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Notiziario Marketpress di Mercoledì 03 Marzo 2004
 
   
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  CRACK PARMALAT: LE SOCIETÀ QUOTATE ITALIANE HANNO PERSO CREDIBILITÀ OPERATORI DI MERCATO E GIORNALISTI ECONOMICI ITALIANI ED EUROPEI: COLLEGANO LA CRISI PARMALAT ALLA BASSA QUALITÀ DELLA COMUNICAZIONE  
   
  Milano, 3 marzo 2004 – Le società quotate italiane pagheranno il crack Parmalat con una diminuzione della loro credibilità nei confronti degli operatori del mercato e della stampa economico finanziaria. È quanto emerge da un sondaggio condotto da B2 Comunicazione, agenzia di relazioni pubbliche, e Qualicenter, struttura di ricerche di mercato, sulla percezione della crisi Parmalat e il suo impatto sulla credibilità delle società quotate italiane. Sono stati intervistati in modalità C.a.w.i. (Computer Aided Web Interview) 530 tra giornalisti economici, analisti finanziari, investitori istituzionali italiani ed esteri a oltre a 220 società quotate su Borsa Italia. Sono state compilate 102 interviste pari a un ritorno del 13,6% del campione. Alcuni dati significativi: Il 52,6% degli operatori di mercato, il 46,5% dei giornalisti (il 23,7% delle società quotate) sostengono che la relazione tra la qualità della comunicazione finanziaria e la credibilità dell'impresa è significativa; Il 51,2% dei giornalisti e il 47,4% degli operatori di mercato sostiene che la bassa qualità della comunicazione ha inciso in modo rilevante nella crisi Parmalat. Solo il 23,7% delle società quotate concorda con l'opinione degli operatori del mercato; Parmalat era considerata poco chiara e poco trasparente nella comunicazione finanziaria dal 57,9% degli operatori di mercato e dal 46,5% dei giornalisti. Inoltre il 35% degli operatori di mercato e il 32% dei giornalisti affermano che il management della società era poco disponibile a fornire approfondimenti sui risultati di bilancio; La crisi Parmalat avrà effetti solo nel breve periodo per il 47,4% degli operatori del mercato contro il 23,3% dei giornalisti economici e il 15,2% delle società quotate, nel lungo periodo perché mette in evidenza le inefficienze strutturali del sistema finanziario italiano per il 34,9% dei giornalisti economici, il 21,1% degli operatori del mercato e il 15,8% delle società quotate; Il 44,2% dei giornalisti economici, già prima dello scandalo Parmalat, ritenevano che le società quotate italiane comunicassero peggio delle società quotate straniere. “Partendo da questi dati e dal fatto che i rispondenti hanno dichiarato che la loro opinione circa la credibilità delle società quotate italiane è diminuita nell'ultimo mese - afferma Pier Luigi Ratti, Partner di Qualicenter - il rischio è che la percezione dei principali punti di debolezza nella comunicazione finanziaria di Parmalat, poca trasparenza e chiarezza nella comunicazione dei dati finanziari e innaccessibilità del management alla richiesta di approfondimenti sui risultati di bilancio, vengano traslati sulla globalità delle società quotate italiane”. “Il 2004 è l'anno zero della comunicazione finanziaria e delle Investor Relations in Italia – dichiara Riccardo Taverna, partner di B2 Comunicazione - Lo scandalo Parmalat, la crisi Cirio e i problemi di alcune società del Nuovo Mercato offrono l'opportunità di migliorare tutti gli standard di chiarezza e trasparenza nella comunicazione pena la perdita di competitività, nazionale ed internazionale, nella sfida per l'acquisizione delle risorse finanziarie. La condizione essenziale perché esse siano efficaci nella competizione sarà il miglioramento e l'approfondimento della conoscenza delle aspettative degli interlocutori del mercato e l'analisi della percezione che essi hanno di ognuna di loro”. La ricerca completa è disponibile contattando B2 Comunicazione  
     
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