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Notiziario Marketpress di
Lunedì 01 Marzo 2004
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PAPA’ NON HO PERSO L’IMPRESA INDAGINE SULLE “ IMPRESE FAMILIARI” A MILANO: LE DIFFICOLTÀ DEL PASSAGGIO GENERAZIONALE PADRI E FIGLI IMPRENDITORI A CONFRONTO. RISULTATO? IL PADRE SI SENTE UN CAPITANO, IL FIGLIO UN AMICO |
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Milano, 1 marzo 2004 - Sono oltre 600 a Milano le imprese che anche nell’intestazione valorizzano la dimensione familiare, ricordando la convivenza tra padri e figli (“… & Figlio/i”). E se poi si cerca di farne una fotografia emergono luoghi comuni ma anche sorprese. Sembrerebbe più facile la vita dei figli di imprenditori: lavorano 8,3 ore al giorno, 4,9 nel week end, meno rispetto alle 8,4 del papà nei giorni normali e 5,9 nel fine settimana. E trovano una strada spianata: il 61% diventa imprenditore per tradizione famigliare e il 41% ricorre, per finanziarsi, alla famiglia d’origine. Ben diverso è il ritratto del padre nonché “padrone” che diventa imprenditore per soddisfazione personale (50%) e per finanziarsi conta soprattutto sui suoi risparmi (60,5%). Simili per abitudini di vita: dormono circa 6 ore e tre quarti e dedicano al mangiare poco più di un’ora e mezza nella giornata. Sia i padri (55,8%) che i figli (61%) identificano nell’esperienza la cosa più importante per un imprenditore. I padri guardano avanti e ritengono che l’innovazione sia il fattore determinante dell’azienda (39,5%), i figli, invece, rispettano le scelte dei padri e mettono al primo posto lo stile e l’identità aziendale (45,8%). E non è una sorpresa che i padri si sentano dei capitani (39,5%) e i figli si considerino più come degli amici (33,9%) in azienda. Anche se tra i padri non mancano i seduttori e i despoti, quasi assenti tra i figli. Figli che tardano al matrimonio: solo il 40% è sposato e tra chi non lo è un terzo resta ancora in famiglia, tra casa e lavoro a tempo pieno. Famiglie più numerose per i papà, in media con 2,4 eredi contro 1,7 in media dei figli. Ma anche se i padri lavorano di più e ancora mantengono il controllo dell’azienda, i più stressati sono i figli (78%) contro il 69,8% dei padri. Incide forse anche il telefonino: oltre le 17 telefonate al giorno in media per i figli contro le 16 dei padri. E Milano? Per entrambi è caotica. E per rilassarsi scelgono di fare 23 giorni in media all’anno di vacanza i figli e ai padri, meno stressati, ne bastano 22. Il posto migliore per dimenticare le fatiche lavorative? In appartamento. Ma il villaggio turistico piace molto ai figli e poco ai padri. Per quanto riguarda il tempo libero, il 65,1% dei padri e il 59,3% dei figli si dedica alla famiglia, così come nella scala dei valori. Per entrambi infatti il nucleo famigliare occupa il primo posto, con percentuali simili, il 62,8% dei padri rispetto al 66,1% dei figli. Anche negli status symbol le due generazioni si trovano d’accordo: una bella casa è per padri (48,8%) e figli (47,5%) la voce preferita. I figli restano dei sognatori: rispetto ai padri nella scala dei valori ci sono l’amore, la pace, l’ambiente, l’amicizia. I padri, più dei figli, mantengono viva la tradizione religiosa. Ai valori corrispondono le scelte nel tempo libero: rispetto ai padri i figli si dedicano all’amicizia, a fitness e sport, ai viaggi, allo shopping, al cinema, all’aperitivo e alla partita di calcio. I padri li superano in impegno famigliare, religioso e davanti alla tv. Milano, per loro, batte Roma per imprese, lavoro e infrastrutture, ma i papà si differenziano dai figli e la preferiscono anche per cultura e simpatia. Mentre per i colleghi romani Roma batte Milano per bellezza, simpatia e cultura. E, secondo padri e figli, in Italia le altre città battono Milano per bellezza, idee e cultura. Lo rivela un’indagine della Camera di commercio di Milano, attraverso il Lab Mim su 100 imprenditori familiari milanesi, presentata oggi durante il convegno “La valorizzazione della piccola e microimpresa della provincia di Milano: competitività e passaggio generazionale”, promosso dalla Camera di commercio di Milano e dalla Provincia di Milano. E arriva il bando per il passaggio generazionale “rileva un mestiere tradizionale”: un’iniziativa di Camera di Commercio e Provincia di Milano. A disposizione un milione e cinquecentomila euro per sostenere la creazione e l’avvio e/o i passaggi di proprietà di microimprese, come imprese di vicinato (piccolo commercio e artigianato di servizio), artigianato di qualità e artistico, imprese di servizi alla sicurezza degli ambienti (operatori idraulici, elettricisti). Tra le spese finanziabili: studi di fattibilità, oneri di costruzione, impianti, macchinari, software, marketing e comunicazione. Per informazioni: numero verde 800 592224 (ore 9-13, 14-18 da lunedì a venerdì), sito internet www.Mi.camcom.it. “I giovani imprenditori rappresentano – ha dichiarato Danilo Broggi, membro di Giunta della Camera di Commercio di Milano e presidente Confapi – il motore sociale dell’economia. Un mondo attivo e lavoratore, ma che crede ancora ai valori più saldi. Una prospettiva sociale ben riposta in una forza importante per il futuro della nostra economia, a partire anche dai casi diffusi di figli di imprenditori. Ecco perché la Camera di commercio e la Provincia con questa iniziativa aiutano a promuovere il processo di transizione nel passaggio generazionale dell’impresa”. “Per il settore artigianale – ha dichiarato Marco Accornero, membro di Giunta della Camera di Commercio di Milano – l’incognita più rilevante per il futuro è costituita non dal “mercato”, che sempre di più richiede il prodotto artigiano, ma dalla capacità di attrarre le nuove generazioni nelle botteghe. Le incertezze non dipendono dalle dinamiche della domanda o dal livello di concorrenza di questi mercati, ma sono legate a varie difficoltà, quali reperire il personale, garantire un adeguato ricambio delle figure imprenditoriali, la sfida della globalizzazione. E ciò che più preoccupa il settore è proprio il ricambio della figura del titolare. “Occorre favorire il ricambio generazionale – ha dichiarato Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di commercio di Milano –. E’ necessario offrire una possibilità che consenta alle attività tradizionali di rinnovarsi, con la convinzione che si possano sostenere quei giovani imprenditori che trovano nell’eredità aziendale un vero patrimonio”. Tutti I Dati Dell’indagine Perché ha deciso di intraprendere l'attività imprenditoriale e perché ha deciso di continuarla? Gli imprenditori milanesi padri contattati hanno aperto la loro attività soprattutto per soddisfazione personale (48,8%) mentre i figli per tradizione famigliare (61%). Segue per i padri la tradizione famigliare (34,9%) per i figli la soddisfazione personale (50,8%). Ma anche per entrambi lo sbocco lavorativo (per l’11,6% dei padri e per il 10,2 dei figli). Per i padri poi c’è l’idea innovativa con l’11,6%; la conoscenza del processo produttivo (9,3%); per guadagnare di più (4,7%). Invece per i figli una delle motivazioni è il guadagnare di più (8,5%); seguito dalla conoscenza del processo produttivo (6,8%) e l’idea innovativa (5.1%). Per finanziarsi, ha fatto ricorso a… la maggioranza dei padri ha scelto mezzi propri (60,5%) mentre i figli si appoggiano alla famiglia d'origine (40,7%). Al secondo posto sta il credito bancario per entrambi rispettivamente con il 48,8% e con il 30,5%. Seguono al terzo posto per i padri la famiglia d’origine con il 4,7% mentre per i figli i mezzi propri con il 28,8%. Le difficoltà incontrate nell'avvio dell'attività sono state. Per i padri: il credito delle banche (39,5%) ma anche il costo del lavoro (20,9%), seguito dalla lentezza burocratica (18,6%), dalle informazioni per l’avvio e il business plan (16,3%). Occupano gli ultimi posti il lavoro qualificato (11,6%) e la reperibilità dei locali (4,7%). Per i figli: la maggior parte risponde altro (37,3%), il lavoro qualificato con il 22%; le informazioni per l’avvio con il 18,6%; il costo del lavoro con il 16,9%; la lentezza burocratica con il 13,6%; il credito delle banche con l’11,9%; la reperibilità dei locali con il 10,2% e da ultimo il business plan con il 3,4%. Per avviare l'attività ha fatto ricorso a… sia i padri (69,8%) che i figli (44,1%) rispondono a nessuno. Al secondo posto per i padri ci sono i consulenti esterni (16,3%) mentre per i figli altro (42,4%); al terzo posto per i padri altro (9,3%), per i figli i consulenti esterni (13,6%). Qual'è la cosa più importante per l'azienda? Padri: l’innovazione (39,5%); la competitività dei prezzi per il 37,2%; lo stile e l’identità aziendale (34,9%); l’unicità del prodotto (25,6%); la comunicazione e il marketing (18,6%); la formazione professionale (16,3%); l'internazionalizzazione (11,6%); sinergie esterne / associazioni (9,3%) e l'informatizzazione (4,7%). Figli: lo stile e l’identità aziendale (45,8%); la competitività dei prezzi per il 42,4%; l’unicità del prodotto (32,2%); la formazione professionale (27,1%); la comunicazione e il marketing insieme all’innovazione (22%); l'informatizzazione (11,9%); l'internazionalizzazione (8,5%); sinergie esterne / associazioni (6,8%). Qual'è la cosa più importante per l'imprenditore? E’ l’esperienza per entrambi (padri 55,8%, figli 61%). Seguono al secondo posto la preparazione (padri 44,2%, figli 44,1%) a pari merito per i figli c’è la creatività / idee (44,1%) che per i padri occupa sempre il 3° posto ma con il 39,5%. Per i padri seguono a pari punti l’ intuito/fiuto e l’innovazione (32,6%) mentre per i figli l’intuito/fiuto (39%) precede l’innovazione (32,2%). Nella conduzione della sua impresa si paragona a… i padri ad un capitano (39,5%); mentre i figli a un amico o ad altro con il 33,9%. Seguono per i padri: un amico (23,3%); un signore (7%); un seduttore (4,7%) infine un despota (2,3%). Per i figli al secondo posto c’è un capitano (25,4%); seguono un signore (8,5%%) e un seduttore (1,7%), nessuno si considera un despota. Quante ore dedica ogni giorno al lavoro (giorni feriali)? Più di 9 per entrambi (padri 62,8%; figli 52,5%) così come da 6 a 9 (padri 30,2; figli 47,5%). Solo il 4,7% dei padri lavora meno di 6 ore mentre il 2,3 % non risponde. Quante ore dedica in media al lavoro (week end)? Sono i padri (44,2%) a lavorare di più anche nel week end per un orario compreso dalle 3 alle 8 ore, contro il 35,6% dei figli. Mentre i figli (50,8%) lavorano meno di 3 ore rispetto ai padri (30,2%). Dedicano dalle 8 alle 12 ore di lavoro nel fine settimana il 16,3% dei padri contro il 10,2% dei figli, mentre più di 12 ore il 7% dei primi, rispetto al 3,4% dei secondi. Quante ore dedica ogni giorno al dormire? Dormono dalle 5 alle 8 ore (padri 76,7%; figli 86,4%); oltre le 8 ore (padri 16,3%, figli 11,9%); solo il 4,7% dei padri e l’1,7% dei figli dorme meno di 5 ore. Il 2,3% dei padri non risponde a questa domanda. Quante ore dedica ogni giorno al mangiare? Meno di 1 (padri 41,9%, figli 44,1%); da 1 a 3 (padri 53,5%; figli 55,9%); oltre 3 (padri 2,3%; figli 0%); non risponde (padri 2,3; figli 0%). Quante volte al giorno usa il telefonino? Il 62,8% dei padri e il 52,5% dei figli usa meno di 10 volte al giorno il telefonino. Il 18,6% dei padri utilizza il telefonino dalle 10 alle 30 volte il 2,3% dalle 30 alle 50 volte, il 7% oltre le 50 volte al giorno. La seconda scelta dei figli nell’utilizzo del telefonino va dalle 10 alle 30 volte (33,9%). Il 5,1% afferma di utilizzare il cellulare sia dalle 30 alle 50 volte che oltre le 50 volte al giorno. Stress? Fumo? Lo stress è compagno inseparabile sia dei padri (69,8%) che dei figli (78%). La maggior parte non fuma (padri 67,4%, figli 61%). Però c’è un 25,6% dei padri e un 30,5% dei figli che fuma la sigaretta; un 7% dei padri che fuma il sigaro e un 1,7% dei figli. La pipa rimane un “piacere” per pochi (2,3% padri, 1,7% figli). Quali sono le attività principali a cui si dedica nel tempo libero? I padri scelgono: famiglia (65,1%); fitness e sport (27,9%); vedere tv (23,3); amicizia e cultura (20,9%); viaggi e altro (18,6%); religione e cinema (11,6%); assistere a partite di calcio (9,3%) volontariato (4,7%); aperitivo (2,3%). I figli scelgono: famiglia (59,3%), amicizia (54,2%); fitness e sport (50,8%); viaggi (39%); cinema (35,6%); altro (22%); shopping (20,3%); vedere tv e assistere alle partite di calcio (18,6%); aperitivo (11,9%); cultura (8,5%); religione (6,8%); volontariato e teatro (5,1). Quanti giorni fa di vacanza all’anno? Il 55,8% dei padri trascorre tra i 15 e i 30 giorni di vacanza; il 20,9% dice di fare meno di 15 giorni e oltre 30. Non fa vacanza solo il 2,3%. Anche i figli fanno in genere dai 15 ai 30 giorni di vacanza (74,6%), seguono quelli che ne fanno oltre 30 (16,9%) e meno di 15 (8,5%). Dove va in vacanza? Padri (46,5%) e figli (45,8%) preferiscono l’appartamento. L’hotel è scelto dal 34,9% dei padri e dal 42,4% dei figli. Entrambi dichiarano altro (27,9% padri, 32,2% figli). Nei villaggi turistici ci va il 7% dei padri e il 27,1% dei figli. In campeggio il 7% dei padri e il 6,8% dei figli. Stato civile? L’88,4% dei padri dichiara di essere sposato mentre solo il 4,7% di essere separato o divorziato e il 7% vedovo. Anche la maggior parte dei figli (40,7%) è sposato, il 27,1% single; il 25,4% fidanzato. Di queste ultime categorie dice di vivere ancora in famiglia (28,8%). Il 35,6% dei figli dichiara di essere a sua volta padre e il 16,9% di questi ne ha 1, l’11,9% ne ha due, il 6,8% 3 e oltre. I padri ne fanno 3 e oltre (48,8%), due (39,5%), uno (11,6%). Quali sono per lei gli status simbol? Per i padri: una bella casa (48,8%), altro (37,2%); la macchina (20,9%); abbigliamento classico e barca (11,6%); abbigliamento di tendenza e l’amante (1,3%). Nessuno ha scelto la moto, il computer portatile, il palmare, il telefonino e i gioielli. Per i figli: una bella casa (47,5%); altro (37,3%); la macchina (28,8%), la barca (16,9%); abbigliamento classico (10,2%); abbigliamento di tendenza (8,5%); la moto, il telefonino, i gioielli (3,4%); il computer portatile, il palmare e l’amante (1,7%). Nella scala dei suoi valori cosa viene prima? Per i padri: la famiglia (62,8%); il benessere e la salute (55,8%); l’amicizia (18,6%); le relazioni professionali (14%); il guadagno e l’amore (11,6%); il successo e la religione (9,3%); il senso civico e la pace (4,7%); il potere, l’ambiente, la tradizione, altro (2,3%). Nessuno ha scelto il cosmopolitismo. Per i figli: la famiglia (66,1%); il benessere e la salute (54,2%); l’amore (32,2%); l’amicizia (28,8%); le relazioni professionali (20,3%); la pace (13,6%); il guadagno (10,2%); il senso civico e l’ambiente (8,5%); il successo e altro (6,8%); il potere (5,1%); la religione, la tradizione e il cosmopolitismo (1,7%). La sua città com’è? Milano è per i padri: caotica (37,2%); stressante (30,2%); ricca (25,6%); sporca e vivibile (23,3%); viva (20,9%); organizzata coinvolgente e interessante (16,3%); affarista (11,6%); fredda (9,3%); indipendente e divertente (4,7%); pulita, banale, calorosa, un inganno, morta e seducente (2,3%); per un 7% altro. Per i figli Milano è:caotica (49,2%); stressante (37,3%); interessante (35,6%); affarista (23,7%); viva (20,3%); coinvolgente, sporca e ricca (16,9%); divertente (13,6%); vivibile (11,9%); indipendente (10,2%); organizzata e fredda (8,5%); altro (6,8%); seducente, un vero mito, (3,4%); un inganno, morta (1,7%). Milano batte Roma per?I padri sostengo che sia superiore per: le imprese (60,5%); il lavoro (48,8%); le infrastrutture (25,6%); le idee (23,3%); altro (16,3%); la cultura e gli abitanti (14%); conoscenza e innovazione (11,6%); il calcio (9,3%); la bellezza (7%); la vivibilità e la simpatia (4,7%). Anche i figli mettono al primo posto le imprese (61%), seguite da: il lavoro (47,5%); le infrastrutture (23,7%); le idee (16,9%); gli abitanti e la conoscenza e l’innovazione (15,3); il calcio (11,9%); i soldi e altro (10,2%); la bellezza (6,8 %); la cultura e la vivibilità (5,1%); la simpatia (1,7%).
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