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Notiziario Marketpress di Giovedì 17 Giugno 2004
 
   
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  SENSIDIVINI LA CULTURA DEL BERE TRA ARCHITETTURA, DESIGN E TERRITORIO  
   
  La Triennale di Milano in collaborazione con Fiera Milano Spa ed Enoteca d'Italia/ Buonitalia presenta fino al 25 luglio la mostra Sensidivini. La cultura del bere tra architettura e design, che indaga la cultura del vino e il suo rapporto con l’architettura, il design e il territorio. L’esposizione mette in scena non solo il vino, oggi bene di lusso e contemporaneamente prodotto di qualità accessibile a tutti, ma anche tutti gli elementi che fanno del vino qualcosa di più di una semplice bevanda. Nel vino, infatti, si esprimono una cultura, una sensibilità, un’identità. L’inaugurazione di Sensidivini coincide con il debutto di Miwine – mostra professionale dedicata al vino e ai distillati organizzata da Fiera Milano spa e Unione Italiana Vini – e rappresenta in effetti l’evento culturale di punta nel ricco programma di iniziative con cui Miwine uscirà dai padiglioni di Fiera per coinvolgere l’intera città. La mostra è stata ideata e coordinata da Silvana Annicchiarico e curata da Carlo Palazzolo (sezione architettura), Beppe Finessi (sezione design), Davide Manfredi (sezione fotografia), con un progetto di allestimento di Migliore + Servetto. Sensidivini è articolata in tre sezioni: Vino e architettura, Vino e Design, Vino e Immaginario – cinema e fotografia. Vino e architettura propone un excursus sul mondo delle cantine contemporanee, cercando di mettere a fuoco alcune delle modalità con cui la cantina si relaziona al territorio circostante. La lettura di alcune “architetture del vino” offre l’occasione per spostare l’attenzione dagli edifici ai luoghi in cui essi si collocano, per chiarire il rapporto che i progetti instaurano con il loro contesto. Le cantine oltre ad essere edifici funzionali alla produzione vinicola sono anche segno di riconoscimento – emblema che spesso compare sulle etichette – delle singole aziende. Molte aziende storiche si distinguono per lo stile particolare che caratterizza le loro cantine. Negli ultimi anni lo “stile” al quale molte aziende hanno scelto di legare la propria immagine è quello dei più famosi architetti internazionali; sono presenti in mostra cinque esempi emblematici: Jaime Bach e Gabriel Mora, Santiago Calatrava, Frank O. Gehry, Steven Holl, Rafael Moneo. Vino e Design offre una panoramica riassuntiva sui modi e le forme attraverso cui il vino ha comunicato se stesso e ha dato identità ai propri prodotti. Attraverso allestimenti scenografici saranno analizzate forma, tipologia e evoluzione del fiasco e della bottiglia ed anche bicchieri, cristalli e caraffe. In mostra saranno presenti anche le etichette, intese come forme primarie di comunicazione del vino, e i segni grafici, pittorici e coloristici che conferiscono alle singole marche la loro specifica identità. La fotografia del gesto del "Bere" ("L'indice, il medio, l'anulare e il mignolo piegati danno l'immagine del bicchiere, e il pollice, rivolto verso la bocca, simboleggia il liquido che fluisce") del "Supplemento al dizionario italiano" (Bruno Munari, 1963) accoglie lo spettatore nella prima delle tre stazioni del design. Un primo momento è dedicato al design anonimo, agli archetipi (temi cari ad Achille Castiglioni e a Enzo Mari) e al "Compasso d'oro a Ignoti" (ironicamente e lucidamente immaginato dallo stesso Munari già alla fine degli anni cinquanta): un fiasco classico impagliato è attorniato con leggerezza da alcune bottiglie tradizionali e da bicchieri da "osteria", raccolti a suo tempo proprio da Castiglioni. Le attrezzature e i bicchieri tecnici sono ordinati e messi a confronto nelle diverse tipologie, raccontando le peculiarità dei diversi modelli rispetto ai diversi tipi di vini. Un'inedita e sorprendente sezione ospita brevetti italiani intorno a questo tema, sottolineando la sempreverde genialità della nostra brulicante realtà. Il secondo ambiente gioca di rimbalzo tra il design dei grandi maestri, da Joe Colombo a Roberto Sambonet, da Angelo Mangiarotti a Ettore Sottsass, sui temi classici del bicchiere, della caraffa e del decanter, e una collezione di "Corolle d'autore" in vetro di Murano disegnate da alcuni dei più importanti progettisti internazionali, da Toyo Ito a Massimo Vignelli a Philip Johnson. Nella terza e ultima stazione, oltre alla presenza di autori più giovani (da Paolo Ulian a Enrico Azzimonti, da Fabio Bortolani a Gabriele Pezzini a Lorenzo Damiani), che in alcuni casi espongono progetti appositamente realizzati, si incontra il lavoro di Alessandro Mendini, con i cavatappi Anna G. E Alessandro M, di Vico Magistretti e di Martì Guixé. Un manifesto per imparare a progettare un'etichetta per bottiglie da vino, a opera di Enzo Mari, è l'ideale chiave di lettura di un corpus di etichette d'autore, selezionate attingendo da una importante collezione privata (che vanta oltre 120.000 esemplari). Un'immagine audace di Carlo Mollino accompagna il visitatore all’uscita, ricordando che il vino può essere con successo abbinato ad altri piaceri. Vino e Immaginario – cinema e fotografia. La rappresentazione del vino avviene anche attraverso il cinema e la fotografia. In mostra è proiettata una antologia di immagini filmiche con scene legate al vino e al suo consumo, tratte da alcuni celebri film, da Amarcord di Federico Fellini (1974) a Blow-up di Michelangelo Antonioni (1966), da Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick (1999) a Mulholland Drive di David Lynch (2001). Undici maestri della fotografia si misurano con un vino, nell’ambito di un progetto durato 14 anni e che si articola in un libro e in una mostra (Triennale di Milano, Ottobre 2004), di cui si presenta una parziale anteprima. Franco Bonetti, Franco Fontana, Georg Gerster, Ralph Gibson, Eikoh Hosoe, William Klein, Mimmo Iodice, Don Mccullin, Helmut Newton, Ferdinando Scianna e Alice Springs si confrontano con un unico vino mantenendo il proprio sguardo autoriale, la propria cifra stilistica Sulle pareti saranno scritte frasi sul vino tratte dalla letteratura e dalla poesia. La capacità del vino di dialogare con tutti i sensi attraverso profumi e colori è evidenziata dalla presenza di ambienti speciali che rievocano gli odori della terra, degli interni delle cantine e gli aromi dei vini, dei legni, dei vitigni e un muro di provette di vetro renderà visibile la gamma dei rossi, dei bianchi, dei gialli, dei rosati creando un’ideale tavolozza enologica. Il progetto espositivo, pensato da Migliore e Servetto, tende a ricreare l’atmosfera della cantina e dei suoi colori, la penombra, la suggestione, i profumi tramite l’abbassamento dei soffitti e un susseguirsi di nicchie di luce a tutta altezza dove fisicamente poter entrare e scoprire via via oggetti e progetti che appartengono al mondo contemporaneo del design e dell’architettura in relazione al vino. La lettura si sviluppa, attraverso la moltiplicazione dei moduli e la circoscrizione in universi tematici da esplorare, lungo un percorso che partendo da una suggestione sul territorio, segna, come la vigna, lo spazio. Dalle cantine dei grandi architetti, agli strumenti e “accessori” per il vino che hanno fatto la storia del design, la lettura è portata fino all’immaginario, alle proiezioni nel soffitto che obbligano a guardare in alto, in contrapposizione all’usuale cantina interrata. Chiude il percorso la selezione di 22 fotografie d’autore. Sensidivini, La cultura del bere tra architettura e design, Triennale di Milano fino al 25 luglio 2004  
     
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