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Notiziario Marketpress di Venerdì 11 Giugno 2004
 
   
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  12A INDAGINE STATISTICA NAZIONALE SULL’INDUSTRIA ITALIANA DELLE MACCHINE E ATTREZZATURE PER CERAMICA. FATTURATO 2003 A 1.402,4 MILIONI DI EURO (-3,4% SUL 2002): IN NETTO CALO IL MERCATO ITALIANO (-11,5% SUL 2002), STABILE L’EXPORT (+0,6%)  
   
  Modena, 11 giugno 2004 - Alla vigilia dell’Assemblea Annuale di Acimac, che si svolgerà domani mattina, venerdì 11 giugno, presso il Palazzo Astoria di Fiorano (Modena), il Presidente Franco Stefani ha presentato alla stampa i dati relativi all’andamento dell’industria italiana produttrice di macchine per ceramica nell’anno 2003, emersi dalla 12a Indagine Statistica Nazionale Annuale. Le imprese italiane fornitrici di macchine per ceramica nel 2003 sono risultate 173 (stesso numero del 2002), rappresentando il saldo tra chiusure e creazione di nuove imprese, fusioni e incorporazioni. Relativamente ai volumi di fatturato, l’indagine statistica conferma le previsioni negative anticipate già nel dicembre scorso: il 2003 si è chiuso per il settore con un volume d’affari complessivo pari a 1.402,4 milioni di euro (-3,4% sul 2002) con una perdita in valori assoluti di 50 milioni di euro. Responsabile della nuova battuta d’arresto del comparto, il netto decremento delle vendite di macchine per ceramica sul mercato italiano, scese da 484 a 428,5 milioni di euro (-11,5%, pari a 55,5 milioni di euro). Al contrario, le esportazioni hanno registrato una sostanziale tenuta dei livelli 2002, passando da 968,5 a 974 milioni di euro (-0,6%). L’incidenza dell’export sul fatturato totale del settore sale pertanto dal 66,7% al 69,4%. Anche il 2003 ha visto confermata la suddivisione ormai storica delle vendite di macchine in riferimento alle sei diverse tipologie di industrie ceramiche clienti, ossia i settori produttori di piastrelle (l’82,5% del fatturato totale del comparto), di laterizi (l’8,8%), di sanitari (il 4,7%), di stoviglieria (il 2,7%), refrattari e ceramica varia (rispettivamente lo 0,9% e lo 0,6%). Il valore delle vendite di impianti per la produzione di piastrelle, è sceso da 1.180,3 a 1.156,6 milioni di euro (-2% sul 2002). Le vendite in Italia hanno determinato tale calo, registrando una diminuzione dell’8% sul 2002 e scendendo a 343,4 milioni di euro (una perdita in valori assoluti di quasi 30 milioni di euro). Stabili invece le esportazioni destinate a questo specifico comparto, pari a 813,2 milioni di euro (+0,7% sul 2002). Per quanto riguarda le altre tipologie di macchine per ceramica, sono risultate in forte calo le vendite di macchine per laterizi (da 160 a 122 milioni di euro), mentre sostanzialmente stabili le vendite di macchine per sanitari (da 66,6 a 65,5 milioni di euro), macchine per refrattari (da 9,3 a 12,2 milioni di euro), macchine per stoviglieria (che risalgono ai livelli del 2001 passando da 29,8 a 37,6 milioni di euro) e quelle destinate alla ceramica varia (da 6,4 a 7,8 milioni di euro). Si tratta in questi casi di volumi di fatturato piuttosto modesti, che hanno mantenuto negli ultimi 5 anni un peso in valore assoluto praticamente invariato. Nel complesso, l’incidenza delle singole tipologie di macchine sulla composizione del fatturato totale di settore non ha registrato nel 2003 scostamenti significativi rispetto a quella storica. Tra gli impianti più centrali della linea di produzione ceramica, le macchine destinate alla formatura del prodotto (presse e stampi), che rappresentano il 23,8% del fatturato totale, hanno registrato un calo dell’8,8% rispetto al 2002 (quell’anno crebbero del 9,9%). Prosegue, invece, la contrazione delle vendite di impianti di cottura (-15,8%), mentre ancora in crescita le vendite di impianti di smaltatura e decorazione (+10,7%) e di macchine per la preparazione delle terre (+6%). Nonostante la tenuta complessiva delle esportazioni totali, il 2003 ha visto variazioni significative riguardo ai volumi di vendite nei diversi mercati di destinazione. L’unione Europea, pur confermandosi prima area di esportazione, ha registrato, per il terzo anno consecutivo, un netto calo delle vendite (-22,5%), passando da 247,6 a 192 milioni di euro e scendendo a una quota del 19,7% del fatturato estero totale. Da segnalare che negli ultimi 3 anni le vendite nella Ue si sono praticamente dimezzate. Sulla minore domanda di tecnologia in quest’area continuano a influire le difficoltà dell’industria spagnola produttrice di piastrelle. Al contrario, il Medio Oriente, che registra una crescita ininterrotta ormai dal 1999 e che da due anni è il secondo mercato di esportazione (assorbe il 18,6% dell’export totale), ha raggiunto nel 2003 vendite pari a 181,6 milioni di euro (+18%). In quest’area, il paese che esprime la domanda più elevata di tecnologia italiana è l’Iran, la cui industria ceramica ha raddoppiato la produzione di piastrelle negli ultimi 5 anni. Terzo mercato di esportazione si conferma l’Asia (al netto della Cina), dove, dopo la frenata del 2002, il 2003 ha chiuso con un aumento di vendite dell’8,7% per un totale di 143,9 milioni di euro. La domanda di impianti per ceramica proveniente dai paesi dell’Europa orientale rimane molto dinamica, nonostante il calo registrato nel 2003 (-15,4% per un valore di 108 milioni di euro). La diminuzione è da considerare assolutamente fisiologica perché giunge dopo 5 anni consecutivi di investimenti in crescita da parte dell’industria ceramica soprattutto in Russia e Polonia, due paesi che hanno conosciuto uno sviluppo rapidissimo e significativo delle rispettive produzioni di piastrelle. Confermato il trend di crescita registrato nel 2002 anche per le esportazioni in Africa (+24,2% nel 2003 per un totale di 93,1 milioni di euro) e nell’area nordamericana del Nafta (+33,9%, per un valore di 88,6 milioni di euro). Nel primo caso, la domanda proviene essenzialmente dai paesi del Maghreb e dalla Repubblica Sudafricana, mentre in Nord America è il Messico la nazione che ha effettuato i maggiori investimenti in impianti produttivi. Infine, restano praticamente sui medesimi volumi dell’anno precedente le vendite in Cina (scese da 85,5 a 81,3 milioni di euro, -4,9%) e in Sud America (da 79,3 a 80,3 milioni di euro, +1,3%). Per quanto il 2003 abbia accentuato la fase critica avviata nel 2001, le maggiori preoccupazioni dell’industria costruttrice di macchine per ceramica derivano non tanto dai valori assoluti di fatturato, quanto piuttosto dai livelli generali di redditività che si stanno contraendo per la maggior parte delle aziende del settore, prevalentemente composto da piccole e medie imprese. A questo si aggiunge, ovviamente, l’incertezza del quadro economico mondiale che influisce pesantemente su un comparto che storicamente ricava dalle esportazioni oltre i due terzi del proprio fatturato, con presenze consolidate su tutti i mercati mondiali. Le previsioni per l’anno in corso indicano il probabile mantenimento dei volumi totali di fatturato, che non dovrebbero quindi superare i 1.400 milioni di euro. I segnali emersi già nel primo semestre del 2004 confermano una contrazione delle vendite sia in Italia che in Spagna, i mercati principali per il comparto, mentre proseguirà il trend di crescita in Russia e Medio Oriente. Due sono i fronti su cui il comparto dovrà agire per affrontare in maniera idonea una domanda complessiva in flessione. Da un lato continuare a sollecitare il mercato con proposte tecnologiche sempre più innovative - in quest’ottica tutte le aziende del settore si stanno preparando al meglio per l’appuntamento fieristico di Tecnargilla, in ottobre, che attirerà a Rimini i maggiori produttori di ceramica del mondo. Dall’altro cominciare a considerare come fattore vitale il processo di aggregazione delle imprese, ancora troppo piccole per riuscire ad assorbire i costi crescenti della ricerca e del presidio dei mercati.  
     
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