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Notiziario Marketpress di Lunedì 28 Febbraio 2005
 
   
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  DA MARTEDI’ 8 MARZO, AL TEATRO STUDIO ANTIGONE DI SOFOCLE DI BERTOLT BRECHT REGIA DI FEDERICO TIEZZI  
   
  Milano, 28 febbraio 2005 - Martedì 8 marzo, al Teatro Studio, ore 19.30, Antigone di Sofocle di Bertolt Brecht, regia di Federico Tiezzi. Traduzione di Cesare Mazzonis. Scene di Francesco Calcagnini, costumi Marion D’amburgo, luci Roberto Innocenti. Produzione Compagnia Lombardi-tiezzi, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Metastasio Stabile della Toscana. Antigone secondo Brecht, ovvero il teatro antico quale paradigma della contemporaneità, uno spettacolo che arriva al Teatro Studio dopo il debutto a Prato nell’aprile del 2004 e una lunga tournée italiana. Scritto nel 1948, dopo il ritorno dall’esilio statunitense, il testo di Brecht, basato su una traduzione di Hölderlin evocativa e visionaria, appare oggi una incisiva testimonianza sulla potenza distruttiva della guerra. La libertà che l’autore si concede rispetto al modello classico è senza limiti: la sacralità che investe l'eloquio dei personaggi nell'originale è laicizzata secondo i canoni dialettici della poetica straniante. Così Creonte diviene un "signore della guerra", Antigone un’eroina ribelle che agisce in nome della pace e Tiresia non è più il “cieco veggente”, ma un “osservatore” acuto e attento. “Questa Antigone, riscritta da Sofocle - dichiara Federico Tiezzi - mi interessa perché sullo sfondo c’è Hölderlin con la sua traduzione, sublime e di importanza capitale per la grande cultura tedesca moderna. Mi interessa perché mi spinge a lavorare su Sofocle e la tragedia classica; infine mi riporta a un momento cruciale della giovinezza, quando vidi lo spettacolo del Living Theatre, protagonisti Judith Malina come Antigone e Julian Beck nel ruolo di Creonte. Avevo diciassette anni e quel lavoro segnò la mia vocazione in maniera indelebile. Quello che accomuna Brecht agli altri autori sui quali ho lavorato - penso a Pasolini o a Testori, a Bernhard - è l’anti-classicità: tutti sono portatori di valori non ortogonali, anti-accademici. La scrittura di questi autori si pone il problema della ‘scena’, dello stile rappresentativo, non solo letterario. Sono autori, insomma, con i quali posso continuare il mio lavoro di ‘scrittura scenica’, più che di ‘messa in scena’”. L’analitica lucidità di Brecht si riflette infatti in modo evidente sull’impaginazione scenica dello spettacolo. “L’ambientazione è una scena fissa – dichiara il regista – un obitorio, con letti sui quali stanno cadaveri: sono il coro dei Vecchi di Tebe… sono anche coloro sui quali Creonte domina: un mondo di cadaveri (di morti viventi, o viventi che aspettano con terrore l’arrivo dei guerrieri da Argo). All’interno dell’obitorio avviene la dissezione della tragedia: una dissezione linguistica e strutturale del racconto, un’analisi, una sorta di autopsia che metta a nudo i nervi, i muscoli, i tessuti del racconto tragico”. In scena Chiara Muti (Antigone), Debora Zuin (Ismene), Sandro Lombardi (Creonte), Alessandro Schiavo (Emone), Giampiero Cicciò (Tiresia), Massimiliano Speziani (Guardiano), Silvio Castiglioni, Marion D’amburgo, Massimo Grigò, Fabio Mascagni, Lucia Ragni (Coro). Www.piccoloteatro.org  
     
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