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Notiziario Marketpress di
Lunedì 21 Marzo 2005
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“2ND COMPUBASE ITALIAN CHANNEL DAY” IL PANORAMA DEL CANALE IT IN ITALIA DAI RISULTATI EMERGE CHE CIRCA L’81% DELLE AZIENDE DEL CANALE IT ITALIANO FORNISCE SERVIZI, MENTRE IL 50% SI PRESENTA COME UN RIVENDITORE IT E IL 49% È UN SYSTEM INTEGRATOR |
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Milano, 21 marzo 2005 – Si è tenuto a Milano presso l’hotel Marriott il “2nd compuBase Channel Day – Il Panorama del Canale It in Italia”, organizzato da Freedata, società di servizi integrati di marketing Ict, key partner di compuBase, e da Top Trade Informatica, testata del Gruppo Editoriale Jce specializzata nel segmento dedicato al Canale It. L’evento è stato patrocinato da Assintel, l’Associazione nazionale delle imprese Ict aderente a Confcommercio e all’Unione Ctsp di Milano. Al convegno sono intervenuti Jack Mandard, Fondatore e Amministratore Delegato di compuBase, Valeria Severini, Amministratore Delegato di Freedata e docente di statistica economica all’Università Bocconi di Milano, Carlo Cecchi, Vice Presidente Assintel, Fancesco Marino, direttore di Top Trade Informatica, Eleonora Cornaglia Italy sales consultant di compuBase, Cristiano Toni Responsabile della divisione Business Intelligence di Freedata e Vito di Vincenzo, Direttore vendite di Sophos. Durante l’evento sono stati presentati in anteprima i risultati dell’Osservatorio Nazionale di compuBase - fornitore leader in Europa di informazioni sui partner nei settori Ict e Tlc - sull’andamento del Canale It in Italia, comparati con l’andamento europeo. Lo studio, redatto da Freedata con dati aggiornati al febbraio 2005, è strutturato su unà numerosità di 10.000 aziende It italiane, mentre per la Francia, la Spagna, la Germania e il Regno Unito - Paesi di riferimento per un confronto a livello europeo - le numerosità sono rispettivamente di 23.000, 8.000, 18.000 e 15.000 aziende del medesimo segmento, per un totale di 64.000 aziende europee del mediamo segmento. Scenario di Mercato Il 2001 è l’ultimo anno in cui il mercato It in Italia si è presentato con tassi di crescita positivi rispetto ai 12 mesi precedenti, da quel momento il nostro Paese ha mostrato sempre tassi decrescenti. Anche il 2003, infatti, nonostante le iniziali previsioni e a differenza del mercato dell’Europa Occidentale, ha presentato un andamento dello – 0,4% (stima Assinform). Il 2001 ha rappresentato, quindi, sotto certi aspetti l’inizio di una nuova era per il mercato It italiano, la fine dell’età della giovinezza e l’avvio della stagione della maturità. Dal 2001 si susseguono nei paesi industrializzati i dibattiti sul ruolo della tecnologia come volano di competitività. Certamente la tecnologia ha incrementato la produttività aziendale nel mondo, ma in termini di profittabilità che ruolo ha avuto? Costituisce un elemento per guadagnare un vantaggio in termini di competitività? Molti studiosi sono concordi nell’affermare che l’It permette di mantenere la competitività di una azienda ma non ne permette il guadagno competitivo. Ed in Italia nel frattempo cosa sta succedendo? Il nostro Paese sta perdendo progressivamente di competitività: dalla crescita sempre più bassa del Pil, alla registrazione dei brevetti, dalla spesa per la ricerca, alla fuga di cervelli. Solo alcuni settori di eccellenza riescono a vincere la competizione con la concorrenza globale: il settore metalmeccanico, il food & beverage, il settore della moda e del design. La tecnologia può avere, quindi, un ruolo per la “rinascita” del nostro settore produttivo? Alcuni dati sono preoccupanti. Non solo, infatti, le nostre aziende investono poco in tecnologia ma ciò che ancora di più preoccupa, sono i nostri Business Decision Makers che mostrano scarsa conoscenza della tecnologia come elemento di crescita e sviluppo, fenomeno ancora più evidente nelle Pmi che rappresentano il motore economico del nostro Paese. In tale contesto, con una Domanda in continua decrescita da più di 3 anni, con una progressiva riduzione dei prezzi, con un tasso di innovazione sempre più rapido, come si comporta l’Offerta? E il Canale indiretto? I Risultati dello Studio La composizione del Canale indiretto It italiano, per numerosità e attività. Le aziende italiane oggetto dell’analisi, per un totale di 9.788 presenti nella Banca dati di compuBase, suddividono la loro attività tra: Servizi (7969); Rivenditori It (4928); Editori di Software (1294); Produttori di Hardware (455); Attività non It (36). Di seguito i dati più significativi: Dei 9.788 operatori italiani, il 36,2% è localizzato nel Nord Ovest, il 22,2% nel Nord Est, il 20,7% al Centro e il 20,9% al Sud e nelle Isole; l’81% fornisce Servizi mentre il 50% si presenta come un vero e proprio It Reseller; analizzando la totalità degli operatori di canale, in Italia la percentuale di It Reseller raggiunge il 50%, dato il linea con il resto d’Europa che mostra estremi in Francia con il 58% e nel il Regno Unito con il 44%; l’85% degli It Reseller realizza più del 30% del proprio fatturato nella rivendita di prodotti It; la dimensione media degli It Reseller italiani è decisamente più bassa rispetto ai principali Paesi europei. In Italia tale media si attesta intorno ai 9 dipendenti contro i 20 della Spagna, i 25 della Francia e della Germania e i 35 delle aziende del Regno Unito; riguardo il fatturato medio, la fotografia di un canale It italiano decisamente più piccolo rispetto alla media europea, è ancora una volta confermata. In Italia il fatturato medio degli It Reseller è di 2,4 mln di € contro i 3 della Francia, i 3,6 della Spagna, i 5 della Germania e i 5,4 delle aziende del Regno Unito. Il 63% dei Reseller italiani fattura meno di 1 mln di euro I Reseller It italiani non sono specializzati rispetto ai competitor europei. Mentre infatti in Italia i Reseller affrontano il mercato offrendo un’ampia gamma di competenze, in mercati più maturi ed in crescita come quello del Regno Unito si assiste ad una netta suddivisione dei ruoli e delle competenze; I Reseller It italiani rivendono al 77,5% Sistemi Hw, l’80% Periferiche e componenti, il 65,% Hw e Sw per Reti e Tlc, il 69,4% Sw, il 64% Prodotti per ufficio, il 69,8% Applicazioni Portatili e il 38,4% prodotti per il Digital Home; dei 9.788 operatori It in Italia, il 13% sono Editori di software rispetto al 14,7% della Spagna, il 21% della Francia, il 26% del Regno Unito e al 36% della Germania; 30 dipendenti e 4,2 mln di € sono rispettivamente la dimensione media e il fatturato medio degli Editori di software in Italia contro i 40,5 dipendenti e i 5,7 mln di € della Spagna, i 28,4 e i 3,9 mln di € della Francia, il 36,8 e i 5,4 mln di € del Regno Unito e il 36,9 e 5,2 mln di € della Germania; In Italia sono 1.035 gli Isv (Indipendent Software Vendor). L’attività prevalente degli Editori di Software vede al primo posto, con un 51%, la Gestione e la Produzione, seguita dal 44,3% delle specializzazioni in un settore produttivo e dal 12,5% nell’Automazione d’ufficio e dal Database. Seguono Sistemi e tool di Sviluppo (12,3%) e Reti e Telecomunicazioni (12,2%) dei 9.788 operatori It in Italia, il 49% (4.774) sono System Integrator rispetto ad una media europea del 38%; La dimensione media dei System Integrator italiani è ancora una volta più piccola rispetto ai principali Paesi europei. Infatti mentre in Italia tale media si attesta a 18 dipendenti, in Spagna e in Francia è di 26 contro i 31 della Germania e i 35 del Regno Unito. Il 62,1% dei System Integrator italiani ha meno di 10 dipendenti. Il fatturato dei System Integrator si attesta come fanalino di coda europeo: 2,8 mln di € contro i 3,4 della Francia, i 4 della Spagna, i 4,7 della Germania e i 5,3 del Regno Unito. Il 57,8% dei System Integrator italiani fattura meno di un mln di euro. “Da questi risultati appare evidente come la dimensione ridotta e la mancanza di specializzazione del canale non rappresentino le premesse necessarie per un cambiamento di rotta del mercato It in Italia – dichiara Cristiano Toni, Responsabile Business Intelligence di Freedata”. “Fare cultura tecnologica, comprendere le vere esigenze dell’end-user, analizzare in modo analitico e con presupposti economici i mercati, parlare di soluzioni e non di prodotti e tecnologia, presentare case-studie, trasmettere al mercato il concetto che un vantaggio competitivo nasce non dalla tecnologia ma dall’uso che di essa si fa, rappresentano i presupposti necessari ma non sufficienti per una ripresa del mercato – aggiunge Valeria Severini, Amministratore delegato di Freedata. “E’ inoltre fondamentale che gli operatori di Canale inizino ad esaltare le proprie competenze, a specializzarsi e a dare vita a partnership con altri operatori di canale oltre che con i vendor, avendo come mercato di riferimento non solo l’Italia ma l’intera Europa”, conclude Severini.
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