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Notiziario Marketpress di Mercoledì 09 Giugno 2004
 
   
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  BRERA MAI VISTA GENOVESINO RIVELATO. UN PITTORE, UN COMMITTENTE, UN ENIGMA MILANO, PINACOTECA DI BRERA, DAL 27 MAGGIO AL 5 SETTEMBRE 2004  
   
  Milano, 9 giugno 2004 - E’ tutto giocato sulla soluzione di un anagramma l’appuntamento di maggio con la serie Brera mai vista che espone nella sala Xxxi della Pinacoteca di Brera una tela del pittore Luigi Miradori detto il Genovesino, di origine ligure ma trapiantato a Cremona dove si svolse la parte più consistente della sua attività tra quinto e sesto decennio del Seicento, fino alla morte nel 1656. Il dipinto raffigura san Nicola di Bari con gli attributi canonici – l’abito vescovile, la borsa con le palle d’oro offerte in dote, i fanciulli immersi nella salamoia, la tempesta che si allontana all’orizzonte – e un devoto genuflesso ai suoi piedi, sullo sfondo di una veduta del porto di Genova; in alto due angeli reggono un foglio con l’iscrizione dedicatoria che precisa la natura dell’opera, un ex voto per uno scampato naufragio (il santo è appunto protettore dei marinai), e la data, il 1654. La tela, giunta a Brera nel 1960 per donazione degli antiquari milanesi Emanuele e Franco Subert e da allora conservata nei depositi, era rimasta finora priva di indagini storiche, e solo la scheda di Mina Gregori nel catalogo della pinacoteca braidense (1989) l’aveva sottratta al più completo disinteresse degli studi. Le ricerche compiute in questa occasione da Lia Bellingeri hanno consentito di accertare la provenienza da Cremona, dove il dipinto è descritto all’inizio del Settecento nella chiesa di San Vincenzo, e di risalire al committente ritratto dal pittore grazie a un gioco di parole contenuto nel distico dell’iscrizione: “Divo Nicolao Myrae Antistiti / ex Voto / Mira Myrae Pastor revocas dum lucis ad Auras / sunt mage mira mihi dum celer orta salus / 1654” (A San Nicola Vescovo di Mira / per voto / Tu, Vescovo di Mira, richiami alla memoria cose mirabili mentre risplendi nell’aria / sono davvero cose mirabili per me dal momento che improvvisa è sorta la salvezza / 1654). Le tre parole scritte in caratteri maiuscoli, sunt, mira, orta, sono infatti l’anagramma di Martinus Rota, rampollo di una intraprendente famiglia di ricchi mercanti giunta a far parte della nobiltà cremonese, il cui stemma, con una ruota dorata a cinque raggi, campeggia nel dipinto portato in volo da un angelo e reca le iniziali Mr. Martino Rota risulta assente da casa proprio nel 1654, probabilmente per compiere un corso di studi in un’altra città secondo la consuetudine dei ceti più elevati: Genova dovette dunque essere il porto di approdo nel ritorno verso casa e verso l’inizio della professione mercantile. Il ricorso a una simile esibizione di arguzia, volta sicuramente a suscitare ammirazione in quanti potevano decifrare il gioco enigmistico, è piuttosto raro in pittura e unico a Cremona, ma destinato al completo occultamento una volta sganciata l’opera dal luogo d’origine e dal nome del committente. L’anagramma, insieme all’acrostico, conobbe grande fortuna nel corso del Seicento sia in ambienti religiosi (basti pensare ai cento anagrammi in onore dell’Immacolata composti a partire dalla salutazione angelica da Giovan Battista Agnesi) che in componimenti encomiastici concentrati appunto sulle permutazioni dei nomi. Quanto al Genovesino, pittore di forte temperamento con uno sguardo sulla realtà attento e disincantato, è uno degli artisti di maggiore levatura della Lombardia spagnola di metà Seicento, che riunisce nelle sue opere un persistente richiamo caravaggesco originato dalla formazione genovese. Lo caratterizzano l’indagine compiaciuta e a tratti ironica del reale, la predilezione per complessi fondali architettonici tracciati con consumata perizia, il gusto per le scene affollate di “figure piccole”, un campionario quanto mai ampio di espressioni caricate nei tipi umani talvolta al limite del grottesco. Uno degli ambiti in cui maggiormente emerge il suo talento è quello dei ritratti nei quali affiorano sempre nella resa dei volti, al di sotto del tono ufficiale, intimi risvolti di sentimento e di umore, come nel bellissimo Ritratto di un monaco della famiglia Pueroni della Hispanic Society di New York, comparso alla mostra di Varese del 2002 dedicata al ritratto in Lombardia da Moroni a Ceruti. La mostra è anche occasione per indagare gli esordi del Miradori a Genova – abbandonata nel 1632 per un temporaneo soggiorno a Piacenza, prima del trasferimento a Cremona – con la presentazione di opere poco note o di recente scoperta eseguite nella città ligure; mentre grazie alle ricerche archivistiche è stato possibile anticipare la data dell’arrivo a Cremona, finora ritenuta il 1640, ad almeno tre anni prima, quando il pittore risulta già residente in città. Informazioni e prenotazioni : 02.89421146  
     
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