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Notiziario Marketpress di
Giovedì 04 Marzo 2004
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ROMANO PRODI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA: IL RUOLO DELL'UNIONE EUROPEA DOPO L'ALLARGAMENTO CONFERENZA AD ALTO LIVELLO SUL FUTURO DELLE RELAZIONI TRANSATLANTICHE-GRUPPO ELDR |
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Bruxelles, 4 marzo 2004 – Di seguito l’intervento di Romano Prodi Presidente della Commissione europea sul tema “Il ruolo dell'Unione Europea dopo l'allargamento” tenuto nel corso della conferenza ad alto livello sul futuro delle relazioni transatlantiche-Gruppo Eldr “Presidente Watson, Onorevoli parlamentari, Signore e signori, Lo scorso anno circolavano metafore originali e colorite per descrivere le relazioni fra l'Unione europea e gli Stati Uniti. Molti cercavano le ragioni che ci portavano ad una separazione che qualcuno giudicava irreversibile. A distanza di un anno, e aggiungo per fortuna, queste cupe profezie non si sono avverate. Non voglio certo nascondere o ridurre la portata delle divergenze che abbiamo avuto. La crisi irachena ha turbato profondamente le nostre relazioni con gli Stati Uniti e ha avuto serie conseguenze anche per gli affari interni dell'Unione. Ma la gestione della crisi irachena ha anche stimolato una riflessione profonda sui fondamenti delle relazioni internazionali. Ancora oggi il dibattito si sviluppa su alcune questioni di fondo: su quali basi deve fondarsi un intervento militare e qual è la sua legittimità. Qual è il ruolo che deve essere svolto dalle istituzioni multilaterali, e mi riferisco tanto alle Nazioni Unite, quanto alla Nato. Quali sono i limiti delle azioni militari preventive. E ancora, come devono interagire "hard security" e "soft security". Chi e come deve guidare la gestione del processo di ricostruzione fisica e politica di un paese dopo un intervento militare. E infine, come coniugare multilateralismo ed efficacia dell'azione internazionale. Si tratta di temi complessi che non hanno risposte facili o intuitive. Ma le risposte a queste domande definiranno le basi dei rapporti internazionali negli anni a venire. Personalmente sono convinto che la riflessione sarà approfondita su entrambe le sponde dell'Atlantico. Nei momenti più complessi, la collaborazione tra Europa e Stati Uniti ha sempre saputo trovare risposte adeguate, di portata strategica che hanno inciso positivamente sugli assetti e gli equilibri mondiali. Noi dobbiamo puntare su tale collaborazione, sulla nostra capacità di affrontare e gestire insieme le sfide del nostro tempo. Sui grandi temi di fondo della politica, come nelle decisioni concrete ed operativi su temi specifici. I periodici incontri al vertice fra Stati Uniti e Unione Europea dimostrano la bontà di questo approccio ambizioso e pragmatico allo stesso tempo. Anche quest'anno il nostro dialogo andrà avanti su molti fronti. Penso all'accordo-- ormai definitivo--sui sistemi satellitari Galileo e Gps. Penso al futuro accordo sullo Spazio aereo senza frontiere. Penso alla possibilità di creare uno spazio comune della ricerca. Penso alla collaborazione nell'utilizzazione dell'idrogeno come combustibile. Europa e Stati Uniti stanno anche valutando la possibilità di avviare nuove forme di collaborazione per stimolare la crescita economica. Vogliamo rafforzare l'Agenda Economica Positiva, con l'obiettivo di integrare sempre più le nostre economie. E' un lungo e paziente lavoro che però porterà frutti importanti. Vogliamo intensificare ulteriormente il dialogo che manteniamo tra imprenditori nel "Transatlantic Business Dialogue". Vorrei anche ricordare in questo contesto il contributo del "Transatlantic Policy Network" che, dopo diciotto mesi di intenso dialogo tra Parlamento Europeo da un lato e Senato e Congresso statunitense dall'altro, ha elaborato una proposta per rafforzare la partnership transatlantica: un piano in 10 punti da realizzare in 10 anni. Nessun dubbio che la Commissione voglia lavorare in tale direzione: una sempre maggiore apertura ed integrazione delle nostre economie si traduce in maggiore benessere, maggiore occupazione, migliore qualità dei nostri prodotti e dei nostri servizi. Su diversi temi sollevati dal Transatlantic Policy Network la Commissione sta già lavorando da tempo. Mi riferisco ai servizi finanziari, all'aviazione civile, alla politica della concorrenza, ai problemi legati allo sviluppo dell'economia digitale a partire da quello della tutela della privacy. Su altri abbiamo iniziato a lavorare e speriamo di ottenere risultati significativi in tempi brevi: penso all'immenso settore della convergenza regolamentare e tecnica o al riavvicinamento e reciproco riconoscimento degli standards. Altri, sebbene vadano nella giusta direzione, prevedono un orizzonte temporale più ampio di quello che resta a questa Commissione. Il dibattito è aperto e la via tracciata va nella giusta direzione. Voglio solo sottolineare che ogni forma di rafforzamento della cooperazione tra Europa e Stati Uniti deve essere fatta in modo da non essere percepita come un'alleanza a detrimento o addirittura contro gli interessi degli altri paesi. E questo principio è applicabile anche al commercio, altro aspetto cruciale quando si parla di crescita economica. Non vi è dubbio infatti che in questo campo la collaborazione tra Europa e Stati Uniti sia essenziale per assicurare il successo dei negoziati nell'ambito del Agenda di Doha per lo sviluppo. Una collaborazione necessaria ma non sufficiente. La lezione di Cancun ci insegna infatti che non basta un buon accordo fra l'Ue e gli Usa per raccogliere le sfide del Xxi secolo. Nuovi attori si sono affacciati sulla scena mondiale e sta a noi avere l'intelligenza e la sensibilità politica di non marginalizzarli e, al contrario, di includerli in un processo decisionale che per sua definizione è multilaterale. Le nostre economie negli ultimi anni hanno subito il contraccolpo di pratiche finanziarie sleali quando non chiaramente disoneste. Questi scandali hanno danneggiato un gran numero di azionisti e di investitori e tanta gente rischia di perdere il lavoro e la pensione. La risposta è stata rapida e decisa sia negli Stati Uniti che nell'Unione Europea. Nelle prossime settimane la Commissione presenterà una serie di proposte per rafforzare le procedure contabili e di audit dalle quali dipende la credibilità di tutto il sistema economico. Signore e signori, Quando sono stato nominato Presidente della Commissione europea ho preso una decisione importante: in questi i cinque anni avremmo dovuto garantire il successo dell'allargamento dell'Unione. E posso dire con orgoglio che ci siamo riusciti. Fra poche settimane, dieci nuovi Stati membri entreranno nell'Unione e il continente europeo sarà unificato per la prima volta in pace e in democrazia. Intanto, procedono i negoziati con la Romania e la Bulgaria con l'obiettivo di accogliere questi paesi nell'Unione nel 2007. Sulla loro strada ci sono ancora ostacoli, ma sono certo della determinazione politica della leadership di quei paesi di affrontare e risolvere le difficoltà che restano e veglio ribadire la volontà e la disponibilità della Commissione a sostenere questa fase finale del negoziato, quella che con termine ciclistico definirei la "volata finale". Quest'anno la Commissione farà una raccomandazione al Consiglio europeo sulla Turchia in cui diremo se i progressi realizzati consentono di aprire i negoziati per l'adesione. La Turchia ha fatto grandi passi avanti sulla strada delle riforme: abolizione della pratica della tortura, progressi nel campo delle libertà di religione, di parola e di associazione e ridefinizione del ruolo delle forze armate nel sistema politico. A gennaio sono stato in visita in Turchia e ho avuto l'onore di parlare all'Assemblea nazionale di Ankara. In quell'occasione ho dichiarato che la determinazione mostrata dal governo turco di procedere sulla strada delle riforme è per noi un segno incoraggiante. L'unione europea si aspetta che la Turchia riesca a far proprie le regole e i principi fondamentali che fanno parte del nostro retaggio, soprattutto il rispetto dei diritti umani. Il nostro giudizio si baserà esclusivamente su una disamina approfondita della capacità della Turchia di rispettare i criteri richiesti per l'apertura dei negoziati. Né più, né meno di quanto richiesto a tutti gli altri paesi che hanno fatto domanda di adesione all'Unione Europea Le porte dell'Unione sono aperte anche per i paesi dei Balcani. Per la Croazia il cammino è già iniziato, e se Zagabria riuscirà a rispettare pienamente i criteri politici sono sicuro che i negoziati di adesione potranno iniziare presto. Anche la Macedonia avrebbe già presentato la sua candidatura se non fosse stato per il tragico incidente aereo che è costato la vita al presidente Trajkovski. Voglio cogliere l'occasione per ricordare un uomo e un leader politico che ha fatto tanto per il suo paese e per la stabilità dei Balcani. Venerdì parteciperò ai funerali del Presidente Trajkovski a Skopje per testimoniare del rispetto e dell'amicizia per un uomo che si è così a fondo battuto per i valori di democrazia e di tolleranza su cui si fonda la nostra Unione. E al governo e al popolo macedone vorrei dire che il modo migliore per mantenere vivo il ricordo e l'eredità del Presidente Trajkovski è quello di perseverare con convinzione sulla strada dell'integrazione europea e delle riforme necessarie per percorrerla fino in fondo. Quella dei Balcani è una parabola assolutamente straordinaria, se pensiamo che solo dieci anni fa dalla regione giungevano ogni giorno notizie di violenze, di dolore e di sangue. In questi anni abbiano avuto la prova che la cooperazione regionale e l'aspirazione all'integrazione europea hanno condotto i popoli della regione sulla via delle riforme e della ricostruzione. E le crisi a volte anche difficili - che si sono manifestate, sono state superate in nome di un ideale europeo di pace, di stabilità, di sicurezza e di prosperità che è ormai divenuto un punto di riferimento imprescindibile per tutti i paesi dei Balcani. Il successo dell'allargamento porta però anche nuove sfide. Cresce infatti il numero di paesi che chiedono di stringere con l'Unione relazioni più strette e più intense. L'allargamento non può e aggiungo non deve rappresentare la sola risposta a quanti vogliono rafforzare i loro legami con l'Unione. Per questo motivo abbiamo deciso di elaborare una politica coerente nei confronti dei nostri nuovi e vecchi vicini, una politica che crei un'area di stabilità e la prosperità, un anello di paesi amici che,dal Marocco alla Russia, circondi l'Unione. Con questi paesi intendiamo condividere tutto tranne le istituzioni, fondando le nostre relazioni su una comunità di valori e di interessi. L'obiettivo ultimo e di lungo periodo è quello di estendere a questi paesi le quattro libertà su cui si fonda l'Unione, dimostrando così in modo tangibile il nostro impegno a non voler innalzare altre barriere in Europa. A maggio la Commissione presenterà un pacchetto di proposte concrete che daranno corpo alla politica europea di vicinato. Signore e signori, Su entrambe le rive dell'Atlantico, il nostro obiettivo è duplice: costruire una società pacifica e ordinata per i nostri cittadini e porre le basi per la stabilità e lo sviluppo delle altre regioni del pianeta. Ci spingono verso questi obiettivi gli stessi motivi ideali e anche la comune consapevolezza che un mondo più stabile e più equo è una condizione per il benessere e la sicurezza delle nostre stesse società. In questo sforzo però non dobbiamo dimenticare le caratteristiche di apertura e tolleranza che hanno rappresentato il tratto distintivo delle nostre società. Sarebbe un errore capitale offrire ai nostri cittadini soltanto una prospettiva di paura e di incertezza per il futuro. Le nostre società finirebbero per ripiegarsi su loro stesse e perdere slancio e vitalità, come una pianta a cui viene tolto l'ossigeno. Noi vogliamo invece che la pianta della libertà, della pace e dell'eguaglianza cresca vigorosa e forte. A questo europei ed americani devono applicare tutti i loro sforzi e tutte le loro energie. A questo la Commissione continuerà a lavorare con entusiasmo e determinazione. Grazie. "
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