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Notiziario Marketpress di Martedì 18 Maggio 2004
 
   
  Pagina3  
  BPM CHIEDE I DANNI A PIERO MARRAZZO E ALLA RAI  
   
  Milano, 18 maggio 2004 - “Nell’affrontare l’argomento, la banca è stata sottoposta ad un’autentica aggressione di inaudita violenza, mentre si è omesso deliberatamente di dar conto della posizione assunta dalla stessa banca, con effetti fortemente distorsivi della verità e con grave lesione dei principi dell’obbiettività e della completezza dell’informazione...”. E pertanto la Banca Popolare di Milano, con un atto di citazione depositato il 6 maggio scorso presso il Tribunale di Roma, chiede al giornalista-conduttore Piero Marrazzo, al responsabile della terza rete Paolo Ruffini e al “legale rappresentante della Rai” il risarcimento dei danni patrimoniali e di immagine. L’ “argomento” cui ci si riferisce riguarda il “gruppo Lo Conte”, cioè quattro promotori finanziari fuggiti da Treviso nel maggio di due anni fa dopo aver condotto operazioni finanziarie conclusesi anche con perdite a danno di numerosi loro clienti, alcuni dei quali anche clienti della Bpm. Allora, il caso fece molto scalpore e la Banca Popolare di Milano, di cui i Lo Conte erano agenti senza rappresentanza, provvide sia a segnalare alla Procura della Repubblica di Treviso, con un esposto, “fatti che costituiscono reato”, sia a vagliare le singole posizioni dei clienti. Attualmente sono in corso alcuni giudizi civili. Il “caso Lo Conte” è stato riproposto alla trasmissione “Mi manda Rai Tre” del 24 marzo scorso, condotta da Piero Marrazzo e con la partecipazione di alcuni clienti dei Lo Conte oltre ad altre persone. Trasmissione alla quale la Banca Popolare di Milano (invitata a parteciparvi solo un paio di giorni prima) aveva deciso di non aderire e di inviare alla redazione una lettera del proprio legale, avvocato Giuseppe Lombardi, in cui si motivava sia la decisione di non comparire in trasmissione sia la propria posizione nei confronti dei clienti. L’accordo era che la lettera sarebbe stata letta integralmente allo scopo di far capire ai telespettatori che la banca non riteneva di partecipare a un “processo-spettacolo mediatico” inopportuno e per non interferire nelle cause in corso. E che, comunque, era e sarebbe sempre stata pronta a far fronte alle proprie eventuali responsabilità qualora accertate dalla magistratura. Ebbene, nell’atto di citazione si legge, fra l’altro, che in trasmissione, seguita da oltre tre milioni di spettatori, “il conduttore Marrazzo non ha dato lettura della lettera del legale della banca (salvo che per le prime righe e per giunta interponendo osservazioni indebitamente ironiche e travisandone completamente il contenuto). In questo modo, dalla trasmissione è emerso esattamente il contrario di quello che la banca si era premurata di far presente alla redazione e ne è derivata una rappresentazione del tutto distorta del comportamento della banca nei confronti dei clienti”. Con la conseguenza, come si legge nell’atto di citazione, che “l’unilaterale e volutamente distorta prospettazione offerta al pubblico da ‘’Mi manda Rai Tre’’ scatenava, come si poteva ben prevedere, effetti gravissimi...”. Quali? La banca cita e-mail e lettere di protesta. Dichiarazioni di clienti che avrebbero estinto i propri conti, aggressioni verbali e intemperanze nei confronti di alcuni dipendenti. Non solo: anche la decisione di alcuni potenziali clienti di non perfezionare i loro rapporti con il Gruppo Bipiemme. Agli “effetti gravissimi” direttamente nei confronti della banca si aggiungono quelli lamentati da molti dipendenti, che hanno ricevuto anche telefonate minacciose e sono stati oggetto di irrisione e insulti oltre che di manifestazioni ostili. Tanto che un gruppo di essi, una settantina, ha deciso di unirsi all’azione giudiziaria promossa dall’istituto. Per la Banca Popolare di Milano le responsabilità sono evidenti: il conduttore Piero Marrazzo, indispettito dalla decisione dell’istituto di non prestarsi a un processo-spettacolo-mediatico organizzato per motivi di audience, dimenticando i doveri del buon giornalista ha volutamente “calcato la mano”, stravolgendo la realtà dei fatti e ledendo la reputazione della banca. E non avendo letto se non in minima parte il documento che la banca aveva fatto avere alla redazione, ha di fatto impedito alla stessa di chiarire ai telespettatori la propria posizione. Di qui, la richiesta risarcitoria, per danni patrimoniali e non, sottoscritta anche da una settantina di dipendenti dell’istituto.  
     
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