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Notiziario Marketpress di
Sabato 05 Giugno 2004
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TOSCANA / LA TERRA DEI METALLI: PARCHI ARCHEOMINERARI IN COSTA DEGLI ETRUSCHI TRA CECINA E PIOMBINO
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Se uno gnomo si affaccia da un cunicolo abbandonato, niente paura. Siamo in fondo alla miniera del Temperino nel Parco Archeominerario di San Silvestro a Campiglia Marittima. Una scoperta davvero intrigante per grandi e piccoli che in Italia è forse un unicum. I genitori saranno interessati ad un’area che conserva stratificazioni del lavoro minerario nell’arco di 26 secoli, i bimbi saranno affascinati dal racconto dello gnomo che spiega le fasi del lavoro, la vita sotterranea, i sistemi di estrazione, i segreti dei metalli. E qualche volta accanto allo gnomo, una befana che si è persa laggiù, l’uomo di Neanderthal, strani personaggi del sottosuolo. Nell’area che dista pochi chilometri da Piombino e dal mare, nel versante occidentale delle Colline Metallifere toscane, il Parco Archeominerario di San Silvestro rappresenta un esempio notevole di conservazione e studio del territorio da un punto di vista archeologico, sociale ed economico. Qui nel VI secolo a.C. gli Etruschi estraevano dai blocchi di roccia scura rame, argento, ferro, piombo. L’arte mineraria fu uno dei segreti del loro sviluppo economico fondato sulla ricchezza dei minerali sulle coste toscane e nell’isola d’Elba. Scoperta empirica dei filoni metalliferi, scavo artigianale con strumenti primitivi come punteruoli, illuminazione con lucerne a olio, sollevamento di blocchi con argani rudimentali: con questi sistemi apparentemente primitivi gli Etruschi erano riusciti a conquistare la fama di costruttori di armi in tutto il Mediterraneo. E tra il VI e il III secolo a.C. Populonia diventò una potenza industriale, trasformando letteralmente con la sua immane attività di estrazione e di lavorazione di metalli, tutto il paesaggio circostante: brulle colline nere fino al golfo di Baratti, milioni di metri cubi di scorie nere, una vera miniera a cielo aperto. La miniera del Temperino, che presenta un percorso visitabile lungo 360 metri, conserva testimonianza di filoni scavati nel VI secolo a.C. dal tipico andamento verticale fino a 100 metri di profondità, accanto alla gallerie scavate con l’esplosivo e rinforzate da tralicci in legno, e ai cunicoli percorsi da rotaie e fasci di luce in attività fino al 1976. Un mondo stratificato appare in tutta la sua lunghissima storia. Dall’età etrusca, l’attività mineraria fu continua fino ai primi anni del XIX secolo quando, con la rivoluzione industriale, vennero riprese le attività di ricerca con le concessioni minerarie a favore di società straniere, prima francesi e poi inglesi. Gli edifici minerari di questa epoca sono ancora in parte visibili e costituiscono anche questi parte del Parco Archeomineraio. La società mineraria più famosa è l’Etruscan Copper Estate Mines costituita a Londra nel 1900, che ci ha lasciato i più bei monumenti di archeologia industriale nel territorio dei Monti di Campiglia: una ferrovia a scartamento ridotto per il trasporto del minerale, le Laverie inclinate, forni di arrostimento e riduzione, pozzi di estrazione. Passata di concessione in concessione, la miniera del Temperino ha concluso definitivamente le sue attività nel 1976, rimanendo il cuore del Parco Archeominerario di San Silvestro. Il parco dunque si sviluppa sotto e sopra la terra. Uno dei punti più suggestivi è la Rocca di San Silvestro che raccoglie intorno a sé l’insediamento di una comunità tutta legata allo sfruttamento minerario del territorio e in particolare della miniera dei Manienti con le vene di rame e di piombo argentifero. Il villaggio di minatori e fonditori era sorto fra il X e l’XI secolo per iniziativa dei Conti della Gherardesca e poi dei loro visdomini, Della Rocca, secondo un sistema strettamente feudale che legava i minatori al signore. A lui spettava il diritto di fusione con il prelievo obbligatorio di una quota del minerale che poi veniva venduto come materiale coniabile a re e imperatori. Tutto ciò fino a quando i Della Rocca spostarono la loro attenzione all’isola d’Elba, più fruttuosa e la zona di San Silvestro dopo due secoli di fioritura lentamente decadde. Si sale a piedi tra i faggeti fino alle pendici del castello e del borgo arroccato intorno: una cinta muraria, il posto di guardia, una porta monumentale, la chiesa e la torre difensiva in cima dimostrano la struttura potente di Rocca San Silvestro nella quale vivevano 200-250 persone in più di 40 case.Fare sistema: Il Parco archeominerario di San Silvestro fa parte del più vasto Sistema dei Parchi della Val di Cornia che comprende oltre al Parco Archeologico di Baratti e Populonia anche molti parchi naturalistici. Dalle colline al mare si sviluppa un paesaggio variegato: i boschi verdi dei parchi di Montioni e Poggio Neri, le bianche spiagge orlate di dune nella rigogliosa macchia mediterranea dei parchi di Rimigliano e della Sterpaia arrivano fino alle onde del Mar Tirreno di fronte all’isola d’Elba. Qui non più cunicoli sotterranei e filoni di minerali, ma passeggiate in libertà tra i profumi delle erbe selvatiche e dei pini. Archeologia pura invece nel Parco di Baratti e Populonia che fa scoprire i resti di questo antico porto commerciale, ricchissimo e potente. Ne sono la dimostrazione le tombe ipogee a camera della necropoli ellenistica (IV-II secolo a.C.) una delle quali recuperata con tutto il corredo funerario. Proprio gli operai che lavoravano negli anni Venti gli antichi cumuli di scorie ferrose scoprirono per primi le grandiose strutture funerarie di Populonia articolate in camere coperte e corridoi. Tra tutte la più famosa è la Tomba dei Carri dove furono trovati due carri rivestiti da lamine di bronzo, sepolti con il defunto per testimoniare il livello di potenza di questa classe sociale arricchita con il commercio dei minerali e che amava rappresentarsi secondo i modelli dei signori orientali. I parchi sono aperti tutto l’anno e offrono un servizio di visite guidate e laboratori di archeologia sperimentale.Infolink: www.parchivaldicornia.it
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