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Notiziario Marketpress di
Lunedì 07 Giugno 2004
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SECONDO UN RAPPORTO, I COMBUSTIBILI FOSSILI SAREBBERO RESPONSABILI DI DECINE DI MIGLIAIA DI DECESSI ALL'ANNO |
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Bruxelles, 7 giugno 2004 - Un recente rapporto pubblicato dall'Afsse, l'agenzia francese per la salute e la sicurezza ambientale, afferma che il consumo sfrenato di combustibili fossili sta uccidendo in Europa decine di migliaia di persone. Nella sola Francia, afferma il rapporto, le emissioni dei veicoli a motore uccidono diecimila persone all'anno. Inoltre, tra il 6 e l'11% di tutti i casi di cancro al polmone sono provocati dalle emissioni delle autovetture, per un totale complessivo annuo di 1.713 decessi. A questi si possono aggiungere anche i casi di malattie cardio-respiratorie, 'il cui 7% è direttamente riconducibile all'inquinamento urbano' e che rappresentano 4.876 decessi all'anno. Il rapporto calcola che ciascun decesso imputabile all'inquinamento atmosferico costa ai contribuenti 900.000 euro, e sottolinea che 'le conseguenze negative derivanti dal traffico urbano costano più di quanto non si raccolga in pedaggi e imposte sul carburante'. Uno studio dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) è giunto a conclusioni molto simili. In un rapporto che riguardava Austria, Svizzera e Francia, l'Oms ha scoperto che circa 40.000 persone muoiono ogni anno a causa delle emissioni degli autoveicoli o dei particolati (Pm). I particolati sono polveri finissime in sospensione, derivanti dalla combustione dei combustibili fossili negli autoveicoli, le industrie pesanti e gli impianti di riscaldamento, che entrano nella formazione dello smog. Quanto più fini sono queste polveri, tanto più sono nocive. Nel 2002 tra il 2 e il 5% dei decessi di adulti sopra i trent'anni è stato causato dall'esposizione a questi agenti inquinanti. I particolati si dividono in genere in due categorie: i particolati fini, o Pm2.5, hanno un diametro inferiore a 2,5 micrometri, mentre quelli appartenenti alla categoria Pm10 hanno un diametro che va da 2,5 a 10 micrometri. Gli scienziati ritengono che il Pm2.5 sia responsabile dei peggiori danni alla salute umana. Esso si deposita profondamente nei polmoni, bloccando la riproduzione cellulare e provocando malattie respiratorie. Anche la Germania, la cui popolazione è grosso modo pari a quella dei tre paesi menzionati nel rapporto dell'Oms, è fortemente preoccupata dalla situazione. 'I meccanismi di difesa naturale dell'uomo non riescono ad impedire che i particolati fini delle emissioni di autoveicoli penetrino nei polmoni', ha dichiarato in un rapporto del luglio dello scorso anno il Consiglio tedesco per le questioni ambientali. Il rapporto aggiunge che il Pm2.5 è 'il più grave problema di salute legato all'inquinamento atmosferico'. Malgrado tali prove, alcuni hanno accusato i governi europei di non voler risolvere la questione dei rischi per la salute derivanti dalle automobili per timore di contrariare la potente lobby dell'industria. Secondo la rivista Le Point, lo scorso mese il governo francese avrebbe cercato di bloccare la divulgazione del rapporto dell'Afsse a causa 'dell'imbarazzo che l'indagine arreca all'industria automobilistica'. Per migliorare la situazione, il rapporto propone limitazioni alla circolazione, ad esempio tramite l'introduzione di pedaggi, come già si fa a Londra e a Tokyo. Il rapporto suggerisce anche una nuova tassa di circolazione proporzionale al consumo di carburante ed alle emissioni tossiche delle autovetture. Secondo il governo francese, per l'industria automobilistica si preparano tempi difficili e sarebbe quindi inopportuno proporre limitazioni alla circolazione proprio adesso. In Germania la situazione è molto simile: la proposta dei Verdi di una tassa sulle autovetture fortemente inquinanti è stata respinta. 'Non riesco veramente a capire come mai la Germania non si sia ancora dotata di un sistema globale di misurazione e controllo dei particolati fini', dichiara Erich Wichmann, direttore dell'istituto di Epidemiologia del Centro di ricerche su Ambiente e Salute. 'Sappiamo già fin troppo bene che i particolati in sospensione derivanti dalla combustione dei combustibili fossili sono responsabili delle più pericolose malattie polmonari e cardiache', ha concluso.
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