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Notiziario Marketpress di Mercoledì 03 Marzo 2004
 
   
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  RABBIA E OSTILITÀ: ESPRESSIONI INDECIFRABILI PER I TIMIDI UN GRUPPO DI RICERCATORI DELL’UNIVERSITÀ VITA-SALUTE SAN RAFFAELE HA DIMOSTRATO CHE ESISTE UNA CORRELAZIONE TRA LA TIMIDEZZA NEI BAMBINI E LA LORO CAPACITÀ DI INTERPRETARE LE ESPRESSIONI DEL VOLTO.  
   
  Milano, 3 marzo 2004 – I bambini timidi hanno più difficoltà a interpretare correttamente le espressioni di rabbia o di ostilità dei loro coetanei: a questa conclusione è giunto lo studio di un gruppo di ricercatori dell’Università Vita-salute San Raffaele pubblicato sul numero di marzo della rivista scientifica con più alto impact factor in pediatria, il Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry. I ricercatori hanno cercato di capire se esiste una relazione tra il grado di inibizione nel comportamento dei bambini timidi, più predisposti a sviluppare in età adulta disturbi d’ansia, e la loro capacità di riconoscere e decifrare l’espressione del volto dei coetanei. Lo studio si è sviluppato su tre livelli e ha coinvolto circa 150 scolari compresi tra i 7 ed i 9 anni di età. Inizialmente i bambini sono stati valutati dai loro insegnanti attraverso test che misurano quanto il temperamento tenda all’apprensione di fronte a cose nuove (scale Stevenson-hinde & Glover Shyness to the Unfamiliar, e Cloninger’s Harm Avoidance) e il grado di ansia sociale (scala Liebowitz Social Anxiety adattata per bambini). Un’equipe di psicologi, ignari delle valutazioni date dagli insegnanti, hanno poi quantificato il grado di inibizione dei bambini attraverso parametri operativi, come ad esempio il numero di commenti spontanei in presenza di un estraneo. Infine, a tutti i bambini è stato chiesto di identificare le espressioni di loro coetanei rappresentate in una serie di foto standardizzate. I risultati hanno mostrato che non solo le valutazioni degli insegnanti corrispondevano ai livelli di inibizione rilevati sul campo dagli psicologi - per cui i temperamenti più timidi erano anche i più inibiti - ma anche che quanto maggiore era la timidezza dei bambini tanto più alto era il numero degli errori commessi nell’interpretare correttamente l’espressione nelle foto dei coetanei. Inoltre, gli errori più comunemente commessi dai bambini più timidi non erano distribuiti in modo casuale ma più facilmente legati a espressioni di ostilità (rabbia e disgusto). Marco Battaglia, professore associato di psicologia clinica all’Università Vita-salute San Raffaele e primo autore dello studio, osserva: “La capacità di interpretare correttamente le espressioni del volto che esprimono le emozioni fondamentali (rabbia, gioia, disgusto, tristezza, paura, sorpresa) è certamente uno dei requisiti più importanti per una vita di relazione equilibrata. Immaginiamo per esempio cosa potrebbe causare nella vita di tutti i giorni una nostra incapacità di comprendere da una semplice occhiata se chi abbiamo di fronte in un’occasione lavorativa o sociale sia annoiato, stia approvando o sia in totale disaccordo con quanto stiamo dicendo. Questi dati mostrano per la prima volta che il grado di timidezza sociale di bambini in età scolare può predisporre a difficoltà nell’interpretare informazioni di natura relazionale da parte dei coetanei.” Per molto tempo gli psicologi clinici hanno ipotizzato che il mondo interiore delle persone afflitte da disturbo d’ansia sociale dipendesse da aspettative negative rispetto al giudizio degli altri. Il risultato di questo studio suggerisce invece che vi possa essere una difficoltà nell’elaborazione dell’informazione interpersonale, difficoltà che si evidenzia presto nella vita nei soggetti eccessivamente timidi. Le implicazioni per il futuro comprendono la possibilità di inserire test di valutazione delle espressioni dei volti negli strumenti diagnostici del disturbo d’ansia sociale – disturbo che colpisce il 7-8% della popolazione generale - e che la corretta interpretazione dell’espressione dei volti possa rientrare negli obiettivi psicoterapeutici per questi bambini. Lo stesso gruppo di ricercatori è impegnato a chiarire le cause e le manifestazioni precoci dell’ansia sociale nei bambini, a partire dai primi anni di scuola. In particolare è possibile identificare due principali filoni: 1. Accertare i processi cerebrali precoci che si verificano nel momento in cui un bambino guarda l’espressione di un coetaneo, per cercare cosa differenzi i bimbi più timidi a livello sia neurofunzionale sia genetico; 2. Quantificare quanto e come i bimbi maggiormente ansiosi utilizzino porzioni di informazione visiva per arrivare ad identificare un’espressione del volto con rilevanza sociale. Lo studio è stato possibile grazie ad un finanziamento Cofin e dall’Independent Investigator Award della fondazione statunitense Narsad.  
     
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