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Notiziario Marketpress di Giovedì 24 Giugno 2004
 
   
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  SULLE ORME DI SAN PAOLO A MALTA TRA LE SUGGESTIONI STORICHE E SPIRITUALI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE DEI SACERDOTI  
   
  Milano, 24 giugno 2004 - Il prossimo18 ottobre 2004 la Cattedrale di San Giovanni Battista a Valletta (Malta) vedrà l’apertura del Convegno Internazionale promosso dalla Congregazione per il Clero, in collaborazione con l’Opera Romana Pellegrinaggi. Al centro dell’assise mondiale il tema: “Sacerdoti, forgiatori di santi per il nuovo millennio”. E’ attesa una massiccia partecipazione del clero, fra cui numerosi porporati e vescovi, per quello che è il primo congresso internazionale organizzato dopo il Grande Giubileo dell’Anno 2000. Questo nostro tempo, nel quale si evidenziano contrasti e contraddizioni, ma anche desiderio di riconciliazione e di pace, vuole essere vissuto dal clero attingendo all’autentico patrimonio biblico e patristico, per guidare la Chiesa - nel senso pieno del termine - in un rinnovato slancio di evangelizzazione. Malta è il contesto ideale per un incontro che vedrà uniti momenti di riflessione e di studio a momenti liturgici e spirituali. Quest’isola, infatti, già roccaforte dei Cavalieri di Malta dal secolo Xvi, è il più antico bastione della fede cattolica in Europa. Al centro del Mediterraneo, l’arcipelago maltese è stato, per naturale vocazione, crocevia di culture che ora danno vita alla sua armoniosa e specifica identità. I Maltesi, da sempre cordiali abitanti di questo spicchio di terra dal clima mite, si riconoscono protagonisti di una tradizione di ospitalità di cui fu testimone lo stesso Apostolo Paolo. Secondo gli Atti degli Apostoli, egli giunse nell’isola nel 58 d. C., a seguito del naufragio della nave in cui era trasportato come prigioniero, salpata da Alessandria ed incagliatasi in una secca durante la tempesta. Ancora oggi, quel luogo è conosciuto come St. Paul’s Bay, la Baia di San Paolo. Paolo era dunque prigioniero. Comparso davanti al re Agrippa, dopo la sua appassionata autodifesa, era partito per Roma essendosi appellato a Cesare. La navigazione si era rivelata da subito difficoltosa, ed è tratteggiata con accurati particolari negli Atti. Paolo aveva chiara la situazione di pericolo, non solo per il carico, “ma anche per le nostre vite” (At 27,10). Al quattordicesimo giorno, l’Apostolo esortò tutti a prendere del cibo: erano 276 le persone che avrebbero raggiunto l’insenatura con la spiaggia che si profilava davanti a loro, chi a nuoto, chi aggrappato a tavole di fortuna. Un particolare risultò provvidenziale: i soldati pensavano di uccidere i prigionieri ma Giulio, il centurione della corte Augusta a cui Paolo era affidato, volendolo salvare, non lo permise. Gli Atti fanno trapelare il senso di sollievo provato dopo la brutta avventura: “… una volta in salvo venimmo a sapere che l’isola si chiamava Malta” (At 28,1). “Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno ad un gran fuoco che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo” (At 28,2). Paolo, morso da una vipera, non ne patisce alcun danno; guarisce il padre di Publio, il “primo dell’isola”, imponendogli le mani; e da quel momento anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano “e venivano sanati” (At 28,9). L’apostolo soggiornò tre mesi in Malta e a Mdina-rabat, dove la tradizione riporta alcuni miracoli da lui operati, e poi ripartì per Roma: “Ci colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono tutto il necessario” (At 28,10). Nel suo storico viaggio sulle orme di San Paolo (4-9 maggio 2001), anche Giovanni Paolo Ii fece riferimento a quel naufragio e alla “particolare gentilezza” con cui l’apostolo fu accolto dalla gente di Malta, che “per due millenni è rimasta fedele alla vocazione scaturita da un incontro singolare”.  
     
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