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Notiziario Marketpress di Lunedì 28 Febbraio 2005
 
   
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  SEGNALI PRECOCI NELL’UMORE/SONNO/OLFATTO - L’INDIZIO DEL ‘GRATTA & ANNUSA’  
   
  Reggello (Firenze), 26 febbraio 2005 - La Malattia di Parkinson è caratterizzata da degenerazione delle cellule nervose addette alla produzione dell’essenziale neurotrasmettitore dopamina (‘dopaminergiche’, nella substantia nigra del cervello): ne deriva ovviamente la perdita di dopamina nelle aree cerebrali con appunto connessione dopaminergica : ‘nucleo striato’, ‘corteccia frontale’, regioni limbiche. E’ circa il 60-80 per cento dei neuroni dopaminergici a degenerare già prima che i sintomi motori del ‘Parkinson’ si manifestino con la comparsa di bradicinesia, tremore, rigidità ed instabilità posturale: i sintomi sui quali si basa infatti la diagnosi clinica della Malattia di Parkinson. [*] I sintomi non motorii del ‘Parkinson’ comprendono: alterazione della funzione olfattiva, disturbi dell’umore, disturbi cognitivi, disturbi del sonno, alterazioni sensitive e dell’autonomia. Approssimativamente il 20 per cento (quindi 1 su 5)dei pazienti lamenta disturbi dell’umore già anni prima dell’esordio dei sintomi motorii: diversi studi hanno dimostrato che la depressione può predisporre alla Malattia di Parkinson. Di fatto al momento della diagnosi per il 9,2 per cento dei pazienti risulta una storia di depressione, rispetto al 4 per cento (quindi meno della metà) della popolazione di controllo: ciò a dimostrazione anche del rischio biologico intrinseco al ‘Parkinson’ di avere disturbi dell’umore, indipendentemente dalla consapevolezza di essere affetti dall’invalidante malattia e dalla presenza dei sintomi conclamati. ‘Gratta & annusa’ Il deficit dell’olfatto, giustamente misurato con metodiche specifiche, è stato riportato nel 70-75 per cento (2 su 3) dei pazienti parkinsoniani. Una microsmia viene riferita nell’anamnesi del 68 per cento dei pazienti, rispetto ad appena l’1 per cento dei controlli: microsmia esordita in media già un anno prima della diagnosi. Infine uno studio di coorte ha dimostrato che una disfunzione olfattiva spontanea è associata ad un rischio aumentato di sviluppare la Malattia di Parkinson. L’assenza di correlazione tra la microsmia e gli stadi e durata della malattia, e la sua presenza invece in pazienti appena diagnosticati e non ancora trattati, suggerisce che il deficit dell’olfatto si manifesti precocemente nel corso della malattia: deficit dell’olfatto sono stati riscontrati anche in familiari asintomatici di pazienti parkinsoniani. Questi dati suggeriscono che la disfunzione olfattiva potrebbe essere un precoce segno predittivo di Malattia di Parkinson. A tal fine è stato messo a punto ed è in uso un carnet di 40 foglietti ‘gratta & annusa’, che sfregati sprigionano altrettanti odori con cui testare le capacità percettive/analitiche olfattive dei ‘sospetti’. Neuroprotezione ‘a naso’ precoce La caratterizzazione di sintomi precoci del ‘Parkinson’ quali depressione e microsmia, assume un ruolo fondamentale alla luce dello sviluppo di terapie neuroprotettive. E’ evidente che l’efficacia neuroprotettiva di un farmaco è maggiore quanto più precoce è il suo impiego: è quindi ipotizzabile che un trattamento neuroprotettivo del ‘Parkinson’ possa esprimere la maggiore efficacia ancor prima della comparsa dei sintomi motorii. Attualmente la diagnosi di Malattia di Parkinson si basa su criteri clinici. Tuttavia lo studio del trasportatore fisiologico della dopamina, con metodiche Pet-positroniche o Spect-protoniche, può evidenziare una precoce perdita di fibre dopaminergiche. Inoltre questa tecnica offre un marker biologico di progressione della malattia. È stato riportato che il legame che si istituisce col tracciante radioattivo è correlato con lo stadio di malattia e si riduce del 10 per cento ogni anno nelle fasi precoci di malattia: lo studio del trasportatore dopaminergico tramite Spect può distinguere pazienti in stadio precoce preclinico da controlli sani. Infatti, in soggetti a rischio di sviluppare la Malattia di Parkinson, come membri asintomatici di famiglie con forme di parkinsonismo ereditate, questa tecnica offre un eccellente mezzo per identificare pazienti in fase precoce/premotoria. Non è chiaramente realistico proporsi di applicare per la popolazione generale un programma di screening Spect: ma potrebbe essere invece fattibile screenare persone con aumentato rischio di sviluppare la Mp, selezionate sulla base di segni non motori precoci [come il ‘gratta & annusa’] e sintomi ‘parkinsoniani’ ancora lievi. *) E’ rilevante notare che una progressiva degenerazione dei neuroni dopaminergici è comunque parte integrate del normale processo di invecchiamento: tali cellule nervose sono infatti alla nascita circa 400.000, ma risulta ridotto di almeno il 25 per cento (un quarto) pure nelle persone normali una volta giunte alla sessantina. Quindi l’invecchiamento, anche quello fisiologico, è associato ad una maggiore vulnerabilità di alcuni sistemi neuronali. Infatti, clinicamente, l’alterazione della postura, la bradicinesia e la marcia a piccoli passi, tipiche del paziente parkinsoniano, ricordano l’aspetto corrente dell’individuo piuttosto anziano. (da appunti del prof. Paolo Barone – Dipartimento Scienze Neurologiche; Univ. ‘Federico Ii’ Napoli)  
     
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