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Notiziario Marketpress di Venerdì 04 Giugno 2004
 
   
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  MACCHINE PER CERAMICA ITALIANE IN CINA  
   
  Modena, 4 giugno 2004 - Dal 15 al 18 giugno prossimi 15 aziende italiane costruttrici di macchine per ceramica parteciperanno alla 18a edizione di Ceramics China, la maggiore fiera del continente asiatico dedicata alla tecnologia per ceramica. L’evento si svolge a Guangzhou (Canton) nella regione meridionale del Guangdong dove hanno sede circa i due terzi delle migliaia di aziende ceramiche cinesi (3.500 imprese nei soli comparti della produzione di piastrelle e sanitari, secondo la recente indagine di mercato promossa da Acimac e Ice). Le aziende italiane saranno ospitate all’interno della collettiva organizzata da Ice e Acimac occupando un’area di circa 1400 metri quadrati. Tra gli espositori italiani figurano i nomi più noti a livello mondiale, quali il Gruppo Sacmi (Imola), il Gruppo Barbieri & Tarozzi (Formigine, Modena), System (Fiorano, Modena), Welko (Spino d’Adda, Cremona), Lb Officine Meccaniche (Fiorano, Modena), aziende da anni presenti sul mercato cinese con sedi produttive e/o commerciali. Parteciperanno alla collettiva inoltre: Air Power Group, Assoprint, Camattini, Gruppo Colorobbia (colorificio), Ipa International, M.c.m., Sampla Belting, Surface Inspection, T.s.c., Tyrolit Vincent. La capacità di attrattiva di Ceramics China quest’anno sarà notevolmente maggiore, dato il contemporaneo svolgimento di Cbb China 2004, il salone internazionale in cui espongono le aziende cinesi produttrici di piastrelle e sanitari. Attesi dagli organizzatori – la China Ceramic Industry Association - circa 100.000 visitatori professionali. La Cina è dal 1993 il maggior produttore mondiale di ceramica. Oggi la produzione annuale raggiunge circa 1.900 milioni di metri quadrati di piastrelle e 60 milioni di pezzi di sanitari. Nell’ultimo decennio il numero di aziende ceramiche è cresciuto del 30% annuo. Un mercato pertanto strategico per i costruttori italiani di macchine per ceramica che vi realizzano un giro d’affari annuo tra gli 85 e 100 milioni di euro. La domanda cinese di tecnologia italiana avanzata non è più indirizzata come in passato all’espansione quantitativa (la capacità produttiva installata in Cina è oggi superiore alla reale domanda interna di prodotto finito), bensì al miglioramento del livello qualitativo delle produzioni, da questo punto di vista ancora decisamente deficitario se paragonato agli standard occidentali.  
     
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