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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Aprile 2005
 
   
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  DA VENERDI’ 8 APRILE AL TEATRO GRASSI TEMPORALE DI AUGUST STRINDBERG UNO SPETTACOLO DI GIORGIO STREHLER  
   
  Milano, 4 aprile 2005 - Allestito per la prima volta nella stagione 1979/80 e salutato dalla critica come momento nodale nella carriera di Giorgio Strehler, Temporale ha segnato il suo incontro con la drammaturgia strindberghiana, e con quel “teatro da camera” dove, secondo il traduttore Luciano Codignola, “un lampo equivale a una parola, una pausa a una battuta, un lieve movimento mimico a un’intera scena”. Eco e riflesso della vita e delle ansie persecutorie dell’autore, Temporale, in uno stile commisto in cui coabitano realismo e simbologie inquietanti, “racconta” di un uomo ormai anziano, scisso tra i ricordi dolorosi di un passato ormai remoto e il desiderio di vivere una serena vecchiaia, intesa come rassicurante sospensione delle passioni. Il ritorno, inaspettato, della giovane moglie incrina in modo deciso il già precario equilibrio dell’uomo, minacciando di abbattersi “come un temporale” su di esso e sugli schemi consolidati della vita borghese. “L’attesa quasi angosciosa di un temporale di fine estate – scriveva Strehler nelle sue note – con a tratti solo un lontano rombo di minaccia che arriva, non uccide e non trasforma, né lava, né risolve alcunché per coloro che l’hanno aspettato perché prigionieri del loro piccolo mondo privato, della loro privata disperazione, della loro sostanziale mancanza di reciproca pietà. Tutto vero, relativamente vero, e plausibile e concreto e nello stesso tempo fantasmatico, paurosamente ‘improbabile’ e non per questo meno possibile, nel Temporale di Strindberg”. Su questa ambivalenza dei piani di realtà gioca anche la regia di Enrico D’amato, uno dei collaboratori storici di Strehler, chiamato in quest’occasione a raccoglierne l’eredità. “Affrontare una ‘ripresa’ come quella di Temporale – dichiara D’amato – pone a chi vi si accinge, regista e attori, problemi di ordine differente, ma soprattutto implica un’aperta assunzione di responsabilità. Responsabilità rispetto all’ ‘originale’ che, data la natura e la forma propria del teatro, non è mai perfettamente replicabile, e responsabilità verso il pubblico, le cui capacità di ‘decodifica’ del segno teatrale cambiano velocemente, richiedendo necessariamente aggiustamenti e ‘limature’. Sono passati vent’anni dall’ultima replica di Temporale: farlo rivivere oggi significa porsi il problema di uno ‘stile Strindberg’, restituire nell’impostazione della recitazione l’immediatezza bruciante del dialogo, ‘bilanciare’ l’assetto drammaturgico sull’ ‘incombenza’ della vita di Strindberg su questo dramma. Le corrispondenze tra vissuto e rappresentato sono moltissime: questo testo è un esempio di ‘drammaturgia dell’io’, tutti i rapporti sono filtrati dal punto di vista dell’autore. Questo implica la realizzazione di un lavoro molto preciso sui personaggi, in modo da renderli più autonomi e capaci di reggere il conflitto, dando parallelamente voce al reticolo di segni ossessivi di cui Temporale è pervaso”. www.Piccoloteatro.org  
     
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