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Notiziario Marketpress di Giovedì 24 Febbraio 2005
 
   
  Web alimentazione e benessere  
  TORINO: PATRIA DEL CIOCCOLATO  
   
  Chi ama il cioccolato deve passare da Torino. Nato nella capitale sabauda con un apposito Regio Decreto Madama Reale che nel 1678 ne autorizzava la produzione, l’arte del cioccolato comincia già alla fine del ‘500 quando il cacao venne fatto conoscere da Emanuele Filiberto di Savoia. Una sessantina di anni dopo, nel 1678, il cioccolato sino ad allora privilegio dei salotti nobiliari, divenne un democratico piacere, il motore di una nuova imprenditoria, per concessione della seconda Madama reale Maria Giovanna Battista di Savoia. In pochi anni fioriscono decide di botteghe artigianali e sulla finire del ‘700 il capoluogo subalpino, con una produzione giornaliera di 350 chili di cioccolato esportato in Germania, Francia, Austria e Svizzera, diventa una vera e propria capitale nella produzione del ‘cibo degli dei’ e i cioccolatieri torinesi furono i primi, in tutta Europa, a lavorare il cioccolato. Un primato poi rafforzato dalla ‘bavareisa’. Calda miscela di caffè, cioccolato amaro e latte che un secolo dopo è poi ribattezzata ‘bicerin’ dal nome del piccolo contenitore in metallo con manico in cui veniva servita. Alessandro Dumas lo definì come ‘una delle cose più buone e belle di Torino’. Nel 1802 Torino fa un salto di qualità: trasformare la cioccolata liquida in tavolette solide e più durature. Grazie inoltre ad una innovativa apparecchiatura idraulica che raffina la polvere di cacao e la imposta con lo zucchero, vaniglia e acqua calda, i cioccolatieri torinesi hanno un’altra geniale trovata che ovvia la carenza di materia prima causata dal blocco napoleonico. Miscelando un quantitativo minimo di cacao alla più economiche nocciole provenienti dalle vicine Langhe, ricavano una gustosa pasta che nel 1865 diventa l’anima del ‘bocconcino o cicca’ ideato da Michele Prochet e messo sul mercato della Caffarel-prochet. Il capostipite dei cioccolatini a forma di barchetta rovesciata, incartati in stagnola dorata, che nel 1867, in occasione del carnevale prendono il nome di ‘giandujotti’. Per tutto l’800 e il ‘900 tra Torino e il Piemonte si concentra la maggiore produzione europea di cioccolato mentre caffè, destinati a divenire ritrovi storici e laboratori aprono le loro porte. La storia continua e il cioccolato per Torino e il Piemonte diviene un dolce vanto. Nel rispetto delle tradizioni passate e dalla fama di prodotti che hanno conquistato tutto il mondo i mastri cioccolatieri continuano a difendere la tradizione decretando la nomina di ‘distretto del cioccolato italiano’.  
     
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