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Notiziario Marketpress di
Martedì 29 Marzo 2005
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TROIANE DA EURIPIDE DAL 29 MARZO AL TEATRO LEONARDO |
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Milano, 29 marzo 2005 - Dal 1996, quando si costituì riunendo artisti poco più che ventenni, A.t.i.r. Si è distinto sulla scena dei nuovi gruppi italiani per le scelte drammaturgiche che, alternando opere classiche a testi inediti di giovani autori, si sono segnalate sempre per una caparbia fiducia nel teatro di parola. Dopo Romeo e Giulietta, Le Baccanti e Re Lear, proposti nelle passate stagioni, il gruppo affronta nuovamente un grande testo del passato: dirette da Serena Sinigaglia con il rigore e la libertà consueti, queste Troiane, tratte da Euripide, raccontano l'orrore della guerra per dare voce agli sconfitti di ieri e di oggi. "Per coinvolgere e coinvolgersi a testi tanto antichi occorre conoscerli, comprenderli. I testi greci, in particolare, hanno tutta una serie complessa e articolata di riferimenti che ai più sono sconosciuti. Poiché ritengo che il teatro debba rivolgersi a tutti, vorrei dotare gli spettatori degli strumenti necessari per comprendere la vicenda che gli si narra. Le Troiane sono l'epilogo della Guerra di Troia. L'iliade è il testo più autorevole che ci è pervenuto circa i dieci anni di questa guerra, la più cruenta che il mondo antico ricordi. Ad ogni richiamo del testo, ad ogni eroe citato nella tragedia, ad ogni fatto sottinteso, apriremo quindi degli squarci paralleli sull'Iliade. Se si parla di Ettore useremo per descriverlo le parole di Omero. E così pure se si parla di qualsiasi altro eroe greco o troiano che sia. Se si citano episodi famosi, come la morte di Patroclo oppure l'ultimo saluto di Ettore ad Andromaca oppure, ancora, l'implorazione di Priamo ad Achille oppure il tradimento di Elena, noi vedremo letteralmente dispiegarsi sulla scena quei fatti che Euripide invece si limita solamente a richiamare. Gli spettatori del V secolo a.C. Conoscevano molto bene quelle storie, non c'era certo bisogno di raccontarle ancora una volta. Noi, invece, non le ricordiamo più. Occorre riportarle alla memoria. " ŠNon mi illudo certo di avere partorito un libro di valore. Spero solo che si rafforzi la convinzione, in coloro che decideranno di leggere queste pagine, che le guerre, tutte le guerre sono un orrore. E che non ci si può voltare dall'altra parte, per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio " da Pappagalli verdi di Gino Strada ŠLe guerre, tutte le guerre sono un orroreŠ sembra scritto apposta per le Troiane. Troia, una città ricca, bella, fiorente, ora è devastata, distrutta, rasa al suolo. Fumo, macerie e sangue, tanto, tantissimo sangue. Le donne troiane aspettano di conoscere a quale dei greci saranno assegnate come schiave. Tutte hanno perso mariti, figli, padri e madri durante quella guerra. I loro vestiti sono logori, il loro corpo è provato dalla fame e dalle notti insonni. Levano i loro canti, levano parole di dolore: sono gli sconfitti o meglio le sconfitte. L'iliade è un poema di guerra, è fatto dagli uomini e a parlare sono i vincitori. Le Troiane è un poema sull'orrore della guerra, è fatto da donne e a parlare sono gli sconfitti. Al di là di qualsiasi ragionamento politico, al di là di qualsiasi contingenza economica, al di là di qualsiasi ipotetica ragionevolezza, si alza il grido straziante di queste donne. Da anni facciamo un teatro d'attore e di parola, un teatro che, in qualche modo, come la tradizione lavora sulla finzione, e come la ricerca vuole una finzione vera, forte, credibile e coinvolgente per chi la guardaŠ un teatro di tradizione e di ricerca al tempo stesso. E ancora. Si lavorerà su due piani distinti: l'azione presente (affidata alle parole di Euripide) e la narrazione passata (affidata alle parole di Omero). La natura stessa dei due testi porta ad approfondire la recitazione verso queste due modalità che caratterizzano tutt'ora il teatro, azione/narrazione. Ciò che ci piace pensare è che questo lavoro ci permetterà di esercitarle insieme e contemporaneamente. E ancora. Alle donne affiderò le Troiane. Agli uomini affiderò l'Iliade. Pochi gruppi "giovani" in Italia fanno i classici e ancora meno gruppi "giovani" fanno spettacoli con molti attori. Ma a noi piacciono i classici. È così, siamo giovani eppure le parole antiche ci piacciono moltissimo; in esse troviamo universalità e pienezza. In più crediamo nella forza di un teatro corale d'attore. Crediamo nella forza e nel valore di tanti attori sulla scena, senza che siano lì a fare un musical o uno spettacolo col "nome famoso". Insomma ci ostiniamo in questa scelta azzardata e ambiziosa perché ci piace e ci crediamo." Teatro Leonardo da Vinci www.Elfo.org
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