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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 09 Giugno 2004
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ASCO: ROCHE, CINQUE FARMACI ESSENZIALI CONTRO IL CANCRO |
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Milano, 9 giugno 2004 - Roche, in collaborazione con Genentech, Osi Pharmaceuticals and Biogen Idec, ha presentato i dati clinici relativi al proprio portfolio di farmaci antitumorali durante il 40° American Society of Clinical Oncology (Asco) meeting tenutosi a New Orleans, Usa. Oltre 100 abstracts e 9 presentazioni orali per parlare dei risultati ottenuti da studi sul tumore al colon retto, al seno e ai polmoni così come sul linfoma non-Hodgkin (Nhl). Tra i dati più significativi: rituximab: la terapia di prima linea fornisce un tasso di sopravvivenza del 95% nei pazienti al di sotto dei 60 anni con Nhl aggressivo e la terapia di mantenimento migliora la sopravvivenza libera da progressione della malattia nei pazienti con Nhl indolente; la capecitabina (chemioterapia orale) somministrata dopo intervento chirurgico accresce il numero di pazienti liberi dal tumore al colon retto del 14% confrontato con la sola chemioterapia standard l’aggiunta di bevacizumab alla chemioterapia standard ha aumentato del 30 % la sopravvivenza dei pazienti affetti da tumore metastatico del colon retto non trattati in precedenza; erlotinib ha ottenuto un miglioramento significativo del 42,5% sulla sopravvivenza media nei pazienti con tumore ai polmoni in fase avanzata; i dati su trastuzumab provenienti da diversi studi confermano l’eccellente efficacia del farmaco nel tumore al seno in metastasi e mostrano risultati promettenti nel trattamento nel tumore al seno in fase precoce “Questa grande quantità di dati clinici positivi dimostra il nostro sforzo nello sviluppare trattamenti innnovativi per la cura dei tumori” ha detto William M. Burns, Head of Roche’s Pharmaceuticals Division. “Nuovi farmaci di svolta come erlotinib e bevacizumab rappresentano ulteriori pietre miliari nel trattamento del cancro che daranno così nuove speranze ai pazienti affetti da tumore. In più, i nostri farmaci antitumorali già disponibili oggi come rituximab, capecitabina e trastuzumab hanno dimostrato risultati molto promettenti per altri utilizzi in molte nuove indicazioni. In particolare il nostro portfolio di oncologia è adesso costituito da cinque farmaci con provato beneficio di sopravvivenza che ci pone in una posizione unicai e sottolinea ulteriormente la leadership modiale di Roche in oncologia.” Raggiunto il 95% di tasso di sopravvivenza nei pazienti con meno di 60 anni affetti da linfoma Non-hodgkin aggressivo- Lo studio internazionale Mint è il primo studio randomizato di fase Iii ad analizzare i risultati clinici in pazienti di età inferiore ai 60 anni con linfoma non-Hodgkin aggressivo. Rispetto alla sola chemioterapia, la combinazione di rituximab e chemioterapia è stata significativamente più efficace in tutti i più importanti endpoint primari. Dopo un tempo di osservazione mediano di due anni, lo studio ha indicato una sopravvivenza globale del 95% per quei pazienti che hanno ricevuto rituximab in combinazione con chemioterapia, rispetto all’85% dei pazienti trattati con la sola chemioterapia. Inoltre, l’81% dei pazienti trattati era libero dal fallimento della terapia, (rispetto al 58% dei pazienti trattati con la sola chemioterapia), e un maggior numero di pazienti ha raggiunto una remissione completa (85% vs 65%). Professor M. Pfreundschuh, lead investigator dello studio Mint, ha commentato: “Non osavo sperare in un tasso di sopravvivenza del 95% in questi pazienti dopo due anni di follow up. Questi impressionanti risultati confermano che rituximab più chemioterapia è il trattamento ottimale per i pazienti con Lnh aggressivo con meno di 60 anni.” Novità importanti per i pazienti con linfoma non-hodgkin indolente - Due anni di terapia di mantenimento con rituximab, in seguito ad un ciclo iniziale di chemioterapia, ha portato ad un notevole miglioramento nella sopravvivenza libera dalla progressione della malattia nei pazienti con linfoma Non-hodgkin indolente (Nhl). Quasi il doppio dei pazienti, il 73%, sono stati liberi dalla progressione della malattia rispetto a quelli che non hanno ricevuto un ulteriore trattamento, 43%. Questo è quanto emerge da un ampio studio randomizzato di fase Iii (E 1496). “Precedenti studi sulla terapia di mantenimento con rituximab hanno dimostrato che questo tipo di trattamento riesce a prolungare la remissione nei pazienti con Nhl indolente,” ha commentato Howard S. Hochster, M.d., Professore, Nyu School di Medicina e Nyu Cancer Institute.“questi risultati dimostrano, ulteriormente, come la terapia di mantenimento con rituximab riesca a prolungare la remissione in seguito ad un trattamento con chemioterapia standard. Dato che lo studio è stato fermato in anticipo, per aver raggiunto il suo obiettivo primario, sarà necessario un follow-up nel lungo termine per determinare se la remissione prolungata ottenuta con la terapia di mantenimento con rituximab si traduce in una maggiore sopravvivenza.” Tumore al colon retto: ridotto il rischio di recidiva dopo l’intervento grazie alla chemioterapia orale - Lo studio X-act ha dimostrato che la capecitabina, chemioterapia orale mirata, potrebbe sostituire l’attuale terapia adiuvante standard, nota con il nome di regime Mayo Clinic (iv 5-Fu/lv), grazie al suo superiore profilo di efficacia e sicurezza. Lo studio, che ha coinvolto quasi 2.000 pazienti, ha verificato l’efficacia di capecitabina proprio nella terapia adiuvante, evidenziando come questa chemioterapia orale mirata riesca a ridurre il rischio di recidiva del tumore (sopravvivenza libera da recidiva) del 14% rispetto alla terapia standard i.V. 5-Fu/lv. “Questi dati evidenziano il grande potenziale di capecitabina di curare i pazienti malati di tumore al colon retto in fase iniziale,” ha dichiarato il Professor Jim Cassidy, Cancer Research Uk, Professore di Oncologia e Chair of Medical Oncology, Beatson Oncology Centre, e Università di Glasgow, che ha presentato i dati dello studio X-act all’Asco. “Inoltre, giustificano gli ulteriori studi già in corso o pianificati, che avranno tra i loro obiettivi verificare l’efficacia di capecitabina in combinazione con altre chemioterapie o terapie mirate come bevacizumab.” Nuovo farmaco “blocca-vasi” aumenta del 30% la sopravvivenza nel tumore metastatico al colon retto - Uno studio su oltre 900 pazienti affetti da tumore metastatico al colon retto, pubblicato dal New England Journal of Medicine - Nej M 2004;350(23) - ha dimostrato come bevacizumab, primo anticorpo monoclonale anti-angiogenesi approvato per la cura del cancro, più chemioterapia standard aumenti del 30% la sopravvivenza totale nel tumore metastatico al colon retto rispetto alla sola chemioterapia. Inoltre l'aggiunta di bevacizumab ha anche incrementato la sopravvivenza libera da progressione (cioè il periodo di tempo che precede la progressione del tumore) del 70%. Si tratta del più importante miglioramento in termini di sopravvivenza mai registrato in uno studio clinico di fase Iii per il tumore al colon retto attribuibile all'aggiunta di una sola terapia mirata alla chemioterapia convenzionale. “La pubblicazione sul New England Journal of Medicine dello studio su bevacizumab è significativa poiché si tratta della prima sperimentazione pubblicata di questo genere pubblicata su una così autorevole rivista,” ha dichiarato Herbert I. Hurwitz, M.d., autore principale dello studio e professore alla Divisione di Oncologia Medica del Duke University Medical Center. “I risultati sono straordinari poiché l'aumento della sopravvivenza è stato osservato in un ampio gruppo di pazienti arruolati nella sperimentazione.” Bevacizumab è la prima terapia oncologica approvata dalla Fda nel febbraio 2004 in grado di inibire l’angiogenesi., ovvero la crescita di una rete di vasi sanguigni che forniscono il nutrimento e l'ossigeno ai tessuti tumorali. Nuova terapia per il tumore al polmone in stadio avanzato - Erlotinib, è nuova molecola in grado di colpire il recettore del fattore di crescita epiteliale umano di tipo 1 (human epidermal growth factor receptor 1, Her1) che è uno dei fattori critici per la crescita cellulare in molti tumori, ha dimostrato di migliorare del 42,5% la sopravvivenza mediana dei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule in fase avanzata (Nsclc), rispetto a placebo (6,7 mesi vs. 4,7 mesi). Questi i risultati dello studio internazionale di fase Iii Br.21, condotto dal National Cancer Institute del Canada, Clinical Trials Group alla Queens University (Ncic Ctg) in collaborazione con Osi Pharmaceuticals, che ha coinvolto 731 pazienti con Nsclc in fase avanzata che non avevano risposto alla chemioterapia di prima o seconda linea. “Questi risultati rappresentano un importante passo avanti nella terapia del tumore al polmone in fase avanzata” ha dichiarato il responsabile dello studio, Frances A. Shepherd, M.d., Frcpc, Scott Taylor Chair in Lung Cancer Research alla Princess Margaret Hospital, professore di medicina all’Università di Toronto. “Il risultato dello studio è particolarmente importante considerando l’ampio numero di pazienti con tumore al polmone avanzato arruolati nello studio. Le osservazioni relative ai sintomi sono state particolarmente significative per questi pazienti.”. Secondo la World Health Organization ci sono più di 1.2 milioni di nuovi casi all’anno di tumore ai bronchi e ai polmoni nel mondo, con 1.1 milioni di morti all’anno. Il tumore non a piccole cellule è la forma più comune della malattia, rappresentando circa l’80% di tutti i casi si tumore ai polmoni.
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