghi, Penati, Perini, Provasoli, Roilo, Romiti, Rosa, Roth, Sangalli, Senn, Shiva, Stanca, Vimercati, Vittadini. “La Camera di commercio di Milano – ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano - si è fatta promotrice dell'organizzazione della conferenza "Milano per lo sviluppo, un nodo della rete globale". Metteremo a confronto autorevoli rappresentanti del mondo delle istituzioni, dell'economia, della finanza e della cultura provenienti dall'Italia e dall'estero. Con l’obiettivo di poter far crescere un confronto sulle tematiche connesse a Milano e al suo sviluppo. A partire dalle principali necessità imposte dalla "rete globale". Bisogna cogliere in modo tempestivo le nuove sfide alle quali la città deve saper rispondere. D’altra parte emerge anche dalla nostra indagine come gli italiani vedano Milano come il cuore economico d’Italia. Un tema centrale, a partire da Milano, è la sfida del lavoro, questa importante frontiera che sta a cavallo tra la competitività di un territorio e il suo sviluppo sociale”. Chi migliora la vita in città? Secondo gli italiani le famiglie, per il 13,1%, soprattutto a Napoli (15,7%). Il volontariato aiuta molto, addirittura raggiunge la politica (10,5% in entrambi i casi), anche se il primo è molto più sentito a Milano (14,2%). L’altro soggetto che davvero conta per stare bene è la Chiesa Cattolica (9,4%), trainata dai napoletani (12,6%). I cittadini contano decisamente sui soggetti sociali (40%, un po’ meno a Milano, 36,3%). Meno sulla politica (17,7%, anche se di più a Roma, 19,9%), sui soggetti economici (13,8%, anche se di più a Milano, 15,8%), la scuola (5,6%) ed altri soggetti (15%), tra cui si distinguono le forze dell’ordine (7,7%, con un 9,4% a Napoli). Quali sono gli interventi prioritari? C’è da fare in Italia, a partire dal lavoro che manca (25,9%, con un picco a Napoli, 36,6%), dall’ambiente che si sta deteriorando (14,9% e qui si distingue Milano col 17,9%). In una società che invecchia sempre più attenzione va ai bisogni degli anziani (13,6%, ma se a Milano lo dice il 20% a Napoli l’8,4%). Che superano anche i giovani (13,1%, anche se a Napoli per il 15,7%). Il nodo trasporti (12,9%) riguarda soprattutto Roma (20,9%). La sicurezza (10,8%), Napoli (17,8%). Emerge subito dopo la questione della povertà come problema emergente (10,5%). Supera perfino la casa (8,2%, ma a Roma 13,6%), la cultura (6,3%), i prezzi (5,4%, a Roma 7,3%), la ricerca (5,2%), l’integrazione degli stranieri (4,9%, più alta solo a Milano, 7,9%). La città del futuro. Più vivibile (15,7%) per milanesi (19,5%) e napoletani (18,3%), anche se c’è un 8,4% che la vede al contrario. Tutti la vedono multietnica (15,6%) per milanesi (18,4%) e romani (19,9%), piuttosto che con pochi stranieri (1,2%). Ma vince il degrado sull’accoglienza (6,3% contro 3,5%). Ancora sentita la povertà (5,8%, per prima Milano con 7,4%) rispetto alla ricchezza diffusa (1,2%). Una città che diventerà poi sempre più metropolitana (5,4%) piuttosto che svuotarsi (3%). E ancora sarà più violenta (5,1%, con un picco a Napoli a 10,5%) che tranquilla (3,7%). Diventerà un centro culturale europeo (4,4%) soprattutto per i romani (7,3%) e non un centro provinciale (1,4%) e sono soprattutto i milanesi a non sentirsi ai margini. Sempre più turistica (4%), soprattutto Napoli (7,3%). La guerra non è un tema preso in considerazione, all’ultimo posto. Per i milanesi comunque qualcosa cambierà: solo il 3,7% ritiene che tutto resterà com’è, contro un 6,8% italiano e un picco a Roma del 9,9%. Perché vivere nella mia città? Perché ci sono nato (38,6%, con 41,9% per Napoli), perché offre chances (10%, ma 18,9% a Milano), per il clima (7%, ma ben 11% Roma), per l’architettura (6,3% ma 11,5% Roma), per il carattere degli abitanti (6,1% ma 9,9% Napoli). Qualcuno in realtà vorrebbe trasferirsi (12,9% in Italia –meno i romani 8,4%-, 2,3% all’estero). I riti delle città. Cinema e teatro (13,3%, ma 16,8% a Roma), il calcio (13,1%, ma 19,4% a Napoli), lo shopping (12,6%, ma 18,3% a Roma), la messa domenicale (11,7% e 13,6% a Napoli), l’informazione (11,2%, ma 18,4% a Milano), la palestra e lo sport (8,7%), il volontariato (8,6%, ma 12,1% a Milano), i piatti tipici (8,2% ma 15,2% a Napoli), i week end fuori città (7,7%, 11,5% a Roma). E Milano si distingue per l’aperitivo (8,9% contro 4,4% in Italia), per la cura nel vestirsi (5,3% contro 3,3%), Roma per le passeggiate coi cani (6,8% contro 3,1%). La città ha una dimensione europea per Milano (38,4% contro una media italiana del 22,7%), italiana per Napoli (26,7% contro una media del 20,3%), comunque resta provinciale per l’8,4%. Roma è internazionale legata al mondo (34,6% contro una media italiana del 23,3%), Napoli mediterranea (20,9% contro 12,2%). Un 7,2% la vede legata agli Stati Uniti. Se potessi avere…Il reddito minimo desiderato per gli italiani è di 2710 euro. Più alto a Milano (2880), a Roma (2751), più basso a Napoli (2500). Milano come è vista? Cuore economico d’Italia (11,8%), città delle opportunità (7,1%), dinamica (6,8%), bella (5%). Ma anche città grigia e triste (9,4%), inquinata (9,2%), caotica (7,1%). In sintesi. La qualità della vita e il benessere delle tre province italiane esaminate dipendono essenzialmente dagli attori sociali che in esse operano, ovvero le famiglie, le organizzazioni di volontariato, la Chiesa cattolica e i singoli cittadini. Minor importanza assumono, in questo senso, gli attori economici e politici, quasi che la loro legittimazione sia conseguente, e quindi secondaria, alla presa di coscienza dei singoli. In particolare, la qualità della vita e il benessere passano attraverso importanti interventi in alcune aree chiave della vita sociale ed economica dei cittadini, ovvero il lavoro (sentito in particolare a Napoli, 36.6%), l’ambiente (verso il quale sono maggiormente sensibili i residenti a Milano, 17.9%, e a Roma, 16.8%) e gli anziani (anche questo aspetto molto sentito a Milano, 20.0%). Le città future sono viste essenzialmente come più vivibili (15.7%) e sempre più multietniche (15.6%). La multietnicità è particolarmente avvertita dai residenti a Roma (19.9%) e a Milano (18.4%). Quindi gli intervistati non pongono l’accento su scenari futuribili, ma su città più a misura d’uomo e che si evolvono in virtù dell’uomo stesso. Il presente delle città oggetto d’indagine è costituito da realtà che piacciono perché hanno dato i natali agli intervistati (38.6%) e perché offrono delle chance di lavoro e di evoluzione agli abitanti che vi risiedono (caratteristica percepita in particolare dai residenti a Milano 18.9%). Realtà dove i passatempi principali sono costituiti dal cinema, dal teatro e dal calcio, realtà percepite con dimensioni europee, piuttosto che cosmopolite, città nelle quali il reddito minimo auspicabile per condurre un’esistenza tranquilla è costituito da 2700 Euro al mese, con differenze di circa 300 Euro tra Milano e Napoli. E Milano? In tutto questo ambaradan di multietnicità e di visioni future, la grande capitale del Nord non perde il suo essenziale carattere di “cuore economico d’Italia”.
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