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Notiziario Marketpress di
Martedì 22 Febbraio 2005
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GLI SCIENZIATI INDIVIDUANO UN'IMPRONTA GENETICA CHE PREDICE LA DIFFUSIONE DEL CANCRO |
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Bruxelles, 22 febbraio 2005 - Un team di scienziati olandesi ha scoperto un marcatore proteico genetico che potrebbe evitare alle donne colpite da cancro della mammella di sottoporsi a inutili chemioterapie, afferma The Lancet. La ricerca, condotta nell'istituto medico Erasmus di Rotterdam, ha individuato l'impronta di 76 geni in grado d'indicare le pazienti che nel corso dei successivi cinque anni svilupperanno un tumore in un'altra parte del corpo. Attualmente non esiste uno strumento diagnostico valido per sapere quali malate di tumore al seno hanno maggiori probabilità di ricadute. Il dottor John Foekens e il suo gruppo si sono concentrati su un caso specifico, quello del cancro della mammella con gangli linfatici negativi. Se diagnosticato in tempo (quando il cancro non si è ancora diffuso nei gangli linfatici), il 70% delle pazienti sottoposte a chirurgia o radioterapia guarisce. Per evitare ricadute, il trattamento è di solito seguito da chemioterapia o da terapia ormonale, anche se molte donne non hanno in realtà bisogno di una terapia di consolidamento. Con questo nuovo strumento diagnostico, Foekens spera di risparmiare alle pazienti a basso rischio un trattamento superfluo. Il team di ricerca ha prelevato campioni tumorali da 286 donne, in cui il cancro era limitato alla sola mammella (ganglio linfatico negativo) e che non hanno ricevuto trattamenti ormonali o chemioterapia. Tutte le pazienti sono state sottoposte a test genetico e sono state monitorate in media per otto anni, periodo durante il quale il 33% ha sviluppato un nuovo cancro in un'altra parte del corpo. I ricercatori hanno poi analizzato 115 tumori per selezionare i marcatori e hanno scoperto l'impronta di 76 geni che potrebbe predire le donne ad alto rischio di recidiva. L'impronta genetica è stata poi testata sul profilo genetico di 171 pazienti con linfonodi negativi, ed è stata in grado d'indicare con una precisione del 93% quelle che avrebbero avuto una ricaduta nei cinque anni successivi (anche se si è dimostrata invece precisa solo al 48% nell'indicare quelle che nello stesso arco di tempo non avrebbero sviluppato nuove forme tumorali). 'Poiché solo il 30-40% delle pazienti con gangli linfatici negativi non sottoposte a trattamento ha una recidiva, la nostra impronta potrebbe costituire un prezioso strumento per individuare le pazienti a basso rischio ed evitare un eccesso di trattamento in un numero consistente di malate', ha dichiarato Foekens. 'Se i risultati verranno confermati da ulteriori studi, l'impronta potrebbe condizionare la raccomandazione di sottoporre le pazienti con cancro della mammella e linfonodi negativi a ulteriori trattamenti ormonali o a chemioterapia'. Non è comunque la prima volta che i ricercatori individuano impronte genetiche per cancri della mammella recidivanti, e i critici segnalano che, anche se è il più completo nel suo genere lo studio potrebbe essere ancora troppo limitato per offrire una selezione definitiva dei geni giusti per l'analisi.
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